Stolt af at elske (in revisio...

By DeaAtena

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Ilka, una giovane appena diciottenne, è l'erede al trono d'Olanda. Ha appena compiuto gli anni e suo padre de... More

Prologo (revisionato)
Capitolo I (revisionato)
Capitolo II
Capitolo IV
Capitolo V
Capitolo VI
Avviso
Capitolo VII
Capitolo VIII
Capitolo IX
Capitolo X
Capitolo XI
Capitolo XII (EPILOGO)
Leggete!
Nuove copertine
Ho una domanda per voi
Novità
One-Shot

Capitolo III

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By DeaAtena

La puzza di muffa in quella taverna era davvero insopportabile e le pareti di legno umide e leggermente marce rendevano l' ambiente ancora più scadente e sgradevole.

Delle deboli fiammelle provenienti da delle lampade di pessima fattura posate su traballanti tavolini di legno, rischiaravano un poco l'ambiente, rendendolo meno angusto.

Il fumo proveniente dalle pipe e dai sigari lasciava nell' aria un odore sgradevole ed una lieve patina bianca e grigia di vapore aleggiava sopra le teste degli avventori.

Ciò che contraddistingueva quella bettola dalle altre, era la compagnia che si trovava lì dentro; a differenza delle altre presenti nella città, frequentate da pover uomini che cercavano di tirare sera,alleviando le sofferenze con una bella bottiglia di rum,quella, situata vicino al porto, era frequentata soltanto da tagliagole, da commercianti di prostitute e da un altra serie di individui che condividevano loschi affari.

Il fatto che quella sera li dentro fosse entrato un aristocratico, non cambiava assolutamente le cose.

Pareva che tutta la feccia di Copenaghen si fosse riunita tutta lì proprio al suo arrivo ed il fatto che in quel momento fosse circondato da buona parte di loro, non suscitava tanto interesse, come avrebbe dovuto.

I nobili, in quei posti, erano considerati solo come polli da spennare e quello pareva essere parecchio ricco.

Quello che tuttavia molti avventori ignoravano era il vero motivo per il quale quell' uomo era lì.

Diversi pensavano che avesse semplicemente sbagliato posto, tuttavia il ghigno maligno che quello mostrava sul viso faceva scomparire quelle poche domande che tutti si ponevano.

Quell' uomo, dall' aspetto ributtante, era seduto al tavolo con un ragazzo, mingherlino e magro come il più malato dei cani.

Nonostante l'aspetto, quel giovane, che non aveva più di venti anni, era conosciuto nell' ambiente come uno dei più abili assassini di Copenaghen; il fatto che proprio un nobile lo aveva interpellato suscitava la curiosità degli uomini seduti ai tavoli vicini al loro.

-Voglio un lavoro pulito, non deve rimanere nessuna traccia di quello che farete. Alla principessa non dovete torcere un capelli mentre del re, fatene pure quel che volete.- il tono maligno e rauco rendeva quelle parole ancora più agghiaccianti, ma per il giovane danese erano soltanto musica per le orecchie.

-Per quanto non mi stiano simpatici gli olandesi trovo che la vostra offerta sia davvero allettante e sarei uno sciocco a non accettarla. Quel che deve essere fatto, sarà fatto.- esordì il ragazzo che per tutto il tempo che l' altro aveva parlato, prima di fargli l' offerta, era rimasto in silenzio.

-Conto su di voi. Avete fama di essere uno dei più spietati assassini e spero vivamente di non sbagliarmi. Per quanto possano permettere le mie tasche, io mi sto cacciando in un guaio serio e se tutto non fila come dico io, rischio di finire col cappio al collo.- mentre parlava, con voce leggermente affannosa per il caldo che iniziava a provare lì dentro, estrasse un fazzoletto di morbida seta dal taschino del panciotto e con quello di deterse il sudore che colava sul suo viso rubizzo.

Sul volto del ragazzo comparve un lieve ghigno che mise subito in evidenza le gengive spoglie di denti e che fece deglutire rumorosamente l' uomo.

Per quanto non fosse un fifone ed avesse abbastanza coraggio, tanto da rivolgersi ad un individuo del genere, una lieve paura albergava comunque in lui.

-Il giorno dell' incoronazione della regina non mi troverete qui a Copenaghen, sarò già nella villa di campagna pronto a ricevere la principessa. Vi attenderò lì e solo quando vedrò la ragazza, riceverete il compenso che vi è stato promesso. Questi sono solo un assaggio di quello che riscuoterete.- con fare non curante il duca gettò sul tavolo una sacca di iuta, colma di monete tintinnanti.
Dopo avergli rivolto un cenno di assenso, il giovane assassino si alzò e dopo essersi intascato il malloppo si diresse, senza fretta, fuori da quella locanda maleodorante, inoltrandosi nel buio della notte.

* * *

Il giorno dopo, a palazzo reale si presentò una giovane, dai capelli ramati e gli occhi color antracite, dall' esile figura, che domandava lavoro.

-Sono stata mandata qui da sua eccellenza, il conte Møller, per iniziare il mio servizio come cameriere.- fece un lieve inchino quella, mostrando il suo strano sorriso al pavimento e porgendo una lettera che recava il sigillo del conte, al capo maggiordomo.

-Dunque, se é così, non mi resta che condurvi dentro e farvi immediatamente indossare il corredo necessario per il vostro lavoro.- gli spiegó l' uomo, dopo aver sommariamente letto quella lettera che raccomandava quella giovane come una brava ragazza adatta ad ogni genere di lavoro domestico e bisognosa di soldi per la sua famiglia.

-I vostri alloggi saranno insieme a tutti quelli degli altri camerieri, vicino alle cucine e alle cantine- proseguì il domestico, vestito nella sua splendida uniforme colorata, secondo i colori della corona.

Si incamminarono verso un lungo corridoio dove diversi uomini vestiti dell' armatura, facevano da guardia, immobili come delle statue.

Alle pareti erano appesi diversi quadri e tra di essi vi erano le enormi vetrate che caratterizzavano quel magnifico castello.

Numerosi mobili di legno scuro sorreggevano magnifici candelabri d' oro che ospitavano delle candide candele bianco latte, in quel momento spente.

Lungo tutto il passaggio vi era un tappeto, ricamato con motivi che richiamavano la natura di quel rigoglioso paese.

-Qui è dove starete fin che sarete al servizio di sua maestà.- gli disse l' uomo, non appena ebbero varcato la soglia di un portone di legno di noce, leggermente più piccolo degli altri.

Dopo avergli brevemente spiegato quali sarebbero stati i suoi compiti, l' uomo si dileguò, lasciando la ragazza da solo.
Ella, dopo essersi guardata in giro si diresse verso un armadio, che le era stato precedentemente indicato come quello delle divise; ne estrasse una,preparandosi per fare il suo dovere.

* * *

- Vi siete dimenticata del banchetto dell' altra sera- esordì Sten, quel pomeriggio mentre erano seduti nel salotto delle udienze, aspettando il padre della giovane.

-Ancora lo rammentate?- gli domandò stupita che quasi dopo una settimana di fosse ricordato di dirglielo.

- Quel giorno ero talmente spossata dal viaggio che non sono riuscita a rimanere sveglia. Sono sicura che voi siate stato capace di inventarvi una scusa per la mia assenza.- proseguì senza dargli il tempo di rispondere, accusandolo con velata disapprovazione, accennando al fatto di quanto poco consono fosse stato pensare che lei quella sera sarebbe potuta essere lucida e fresca per potersi presentare agli ospiti.

-In effetti ho dovuto farlo. Penso che sia stato stupido da parte mia organizzarlo, proprio per la sera del vostro arrivo.- ammise con aria colpevole, fissando la ragazza che si trovava poco lontano da lui.

-Non dubitate però che in futuro dovrete sempre essere presente- la rimbeccò, alludendo al suo ruolo di futura regina.

-Lo rammenterò. Non è mia abitudine dimenticarmi dei miei impegni- gli rispose piccata, voltandosi verso il portone della sala, che era appena stato aperto.

-Vostra maestà, il re d' Olanda attende- un delle guardie appostate davanti alla porta fece un lieve inchino, spostandosi su un lato e lasciando libero il passaggio al re ospite.

-Entrate- lo accolse il re danese, alzandosi dalla sedia ed andandogli incontro.

-Buon Pomeriggio figlia mia- salutò il sovrano accomodandosi al tavolo di fronte alla figlia e al futuro genero.

-Buon pomeriggio padre- lo salutò la ragazza, abbassando lievemente la testa in segno di rispetto.

-Vi ho fatto chiamare per informarvi che ho deciso quando io e vostra figlia ci uniremo in matrimonio.- avviò il discorso il giovane re, facendo scattare la testa della ragazza verso di se.

-Oh, molto bene- esclamò invece il padre, mostrandosi molto più contento della principessa.

-I miei genitori, che risiedono in un altro palazzo, convengono che sarebbe meglio che io e la principessa ci sposassimo al più presto; tutti si aspettano un erede entro la fine dell' anno- proseguì il suo discorso, avendo ormai la piena attenzione dei due.

-Suppongo che sia un idea splendida. Tutti sanno che la principessa è giunta qui come futura moglie del re e prima vi sposerete meglio sarà- rispose gaio il sovrano olandese, dando la piena approvazione di ciò.

-Il matrimonio si svolgerà ai primi di maggio, quando i fiori saranno già sbocciati. Esattamente un mese dopo
la mia sposa diventerà la nuova regina di Danimarca.- Sten osservava di sottecchi Ilka, divertiti dalle reazioni che suscitavano le sue parole.

Al di fuori di una delle porte della sala, delle orecchie birichine stavano udendo tutto e due occhietti sogghignavano malefici, ascoltando con attenzione tutte quelle preziose informazioni che avrebbero fruttato parecchio.


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Buongiorno a tutti!
Finalmente sono riuscita a finire il terzo capitolo, ho fatto davvero fatica a scriverlo.
Allora, vi è piaciuto? 😊
Io spero di si!
Penso che già abbiate colto diversi indizi ma per non togliervi la sorpresa vi dico già che non vi rivelerò nulla di nulla adesso. 😊
Quindi se volete sapere che succederà, votate e commentate, perché lo farete vero? 😊
A presto.

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