10.0 Lontano.

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«Professoressa McGranitt, con tutto il rispetto, ma non lascerò qualcosa di così importante per me nelle mani di estranei» sbottò Hermione, ormai stufa delle proteste della preside. Erano passati due giorni dalla discussione con Harry e Ron, e loro continuavano imperterriti a non volerla lasciare andare. Si trovava lì da una mezz'ora buona, cercando di convincere almeno la preside.

«Signorina Granger, davvero, non metto in dubbio le sue capacità, ma...»

«Ma cosa, professoressa? Dovrei restarmene qui con le mani in mano? Be', non ne sono capace!»

La McGranitt la guardò con uno sguardo impassibile, ed Hermione ebbe paura di aver esagerato. Cercò di rettificare le proprie parole, nonostante credesse in ogni sillaba.

«Senta, professoressa, é tutto ciò che mi rimane. Ho perso troppe cose, troppe persone durante la guerra, e sento che questa potrebbe essere l'ennesima. Sapevo ciò che facevo, un anno fa, e so tutt'ora perché l'ho fatto. Non posso starmene qui a non fare nulla. Mi dispiace perdere le lezioni, ma non sarà una cosa così complicata, ho affrontato di peggio... E lei lo sa» disse, con un tono più pacato. Vide qualcosa addolcirsi negli occhi verdi della preside.

«Signorina Granger, la capisco, davvero. So cosa sente, e voglio aiutarla, ma non la manderò da sola dall'altra parte del mondo, se lo può scordare. Anche i suoi genitori sarebbero preoccupati. Mi sento responsabile per lei, e se qualsiasi cosa andasse storta non me lo perdonerei, capisce?»

«I miei genitori non possono preoccuparsi per me, perché non ricordano nemmeno della mia esistenza» disse, la voce quasi dura.
«Io...» provò a continuare, ma bussarono alla porta.

«Prego» disse la McGranitt, portandosi le dita alle tempie e chiudendo gli occhi.

Hermione rimase interdetta quando, dalla porta dell'ufficio della preside, vide spuntare dei capelli rossi che conosceva benissimo. Ronald era lì in piedi, e aveva lo sguardo puntato sulla donna davanti a lei. Lo vide fare qualche passo in avanti.

«Cosa ci fai qui?» gli chiese lei.

«Sapevo dove ti avrei trovata.»

«Signor Weasley, non é davvero il momento per...»

«Professoressa, so cosa sta succedendo, Hermione mi ha informato. Io sono qui per offrirmi di accompagnarla, noi ne abbiamo già parlato e siamo d'accordo» esordì il rosso. Non siamo d'accordo neanche un po', avrebbe voluto dire Hermione, ma era senza parole. Nel suo piano di quella mattina non era prevista l'intrusione del proprio ragazzo.

«Be', signor Weasley, questo cambia le cose.»

-

«RESTITUISCIMI SUBITO QUELLA CIOCCORANA!» l'urlo di Daphne Greengrass si sentì in tutta la Sala Comune, perciò fu una fortuna che i due serpeverde fossero da soli.
Draco ridacchiò ed alzò più in alto il pacchetto, fuori dalla portata della bionda.

«E dai, Draco, ne ho bisogno!» protestò lei, nonostante stesse cercando di trattenere le risate. Lo sapeva, la conosceva troppo bene.

«É la terza nel giro di un'ora, non vorrai prendermi in giro?» ribatté.

Lei sbuffò e si andò a sedere sul divano, le gambe accavallate e le braccia incrociate. In ogni momento non perdeva comunque la sua postura elegante, pensò Draco, e ciò lo doveva alla loro educazione.

«Allora» disse, scartando il pacchetto con dentro ancora la cioccorana «cosa intendi fare?»

«Intendo schiantarti e riprendermi il mio cioccolato» rispose subito Daphne, minacciosa.

Midnight || DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora