Narcissus.

By voraginee_

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Chicago era stata suddivisa in cinque gruppi,chiamate fazioni fra cui: Abneganti, Intrepidi,Eruditi,Candidi e... More

protagonists
chapter 1.
chapter 2.
chapter 3
chapter 4
chapter 5
chapter 6
chapter 7
chapter 8
chapter 9
chapter 10
chapter 11
chapter 12
chapter 13
chapter 14
chapter 15
chapter 16
chapter 17
chapter 18
chapter 19
chapter 20
chapter 21
chapter 22
chapter 23
chapter 24
chapter 25
chapter 26
chapter 27
chapter 28
chapter 29
chapter 30
chapter 31
chapter 32
Chapter 33
Chapter 34
Chapter 35
Chapter 36
Chapter 37
Chapter 38
Chapter 39
Chapter 40
Chapter 41
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Chapter 47
Chapter 48
Chapter 49
Chapter 50
Chapter 51
Chapter 52
Chapter 53
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Chapter 55
Chapter 56
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Chapter 58
Chapter 59
Chapter 60
Chapter 61
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Chapter 97
Chapter 98
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Chapter 100
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Chapter 108
Chapter 109
Chapter 110
chapter 84
Narcissus.

chapter 70

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By voraginee_

Mi guardai intorno,ero seduta su un tubo affianco a Quattro e guardai giù,eravamo sospesi nell'aria

« paura dell'altezza, non mi sorprende.»

«che vorresti dire?» chiese il ragazzo

«lo sapevo già...sai sulla ruota panoramica»

«ricordo,sì.»

« potremmo anche saltare,non è reale » proposi

« no. un divergente salterebbe, un intrepido raggiungerebbe quell'edificio» disse indicando alla sua sinistra
«  se vuoi evitare che ti scoprano devi fare tutto come lo farebbe un intrepido,trova un modo  per sopravvivere. »

E si avviò per mettersi in Salvo ed entrammo in una finestra posta alla fine del tubo
Appena toccammo il suolo,lo scenario cambiò.

«spazi chiusi» mi informò.

Non avevo paura dell'altezza, ma degli spazi stretti assolutamente si.

Ricordavo alla perfezione i giochi macabri di mia madre.
Mi comportavo male? Venivo rinchiusa nello sgabuzzino per ore.. giorni

Piangevo così tanto che gran parte delle volte perdevo i sensi e mi risvegliavo non sapendo neanche che ora fossero
Distinguevo i giorni dallo spiraglio di luce che entrava grazie alla serratura.
Era un vero e proprio inferno.

Mi mancò l'aria e mi guardai attorno,le pareti si stringevano man mano, odiavo trovarmi in situazioni come quelle, dopo anni non ero ancora abituata
La bambina chiusa nello sgabuzzino non si ribellava,perché non c'era nessuna via di uscita e doveva semplicemente adattarsi.

Ma in quel momento sapevo che non era Reale, un modo per uscire si trovava sempre.

«trova un modo per fermare le pareti e fa' in fretta»
«perfavore» aggiunse

Il mio sguardò scattó sulle viti arrugginite e cercai in tutti i modi di fermare la parete.

«fai Con calma eh, mi diverto in questa scatoletta che si restringe»

«fai il tonno e stai zitto Quattro» e cambiò nuovamente scenario.

Eravamo in una stanza vuota ma era immensa.
Al centro era seduta una ragazza e accanto a lei era posto un tavolino in legno con sopra una pistola
Mi domandavo quale fosse la sua paura questa volta.
Di cosa aveva paura?

La ragazza aveva dei capelli biondo chiaro e il suo sguardo era spento ma i suoi occhi erano di un grigio penetrante,era minuta ma indossava abiti normali non aveva un viso famigliare...allora spostai l'attenzione su Quattro che era visibilmente nervoso

Chissà cosa pensava in quel momento.

«chi è lei?» azzardai a due

«lei è una persona innocente  e devo ucciderla»
Quattro era un' abnegante
Lui,il forte e coraggioso Quattro.
Il ragazzo tenebroso che si mostrava altruista.

Rimasi sorpresa quando prese in mano la pistola,stava tremando
Lui che era stato addestrato,che avrebbe potuto essere un capo fazione perfetto
Che era in cima alla sua classifica aveva paura di premere un grilletto.

Mi guardò,mi stava mostrando il suo bambino interiore quanto soffriva
Che non era perfetto come tutti pensavano
Che era fragile e aveva il forte bisogno di essere protetto
Si mostrava così forte ma il suo bambino interiore piangeva.
Perché magari,la vita era stata ingiusta anche con lui.

«non ci riuscirei mai, se non guardassi dall'altra parte» e liberò il colpo guardando da un'altra direzione.

«l'ultima sarà la peggiore,vive nella parte più profonda della mente.
Odio mostrartelo ma capirai cosi tante cose dopo questo scenario»

«dove siamo?» domandai

«nella cantina della mia vecchia casa»

Da una porta entrò un uomo che si mise dinanzi a noi e si sfiló dai suoi pantaloni grigi la cinta.

Abnegante.
«lui sarebbe?»

«quello che non considero più un padre»

Non. Padre.

Improvvisamente la mia mente vagò nei ricordi quando tris ne parlava con Christina di un certo marcus che picchiava suo figlio.
Era suo padre,lo picchiava e Quattro mi capiva perché aveva vissuto nella mia stessa situazione.

L'uomo di sdoppiò e in ogni lato ci fu una figura irreale di Marcus con una cinta alla mano

« tobias » la voce era rauca e profonda
«lo faccio per il tuo bene»

Menzogne.
Tutti dicevan cosi,anche mia madre che prontamente dopo avermi ferito mi sussurrava "ti voglio bene,lo sai amore di mamma questo,vero?non volevo farlo,mi dispiace non ricapiterà più se farai la brava. Ormai hai capita la lezione"

Succedeva sempre.

Le persone così non erano da considerare genitori, non potevano amare un figlio ma neanche loro stessi
Mi chiedevo che cosa gli spingeva a provocare del male al loro stesso sangue.
Eravamo figli.

Al suono della cinta che sbatteva contro il palmo della mano, Quattro.. ovvero tobias iniziò a tremare e institivamente la mia mano cercò disperatamente la sua.

Come per comunicargli 'ho paura anch'io,ma superiamolo insieme questo e tutto quello che verrà'

L'uomo  scattó ci venne addosso e mi misi dinanzi a Quattro per evitare di ferirlo con la cinta
Essa mi prese il polso che incominciò a bruciare.
Quattro mi spinse dietro di lui e sferrò un pugno sullo zigomo dell'uomo e tutti gli altri seguivano le sue mosse
Si accasiarono a terra dopo un calcio delle costole e la simulazione finì.

Ma ne restai traumatizzata.

Osservai il mio polso,non aveva nessuna ferita ma era come se fra gli strati di pelle ci fosse una lacerazione
Ma non era la realtà,  era una simulazione.

«nemesi» Quattro si affrettò ad avvicinarsi e mi iniziò ad accarezzare la guancia dove una lacrima solcó il mio viso.

Era tobias,non Quattro
Quattro...come Quattro paure.
Solo Quattro.

«stai bene?» domandò preoccupato

«e tu?»

«starò bene sapendo che tu stai bene»

«la stessa cosa vale per me,lo sai»

«ti prometto..che staremo bene» e mi baciò la fronte

«oh qua- Tobias..» dissi dolcemente

«che bello risentire il mio nome dopo tanto tempo che nessuno lo pronunciava.. sopratutto da te, è musica per le mie orecchie»

«siamo più simili di quanto pensassi..la cosa ci rende più uniti»

«so che nessuno può capire meglio di te quello che ho passato e viceversa.
Volevo mostrartelo da tempo e dirtelo,ma non sapevo quando fosse il momento adatto»

«meritiamo di essere felici, di vivere senza pensieri che ci riportano al passato»

«a me basta che ci sia tu,nemesi con te.
Amami e sarò felice,tu e solo tu »

«ma io ti amo già Tobias»

N/A
Dai... questi due avevano bisogno un po' di dolcezza,voi che ne pensate?
Due anime ferite riuscirebbero ad amarsi?

-10 alla seconda parte ♥️

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