Stolt af at elske (in revisio...

By DeaAtena

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Ilka, una giovane appena diciottenne, è l'erede al trono d'Olanda. Ha appena compiuto gli anni e suo padre de... More

Prologo (revisionato)
Capitolo I (revisionato)
Capitolo III
Capitolo IV
Capitolo V
Capitolo VI
Avviso
Capitolo VII
Capitolo VIII
Capitolo IX
Capitolo X
Capitolo XI
Capitolo XII (EPILOGO)
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Capitolo II

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By DeaAtena

- Non sono ancora vostra moglie, quindi finché non saremo uniti in matrimonio non avete alcun permesso di potermi toccare- La principessa cercò in tutti i modi di sciogliersi dalla ferrea presa del sovrano, che la teneva stretta contro il suo ampio petto.

- Non ho la minima intenzione di farvi allontanare più di tanto da me. Vi conosco si da bambino e mi siete sempre piaciuta. È da quando sono venuto a conoscenza del ruolo che mi spettava come futuro re che desidero farvi la regina del mio regno, ed ora che siete qui e siete finalmente mia, non vi lascerò più.- le poggiò il mento contro la spalla, facendole percepire il suo respiro caldo sulla sua candida pelle, provocandone infiniti brividi, che la irritarono notevolmente.

-Non ho ancora accettato questo matrimonio e finché mio padre resterà a palazzo farò in modo da convincerlo a riportarmi a casa con se.-

Inaspettatamente il re rise, facendola indisporre maggiormente.

-Come vi ho già detto, è da tempo che desidero farvi mia sposa ed uno dei miei primi ordini da nuovo sovrano è stato quello di farvi avvisare delle nozze. Quindi nemmeno vostro padre può opporsi. Se vi portasse via da me sarei in grado di scatenare una guerra- sussurrò quelle parole con tranquillità, nel suo piccolo e carnoso orecchio, come se quella minaccia fosse assolutamente in grado di attuarla.

-Non osereste mai- sibiló la giovane, provando istintivamente collera per il re.

-Non mi conoscete abbastanza per sapere che quello che dico sono capace di metterlo in atto.- se la rigirò tra le braccia, rivolgendole uno sguardo sorridente.

-Ora andate a riposare, dopo questo lungo viaggio sarete stanca. Ci vedremo questa sera al banchetto che si terrà in vostro onore per presentarvi alla nobiltà danese. Domani mattina andremo invece in visita alla città, dove conoscerete il popolo.- non le diede nemmeno il tempo di rispondere, che la condusse verso una delle cameriere che aveva fatto arrivare precedentemente nella sala.

-Scortala nei suoi nuovi appartamenti e occupati del suo benessere.- le ordinò il sovrano, sospingendo verso di lei la sua futura moglie.

-Come ordinate, Mio sovrano- rispose ella, facendo un composta riverenza all' indirizzo dei due.

- Seguitemi,Vostra grazia. Mi occuperò di voi.- la cameriera le fece cenno di seguirla verso una porta poco lontano dal trono, dove il re si era nuovamente accomodato.

Le due donne sbucarono in un lungo corridoio, simile a quello che avevano percorso in precedenza, ma che sembrava portare da tutt' altra parte.

A differenza del precedente, il corridoio che stavano percorrendo era illuminato da un' infinità di finestre che davano sull' immenso giardino ed al posto dei quadri, alle pareti vi erano stati appesi degli enormi specchi dalle cornici dorate.

Quelli contribuivano a rischiarare l' ambiente ed a renderlo maggiormente ampio.

-Quest' ala del palazzo è riservata alle vostre altezze- parlò dopo qualche minuto la ragazza, che doveva essere poco più grande di lei, fugando ogni suo dubbio.

Ilka suppose che infondo a quel passaggio ci fossero le loro stanze, dove lei avrebbe potuto riposarsi come conveniva.

Come aveva supposto infondo all' androne si trovava proprio una porta a due ante che doveva condurre ai loro appartamenti.

Non appena vi entrò scopri che da essa si accedeva ad un altro dedalo di scale.

Quel posto era immenso e lei temeva di non riuscire a districarsi li dentro; troppe porte, troppe scale e troppi corridoi. In confronto il suo castello in Olanda, per quanto magnifico ed immenso fosse, sembrava un umile magione di campagna.

Dopo un infinita rampa di scale dove la principessa temette seriamente di per un infinità di volte di perdere l' equilibrio a causa dell' ingombrante vestito, riuscirono finalmente ad arrivare agli alloggi reali.

Si fermarono davanti a tre porte, dopo aver percorso un andito estremamente lungo colmo di porte, rigorosamente chiuse.

-Questa porta, principessa- incominciò la ragazza, accennando all' uscio di fronte a loro- conduce negli appartamenti di sua altezza, il re.

- Questa invece- ed indicó la porta alla sua sinistra- è quella che vi è stata destinata prima che diventiate regina-

-E quella- proseguì, indicando la porta alla sua destra- è la stanza dove alloggerà il futuro erede al trono.

A quell' ultima frasi la giovane si sentì impallidire; era appena arrivata e già era stato tutto preparato per ospitare il rampollo che lei avrebbe dovuto concepire nel suo ventre.

Senza pronunciare altre parole la giovane domestica spalanco le porte dei suoi appartamenti e la invitò ad entrarci.

La bionda varcò la soglia e per un attimo rimase immobile dove si trovava, incapace di pronunciare ciò che le frullava nella testa in quell' istante.

La stanza dove era stata condotta era veramente magnifica, arredata con colori chiari, tra i quali spiccava uno splendido azzurro pastello.

Addossato ad una parete vi era un enorme letto a baldacchino, foderato da lenzuola color cielo e da guanciali che sembravano morbidi e soffici.

Accanto ad esso, da entrambi i lati, vi erano due comodini che parevano riflettere lo stile di un epoca precedente a quella, illuminati dalla luce di due lampade a olio.

Dall' altra parte della stanza vi era un salottino accogliente composto da poltrone e da divani di una tonalità più scura rispetto a quella del suo giaciglio.

Davanti a quello vi era un caminetto di pietra, che in quella stagione rimaneva accuratamente spento.

Un enorme vetrata illuminava tutta la stanza, che si apriva su un balcone immenso fatto di colonnine in stile greco che davano su una parte riservata dell' enorme parco del castello.

Da lì si poteva vedere l' enorme fontana, circondata da innumerevoli piante potate e sagomate a forma di animali.

Poco lontano vi era un gazebo bianco, adornato da magnifiche rose color sangue.

-Di sicuro gradirete fare un bagno dopo questo viaggio, vostra altezza. Dovete essere molto spossata ed un bel po' di acqua calda penso che possa rilassare le vostre membra.-

La voce allegra e gioviale della cameriera la riscosse da quella visione, facendole ricordare che in quella stanza era presente anche un altra persona oltre a lei.

-Sarebbe davvero magnifico- le rispose la giovane olandese voltandosi verso di lei e ricambiando il suo sorriso.

-Venite con me allora, vi mostro il vostro bagno. -

La condusse oltre il piccolo soggiorno, dirigendosi verso una porta che in precedenza Ilka non aveva notato.

Quando anche questa si aprì, sul viso della ragazza ricomparve l' espressione che l' aveva colta quando era entrata li dentro.

Quel bagno era semplicemente magnifico.

Era stato affrescato dai migliori pittori presenti alla corte danese ed ognuno di essi rappresentava dolci e soavi figure di donzelle, coperte solo da bianchi pepli.

Qualcuno avrebbe potuto considerarli volgari e inadatti a quel luogo, ma la principessa li trovava semplicemente spettacolari e pieni di grazia e sensualità, una dote a lei estranea.

Al centro del bagno vi era un enorme vasca bianca, sostenuta da deliziosi piedini d' oro raffiguranti dei leoni stilizzati, simbolo del potere danese.

Di fronte ad essa vi era un ripiano di marmo ambrato semicircolare, su cui erano posate diverse boccette e nastri, che la giovane presuppose fossero destinati ad acconciarle i capelli. Sopra di esso, avevano appeso un altro specchio rivolto leggermente verso l' alto, in modo tale che lei avrebbe potuto osservarsi solo il viso e le spalle.

Non era consono infatti per una signorina del suo calibro osservare le sue nudità, senza un minimo di pudore.

Sentì alle sue spalle la vasca riempirsi di acqua calda e fu felice di potersi finalmente liberare da quegli abiti che le stavano rendendo impossibile ogni movimento.

Quando uscì, dopo essersi piacevolmente scaldata, si stese sul letto infilandosi la semplice camiciola che le aveva preparato la cameriera, senza aggiungere nessun che.

Era consapevole di essere al limite della decenza, ma il viaggio l' aveva spossata e lei non si sentiva per niente in vena di indossare stupidi trini e pizzi che nel sonno le avrebbero dato solo fastidio.

Si addormentò in un istante, completamente dimentica di ciò che le avrebbe riservato l' indomani.

La mattina dopo venne svegliata dall' allegro cinguettare della voce della sua cameriera, che la sera prima aveva scoperto si chiamasse Else.

-Svegliatevi principessa, il sole spende, gli uccellini cantano e voi dovete recarvi in città con il nostro re.-

A quelle parole la piccola Ilka si destò a sedere; se ne era completamente dimenticata. Il giorno prima si era addormentata quando il sole non era ancora calato è da allora aveva dormito un sonno profondo fino a quella mattina.

Non si era quindi presentata a cena e non aveva avuto modo di parlare ancora con suo padre riguardo la questione del matrimonio.

Le sfuggì un gemito di esasperazione, non sapeva quanto suo padre si sarebbe trattenuto e voleva convincerlo ad ogni costo.

-Ora vi preparo un bel bagno- le disse la cameriera, distogliendola un altra volta dai suoi intricati pensieri.

Mentre lei provvedeva nuovamente a rilassarsi, rinchiusa nel suo bagno, bussarono alla porta della sua stanza.

Quando vi ritornó vide che sul suo letto era stata poggiata una scatola dalle considerevoli dimensioni.

Al suo interno vi era uno splendido abito color lillà,intrecciato sul corpetto da fili di tulle color pervinca.

La gonna era ampia e copriva abbondantemente le caviglie; le maniche erano lunghe e nascondevano alla vista le braccia esili e bianche della principessa.

Ai piedi avrebbe indossato delle semplici scarpette dello stesso colore del vestito. Trovò inoltre dei nastri viola, che le sarebbero serviti per creare un acconciatura.

Soltanto quando estrasse il corredo dalla scatola e lo depose sul letto, si accorse di un bigliettino che era scivolato fuori, ed ora si trovava ai suoi piedi.

Curiosa si abbassò e dopo averlo afferrato tra il pollice e l'indice, si decide ad aprirlo per svelarne il contenuto.

-Mia cara sposa ho ritenuto consono mandarvi un abito per la nostra prima uscita in pubblico. L' ho scelto personalmente, perché si adatta perfettamente all' incarnato della vostra pelle.
Non dubito che con questo indosso sarete splendida.
Vostro, Sten.-

La giovane si permise di sbuffare; ancora non erano sposati ed il sovrano si permetteva già di adularla ed ingraziarsela con preziosi e costosi doni, ma se pensava che dopo questo lei lo avrebbe accettato, si sbagliava di grosso.

Decise di accantonare quell' abito e di dirigersi verso un' armadio, dove vide con piacere, che i suoi abiti erano già stati sistemati.

Ne scelse uno giallo canarino e vi abbino uno dei suoi amati cappellini dello stesso colore.

Quando il sovrano la vide scendere le scale il primo pensiero che attraversò la sua mente fu:

-Quello non è l' abito che le ho fatto confezionare-

E decisamente non lo poteva essere.

Il colore era esattamente l' opposto ed il cappellino nel suo corredo non era presente.

Così quando lo raggiunse, decise di farglielo notare.

-Dolcissima moglie, perché non avete indossato ciò che vi ho fatto preparare?- le rivolse un sorriso, un tantino melenso, a detta della giovane, che la fece irritare.

Che cosa aveva sempre da sorridere?
-Smettetela di appellarmi in quella maniera, mi da fastidio e poi non sono vostra moglie, ve lo volete mettere in testa?- gli rivolse un occhiataccia, tentando di far scomparire con quella, l' espressione sul viso dell' altro.

Ivano.

-Inoltre, trovo che i miei vestiti non abbiano nulla che non va, quindi ho semplicemente accantonato il vostro ed ho indossato il mio- proseguì, sistemandosi meglio il cappellino sulla nuca.

Sten, trattenne il riso che gli stava nascendo in gola. Quella giovane principessa aveva fegato e le sue risposte taglienti lo facevano divertire invece che irritare, tuttavia decise di risponderle a tono.

-Lo trovo un gesto privo di cortesia, la mia voleva solo essere gentilezza-

Ilka sventolò la mano davanti a se, come se stesse scacciando una mosca fastidiosa.

Senza voltarsi ancora verso di lui si diresse verso lo spiazzo d' ingresso, dove la carrozza coperta ed una cospicua scorta di soldati, li attendevano.

Quando giunsero in città la trovarono parecchio affollata, evidentemente si erano accorti in molti del corteo reale che stava arrivando.

Ilka ebbe modo di osservare, dal grande finestrino sul suo lato la folla che si stava riunendo ai lati della strada, prorompendo in urla di giubilo verso il loro e la futura regina.

I due salutavano allegri la folla, ignari di due occhi che li osservavano maligni dalla finestra buia di una taverna sulla strada principale.

________________________
Eccomi qui con il secondo capitolo della storia, direi decisamente più lungo degli altri due.
Come vi è sembrato?
Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno votato e commentato fino ad ora.
Se volete il prossimo capitolo, votate e commentate, perché lo farete vero? 😊😜😊
A presto. 👋🏻👋🏻

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