12.0 Oppugno.

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Uno, due. Uno, due. Uno... Due. Questione di ritmo.
Daphne provò inutilmente a calibrare il respiro, portandosi una mano al petto che faceva su e giù velocemente. Veniva dalle Serre, dopo essersi decisa ed aver parlato con Theo. Hogwarts era una scuola meravigliosa, davvero, ma sembrava che chiunque fosse il mago ad averla progettata avesse fatto in modo di infilare in ogni cunicolo, ansa o angolo di quel castello almeno un paio di dozzine di scalini. E la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, di angoli e anse e cunicoli ne aveva in abbondanza per tutto il mondo magico.
Per Salazar, non ce la faccio! pensò sbuffando sfinita, a solo un paio di piani dalla sua meta, la classe di Aritmanzia. Si fermò un attimo, per riprendere fiato.
Perché diamine il suo orario era talmente scombussolato? Voleva dire, insomma... Chi poteva mettere Aritmanzia, collocata nell'angolo più sperduto della scuola, subito dopo Erbologia? Roba da matti!
La bionda Greengrass borbottava tra sé e sé, talmente concentrata sull'architettura della scuola da non accorgersi che una matassa mora di capelli lunghi le stava arrivando incontro ad una velocità notevole.

«Astoria! Ma guarda dove vai!» strillò Daphne, quando sua sorella le rovinò addosso.

«Scusa Deph, non ti ho vista!» gli occhi verde nocciola di Astoria Greengrass le scorsero addosso velocemente.
«Cosa sono quelle occhiaie?» le chiese come se nulla fosse, mentre cominciava a raccogliere i libri che le erano caduti.

Daphne si portò una mano al viso: come faceva sua sorella a notare le cose così velocemente? Si chinò anche lei, dandole una mano.

«Nulla, tranquilla...»

«Daphne, ti sei volatilizzata» la voce di Draco le arrivò alle orecchie dalle spalle di Astoria, e quest'ultima sgranò impercettibilmente gli occhi, continuando il suo lavoro.

«Sì... Come possono mettere Aritmanzia...» cominciò Daphne, per poi venire interrotta.

«...subito dopo Erbologia? Non lo so, hai ragione infatti» disse Draco.
«Cosa é successo qui?»

La bionda aprì la bocca per parlare, ma sua sorella la precedette.
«Nulla!» squittì infatti la mora.

Draco si chinò e prese l'ultimo libro da terra, porgendoglielo.
«Astoria...» le disse, facendole un sorrisetto. Lei arrossì incredibilmente. Daphne si era sempre chiesta come fosse possibile che lei non arrossisse mai mentre la sorella così facilmente. Alzò gli occhi al cielo e prese Draco per un braccio.

«Okay Astoria, ciao» la congedò, andando dritta verso la classe di Aritmanzia.

«G-grazie!» gli strillò dietro lei, balbettante.

«É stato un piacere, Tori!» le disse lui con voce suadente. Daphne non si girò, ma era sicura che il tono della pelle di sua sorella fosse assurdamente simile al bordeaux.

«Ma piantala» disse a Draco, quando Astoria non fu più a portata d'orecchio.

«Cosa ho fatto?» chiese lui con falsa innocenza. Che Astoria avesse sempre avuto una cotta per il biondo serpeverde era noto al loro gruppo, e ovviamente Draco lo sapeva. Quella storia andava avanti da quando erano piccoli, e lui a volte ci si divertiva un po' troppo, in effetti... Astoria era pur sempre la sua sorellina.
Daphne gli lanciò un'occhiata ammonitrice e piuttosto eloquente, e lui ridacchiò.

«Scusa... Ma dai, non ho fatto nulla comunque, sono solo stato gentile» disse Draco.

«Stai attento a con chi sei gentile, Draco. E poi tu non lo sei con nessuno, figuriamoci se devi esserlo con mia sorella.»

Midnight || DramioneWhere stories live. Discover now