Make a Wish

By Melissa1094

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Ginny é diversa da tutte le ragazze della sua età... Lei é un genio; non di quelli intelligenti, ma di quelli... More

Introduzione
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
SPAZIO AUTRICI
Capitolo 9
Capitolo 11
Capitolo 12
capitolo 13
capitolo 14
capitolo 15
Capitolo 16
SPAZIO AUTRICI
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20 ( parte prima )
Spazio Autrici
Capitolo 20 (parte seconda)
Capitolo 21
Capitolo 22
Spazio Autrici
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
SPAZIO AUTRICI
Capitolo 30
Capitolo 31
Avviso
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36 (Parte Prima)
Capitolo 36 (Parta Seconda)
Capitolo 37
***
Capitolo 38
spazio autrici
Capitolo 39
Capitolo 40 (Prima Parte)
Capitolo 40 (Seconda Parte)
Capitolo 41
Spazio Autrici
Capitolo 42
Capitolo 43
***
EPILOGO

Capitolo 10

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By Melissa1094


Mentre raggiungevamo il salotto, Katie si divertì a tempestarmi di domande.
Voleva sapere chi fossi, come mai conoscessi James, perché mi trovassi lì...
La sua curiosità sembrava essere senza freni, tanto da non lasciare molto spazio alle mie risposte. Per lo più mi limitavo a cenni d'assenso e frasi risicate.
Per quanto le sue chiacchiere avessero l'effetto di un fiume in piena, non potei che trovarla adorabile.
"James posso guardare i cartoni animati?" chiese guardandolo supplichevole.
"Per favoreee" aggiunse vedendo la sua esitazione.
"Va bene! Ma non tutto il pomeriggio" le disse lui, infine.
Katie sorrise entusiasta e trotterellò sul divano.
"Devo proprio ricordarmi questo trucco" sussurrai, mentre io e James sistemavamo le nostre borse.
"Di che parli?" si informò lui, curioso.
"Sbattere le ciglia e supplicare con voce smielata. Funziona a quanto pare" spiegai.
Mi guardò divertito e io lo fissai di rimando, con una sfumatura dorata negli occhi.
"Sì un 'per favore' apre molte porte. Non te l'hanno insegnato?" chiese ironico.
"Ginny!" mi chiamò Katie, prima che potessi rispondere alla provocazione di James.
"A te piacciono i cartoni?" mi domandò quando la ebbi raggiunta sul divano.
"Sicuro!" le confermai con un sorriso.
Di nuovo il suo viso a forma di cuore si illuminò di entusiasmo e le guance le si tinsero di rosa.
"Allora cosa guardiamo?" le chiesi, accomodandomi accanto a lei.
"Non lo so" fece lei pensierosa.
"Che ne dici di Sailor Moon?" proposi, allegra. Ormai mi ci ero davvero appassionata.
"Oh sì! Mi piace tanto. Anche a te?" chiese con rinnovata curiosità.
"È geniale!" dissi convinta.
Mi sorrise mostrandomi una serie di bellissimi dentini bianchi, dopodiché accese la tv.
"Volete mangiare qualcosa?" chiese James dalla soglia.
"Sì!" urlammo in risposta io e Katie, scambiandoci un'occhiata complice.
Mentre il mio padrone armeggiava in cucina, io e Katie continuammo a fare conoscenza guardando i cartoni.
"Starai qui tanto?" si informò lei, continuando a fissare lo schermo.
"Non ne sono certa" le dissi sincera.
Lei si voltò a guardarmi con aria interrogativa.
"Ma spero di sì. Mi piace stare qui" aggiunsi, cogliendo la sua espressione imbronciata.
Katie parve essere soddisfatta da quella risposta e tornò a guardare i cartoni rasserenata.
Dopo poco James tornò con un vassoio di biscotti e succo di frutta per tutti e lo appoggiò sul tavolino di fronte a noi. Io e Katie ci avventammo sul cibo immediatamente. Erano biscotti al cioccolato, davvero deliziosi. Preso poi, il nostro succo d'arancia continuammo a guardare la tv.
Senza volere lanciai uno sguardo in direzione di James. Lo trovai che ci fissava con una strana espressione sul viso. Una luce particolare gli illuminava gli occhi ambrati, rendendoli ancora più incredibili.
Non l'avevo mai visto così.
"Che c'è?" non potei fare a meno di domandargli.
"Niente" fece lui, evasivo.
Avrei voluto insistere, ma Katie richiamò la mia attenzione pizzicandomi il braccio e dovetti lasciar perdere.
Finito il cartone James portò via il vassoio e io mi sgranchii sul divano. Katie mi stava fissando, così le domandai il motivo.
"Sei proprio bella" rispose lei con una vocina sottile, senza nascondere una punta d'invidia.
"Grazie, tesoro" le dissi sorpresa e compiaciuta dal complimento.
"Anche tu sei molto carina" ricambiai.
Non era che la verità: col suo visetto delicato, i ricci rossi e gli splendidi occhi azzurri era davvero la bimba più bella che avessi mai visto.
"Sì, ma tu sembri una principessa delle favole" insisté lei, guardandomi intensamente.
Questa volta impiegai un po' più di tempo a elaborare il complimento. Non l'aveva certo detto con cattiveria, ma inconsapevolmente era andata molto vicina alla verità.
"Anche a me piacerebbe essere una principessa bella come te" aggiunse.
Mi sforzai di sorriderle. Dal suo punto di vista probabilmente non c'era complimento più bello che essere paragonata ad una principessa. Non poteva certo sapere quanto la sua idea fosse lontana dalla realtà. Ma il bello di essere bambini era proprio quello, avere la possibilità di sognare che la realtà fosse diversa e migliore. Io non avevo certo il diritto di rovinarle quella fantasia.
"Sono sicura che quando crescerai sarai più bella di qualunque principessa" le assicurai stringendole la mano e guardandola negli occhi.
"E poi essere una principessa è alquanto sopravvalutato" dissi a mio beneficio.
Rise mentre la solleticavo, e il buonumore sembrò tornare sul suo bel viso.
"Allora che avete voglia di fare?" ci chiese James entrando in salotto.
"James!" esclamò Katie vedendolo tornare.
"Vero che Ginny è molto bella?" lo interrogò lei.
"Ma che dici Katie?" esclamai imbarazzata. Non era davvero il caso di chiedere l'opinione del mio padrone in proposito. Non avevo certo voglia di sentire l'ennesima presa in giro da parte sua.
"Certo!" rispose invece lui tranquillamente, cogliendomi totalmente di sorpresa. La sua voce non lasciava trapelare nessuna ironia. Lo fissai rifiutandomi di credere che fosse serio. Appena incontrai i suoi occhi d'ambra tuttavia, non lessi nessun accenno di presa in giro. Sentii una tinta rosa colorarmi gli occhi.
"Almeno finché non la vedi mangiare" aggiunse con un sorriso furbo, tornando a rivolgersi alla bambina "Potrebbe mangiarsi un orso tutto da sola" mi prese in giro.
"Ma che..." protestai. Come avevo fatto a credere che fosse serio?! Le striature rosa nel mio sguardo si fecero rossastre. Gli lanciai un cuscino che schivò prontamente suscitando la risata argentina di Katie.
Quando finimmo di risistemare il divano James tirò fuori dalla libreria una stana tavola a quadrati bianchi e neri. Una scacchiera!, realizzai. Non pensavo che un gioco tanto antico fosse ancora in voga in questo futuro dalle mille stramberie.
Appena James collocò la scacchiera sul tavolino, lui e Katie iniziarono a riempirla con i vari pezzi. Era un gioco particolarmente complesso e di strategia, perciò mi stupii che una bimba così piccola lo conoscesse e fosse in grado di parteciparvi. Meditai per un momento sull'età di Katie, probabilmente doveva avere tra i cinque e i sette anni. Doveva essere una bambina particolarmente sveglia per conoscere già un gioco del genere. Io alla sua età non ne sarei stata in grado. Affascinata dal procedere della partita, misi da parte quelle riflessioni e iniziai a osservarli, attenta. Ad ogni mossa un pezzo veniva mangiato e poi accantonato sul bordo della tavola. Arrivarono ad un punto di stallo con solo una decina di pezzi ancora sulla tavola.
"Scacco" cantilenò Katie dopo un'attenta riflessione, muovendo una pedina a forma di cavallo.
Purtroppo non si rivelò essere una mossa saggia. James mangiò il cavallo col suo alfiere e lo rimosse dal piano di gioco.
"No" piagnucolò lei "Il cavallo è il mio preferito"
"Ne hai sempre un altro" la rassicurò lui, premuroso. Di certo non sembrava essere una partita animata da un particolare spirito competitivo. Aveva più l'aria di un allegro passatempo.
"A te piacciono i cavalli, Ginny?" chiese.
"Certo! Una volta ne avevo uno. Si chiamava Lili" le raccontai.
"Davvero? Fantastico! Un giorno ne vorrei uno anch'io" sentenziò Katie.
"Sì lo vorrei anch'io" fece James, senza pensare.
Ma non poteva certo rimangiarselo. Senza poterlo evitare unii le mai e battei le palpebre. Un enorme cavallo sauro apparve immediatamente nel salotto.
Katie urlò. James balzò in piedi e mi fissò, shock e furia lampeggiavano nel suo sguardo.
"Non l'ho fatto apposta!" esclamai "Hai detto vorrei" provai a giustificarmi affannata. Ma lui nn mi prestò attenzione. Il cavallo aveva iniziato a brucare i fiori sul davanzale della finestra facendoli precipitare a terra. Un milione di frammenti di cristallo si disperse sul pavimento.
"Fallo sparire" urlò James, riacquistando un briciolo di lucidità.
"S-sì" dissi e obbedii.
Sospirando di sollievo ci voltammo entrambi verso la bambina, aveva assistito a tutta la scena senza emettere un fiato e guardandoci con occhi sgranati.
"Katie..." iniziò James andandole incontro. "Ti possiamo spiegare tutto"
Lei non sembrò sentirlo, stava ancora immobile e non dava alcun accenno di voler parlare.
"James aspetta..." lo fermai prima che potesse prenderla in braccio "Forse ha solo bisogno di un minuto"
Lui puntò i suoi occhi d'ambra su di me e sembrò voler ribattere, ma l'urlo di Katie glielo impedì. Ci precipitammo verso di lei preoccupati, ma il suo non era stato affatto un urlo di paura. La bambina balzò sul divano e iniziò a saltellare euforica.
"Hai fatto una magia!" sussurrò verso di me "Sei una maga?!"
Lasciai andare un sospiro di sollievo e le sorrisi. Forse ci eravamo preoccupati inutilmente. Sembrava averla presa piuttosto bene. Meglio di James, comunque.
"No, non sono una maga" le dissi, scuotendo la testa.
"No?" fece lei confusa "Una strega? No tu sei troppo bella. Una fata?" azzardò continuando ad agitarsi.
Risi. Non tanto per l'assurdità dell'affermazione, quanto per la semplicità e l'allegria con cui affrontava l'argomento.
Scossi nuovamente la testa. "Sono un..."
"Non me lo dire!" squittì lei "Voglio indovinare!"
Soffocai un'altra risata e le feci cenno di proseguire.
"Ti dò un indizio" la incoraggiai. Unii le mani a coppa e sbattendo gli occhi feci apparire un piccolo ciondolo a forma di lampada. Glielo porsi con un sorriso, mentre lei mi fissava con un misto di meraviglia e curiosità.
"Sei un genio!" esclamò, guardandomi piena di ammirazione.
"Sì" confermai, mentre James emetteva un verso contrariato. Non capii a cosa fosse dovuto. Katie l'aveva presa bene. Non c'era ragione di preoccuparsi per lei.
"Puoi farlo di nuovo?" mi chiese a quel punto Katie.
"Certo" dissi nello stesso istante in cui James diceva "No".
"Direi che non è il caso, ora" provò a spiegarsi lui.
"Perché no?" chiese Katie confusa.
"Perché..." iniziò lui fissandomi.
Io scrollai le spalle. Che senso aveva mentirle? Ormai aveva capito.
"Ti prego Ginny fallo ancora!" mi implorò lei tirandomi un lembo della gonna.
Io guardai James. Non avevo certo bisogno del suo permesso, ma non volevo turbarlo ulteriormente. I suoi occhi erano scuri e lasciavano trapelare solo confusione e sconcerto.
"Ascolta Katie niente più magie per oggi, okay?" tentò di nuovo lui, più calmo.
"Eddai. Ti pregooo" lo supplicò lei con gli occhi lucidi.
"Senti James perché non raccogli quei vetri, prima che qualcuno si faccia male?" proposi indicandogli il disastro sul pavimento. Un 'lasciaci sole' era sottinteso e lui sembrò comprenderlo.
Appena fu sparito in cucina, io invitai Katie a sedersi con me sul divano.

"Che le hai detto?" mi interrogò James quando lo raggiunsi in cucina. Io e Katie avevamo avuto una bella chiacchierata da donna a donna (o meglio da genio a bambina).
"La verità" dissi sedendomi sul tavolo.
"Che cosa?! Sei impazzita?" esclamò lui.
"Meritava una spiegazione" gli dissi tranquillamente.
"Come ti è venuto in mente? Non potevi inventarti qualcosa? Come pensi che possa capirlo? È solo una bambina!" Il suo rimprovero continuò per un po' e io lo lasciai sfogare.
"Finito?" chiesi poi.
Aggrottò le sopracciglia contrariato, e mi lanciò uno sguardo indecifrabile, a metà tra collera e curiosità.
"Ascoltami, per quanto ti possa sembrare strano so esattamente quello che sto facendo. È vero: Katie è una bambina, ma non per questo è stupida, anzi tutt'altro. Forse avresti preferito che non lo avesse scoperto, ma è andata così e mentirle non sarebbe stato giusto. Senza contare che nulla di quello che le avresti detto l'avrebbe convinta" gli spiegai.
"Se dovesse dirlo a qualcuno..." obiettò lui.
"Andiamo James! Pensavo fossi un tipo sveglio" lo provocai con un sorriso scaltro.
Aggrottò le sopracciglia, ma sì trattenne dal replicare.
"L'hai detto tu. Katie è una bambina! Cosa pensi le risponderà un qualsiasi adulto sano di mente sentendola raccontare questa storia?" chiesi, con finta ingenuità.
Vidi la comprensione farsi largo sul suo viso.
"Non le crederebbero" concluse.
"No, infatti. È la maledizione di essere bambini, temo. Conoscere la verità e non essere creduti dagli adulti" mormorai triste.
Per un attimo James sembrò colpito dalla mia riflessione, ma non commentò.
"Ora come sta?" domandò, invece.
"Bene!" risposi tornando a sorridere "Gioca col suo nuovo cavallo" aggiunsi.
Lui mi fissò curioso e leggermente allarmato. Gli feci cenno di seguirmi in salotto e indicai la piccola accoccolata sul divano che stringeva in grembo un cavallo di peluche alto quasi quanto lei.
"Magico, suppongo" indovinò James, guardandomi in tralice.
Annuii, ignorando la leggera nota di irritazione nella sua voce.
"James! Hai visto che bello?" esclamò Katie felice, vedendoci tornare in salotto. James mi lanciò una breve occhiata.
"Sì. È davvero stupendo" confermò raggiungendola sul divano.
"Ginny è fantastica!" gli disse lei in un sussurro perfettamente udibile.
"Comincio a pensarlo anch'io" si lasciò scappare lui, guardandomi con un mezzo sorriso.
Sorrisi a entrambi e mi strinsi nelle spalle come per dargliene atto.
Il resto del pomeriggio passò tra risate, giochi e qualche occasionale occhiataccia da parte di James quando usavo la magia un po' più del necessario. Lo ignorai cordialmente e lui non sembrò risentirsene più di tanto.
Quando sentimmo il rumore di una macchina parcheggiare nel vialetto, Katie si precipitò alla finestra.
"È arrivata mamma!" esclamò andando verso la porta.
La signora Jhones si dimostrò accomodante e felice di fare la mia conoscenza, ci ringraziò per aver badato alla figlia. Dopo aver abbracciato entrambi e avermi soffiato un piccolo bacio sulla guancia, Katie seguì la madre a casa, stringendo forte il cavallo di pezza che le avevo regalato.
"A domani!" ci urlò.
Una volta rientrati a casa mi lasciai cadere sul divano, esausta.
"Che giornata!" mormorai, tentando di sciogliere i muscoli tesi.
"Assurda!" confermò James, sedendosi accanto a me e allungando le gambe sul tavolino.
"Davvero?! Io pensavo che per te non fosse altro che un'altra tranquilla giornata comune" lo punzecchiai.
"Certo, come se ci fosse ancora qualcosa di comune nella mia vita da quando ti ho liberata da quella bottiglia!" mi rimbeccò lui.
"Oh avanti! Ammettilo che ora è molto più divertente!" lo sfidai, voltandomi per guardarlo in faccia.
"Divertente?" ripeté lui, scoccandomi un'occhiata scettica.
Risi. "Okay okay. Forse non è il termine appropriato. Che ne dici di interessante?" conciliai.
"Interessante" acconsentì dopo aver soppesato le mie parole per un po'.
"E sfiancante" aggiunse sottovoce.
"Hey! Ti ho sentito" dissi sferrandogli un pungo sul braccio. Lui mi bloccò la mano con la sua, con un movimento repentino. Era sorprendentemente grande rispetto alla mia.
"Andiamo, Scricciolo! Puoi fare di meglio" mi provocò lui, con un sorriso malizioso.
Avrei voluto rispondergli a tono, ma lui teneva ancora la mia mano stretta nella sua e i suoi occhi d'ambra mi trafiggevano. Il calore di quella presa mi annebbiò i pensieri. Battei le palpebre varie volte per impedirgli di vedere il cambiamento nei miei occhi.
"Ho fame" riuscii a mormorare infine, distogliendo la sguardo da lui.
"Ma certo!" rise lui, lasciandomi la mano. La pelle era ancora calda e formicolava dove lui l'aveva toccata.
"Se non ti va di cucinare posso provvedere io" proposi, mentre lui si alzava dal divano con un movimento fluido. In fondo anche per lui doveva essere stata una giornata dura.
"Sai cucinare?" chiese incuriosito, guardandomi dall'alto in basso.
Quasi scoppiai a ridere. "No per niente! Ma potrei..." feci un gesto con la mano, per spiegarmi.
"Ho capito!" mi interruppe lui, leggermente seccato "Non occorre"
"Ma se non ti va di cucinare non sei obbligato" provai a protestare. Di certo il cibo fatto apparire per magia non era buono come quello cucinato, ma per una sera non sarebbe stato certo un dramma.
"Non importa, davvero. Vorrà dire che sta sera scoprirai la magia del cibo surgelato" ribatté lui, riacquistando il sorriso.
Ignoravo del tutto il senso di quelle parole, ma l'espressione di James mi trattenne dall'insistere ulteriormente. Annuii, ricambiando il sorriso. Dopo aver accettato la mano che mi offriva per alzarmi dal divano, lo seguii in cucina.

"Ti aiuto!" mi offrii, vedendo James mettere i piatti nel lavello. Avevamo appena consumato una rapida cena a base di pasta al formaggio e bastoncini di pesce fritti. Non capii per quale motivo James fosse tanto contrario a quei cibi 'surgelati'. A me erano parsi davvero buoni e gustosi. Ma mi guardai bene dal farglielo notare. Non volevo certo ammaccare il suo orgoglio di grande cuoco!
James fece tanto d'occhi alla mia offerta, come se non si aspettasse che fossi seria. Che presuntuoso! Credeva di avere lui l'esclusiva della cortesia? Anch'io sapevo essere gentile.
Con un solo battito di ciglia sistemai tutti i piatti nella loro credenza, perfettamente lindi e puliti.
Lo guardai con un ghigno soddisfatto aspettandomi per lo meno un 'grazie', invece lo trovai che mi scoccava uno sguardo di rimprovero.
"Tu risolvi sempre tutto così?" mi chiese risentito.
Capii a cosa si stesse riferendo e lo guardai storto per un po', soppesando le sue parole. Era già assurdo che non volesse esprimere desideri, ma addirittura prendersela tanto per questi trucchetti. Avrebbe davvero dovuto superare questo suo problema con la magia un giorno o l'altro. Decisi che però quello non sarebbe stato il momento più adatto.
"Vuoi davvero discuterne ora?" gli chiesi fissandolo negli occhi.
"No" disse dopo averci riflettuto su. La sua espressione tornò calma e rilassata.
"Grazie" mormorai elargendogli un sorriso. Ero davvero distrutta e per nulla incline ad affrontare un argomento del genere proprio in quel momento.
"Credo che me ne andrò a letto" annunciai dopo poco.
"Ma come? Niente maratona di cartoni animati sta notte?" mi prese in giro James.
"Non oggi" risposi sbadigliando.
"Ginny..." mi chiamò lui prima che imboccassi le scale. Da quando mi chiamava per nome?
Mi voltai cautamente per ascoltare quello che volesse dirmi.
"Ho sentito prima, quando parlavi con Katie a proposito delle principesse..." cominciò con una nota di incertezza nella voce.
Lo fissai senza sapere dove volesse andare a parare. Avevo detto qualcosa di sbagliato? Ripassai velocemente la conversazione con la bambina in cerca di eventuali frasi inopportune, ma senza trovarne.
"Niente, volevo solo dirti che è stato bello quello che le hai detto. Katie è una bambina fantastica e molto vivace, ma a volte ha poca fiducia in se stessa. Sono sicuro che il tuo discorso le sia servito parecchio" mormorò infine.
Questa sembrava... decisamente una cosa carina. Riprendendomi dal momentaneo shock causato da quell'inaspettato complimento, abbozzai un sorriso.
"Le ho solo detto quello che pensavo davvero" mi schermii.
"Pensi che le principesse siano sopravvalutate?" mi domandò, allora con uno strano sorriso.
"Decisamente sì" confermai in un sussurro.
"Ne hai conosciute parecchie?" domandò, trafiggendomi con i suoi occhi d'ambra.
"Più di quelle che avrei voluto" ammisi, incapace di trattenermi. Quando mi guardava così intensamente avevo come l'impressione che avrei anche potuto confessargli tutti i miei segreti più oscuri. Distolsi lo sguardo un istante prima di lasciarmi sfuggire più di qualche sospiro.
"Come sei misteriosa" sussurrò lui facendosi sempre più vicino.
"Disse il ragazzo dalle mille sorprese" lo rimbeccai. Era decisamente troppo vicino.
"Sbaglio o si parlava di te?" disse rifiutandosi di lasciarsi distrarre.
"Di me?" chiesi fingendo ingenuità.
"Sì, di te e dei tuoi segreti" specificò.
Grandioso! Come eravamo arrivati ad un discorso simile? Uno dei miei padroni era curioso di conoscere me e i miei segreti e io ero tentata di rivelarglieli? Scossi la testa cercando di recuperare lucidità. Se non fossi stata del tutto convinta del profondo odio che James nutriva nei confronti della magia, avrei potuto credere che mi stesse facendo un incantesimo.
"Non c'è nulla da sapere" mormorai infine, facendo un passo indietro e liberandomi dalla presa del suo sguardo. James non sembrò affatto disposto ad arrendersi, ma non insisté ulteriormente. Dopo aver accennato una buonanotte mi avviai per le scale.
"Mi devi sempre un segreto, Scricciolo" mi ricordò lui a mo' di buonanotte.
Tentai di ignorarlo, ma le sue parole mi risuonarono in testa finché non caddi in un sonno agitato.

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