I LOVE YOU, OLIVIA

SilviaVancini

3K 453 305

OLIVIA E' ALLA DISPERATA RICERCA DI UN COINQUILINO. Ha solo venticinque anni, dovrebbe divertirsi, invece pas... Еще

I LOVE YOU, OLIVIA è già un libro acquistabile!
CORRERE COI TACCHI
MANI SCONOSCIUTE
FONDOTINTA SULLA COSCIA
SORPRESA
E SE TI DICESSI CHE SONO INCAPACE DI TOLLERARE IL MIO STESSO CUORE?
IL BILOCALE
LETTO A CASTELLO
COSA PENSI DI ME?
TRE MESI DI AFFITTO
MI SEI MANCATA
RIMPATRIATA
TI AMO MA
ASSAI PALPITASTI
PUOI FARMI UN FAVORE?
CI SIAMO INCONTRATI IN BIBLIOTECA
UN UOMO BUONO
IL PICCOLO PRINCIPE
VOGLIA D'ESTATE?
I LOVE YOU, OLIVIA
TEAM
MERDA, MERDA, MERDA!
OCCHIO PER OCCHIO
CENA DI MEZZANOTTE
SOLTANTO IO, SOLTANTO TU
SEPARAZIONE
DEPRESSIONE POST-SPETTACOLO
MADRE E FIGLIA
E MI PIACI PER DAVVERO ANCHE SE NON TE L'HO DETTO
CAPODANNO
QUANDO SARANNO FUGGITI I GIORNI ESTIVI
SILENZIO RADIO
E VERRÀ UN GIORNO, PERCHÉ VERRÀ, SÌ, VERRÀ...
Parte 2 - E VERRA' UN GIORNO...
TI PIACEREBBE RESTARE PER SEMPRE?
I LOVE YOU, OLIVIA è già un libro acquistabile su Amazon!

CHIAMATE PERSE

102 16 22
SilviaVancini

L'annuncio per dividere l'affitto del bilocale stava avendo un discreto successo. Olivia non riceveva decine di proposte al minuto, ma qualche d'una stava arrivando e le sue giornate avevano cominciato a girare attorno alle chiamate perse.

Ogni pausa dal Lolita o dal Rancio era buona per dare un'occhiata alle notifiche sul cellulare ed Olivia ci rimaneva male se nessuno aveva provato a contattarla. Se c'erano delle chiamate da numeri sconosciuti, invece, il pensiero di richiamarli le frullava per la testa finché non aveva il tempo per farlo. Occasione che di solito si presentava sul bus che la portava a Modena o la riportava a casa.

Le primissime telefonate erano state snervanti. Interagire con la clientela l'aveva abituata a scivolare in un batter d'occhio nella sua modalità più cordiale e simpatica, ma era diverso fare conversazione con qualcuno che poteva ipoteticamente cambiarle la vita. Olivia voleva fare colpo e allo stesso tempo voleva essere colpita, ma con il passare dei giorni aveva imparato ad abbassare le sue aspettative.

La maggior parte delle telefonate erano dei buchi nell'acqua. C'era sempre qualcosa che non andava. Olivia cominciava ogni conversazione con un: «Salve, sono Olivia Cuoghi. Scusi se non ho risposto al telefono, stavo lavorando. Chiamava per il bilocale?», ma poi entravano in gioco mille varianti imprevedibili.

Ad alcuni non andava bene l'appartamento. Avevano visto le foto ed avevano letto la descrizione, ma quando scoprivano quanto costava l'affitto, diventavano freddi. Iniziavano a trattare Olivia con pochezza, come se fosse lei a stabilire quel prezzo, e la telefonata si concludeva senza nessun accordo per vedersi.

Certe persone sembravano gentili, ma per un motivo o per l'altro non erano adatte. Un ragazzo molto simpatico era interessato all'appartamento, ma gli serviva solo per le riprese di una web serie che non sarebbero durate più di due mesi. Olivia si fece raccontare tutti i dettagli dell'impresa, ma poi dovette deluderlo dicendogli che preferiva trovare qualcuno che avesse intenzione di restare. Il ragazzo fu molto comprensivo e le augurò buona ricerca, lei gli augurò buona fortuna.

Un'universitaria le scrisse su Facebook e poi non si fece più sentire. Quando Olivia la ricontattò per chiederle se fosse ancora interessata, la ragazza aveva già trovato una stanza singola in centro a Modena.

Una donna dichiarò di essere alla ricerca di un appartamento per sé e per il compagno. Olivia specificò che lei stava cercando un solo coinquilino e la donna le chiuse il telefono in faccia.

Nonostante queste disavventure telefoniche, Olivia riuscì comunque ad organizzare qualche incontro. Fece visitare il bilocale a tre ragazze e venne conquistata da una futura avvocata. Chiacchierarono per ore sedute al tavolo della cucina e scoprirono di pensarla uguale su moltissime cose. Quando l'aveva salutata, Olivia era entusiasta.

Sapeva ancora fare amicizia. Non era completamente negata. Esistevano ancora al mondo quelle persone magiche con cui la connessione era immediata.

Non aveva dubbi su chi avrebbe scelto. Fece passare un paio di giorni, giusto per essere sicura, ma quando si trovò al telefono con l'avvocata sentì un macigno caderle sullo stomaco. Attanagliata dal panico, le disse che aveva trovato un'altra persona e che era molto dispiaciuta, poi chiuse la chiamata.

Olivia si era autosabotata.

Lo faceva spesso.

Prendeva decisioni in fretta e le disfaceva alla stessa velocità.

Per un attimo venne investita da un sollievo immenso, ma quello successivo si stava già maledicendo.

* * *

Erano passate tre settimane da quando Olivia aveva messo in giro gli annunci. I calendari erano stati girati al mese di ottobre. Le temperature avevano cominciato a scendere. Era una gioia fare il cambio dell'armadio per chi contava i giorni che mancavano a Natale, ma chi tendeva a deprimersi durante i mesi più bui non era altrettanto felice. Olivia aveva sempre fatto parte della prima categoria, ma qualcosa le diceva che quell'inverno sarebbe stato particolarmente lungo.

Era martedì e da quando era andata a vivere da sola, quello era il giorno in cui tornava all'ovile per pranzare con la sua famiglia. Pioveva furiosamente e per questo motivo Olivia prese un bus, anche se dal suo bilocale alla casa dei genitori erano appena quindici minuti di cammino, ma quando dovette scendere e proseguire a piedi si bagnò comunque tutta.

Sua madre, suo padre e sua nonna abitavano in un condominio molto più grosso di quello in cui era lei. Olivia usò il suo vecchio mazzo di chiavi per entrare e quando raggiunse il loro appartamento, sentì il clangore delle pentole e sua nonna che imprecava appena aprì la porta.

Sua nonna era già ai fornelli, armata di grembiule e mestolo per girare la pasta. Ne stava combinando una delle sue, ma quando si accorse che la nipote era arrivata, mollò tutto e corse a stritolarla in un lungo abbraccio. Abbraccio che venne presto interrotto, perché si accorse che Olivia era zuppa d'acqua.

Nonna Cuoghi le ordinò di togliere subito le scarpe e la fece spogliare di tutti i vestiti possibili. Mentre veniva rimproverata per non aver comprato un nuovo ombrello da quando si era rotto quello vecchio, Olivia prese le proprie cose e camminò scalza fino al bagno.

Rimase da sola con il phon per molto tempo. Prima si gettò un po' d'aria calda sui piedi, sulla schiena, sotto la canottiera, poi lo usò per asciugare i vestiti e rimase in trance finché non sentì l'ennesima bestemmia di sua nonna.

Sua nonna non voleva mai essere aiutata, ma Olivia tornò in cucina e le ronzò attorno per batterla sul tempo con i preparativi per il pranzo. Le prese il barattolo di sugo dal ripiano alto del frigo. Scolò il pesante pentolone della pasta nel lavandino. Grattò il formaggio. Disse a nonna Cuoghi di sedersi, ma a quel punto lei si incavolò. «Non sono ancora una vecchia bacucca!» disse e cacciò Olivia dalla zona fornelli.

E così, Olivia finì seduta al tavolo della cucina senza nulla da fare. Sua nonna non amava chiacchierare ed Olivia ammazzò il tempo allineando con precisione tutte le posate ed i piatti con cui era già stata apparecchiata la tovaglia, ma dopo un minuto era di nuovo con le mani in mano.

Il rumore della pioggia contro i vetri era incessante. La televisione era sintonizzata su uno dei programmi della Rai. Il lampadario era acceso e c'erano poche cose deprimenti come la luce artificiale accesa all'ora di pranzo.

Sentendosi l'umidità nelle ossa, Olivia incrociò le braccia al petto e frizionò la pelle nuda delle spalle. Era rimasta in canottiera dopo essersi spogliata dei vestiti bagnati e forse avrebbe fatto meglio a trovare qualcosa di caldo da mettersi, anche se non sapeva cosa fosse rimasto nella sua vecchia cameretta.

Stava per andare a cercare un paio di calze antiscivolo, quando sentì lo sferragliare di un mazzo di chiavi nella serratura della porta di casa. I suoi genitori fecero il loro ingresso parlottando fra di loro, ma non fecero in tempo a mettere un piede oltre lo zerbino che nonna Cuoghi cacciò uno dei suoi versi in dialetto. Così come aveva fatto con Olivia quando aveva visto che era bagnata fradicia, ordinò ai due di togliersi le scarpe e loro obbedirono senza osare contraddirla.

Sia la madre che il padre di Olivia avevano le facce tirate dalla mattinata trascorsa a lavoro, ma non appena videro che la figlia era arrivata prima di loro si illuminarono.

Sua madre, Anna Cuoghi, lasciò cadere la borsa a terra e corse a prenderle il viso fra le mani per schioccarle un grosso bacio sulla guancia. Il padre le sorrise timidamente, ma con lo sguardo acceso ed impaziente di un bambino che non sa trattenere il suo entusiasmo. Le diede una strizzata affettuosa alla mano, appena si sedettero tutti e tre a tavola.

«Allora?» chiese, emozionato. «Come va?»

«Bene.» disse Olivia.

I suoi genitori annuirono e continuarono a guardarla, in attesa che Olivia aggiungesse qualcosa, ma lei non aveva altro da dire. Fece un piccolo sorriso di circostanza e loro contraccambiarono subito, ma non le tolsero gli occhi di dosso. Le loro espressioni allegre avvizzivano con il passare di ogni secondo ed Olivia sapeva che stavano per cominciare il solito discorso, ma per fortuna il pranzo era pronto. Nonna Cuoghi sbatté la pentola con la pasta al sugo al centro del tavolo con una certa soddisfazione.

«Che facciamo, si dorme?»

La nonna si mise a fare i piatti. Alla madre di Olivia diede un'abbondante dose di spaghetti, al padre gliene diede una ancora più grande ed Olivia dovette fermarla quando vide quanto stava riempiendo il suo piatto.

«Meno, nonna. È troppa.»

«Silenzio! Dimagrisci ogni volta che ti vedo!»

«Va' buttata, se me la metti nel piatto. Non la mangio tutta.»

La nonna tolse due spaghetti di numero, poi le rifilò il piatto insieme ad un'occhiataccia che non accettava proteste. Olivia sospirò e cominciò a mangiare senza aggiungere altro. Soddisfatta, la nonna si fece un piattino di spaghetti minuscolo e si sedette a tavola.

Dopo che tutti ebbero finito di pranzare, nell'appartamento scese il silenzio denso e pigro della pennichella pomeridiana. Nonna Cuoghi alzò il volume del televisore per guardare una soap opera, ma si addormentò sulla sua poltrona reclinabile. Il padre di Olivia restò seduto a tavola apposta per tenersi sveglio, ma cedette al sonno con le braccia incrociate al petto e la testa a ciondoloni.

Per scampare a quel destino, Olivia e sua madre si spostarono sul divano con due tazzine di caffè bollente. Anna controllò quanto tempo mancava prima che lei e suo marito dovessero rientrare a lavoro, poi si girò verso Olivia e cominciò l'intervista settimanale.

Come stava la amica che si era appena trasferita? Si trovava bene nel bilocale? Quando l'avrebbero conosciuta? Magari poteva venire a pranzo da loro il martedì successivo.

«Il martedì non può.» rispose Olivia. «Lavora sempre all'ora di pranzo.»

«Ah. Avevo capito che studiava.»

«Anche. Studia e lavora.»

«Che brava. Hai già detto a quelli del Rancio che te ne vai?»

L'interrogatorio andò avanti finché le lancette dell'orologio non segnarono le tre meno un quarto. Anna si alzò dal divano e svegliò suo marito, poi lo sospinse nella zona notte per prepararsi ad uscire.

Olivia ne approfittò per togliere il disturbo. Andò in bagno per rimettersi i suoi vestiti e qui salutò sua madre che si stava lavando i denti. Suo padre era in camera da letto e si era appisolato di nuovo. Olivia gli sussurrò che si sarebbero rivisti la settimana successiva e lui fece di sì con la testa, ma i suoi occhi stanchi si velarono di tristezza.

Olivia voleva andarsene senza svegliare la nonna, ma quando tornò in salotto la trovò già in piedi.

«Resta, Olivia. Facciamo qualcosa insieme.»

«Devo andare a prendere il bus. C'è uno sciopero dei mezzi alle sedici.»

Nonna Cuoghi era così stufa di quelle bugie che le passò la voglia di trattenere sua nipote. Olivia le rivolse un sorriso pieno di sensi di colpa, ma non poté fare a meno di sospirare dal sollievo quando uscì dalla casa dei suoi genitori. Si infilò al volo le scarpe bagnate e cominciò a scendere le scale del condominio, ma dopo la prima rampa rallentò il passo.

Olivia si voltò a guardare la porta dei suoi genitori. Scese altri due gradini, ma poi si fermò una seconda volta e risalì le scale. Stava cercando le chiavi nella borsa, quando sentì le voci che provenivano dall'interno.

«È sempre così stanca...» stava dicendo sua madre. «Non parla. Non si esprime. Non racconta nulla.»

«Non mangia.» aggiunse nonna Cuoghi.

«Mangerebbe di più, se tu non controllassi sempre cos'ha nel piatto! Quante volte ti ho detto di smetterla?»

«Le hai poi chiesto degli amici?» intervenne suo padre.

«Che amici?»

«Non lo so. Ne parlavamo l'altra sera. Ci chiedevamo con chi esce, se ha un gruppo...»

«C'è l'amica dell'appartamento.»

«Solo quella?»

«Non lo so, Giò, potevi chiederglielo tu.»

«Mi sono addormentato.»

«Ho visto.»

«Dovete fare qualcosa.» disse la nonna. «Se non lo fate voi, lo faccio io.»

«E che vorresti fare?»

«Chiamare il centodiciotto.»

Anna rise.

«E cosa dici al centodiciotto? Che devono ricoverare tua nipote perché non vuole sbucciare i fagiolini insieme a te?»

«Ha la faccia depressa! Non lo vedi? Ogni volta che ci viene a trovare è sempre più seria! Volete che torni com'era alle superiori? Volete un'altra di quelle lettere in cui minaccia di ammazzarsi?»

«Mamma!»

«È la verità!»

Qualcuno picchiò forte una mano sul tavolo. Olivia sussultò e si rese conto solo così che stava trattenendo il fiato.

«Calmiamoci.» disse suo padre. «Olivia è stanca. Tutto qui. Lavora molto e dorme poco, come tutti noi, ma ha già trovato una soluzione e lo ha fatto senza il nostro aiuto. Vedrete che convivere con la sua amica le farà bene. Si prenderanno cura l'una dell'altra. Possiamo stare più tranquilli, ora che c'è lei.»

Olivia non voleva ascoltare altro. Stando attenta a non fare rumore, cominciò di nuovo a scendere le scale e questa volta non si fermò.

Venti minuti dopo era su un autobus. Era seduta da sola e teneva il cellulare premuto contro l'orecchio nell'attesa che la futura avvocata rispondesse alla sua chiamata. Stava quasi per mettere giù, quando sentì la sua voce allegra.

«Pronto?»

«Pronto!» esclamò Olivia. Tirò su con il naso. «Ciao. Sono Olivia. Quella del bilocale. Scusami tanto se ti disturbo, ma volevo dirti che puoi trasferirti da me, se vuoi. Quella persona che ti dicevo non viene più, per cui... Sei la benvenuta, insomma.»

«È successa una cosa speciale, Olivia. In parte grazie anche a te!»

L'avvocata stava sorridendo, lo si capiva dalla voce. Olivia si scurì in faccia.

«Che è successo?»

«Il mio ragazzo mi ha chiesto di convivere! Non è magnifico? Era da anni che speravo me lo chiedesse, ma ha trovato il coraggio di farlo solo quando hai telefonato per dirmi che avevi trovato qualcun altro!»

Merda.

«È una notizia bellissima. Congratulazioni.»

«Grazie, sei un tesoro! Un giorno devo raccontarti tutto davanti ad un drink. Che fai questo venerdì? Ti va se ci facciamo un'uscita fra ragazze?»

«Scusami, sono un po' di fretta oggi. È stato un piacere conoscerti.»

Olivia chiuse la chiamata e serrò gli occhi. Fece un bel respiro, ma centinaia di pensieri le frullavano per la testa così ferocemente che nelle orecchie sentiva solo il battito sordo del proprio cuore.

Stava per crollarle il mondo addosso. Forse era già crollato e lei si ostinava a tirare dritto perché sapeva solo andare avanti, ma si sentiva sul baratro di una crisi enorme. Forse la peggiore da quando aveva deciso di non continuare gli studi.

Olivia aveva passato ben di peggio, ma per un attimo le vennero in mente i sogni di quando aveva sedici anni e le venne da piangere. Si sentì ancora peggio quando ricordò a se stessa che quello era il suo unico giorno libero della settimana e lei lo stava sprecando a non-vivere.

Il bus accostò a destra per una fermata. Le porte si aprirono e salirono una decina di nuovi passeggeri, ma nessuno si sedette di fianco ad Olivia, anche se lei provvide subito a mettere la propria borsa sulle ginocchia per liberare il posto. Olivia restò abbracciata alla borsa ed appoggiò la testa al vetro del finestrino. Il cellulare cominciò a vibrarle in mano e lei voleva ignorare chiunque la stesse contattando, ma alla fine rispose.

«Pronto?» chiese, con la gola stretta.

«Pronto? Parlo con Olivia Cuoghi?»

Era un ragazzo.

Aveva una bella voce.

La fece pensare ad un'altra bella voce che conosceva bene, ma quello non era il momento.

«Sì, sono io.»

«Chiamo per l'annuncio. Se è ancora valido. Sarei interessato all'appartamento.»

«È un bilocale molto piccolo. E costa troppo.»

«Posso vederlo oggi?»

Olivia tacque. Per un attimo non pensò a nulla, poi registrò la frase che aveva appena sentito.

«Oggi?»

«Anche adesso. Se lei è a casa.»

Olivia ripeté quelle parole nella propria testa.

Adesso.

Casa.

«Okay.» disse, staccando la fronte dal vetro. Si tolse la borsa dalle ginocchia e si raddrizzò i vestiti, come se il ragazzo dall'altra parte della linea potesse vederla. «Okay. Io... Adesso sono fuori. Possiamo fare fra un'ora?»

«Perfetto. Grazie.»

«Grazie a te. A lei.»

Olivia chiuse la chiamata e si trattenne dal lanciare il cellulare dall'altra parte del bus.

Doveva correre a casa. 

SPAZIO AUTORE:

La pubblicazione di oggi dovrebbe concludersi qui, ma.... Non finisce qui. Leggete il prossimo capitolo per concludere ufficialmente il primissimo episodio (1 su 8) di I Love You Olivia 💜

Продолжить чтение

Вам также понравится

Tutto nasce dal nulla|| Carlos Sainz auro

Любовные романы

39.3K 1.7K 51
Chissà perchè la vita attrae sempre ciò che all'apparenza sembra così lontano. Due mondi opposti. Due vite opposte. Due nazionalità opposte. Due inte...
7.8K 584 12
Una sera, Giorgio e Pietro danno una grande festa a casa loro. Tutti i miei amici sono invitati e in più c'è anche qualcuno che lavora con i proprie...
17.4K 760 20
Lele, Gian, Diego e Tanc sono quattro amici che vivono insieme a Milano. Tutto va bene tra loro, fino a quando Lele inizia a comportarsi in modo str...
Sette anni. feds.

Фанфик

28.4K 1.7K 7
Avevano immaginato una vita insieme, avevano immaginato di creare una famiglia, costruire casa, e vivere il loro amore in eterno. Ma cosa succede qua...