Midnight || Dramione

De Ali_di_pagine

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Dal testo: «Odio» disse Hermione «lo dici con odio. Lo stesso odio che sai mettere in ogni sillaba del mio n... Mais

0.0 Le lacrime di una grifona.
0.1 Hermione.
1.0 L'ultima speranza di Draco.
1.1 Passato.
2.0 Verità.
2.1 Fuoco e ghiaccio.
2.2 Fuoco e ghiaccio pt. 2
3.0 Domani.
5.0 Scoperte.
5.1 Altre chance.
5.2 Come prima.
Salve.
6.0 Lo so e basta.
7.0 Incredibilmente reale.
7.1 Chiarire.
7.2 Troppe sfumature.
8.0 Complicato.
9.0 Istinto.
10.0 Lontano.
Sempre.
11.0 Scomparsa.
11.1 Ordine.
12.0 Oppugno.
12.1 Follia.
13.0 Giusto.
13.1 Peccato.
14.0 Sensazioni.
OWL AWARDS
14.1 Odio.
14.2 Intuizione.
15.0 La Regina Grifondoro.
15.1 Sono qui.
16.0 Vita.
17.0 Veleno e cura.
18.0 Un'altra persona.
18.1 Cento punti.
18.2 Buonasera, Riccioli d'Oro.
18.3 Il sapore di un'ossessione.
19.0 Chiudi gli occhi.

4.0 Impossibile.

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De Ali_di_pagine

Impossibile.
Una sola parola ronzava nella mente di Hermione, quella mattina. Impossibile.
Era in riga nell'aula di Difesa Contro le Arti Oscure, il professor Cornelio Blind stava spiegando (di nuovo) gli incantesimi nonverbali nella Difesa Contro le Arti Oscure, in particolare quelli esplosivi, che potevano essere usati contro molte creature... Per esempio il Tranello del Diavolo. Hermione sapeva già farli quasi perfettamente, ed era brava anche nella pratica. Durante la guerra le erano serviti parecchio... Ma stava decisamente pensando ad altro.

Impossibile.
La notte prima, Malfoy le aveva raccontato cosa gli era successo dopo che era scappato, quel lontano 2 maggio. Lei era sempre stata curiosa, e sapeva dai giornali che la famiglia Malfoy era tra i principali ricercati da mesi, ma non si era mai spinta più in là dell'immaginazione. Non poteva sapere cosa aveva atteso Draco Malfoy e la sua famiglia, e il solo fatto che lui glielo stesse raccontando, sembrava impossibile. Cosa aveva fatto per indurlo a confidarsi? Lei aveva sempre sperato di farlo parlare, ma sapeva che sarebbe stato difficile... Alla fine, era stato più semplice di quanto avrebbe mai pensato. Era sicura che fosse dovuto al fatto che la guerra aveva cambiato un po' tutti... Ma fino a quel punto?

Ripensò a quando, il sesto anno ad Hogwarts, Harry le aveva raccontato di aver visto Malfoy piangere nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Era anche la prima volta che il suo amico aveva usato il Sectumsempra, e non era stato un evento positivo. Era da quel giorno, che Hermione aveva cominciato ad avere dei dubbi... Ma era assurdo che Malfoy si stesse fidando di lei a tal punto da raccontarle cosa gli era successo... A meno che qualcosa non fosse mutato.
Ma no. Sicuramente si era immaginata tutto. Sicuramente stava solo cercando di vedere un cambiamento anche dove non c'era, per potersi permettere di accettare la propria, di mutazione. Per Gordic... Doveva smetterla.
Non era cambiata, non così tanto. Lei era sempre la stessa coraggiosa ed intelligente grifondoro che il Cappello Parlante voleva assegnare a Corvonero. Ma ci sarà stato un motivo, se ora la sua appartenenza andava alla Casa rosso-oro, no? Lei era forte. Non era debole.

Comunque fosse, inganno o non inganno, immaginazione o non immaginazione, lei sarebbe andata fino in fondo. La sua innata curiosità non poteva che spingerla a sapere di più, e anche se avesse dovuto aspettare per avere sempre più dettagli, l'avrebbe fatto. Malfoy avrebbe onorato la promessa, doveva farlo.
La cosa che più le lasciava l'amaro in bocca era che non poteva parlarne con nessuno. Sin da quando aveva undici anni, era sempre stata abituata a confidarsi con Harry e Ron... Per qualsiasi cosa. Anche quando il rosso non era il suo ragazzo, erano sempre stati particolarmente legati. Per non parlare di Harry, il suo migliore amico. Lui l'aveva sempre appoggiata, tirata su quando cadeva, era sempre stato il migliore, con e per lei. Per questo le sembrava inconcepibile di non potersi confrontare con loro, per una cosa di quella portata.

La notte prima, lei e Malfoy erano stati nella Foresta Proibita per almeno quattro ore. Lui le aveva raccontato i primi giorni dalla fine della guerra. Quando aveva cominciato ad albeggiare, Hermione aveva dovuto andarsene, anzi era stato proprio il ragazzo a suggerirglielo.
Stranamente, lei non ne aveva la minima voglia, così si era avviata verso il castello solo quando Malfoy le aveva promesso, ancora una volta, che si sarebbero rivisti il giorno dopo per continuare la narrazione della "storia".
L'ora sarebbe stata sempre la stessa, quindi verso mezzanotte.

Era distrutta. Le sue occhiaie si potevano ancora vedere, nonostante gli incantesimi che aveva provato, che le avevano solo alleviate. Tempo prima, era andata da Madama Chips per chiederle aiuto. Quella santa strega, dopo aver borbottato, con tono di disapprovazione, qualcosa su quanto fosse sbagliato usare quel medicinale senza aver dormito almeno un po', le aveva dato una bottiglia con dentro un liquido dorato. In pratica, era una pozione contro la sonnolenza, o la stanchezza. Avrebbe dovuto essere usata solo in casi gravi, quando il sonno mancava e dovevi restare in piedi a tutti i costi, non potendo dormire. Era una pozione che in pochi sapevano preparare, complicata oltre ogni dire... E lei si era ritrovata ad adoperarla tutte le mattine.
Ma, quel giorno, la stanchezza era davvero troppa, e persino quel rimedio cominciava a non darle il sollievo necessario. Proprio quando si stava per addormentare in piedi, si sentì chiamare da una voce profonda e roca.

Il professor Blind era un mago relativamente giovane, Hermione avrebbe detto fosse sui trenta-quaranta anni. Aveva capelli rossi e un'accento vagamente nordico. Quando, il suo primo giorno, si era presentato agli studenti di Hogwarts, tutti l'avevano messo in forse... Ma lui si era rivelato un buon professore.
Aveva degli occhi blu e una lunga cicatrice sulla tempia che, a detta sua, era stata provocata da un dorsorugoso che aveva incontrato in Svezia, in uno dei suoi tanti viaggi.
Hermione si risvegliò.

«Sì, professore?»

«Vorrebbe farci una dimostrazione?» chiese, inarcando un sopracciglio.

«Ah... Uhm, certo.»

La piccola folla di studenti si allargò davanti a lei per farla passare. Lei avanzò e si posizionò davanti al manichino accanto il quale c'era il professore. Tirò fuori la bacchetta e la puntò.
Il "bersaglio" aveva una testa di legno calva, e sul volto un chiaro tentativo di renderlo più somigliante ad un mago. Incisi, c'erano dei segni che assomigliavano ai lineamenti di un volto: una bocca tutta storta, delle sopracciglia aggrottate e due punti a fare gli occhi.
Quello era il manichino che utilizzavano più persone, si poteva dire fosse di seconda mano. Uno dei bracci era sollevato come in guardia, e portava una bacchetta.

Hermione si concentrò e, con naturalezza, si mise in posizione. Poi, quando le sembrò fosse arrivato il momento, pensò: Confringo.
Dalla sua bacchetta uscì un fascio di luce che andò a colpire direttamente il centro del manichino. Quest'ultimo esplose sotto i suoi occhi, in un trionfo di luce bianca e gialla.
Quando l'effetto dell'incantesimo fu terminato, e il manichino fu scomparso grazie alla magia con cui era fatto, la ragazza abbassò la bacchetta e si guardò intorno.
Il suo sguardo passò su tutti gli studenti della sua classe. In prima fila, c'era Ron, che la guardava con un sorrisetto per niente sorpreso sul volto. Poi, i suoi occhi trovavano le reazioni più disparate. Passavano dallo stupore, all'indignazione, alla noia. Tutti, dal primo all'ultimo, si erano ritratti quando il manichino era esploso, così si trovavano ad almeno quattro metri da lei... Compreso il professor Blind, che stava borbottando qualcosa.

«Bene, Granger... Bene. Torna al posto.» disse. Aveva un'aria tra lo stupito e lo scocciato. Sicuramente si aspettava che Hermione non avesse seguito né capito molto, e che avrebbe sbagliato, ma non aveva fatto i conti col fatto che era di lei, che si trattava. Hermione aveva imparato quell'incantesimo almeno un anno e mezzo prima.

La grifondoro tornò accanto a Ron, che le diede il cinque di nascosto, strizzandole l'occhio. Hermione non poté reprimere un mezzo sorriso. Oh, Ron.

La lezione proseguì per un'altro quarto d'ora, e questa volta lei si sforzò di seguire... Ma ancora non ci riuscì.
Continuava a tornargli in mente quel ragazzo dai capelli chiari e gli occhi indecifrabili... Era insopportabile.
Sin dalla prima volta che l'aveva visto, Malfoy non le era piaciuto granché.
Quando aveva ricevuto la lettera che la informava che avrebbe potuto frequentare Hogwarts, era stata felicissima. La sua felicità era però stata attutita presto dal suo incubo: l'ansia.
Sin da quando ne aveva memoria, Hermione aveva sempre avuto paura di non essere all'altezza, di qualsiasi cosa. Era stata onorata di aver ricevuto quella lettera, ma allo stesso tempo aveva avuto il timore che, essendo dopotutto solo una babbana, non avrebbe potuto stare al passo con gli altri. Era così che si era messa a studiare, e studiare, e studiare, arrivando all'inizio delle lezioni con una conoscenza basica dell'arte della magia che avrebbe lasciato stupito qualsiasi mago. L'avevano considerata una secchiona, ma era anche per il suo desiderio di essere sempre la migliore, che il Cappello Parlante l'aveva assegnata a Grifondoro, la casa dei forti e dei coraggiosi.

Sin dalla prima volta che Malfoy le aveva parlato, aveva provato subito un'antipatia, per lui. Detestava il modo in cui qualsiasi cosa dicesse sembrasse piena di disprezzo, detestava il modo in cui il suo sguardo fosse superiore a tutti.
La prima volta che l'aveva chiamata Mezzosangue, non l'avrebbe mai scordata. Ricordò come si era sentita umiliata, piccola e insignificante... Proprio come lui voleva a che si sentisse. Era dopo quell'episodio, che aveva deciso che qualsiasi cosa quell'odioso ragazzo pensasse di lei, non avrebbe dovuto importarle.
Sapeva che magari non era colpa sua, che era la sua educazione da spocchioso Sanguepuro a renderlo così, ma non le importava. Le persone avevano una scelta, qualsiasi persona, nonostante la famiglia che avevano.
Il disprezzo che provava per lui, l'astio, e addirittura l'odio, si erano trasformati in indifferenza, compassione e rassegnazione... Per quello era stato sconvolgente rincontrarlo. Era stato come aprire un baule trovato in soffitta, vecchio e polveroso e dimenticato. Era stato come vedere il fantasma di una persona odiata, che si era chiusa da una parte, lasciata a morire.

Draco Malfoy era stato una parte della su vita, non lo negava. Se passavi sette anni con una persona, vedendola tutti i giorni, ad un certo punto ci facevi l'abitudine, ma lei non aveva mai sentito la mancanza di Malferret, anzi era stata felice di non aver più lui a farle pesare anche solo il sangue che scorreva nelle sue vene. Ma, a dire il vero, non era proprio l'insulto in sè, Mezzosangue, a farla arrabbiare. Erano i significati che vi erano celati.
Malfoy pensava che una persona come lei, una Sanguesporco, non potesse essere intelligente, una maga degna di questo nome, non meritasse di esistere per come era, una strega... Era questo che la toccava. Ma si sbagliava. Si sbagliava di grosso.

Hermione passò il viaggio dall'aula di Difesa Contro le Arti Oscure a quella di Storia della Magia in silenzio, con Ron che le parlava di come fosse stata grandiosa con quell'incantesimo, poco prima.

«Cosa pensava Blind, di farla in barba a te? Miseriaccia, chiunque sa che sei la strega più brillante di Hogwarts!» disse ancora il rosso, guardandola con occhi che brillavano di divertimento, ammirazione e amore.

«Ehi, Ron! Hermione, come va?» Luna Lovegood li affiancò nel corridoio ghermito di studenti dalle divise nere.

«Ciao Luna. Hermione, di' la verità, ti sei divertita anche te, vero?» le chiese Ron.

La sua ragazza alzò la testa e incontrò lo sguardo di lui, la confusione chiara negli occhi marroni.

«Sai, non credo che ti stia ascoltando, Ron.» disse Luna con tono dolce, e Hermione le rivolse uno sguardo di gratitudine. Immersa nei suoi pensieri, aveva smesso di ascoltare il suo ragazzo da un pezzo, e non sapeva cosa rispondergli.

«Co... Davvero, Hermione?» chiese retoricamente, in un attimo di consapevolezza «...be', potevi anche dirmelo che ti stavo rompendo!» esclamò poi con tono risentito.

«Ron» intervenne Luna «...può capitare di perdersi nei propri pensieri, a me succede sempre. L'importante é ritrovare la strada, non trovi?» domandò, con il tono candido che tutti erano abituati ad attribuirle.

Ron borbottò qualcosa che suonava come "sì, sì certo...". Hermione stava per scusarsi, mortificata, quando qualcuno la interruppe.

«Luna! Ti ho cercata ovunque! Dovevamo vederci in cortile!» disse Neville. La ragazza si girò, e guardò quello che era il suo fidanzato con un sorriso.

«Scusami, mi sono distratta... C'erano dei Gorgosprizzi non lontano dalla Torre di Astronomia, poi ho incontrato Ron ed Hermione e...»

«Lascia stare, Luna, lascia stare.» Hermione guardò Neville. Sembrava irritato... Era raro vederlo così.

«Va bene.» Luna si limitò a guardarlo, mentre loro se ne stavano fermi in corridoio. Le persone cominciavano a diminuire, mano a mano che il cambio ora finiva.

«Andiamo?» disse Ron alla sua ragazza, a disagio. In effetti, notò Hermione, persino lui doveva aver notato la tensione nella postura di Neville... Mentre invece Luna continuava a guardarlo con un mezzo sorriso e il suo solito sguardo vacuo.

«Sì... Andiamo.» e così fecero quell'ultimo pezzo di strada per l'aula di Storia della Magia, lasciando Neville e Luna a parlare. Mentre si allontanava, Hermione vide le spalle rigide di Paciock e, sebbene avesse molti problemi anche di suo, non poté fare a meno di preoccuparsi per il suo amico.

...

La notte era umida, e le stelle brillavano in cielo, quando Hermione corse verso la Foresta Proibita avvolta nel mantello dell'invisibilità. Era quasi mezzanotte.
Quando arrivò alla sua meta, Draco Malfoy la aspettava lì, come il giorno prima. Si rigirava la sua bacchetta tra le mani, e quando lei mise piede nella radura semplicemente disse:

«Mezzosangue» il tono di voce era sempre lo stesso. Freddo, distaccato... Divertito.
«Sei puntutale.»
Hermione si tolse il mantello, e il suo corpo comparve davanti a Malfoy, che fece un piccolo ghigno.

«Anche tu, se é per questo» rispose lei, lasciando cadere il mantello per terra.

«Be', la tua avidità di informazioni vince su tutto, non é vero?»

«Io non sono avida.» disse lei, il tono vagamente offeso.

«Oh, no, certo, sei solo curiosa... La curiosità dei Grifondoro.» disse l'ultima parola come se fosse un insulto. Lei non ribatté.
«Hai detto niente a nessuno?» chiese poi lui socchiudendo gli occhi, sospettoso.

Hermione alzò gli occhi al cielo. Come poteva non fidarsi? Così come tu non ti fidi di lui, pensò. Si diede mentalmente ragione.
«No» disse, lasciando trasparire dal tono quanto fosse ovvio che una grifondoro mantenesse la parola data.

«Bene» disse solo lui.

Indicò con una mano il punto dove erano stati seduti la notte prima, lei sul masso e lui a volte in piedi, a volte a terra.

«Dov'ero rimasto?».

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