Midnight || Dramione

By Ali_di_pagine

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Dal testo: «Odio» disse Hermione «lo dici con odio. Lo stesso odio che sai mettere in ogni sillaba del mio n... More

0.0 Le lacrime di una grifona.
0.1 Hermione.
1.0 L'ultima speranza di Draco.
1.1 Passato.
2.0 Verità.
2.1 Fuoco e ghiaccio.
2.2 Fuoco e ghiaccio pt. 2
3.0 Domani.
4.0 Impossibile.
5.0 Scoperte.
5.2 Come prima.
Salve.
6.0 Lo so e basta.
7.0 Incredibilmente reale.
7.1 Chiarire.
7.2 Troppe sfumature.
8.0 Complicato.
9.0 Istinto.
10.0 Lontano.
Sempre.
11.0 Scomparsa.
11.1 Ordine.
12.0 Oppugno.
12.1 Follia.
13.0 Giusto.
13.1 Peccato.
14.0 Sensazioni.
OWL AWARDS
14.1 Odio.
14.2 Intuizione.
15.0 La Regina Grifondoro.
15.1 Sono qui.
16.0 Vita.
17.0 Veleno e cura.
18.0 Un'altra persona.
18.1 Cento punti.
18.2 Buonasera, Riccioli d'Oro.
18.3 Il sapore di un'ossessione.
19.0 Chiudi gli occhi.

5.1 Altre chance.

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By Ali_di_pagine

Spazio autrice:
Come al solito, grazie a tutti voi che leggete/reggete la mia storia!
Passate a leggere la nota autrice alla fine del capitolo.

***

Le persone vogliono avere una scelta,
ma non vogliono davvero scegliere.

C'erano volte che, semplicemente, andavi nella confusione più totale. In quei momenti, Hermione aveva due reazioni.
La prima, cominciava a muoversi, faceva domande su domande, cercava in tutti i modi di capire ciò che stava succedendo. La seconda, cominciava a ragionare senza dire una parola.
Ma era davvero raro, se non quasi impossibile, che fosse tanto sconvolta da non riuscire a fare nulla. Ma nulla davvero.
In quel momento, seduta nella Sala Grande, mentre tutti, compresi Ron, Harry e Ginny, mormoravano indignati o arrabbiati, lei non riusciva nemmeno a pensare. Lei.
Fissava basita un punto ben preciso, lontano dal tavolo Grifondoro. Aveva lasciato cadere forchetta e coltello già da un pezzo, e credeva di aver anche rotto il bicchiere, ma non le importava. Stava fissando Draco Malfoy, che se ne stava in piedi al centro dello spazio per i discorsi del preside.

Nel suo cervello, sembrava essersi formato un buco nero. In quel momento, le uniche parole a rimbombarle nella mente, erano quelle che proprio quel ragazzo le aveva detto la notte prima.
Domani sera. Domani sera scoprirai ciò che vuoi sapere...
Non sapeva nemmeno perché, proprio quelle parole. Doveva esserci un'altra spiegazione. Una qualsiasi.
Domani sera saprai perché sono tornato. No. Si rifiutava di crederci.

Ad un tratto, l'aria si era fatta insufficiente. Non riusciva a respirare, si sentiva un freddo peso all'altezza del petto, e i suoi occhi si erano fatti lucidi. Com'era possibile? Lei aveva valutato tantissime opzioni... Si era scervellata un sacco di volte... Ma mai avrebbe pensato ad una cosa del genere.
Insomma, Malfoy era Malfoy. Odiava quella scuola gli anni precedenti. Perché Merlino avrebbe dovuto rientrarci? Cercò di ragionare. Il fatto che lui fosse lì, con il Cappello Parlante, proprio nel punto dove si facevano gli Smistamenti, poteva non voler dire niente. Magari non era come lei si stava immaginando... Poteva essere, vero? Sì, certo.
Nella sua mente regnava la confusione... Sembrava essersi assentata dalla realtà, ripudiandola. Non voleva quella realtà.
Fu un attimo.
Draco la guardò. I loro occhi si incrociarono, e la sensazione del ghiaccio giù per la schiena, ormai familiare per Hermione, si fece viva, forte come sempre. Ora come ora, non riusciva nemmeno ad immaginare di leggere gli occhi di Draco ma se l'avesse fatto, avrebbe visto l'insistenza in quelle iridi chiare che la spingevano a capire. Ma per lei non c'era comprensione, solo consapevolezza, e queste erano cose completamente diverse. E fu quella, la cosa a farla scattare.

Socchiuse gli occhi fino a farli diventare due fessure, la bocca era una linea dura. Un fuoco si accese nello sguardo della grifondoro. Un fuoco che la infiammò, l'accese e la portò a fare degli enormi respiri incontrollati. La rabbia montò dentro di lei come una furia, sostituendo l'incredulità e il desiderio che ci fosse stato un malinteso. Sostituendo qualsiasi pensiero, eccetto uno.
Le aveva mentito. Dopo tutta la fiducia che gli aveva dato, le aveva mentito. Si é preso gioco di me, e io gliel'ho lasciato fare.
Era una rabbia cieca, enorme, che le offuscò la vista e la capacità di giudizio. Riempì il vuoto che quella scoperta le aveva lasciato, facendole venire voglia di alzarsi, urlare, affatturare la causa della sua ira.
Bastardo, pensò. Brutto figlio di puttana. Raramente ricorreva a un linguaggio del genere, ma non si stupì nemmeno un po' di sé stessa. Stronzo.

Draco si doveva essere accorto che qualcosa non andava, lui capiva sempre ciò che Hermione pensava, perché distolse lo sguardo e contrasse la mascella, guardando dritto davanti a sé.
La McGranitt si avvicinò, e, con un movimento incerto, gli posò il Cappello Parlante sul capo. Esso prese subito vita, lanciando una risata amara e profonda.

«Draco Malfoy.» disse il Cappello, fugando qualsiasi dubbio: era lui.
«Sono anni che non mi trovo sulla tua testa. So benissimo cosa mi ci ha portato di nuovo.» continuò «...Mmh, che confusione, che c'é qui... Nella tua mente. Lo sai, é difficile scegliere. Vedo... Vedo tutto ciò che hai fatto, c'ero anch'io. Sono passati più di sette anni. Sai, non ebbi dubbi ad assegnarti a Serpeverde. Nemmeno uno, e forse ciò in cui sei stato immischiato mi da manforte... O forse no. Quanta confusione!» aggiunse poi, in un urlo.

Hermione non riusciva a staccare gli occhi da lui. Le parole del Cappello Parlante le sentiva e non le sentiva, come qualcuno che ti parla in un incubo. C'erano solo loro due e la sua voglia di ucciderlo.

«Oh, che storia tragica. Un ragazzo portato sulla brutta via, o forse natoci proprio. Nella tua mente é chiaro cosa sei, ma i fatti dimostrano altro...»

Oh, eccome. Hermione non riusciva a pensare. Quel falso...
Le parole del Cappello Parlante erano come un brusio, alternato da lampi di parole comprensibili. Sentiva i mormorii, i borbottii... I piccoli rumori che sembravano come amplificati nella sua testa.
Era lontanamente consapevole che Harry stesse per fare una strage, trattenuto solo da Ginny, mentre Ron cercava di parlarle o farla reagire in qualche modo. Sentiva il tocco caldo del ragazzo sulle sue spalle... Sin troppo caldo, lei in quel momento era fuoco, e ciò che le serviva non era che ghiaccio.
Quella serpe... Proprio mentre pensava queste cose, come a volersi prendere gioco di lei, il Cappello Parlante disse:

«Sai, credo che potrei metterti anche a Grifondoro.» e a quel punto ci fu una reazione incredibile.

Tutti. Dal primo all'ultimo studente di Hogwarts, compresi i Serpeverde, contestarono.

«Che cosa?!» Harry era scattato in piedi. Ginny lo fece risedere velocemente, ma si vedeva che anche lei a stento si controllava.
In effetti, tutto il tavolo Grifondoro era il ritratto dell'indignazione, mentre Hermione era sempre chiusa in quello stato di statica furia, che, in realtà, era peggio di quella di tutti gli altri.

Ron abbandonò i tentativi di farla parlare e cominciò a farneticare cose senza senso, rosso come un peperone. Neville, che di solito era più pacato, stringeva un coltello, con le nocche bianche. Persino Luna, che quella sera aveva cenato con loro, aveva una faccia sorpresa.
Harry aveva assunto un colore bordeaux, ma sicuramente era lei, quella che stava facendo nevicare.
Sopra il loro gruppo di amici infatti, c'era una leggera cascata di neve.

«Silenzio, silenzio!» la McGranitt provò inutilmente a far tacere gli studenti. Essi ormai discutevano senza ritegno, fregandosene altamente di qualsiasi richiamo.

«SILENZIO! Toglierò punti ad ogni Casa se non la smettete!» questa volta la voce della preside risuonò forte nella Sala, amplificata dall'incantesimo Sonorus. Anche se con qualche resistenza, tutti tacquero.

«Grazie, professoressa, ma credo che qui abbiamo finito.» disse il Cappello Parlante.

Hermione non l'avrebbe mai detto, ma lo Smistamento di Draco era durato ben otto minuti. La parola Testurbante [*] balenò nella mente della grifondoro, mentre nella Sala risuonava un silenzio sospeso.
Ci fu una pausa che sembrò lunga secoli. Tutti erano in attesa, e la McGranitt sembrava la più nervosa di tutti, mentre Draco semplicemente se ne stava dritto, rigido, con i pugni chiusi a fissare dritto davanti a sé. Era inespressivo, ma nella sua postura si notava lontano un miglio la determinazione.

«Gri... Non Grifondoro, dici?» chiese retorico il Cappello. Sembrava si stesse prendendo gioco di tutti loro. «... Allora d'accordo... sarà meglio... SERPEVERDE!» rettificò, e non ci fu nulla.

Nessun applauso, nessun incitamento, niente di niente. Solo un pesante, afoso silenzio, che denotava la portata di quella situazione, la sua serietà. Probabilmente, nessuno si capacitava di una cosa del genere.
Durante lo Smistamento di quell'anno, tanti giovani ex-Mangiamorte o figli di quest'ultimi, erano stati esaminati dal Cappello. La differenza era, però, che solo un paio erano stati salvati: ragazzi che non avevano partecipato seriamente, alla causa di Voldemort.
Ma Draco Malfoy era conosciuto, e la sua non era una bella fama.
Persino i serpeverde superstiti disapprovavano. Per cui che proprio lui, l'ultimo erede dei Malfoy, avesse un'altra chance, era inaudito.
Ed Hermione non poteva che essere d'accordo.

-

Distolse lo sguardo da Hermione. Quando l'aveva visto, era restata basita, lo sapeva. La notte prima, si era tormentato per prevedere l'eventuale reazione della ragazza, quando l'avrebbe visto lì.
Quando il patronus della McGranitt lo aveva convocato e lui era venuto a sapere che i professori avevano deciso di far scegliere al Cappello Parlante il giorno dopo, lui aveva subito deciso di non dirlo ad Hermione. Conoscendola, era sicuro che sarebbe stata capace di mandare tutto all'aria, magari parlandone con Potter e divulgando la notizia.
Le aveva solo dato un'indizio, facendole credere che le avrebbe raccontato tutto il giorno dopo.

Ed ora era lì, a sentirsi calare in testa il Cappello Parlante per la seconda volta nella sua vita. Distrattamente, Draco notò con ironia come, adesso, non ci cascasse dentro con la testa.
Sentì una risata, e capì che proveniva dal Cappello. Lo derideva pure?

«Draco Malfoy. Sono anni che non mi trovo sulla tua testa. So benissimo cosa mi ci ha portato di nuovo.» disse.
E allora perché ci giri intorno, pensò Draco.
«Impertinente come sempre, noto...» Il Cappello parlò nella sua mente.

«...Mmh, che confusione, che c'é qui... Nella tua mente.» continuò, ad alta voce «Lo sai, é difficile scegliere. Vedo... Vedo tutto ciò che hai fatto, c'ero anch'io. Sono passati più di sette anni. Sai, non ebbi dubbi ad assegnarti a Serpeverde. Nemmeno uno, e forse ciò in cui sei stato immischiato mi da manforte... O forse no. Quanta confusione!» parlava alla Sala Grande.

«Sei sicuro della tua scelta? Non sarebbe una passeggiata, giovane Malfoy. Io vedo davvero, capisco, ma nella tua mente é pieno di barriere che tu non sai nemmeno di aver creato. Il fatto è, giovane Malfoy... Tu sei sicuro di sapere adesso chi sei, diverso da come gli altri ti credevano. Ma sei proprio certo che non sia falsa anche l'identità che credi di avere ora? Io lo so. Io posso darti un'altra possibilità. Ma se tu non sei sicuro che é ciò che vuoi, ti distruggerai. Perché sono le scelte a fare di noi ciò che siamo, ma le scelte hanno delle conseguenze, dei prezzi, talvolta molto alti. Questa scelta potrebbe costarti tantissimo, se non la fai cosciente di ciò a cui vai incontro. Decidi chi vuoi essere.» disse il Cappello nella sua mente. Draco rimase interdetto.

Decidi chi vuoi essere. Non aveva mai avuto scelta su chi volesse diventare, e adesso che ne aveva una, si rendeva effettivamente conto che non sapeva con precisione chi era.

"Io..." Stava per rispondere al Cappello, quando lui parlò ad alta voce, alla Sala.

«Oh, che storia tragica. Un ragazzo portato sulla brutta via, o forse natoci proprio. Nella tua mente é chiaro cosa sei, ma i fatti dimostrano altro...»

Come? Ma venne ancora interrotto dal Cappello, che a quel punto sembrava ragionare a voce alta e divertirsi un mondo.

«Sai, credo che potrei metterti anche a Grifondoro.» buttò lì poi, come se nulla fosse. Draco si irrigidì.

"Che COSA?!" Pensò. "Io tra quei grifoni senza cervello? Mai. Scordatelo."
Udì una risatina, ma capì che era risuonata solo nella sua testa, dato che tutta la Sala era intenta ad indignarsi per l'oltraggio a Grifondoro e la McGranitt cercava di mantenere l'ordine. Che ipocrita, pensò lui. Pensava che non l'avesse vista nessuno impallidire quando il Cappello aveva preso in considerazione di assegnarlo alla sua Casa?

«Be', perché no... Sei stato più coraggioso di quanto pensi, Draco. Solo il fatto che tu sia qui, lo dimostra.» gli disse nella mente il Cappello.

"Questa, é un'altra storia. Io non sono un grifondoro e mai lo sarò. Sono certo almeno di questo e ne sono felice."

La McGranitt, nel frattempo, era riuscita a riportare l'ordine. Sicuramente li aveva minacciati.
Il Cappello Parlante la ringraziò, dicendole che "avevano finito". Draco si morse l'interno del labbro, ed avvertì il sapore metallico del sangue solleticargli il senso del gusto.

«Gri...»
NO! pensò Draco, ora furente. Il Cappello ridacchiò nella sua testa.
«Non Grifondoro, dici?» lo scherno chiaro nella voce.
«Allora d'accordo...» c'era quasi...
«...sarà meglio...» forse tutto quel che aveva fatto sarebbe servito a qualcosa...
«...SERPEVERDE!» finì, e Draco chiuse per un attimo gli occhi, cercando di metabolizzare.

Quando li riaprì, ogni studente di Hogwarts lo guardava sbigottito. Nella Sala Grande regnava un silenzio rumoroso, rumoroso di tutti i giudizi inespressi. Serrò la mascella. Ovviamente nessuno si aspettava quell'esito.
Si girò verso il tavolo dei professori, mentre la McGranitt gli toglieva il Cappello dalla testa con irritante lentezza, e questo tornava ad essere apparentemente senza vita. Guardando meglio, la mano della preside tremava leggermente, ed era pallida come un cencio. Draco si irritò a quella vista, ma provò anche una punta di soddisfazione.
Tutti i professori che conosceva, invece, avevano la stessa espressione. La postura rigida, la bocca chiusa, gli occhi indagatori e indecisi... Vide il barlume rosso che talvolta il ricordo della guerra portava anche nei suoi, di occhi. In quel momento, ripensò a Piton.
C'erano alcuni professori che non aveva mai visto. Si guardavano tra loro, dato che non avevano conosciuto personalmente Draco.

Si soffermò per un tempo sufficientemente lungo negli occhi verdi della McGranitt, poi si avviò verso il tavolo al quale tante volte si era seduto. Molti serpeverde si scansarono quando si sedette, così che c'era posto ad entrambi i lati del giovane. Dopo che ebbe guardato uno ad uno le persone che lo giudicavano con lo sguardo, decise di ignorarli.
Ad un tratto, sentì un movimento alla sua destra, e una mano posarsi sulla sua spalla. Voltò lo sguardo, confuso, per poi vedere degli occhi blu che avrebbe riconosciuto ovunque.

Lo sguardo del vecchio amico era serio quando annuì leggermente e gli diede una cosa che doveva essere a metà tra una pacca sulla spalla e una carezza. Blaise.
Un'altro movimento, e alla sua sinistra si ritrovò Daphne Greengrass e Theodore Nott. Anche loro, senza una parola, lo sostennero solo con lo sguardo.
Osservò gli amici d'infanzia ancora qualche secondo, e in quel momento Draco si ricordò che non era l'unico a sapere com'era essere come lui. Alzò la testa come solo un vero Malfoy sa fare, e si disse che quella era davvero la volta che doveva ricominciare.

...

Uscì dalla Sala Grande con Blaise, Theodore e Daphne. Appena varcato il grande portone, come se fosse stato qualcosa di naturale, Draco si accorse subito della presenza di Hermione, in un angolo dove passava poca gente.
Si girò. Lo aspettava in piedi, appoggiata al muro, con le braccia incrociate e gli occhi che lo puntavano come se fosse stato un bersaglio e lei avesse avuto un pugnale da tiro, in mano.
Fece segno ai suoi amici di precederlo e aspettarlo, poi si avvicinò a quella donna che, si vedeva, fumava rabbia.

-

Quando la cena fu finita, Hermione non aveva toccato cibo ed era ancora furente. Era stato un pasto rumoroso. Tutti dicevano la loro sul ritorno di Draco Malfoy.
Harry era sconvolto. Non aveva fatto altro che borbottare discorsi rabbiosi, mentre il viso di Ron non aveva abbandonato lo stesso colore dei suoi capelli. Lei, dal canto suo, non aveva detto niente. Nemmeno una parola. Continuava a fissare con placida furia la testa del biondo, che gli dava le spalle. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, pensava, Draco sarebbe stato già a terra, agonizzante.
Quando uscirono, Hermione disse ad Harry e Ron di andare avanti, ma i due le avevano badato poco: erano troppo presi in discorsi contro Malfoy.

Aspettò Draco in un angolo, le braccia incrociate, cercando di far scemare la rabbia, inutilmente. Dopo pochi minuti, il ragazzo la raggiunse, staccandosi da un gruppo di tre persone. Si avvicinò lentamente, lo sguardo freddo ma l'atteggiamento circospetto.

«Her... Granger, posso fare qualcosa per te?» le disse.

Hermione notò come gli fosse venuto subito da chiamarla col suo nome... L'aveva fatto solo poche volte, nelle notti precedenti. A lei, in quei momenti, era sembrata una cosa naturale, ma adesso la fece arrabbiare ancora di più.
Strinse gli occhi in due fessure, e si avvicinò al biondo senza dire nulla. Quando gli fu più o meno ad un metro, ripensò ai suoi propositi omicidi prima, in Sala Grande.
Il suo pugno si mosse più in fretta della sua mente, ed andò a connettersi con la faccia di Draco in un impatto forte.
La scena del terzo anno si ripeté, con la differenza della reazione del ragazzo. Lui, infatti, una volta ricevuto il pugno restò fermo, la testa girata verso destra e la mascella tesa, a fare dei profondi respiri per cercare di mantenere la calma. La ragazza notò come i suoi pugni fossero serrati, le nocche bianche e gli occhi chiusi... Stava davvero cercando di trattenersi. In quel momento non si chiese perché, troppo impegnata ad ucciderlo con lo sguardo... Ma in un angolino della sua mente la domanda non era stata ignorata.

Hermione fece per andarsene di gran carriera, troppo furiosa anche per parlare con lui, quando Draco la prese di peso e la trascinò in un angolo, strattonandole i vestiti e guardandosi velocemente intorno.
All'impatto col muro, Hermione trattenne il fiato, ma più per lo stupore.
Era faccia a faccia con Draco, a dividerli solo pochi centimetri... Quando commise l'errore di incrociare il suo sguardo. Le iridi grigie del ragazzo erano azzurrognole, e sembravano bruciare di una fiamma blu. Era arrabbiato, ma Hermione lo era di più... Lo era talmente tanto che quasi non sentì l'odore leggermente muschiato che le invase i sensi.

Si guardarono negli occhi per qualche secondo, le facce tese e i lineamenti duri, ed Hermione si sentì ghiacciare, un ghiaccio che riusciva a competere addirittura col fuoco che le ardeva dentro in quel momento.
Prese fiato per dire qualcosa che sicuramente non sarebbe stato un complimento, quando Draco la precedette.

«Mezzanotte» le disse a denti stretti, il respiro ad arrivarle sul volto «Foresta Proibita. Vieni.» e con questo la lasciò andare.

«Che diritto hai tu di darmi ordini o anche di chiedermi qualcosa? Non verrò» lo aggredì: respirava velocemente a poca distanza da lui. Il battito del suo cuore le martellava nelle orecchie, veloce ed assordante come lo era stato poche volte.

«Oh, tu verrai. Anche solo per insultarmi, ma tu verrai» sputò lui, per poi andarsene e lasciare Hermione sola, il respiro accelerato e l'orgoglio intaccato per non aver avuto l'ultima parola, l'occasione di mandare quel furetto dove sapeva lei.
No, non ci sarebbe andata. Non ci sarebbe andata mai.

***

Nota autrice:

[*] Testurbante: é il termine che si usa per indicare uno studente il cui Smistamento sia durato più di cinque minuti. É una cosa molto rara, capita più o meno ogni cinquant'anni. La principale causa é l'indecisione del Cappello Parlante tra due Case, ma in questo caso ci si mette in mezzo anche il dubbio riguardo il riammettere Draco nella scuola o meno.
Minerva McGranitt é stata una Testurbante, Hermione quasi, ma non é sicuro che lo sappia.

PS: l'ho scritto perché magari non tutti lo sanno, e se userò altri termini specifici come questo, farò lo stesso.

*

Spazio autrice:

Questo capitolo é stato un parto, cosa intuibile dal tempo che ci ho messo a pubblicare... Vi chiedo scusa, ma il mio eterno perfezionismo mi ha praticamente costretta a cercare di rendere tutto, appunto, perfetto, anche perché in questo capitolo c'é una parte importantissima della storia, diciamo il fulcro... Ergo, é stato difficile da scrivere.
Grazie per aver letto, spero vi sia piaciuto... Sempre liberi di commentare.

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