Come un Girasole

By _comewhatmay

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Louis si trasferisce a Londra per cominciare una nuova vita, grazie all'appoggio del suo amico Zayn che ci vi... More

Manchi solo tu
Il mondo è piccolo
Ti aspetto a casa
Super papà
Il ragazzo del G-A-Y Late
Devi solo dirmi sì
Rimani
Salvami
Ad occhi aperti
Ops, che sbadato
Giù il sipario
Già mi manchi
Camera 206
È quello che è
Fuori controllo
Confidenze
Buio
Lasciare andare
Next stop
Mi porti a casa?
Passi da gigante
Tu lo vuoi?
VERSIONE CARTACEA

Epilogo

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By _comewhatmay

5 anni dopo


Louis vuole lanciarsi dal finestrino. Davvero. Ci sta pensando seriamente, mentre ascolta Harry e Micol cantare a squarciagola la canzone di Ed Sheeran che stanno passando alla radio. E lo sa, capisce benissimo che Perfect è una canzone troppo bella che non si può non cantare a squarciagola, ma non erano questi i patti quando le ha offerto un passaggio a scuola. Avrebbero dovuto ripetere insieme durante il tragitto, dal momento che Micol ha un'interrogazione alla prima ora e la sua carenza in storia non è andata via neanche con il passare degli anni.

"Mic, te lo ripeto per l'ennesima volta-"

"Ssh" lo ammonisce Harry, tra una strofa finale e l'altra.

"Hai rovinato la poesia" si lamenta Micol, quando finalmente la canzone finisce. "Non puoi interromperci mentre cantiamo Sheeran, Louis. Quante volte te lo dobbiamo dire?"

"Sì anche tuo padre non mi è mai molto d'aiuto" lo ammonisce Louis, lanciandogli un'occhiataccia. "Ha una verifica, Haz. Quando la smetterai di essere più bambino di lei?"

"Era Ed Sheeran" mormora Harry, non sapendo cos'altro dire.

"Mi sembra una giustificazione valida" aggiunge Micol, con fare convincente.

"La più valida del mondo" conclude Harry, tirando fuori uno dei sorrisi più belli del suo intero repertorio. Louis gli lancia un'altra occhiataccia, ma non ha comunque il tempo di dire qualcosa o provare a recuperare questo tempo che hanno perso perché sono arrivati a scuola.

"Facci sapere appena finita l'interrogazione, mi raccomando" la prega Louis, mentre Micol si sporge dai sedili posteriori per dare un bacio sulla guancia sia a lui che ad Harry.

"Solo se va bene. Ciao belli!" li saluta in fretta, scendendo dalla macchina e chiudendo lo sportello.

Harry si lascia andare ad un sorriso divertito, mentre la guarda attraversare la strada e dirigersi verso la sua scuola. E si perde. Più il tempo passa e più Micol diventa sempre più bella e lui è innamorato pazzamente di sua figlia. "Guardala, Louis. Guarda quanto è bella. E quanto è intelligente, la vedi? Le daranno sicuramente un Nobel tra qualche anno. Le ragazze alla sua età si perdono e lei invece no, è sempre rimasta con la testa sulle spalle, ha buoni voti a scuola e... chi diavolo è quello lì?" sbotta all'improvviso, quando vede la sua bambina avvicinarsi ad un tipo che sta poggiato contro una moto decisamente troppo grande e baciarlo sulla guancia. Baciarlo sulla guancia in un modo che sa tanto di: mio padre è ancora nei paraggi e posso fare solo questo.

"Oh mio Dio, è lui" mormora Louis, affrettandosi subito a mettere in moto prima che Harry scenda dalla macchina e faccia qualche stronzata. E infatti le sente, le proteste di suo marito, mentre fa il giro della scuola e ferma la macchina in un posto più isolato e soprattutto lontano dalla visione di sua figlia insieme ad un ragazzo. "Harry, calmati subito" gli dice, slacciandosi la cintura e voltandosi completamente verso di lui.

"Louis, era con un ragazzo. Con un teppista. Perché non dici niente? Sono anni che temevi questo giorno anche peggio di me e adesso stai zitto? Oh mio dio, tu lo sapevi" mormora Harry tutto d'un fiato, con gli occhi sgranati per l'orrore come se avesse appena visto uno scarafaggio sulla propria coscia. In questo caso lo scarafaggio è il teppista di Micol e lui sarebbe anche più che felice di schiacciarlo.

"Lo sapevo" conferma Louis, sperando che Harry lo faccia almeno finire di parlare prima di ammazzarlo. "Me lo ha detto ieri sera mentre l'aiutavo a studiare. Il teppista si chiama Luke e l'ha baciata ieri mattina, Haz. Per questo era con la testa tra le nuvole."

"Sto per avere un infarto" sussurra Harry, portandosi una mano sul cuore. "In che senso l'ha baciata. Ma con la bocca?"

"Harry, come baci me di solito?" gli chiede dolcemente Louis, cercando di rendergli la pillola più dolce.

"Con la lingua, Louis! Io ti bacio con la lingua!" esclama Harry, inorridito e ok, forse riportare un esempio di loro due che sono come due conigli perennemente in calore non è stata una buonissima idea. "E facciamo anche sesso. Tanto sesso. Ieri abbiamo fatto sesso nel tuo ufficio e dopo cinque minuti è arrivato il piccolo David per la terapia-"

"Harry, Micol non fa sesso!" esclama Louis, cercando di farlo stare un attimo zitto. "Solo che ha quattordici anni e sta cominciando a fare le sue esperienze. E Luke le piace tanto, come a me a quattordici anni piaceva Gabriel della lezione di chimica che aveva la moto, la giacca di pelle e i tatuaggi."

"Oh che bello, sembra che tu e mia figlia abbiate gli stessi gusti" mormora Harry con fare sarcastico.

"Non abbiamo gli stessi gusti, ero io che avevo la sua stessa età" cerca di fargli capire Louis, prima di lasciarsi andare ad un grosso sospiro e posargli la mano sulla gamba. "Amore, ti prego, cerca di tranquillizzarti e non fare che quando torna a casa stasera le urli contro. Tua figlia è più testarda di te e finirete soltanto per litigare furiosamente e chiudervi rispettivamente nelle vostre stanze e lo sai, sai benissimo che è così che andrebbe a finire. E ti ricordo che metterle i bastoni tra le ruote non le farà smettere di vedere quel tipo, anzi. La spingerà sempre di più a cercarlo."

"...È troppo presto, Lou" Harry, sentendosi come se avesse un macigno sulle spalle. "Lei è la mia bambina, capisci? Non sono pronto a dividerla con qualcun altro. Tanto meno con quel teppista che, a proposito, quanti anni ha?"

"Sedici" risponde Louis, sperando che Harry non ricominci ad urlare solo per questo. "Ti prego, stai sereno. Micol con me ci parla tantissimo, lo sai, la tengo io sotto controllo. Poi, quando si sentirà pronta, verrà lei a parlare con te. Lo sai com'è fatta. È sempre... è sempre lei, Haz. Sta semplicemente crescendo. Tutto qua."

"Semplicemente, sì" mormora Harry, poggiando la testa contro la spalla del marito. Louis sorride, lasciandogli una carezza distratta tra i capelli e sollevandogli il mento per baciarlo.

"Sappi che non smetto di baciarti fino a quando non ti sarà passata la tristezza" gli sussurra Louis contro le labbra, come se gli stesse confidando un importantissimo segreto. Harry si ritrova a sorridere contro le sue labbra e gli strappa via ancora un altro bacio.

"Sto bene, giuro. Possiamo andare" gli dice e Louis lo guarda negli occhi per un po', per accertarsi che sia sincero, prima di baciargli la fronte e tirarsi indietro per rimettersi a guidare. Accompagna Harry a lavoro, gli promette di scrivergli appena può e dopo averlo lasciato in ufficio si avvia finalmente verso il lavoro.

Sono stati cinque anni tutti così e a qualcuno questa routine potrebbe stancare, ma a lui no. Perché con Harry e Micol è impossibile annoiarsi. Sono stati cinque anni particolari, in cui si è scoperto essere più forte di loro. In cui ha avuto la certezza che Harry diceva sul serio riguardo a quel "fragile" scritto sul pacchetto che ha sposato, perché è vero.

Harry e Micol sono identici, sia fisicamente che caratterialmente. Capelli castani, occhi verdi come il mare e la testa dura come il marmo. Sono due testardi, tutti e due e amano il fatto che alla gente sembrino due duri, ma non lo sono. Dietro quella corazza che si portano addosso, celano un cuore talmente grande che fa davvero fatica a nascondersi. E Louis è pazzo di loro, completamente. E ama, ama alla follia quello che hanno costruito in questi sette anni che hanno passato assieme.

Ama quando la sera si mettono tutti e tre davanti alla televisione a litigare per che cosa guardare, perché nessuno di loro ha intenzione di cambiare stanza e starsene da solo. Ama quando cucinano insieme, ama il calendario che hanno messo sul frigorifero con i turni per lavare i piatti e le altre faccende domestiche, ama aiutare Micol a studiare e ascoltarla poi sfogarsi sulla sua vita perché è un'adolescente e sa che le serve tanto, perché spesso gli adolescenti tendono a chiudersi, lasciare fuori i genitori e combattere le loro guerre da soli senza mai parlare con nessuno. Quindi ama pensare, che nel suo piccolo, possa esserle d'aiuto. E odia un sacco quando Harry e Micol litigano, perché si dicono tante cose brutte e poi ci stanno male da morire e poi puntualmente si ritrova a consolare Micol, e poi Harry, prima di trovare il modo per farli parlare e fare pace. Ma allo stesso tempo ama il fatto che quando loro litighino debba stare accanto a tutti e due, che quando siano lui e Micol a litigare sia Harry a fare lo stesso per entrambi e che quando invece siano lui e Harry a farlo, Micol si faccia in quattro per aiutarli a fare pace. Hanno trovato un equilibrio perfetto e sì, saranno un po' casinisti e incasinati, un po' pazzi, ma alla fine è questa la loro idea di famiglia. E sono felici. Lo sono davvero.

Tra tutte queste cose, Louis ha addirittura trovato il tempo di fare carriera. Sono passati pochi mesi da quando è finalmente riuscito ad aprirsi uno studio tutto suo, e ama, ama follemente il suo lavoro. Ama stare a contatto con i bambini, con le loro storie, ama leggere i loro disegni, i loro pensieri, le loro vite. La psicologia dei bambini è fragile quanto affascinante e nel caso non fosse stato sottolineato, Louis Tomlinson ama tantissimo il lavoro che ha scelto.

Lo ama così tanto che da un po' di tempo a questa parte, nel tempo libero, va a fare visita anche ai bambini che purtroppo non hanno né una madre, né un padre né una famiglia in generale che li possa amare ed accudire. Nessuno dei suoi colleghi è disposto a fare una cosa del genere gratis, ma lui lo fa con piacere. Alla fine si tratta solo di passare un po' di tempo con loro, di parlarci, magari fare anche qualcosa per aiutarli a divertirsi.

Ed è proprio una delle suore dell'istituto a chiamarlo, quando è quasi arrivato in ufficio. E prova una bruttissima sensazione mentre risponde alla chiamata.

"Louis, ciao tesoro, scusa se ti disturbo... si tratta di Oliver."

Ed è così che Louis si ritrova a telefonare la sua segretaria e a chiederle di spostare tutti i suoi appuntamenti a più tardi, perché c'è un bambino che ha urgentemente bisogno di un suo abbraccio.


Louis ha conosciuto Oliver un anno e mezzo fa, la prima volta che ha messo piede in istituto. E si dice in giro che sia stato di grande aiuto per tutti quei bambini, ma si rende conto di esserlo stato per la maggior parte delle volte soprattutto per lui.

La prima volta che lo ha visto, Oliver era un bambino strano. Non aveva ancora quattro anni e si isolava da tutti gli altri suoi amici, se ne stava in un angolo a sfogliare le pagine di un libro di disegni con fare distratto. Tra tutti è stato di più quello che ha avuto sul serio bisogno di un aiuto da parte di uno specialista, ma era davvero troppo piccolo e Louis è stato l'unico ad accorgersene.

Oliver ha perso i suoi genitori in un incidente stradale, non ha nonni, non ha parenti e così si è ritrovato solo da un giorno all'altro. Il cambiamento è stato traumatico per lui. Adesso è passato diverso tempo da quando Louis si occupa di lui e deve dire che è migliorato, adesso è un meraviglioso e gentile bambino di cinque anni che di tanto in tanto ci gioca pure con gli altri bambini e cosa non meno importante... si è affezionato tantissimo a lui.

Ogni volta che Louis va in istituto se lo ritrova seduto sulle ginocchia, a ridere e a raccontargli cose riguardo agli altri bambini nella stanza. E anche Louis si è affezionato a lui e ogni tanto ha il bisogno fisico di andare da lui e vedere le sue guance paffute, i suoi capelli e i suoi occhi chiari, il suo sorriso raro tanto quanto straordinario.

Però capitano anche momenti come questi. Momenti in cui Oliver si chiude di nuovo in se stesso, nella sua tristezza, nei suoi ricordi sempre più sbiaditi e che lasci fuori tutto il resto del mondo. Tutto il resto del mondo, tranne lui.

Arriva in istituto dieci minuti dopo la chiamata. Si ritrova a correre tra i corridoi e si ferma solo quando vede Suor Ilaria andargli incontro, con uno sguardo che non promette niente di buono. "Louis, sei qui. Vieni, seguimi" gli dice, ricominciando a camminare con passo veloce. "Si è svegliato così stamattina. Lo sai com'è fatto, di solito si chiude e forse è così anche stavolta ma sta avendo una vera e propria crisi, Louis. E piange, urla e prova a ribellarsi e tu lo sai, non lo ha mai fatto ma tra le urla continuava a ripetere il tuo nome quindi abbiamo pensato di chiamarti. Scusaci."

"Avete fatto benissimo" risponde Louis senza alcuna esitazione e finalmente arrivano alla stanza di Oliver. La suora ha a malapena il tempo di aprire la porta che Louis si fionda all'interno, dove Oliver è circondato da un paio di volontari che sembrino non avere la più pallida idea di come fare a farlo stare fermo un attimo. E Louis sente il cuore farsi più pesante quando vede Oliver, il suo piccolo Oliver, seduto in mezzo al letto che piange e scaccia via tutte le mani che di tanto in tanto provano a sfiorarlo.

"Spostatevi, ci penso io" dice con decisione agli altri due uomini, per poi salire sul letto e prendere con decisione Oliver tra le sue braccia.

"Louis, Lou" continua a ripetere Oliver, accucciandosi contro il suo petto e Louis lo stringe così forte che Oliver in poco più di un minuto smette di tremare, l'agitazione gli scivola via e finalmente comincia pian piano a calmarsi.

Tutte le persone nella stanza capiscono di non servire a nulla al momento così decidono di lasciarli soli, chiudono la porta e Louis rimane con Oliver almeno per un'ora. A sussurrargli parole di conforto fino ad arrivare a farlo addirittura ridere poco prima di andar via.

Louis ama il suo lavoro. Di solito.

Louis oggi è tornato ad amarlo solo quando ha visto Oliver sorridere di nuovo.


***

Sono le sette quando Louis riesce finalmente a tornare a casa. Spostare gli appuntamenti di qualche ora lo ha costretto a stare in ufficio fino alle sei e mezza ma va bene, le emergenze capitano spesso con il suo lavoro e ci è abituato, ma stasera si sente un po' più stanco del solito. Come se si sentisse sulle spalle tutto il peso del mondo.

"Ragazzi, sono tornato" dice mentre si chiude la porta alle spalle, ma stranamente la casa stasera è più silenziosa del solito. Anche se c'è un profumino nell'aria davvero invitante.

"Sono in cucina!" esclama Harry a gran voce ed è lì che Louis si dirige, subito dopo essersi tolto la giacca. Vede Harry intento ad armeggiare vicino ai fornelli e lo abbraccia da dietro, lasciandogli un dolce bacio sulla spalla. "Per adesso ci sono solo io, Micol è uscita oggi pomeriggio con Zoe e non è ancora tornata" gli dice Harry, posando la mano sulla sua. Uno dei loro tanti gesti alternativi per salutarsi quando si rivedono.

Louis annuisce a malapena, lasciandolo andare e andandosi a sedere sul mobile accanto alla cucina. Harry sembra essere contento di averlo qui, infatti sfoggia il sorriso migliore del suo repertorio mentre prende un po' di sugo con il mestolo e lo porta alla sua bocca. "Assaggia. Com'è?"

"Buono" sospira Louis e appena Harry riposa il mestolo dov'era prima, si ritrova le braccia di suo marito attorno ai fianchi intento a tirarlo dalla sua parte. Ed è in questo momento, mentre vede Louis poggiare la fronte contro la sua spalla, che capisce che c'è qualcosa che non va.

"Ehi, piccolo" sussurra dolcemente, prendendogli il viso tra le mani e guardandolo negli occhi. "Domani faccio cucinare te se ci tieni così tanto."

La butta sullo scherzo perché tra di loro è così, soprattutto quando Louis torna da lavoro e ha questi occhi. Questi occhi che negli ultimi anni ha imparato a conoscere anche troppo bene. Forse è così perché è ancora presto, o forse non riuscirà mai ad abituarsi, fatto sta che capita ogni tanto che Louis torni triste da lavoro perché qualche storia lo ha coinvolto più di quanto avrebbe dovuto. E ogni volta Harry si ritrova a passare la serata ad alternare coccole e tanti piccoli tentativi per riuscire a farlo ridere. Di solito ci riesce sempre e infatti Louis si lascia andare a un sorriso leggero, mentre si stringe di più a lui e immerge la testa nel suo collo.

"Aspetta, com'era?" gli chiede Harry, spostando appena la testa e cercando le sue labbra. "Ti bacerò fino a quando non ti sarà passata la tristezza."

Louis sorride ancora e poi lascia che suo marito lo distragga come più gli piace fare. Si fa spazio tra le sue gambe e gli infila le mani sotto la camicia, mentre il bacio comincia ad intensificarsi sempre di più e sì, Harry è veramente bravo perché inizia davvero a spegnere il cervello e a non pensare più a niente mentre lo tira a sé con più forza spalmandoselo addosso.

Harry sta quasi per sollevarlo e portarlo in un posto più comodo, quando improvvisamente sentono il rimbombo di una moto proprio fuori dalla finestra della cucina. Ed è così forte che finiscono per staccarsi per lo spavento, ma poi si guardano negli occhi ed entrambi capiscono. E la rabbia che ha provato Harry stamattina, ritorna più prepotente che mai, mentre guarda fuori dalla finestra. Soltanto che succede tutto troppo velocemente, la moto sfreccia via e nello stesso istante sentono la porta di casa aprirsi.

Probabilmente Micol non aveva idea che la moto del suo ragazzo facesse tutto quel baccano, perché quando entra in casa lo fa piano. Chiude pianissimo la porta e non si preoccupa neanche di annunciarsi.

Peccato però che sia Harry che Louis sono in casa e hanno visto e sentito tutto. E Louis, che si era ripromesso di essere quello più calmo, pacato e lucido tra i due, si ritrova a seguire Harry con la stessa e identica paura nel petto: loro Micol su quella moto non avrebbero mai e poi mai voluto vederla.

"Mi avevi detto che eri con Zoe!" esclama Harry, quando finalmente si ritrova davanti sua figlia intenta a cercare di scappare al piano superiore. "Adesso dici anche le bugie? Hai passato il pomeriggio con quel ragazzo, non è vero?"

"Louis, gli hai detto tutto!" sbotta Micol, incredula.

"Non gli ho detto niente, vi ha visti stamattina a scuola e se avevi intenzione di mentirgli potevi dire a quel pericolo pubblico con cui esci di fare meno rumore quando ti avrebbe riaccompagnata" risponde Louis, senza riuscire a trattenersi.

"Adesso vi siete alleati?"

"Micol, se vuoi continuare a vedere quel ragazzo dobbiamo stabilire delle regole" l'avverte Harry e ce la sta davvero mettendo tutta per non mettersi ad urlare come un pazzo. "Quando vi vedete devo sapere esattamente dove siete e dev'esserci un adulto nei paraggi a controllarvi. Niente bugie. Niente moto. Sono stato chiaro? Già mi sembra abbastanza folle che tu abbia un ragazzo-"

"Certo, perché sono ancora una bambina, non è vero?" gli urla Micol sarcastica. "Ma che ne sai di come si comporta Luca quando siamo soli? Lo stai giudicando solo perché ha l'aria da cattivo ragazzo e va in giro con una moto. Che ne sai tu di com'è fatto? Ti preoccupi solo di sapere che non siamo soli quando siamo insieme. Se ti può consolare no, papà. Non abbiamo fatto sesso, abbiamo soltanto fatto un giro in centro!"

Harry sgrana gli occhi quando sente quella parola uscire fuori dalla bocca di sua figlia. Della sua splendida bambina. "Micol Styles, attenta a come parli con tuo padre! E non osare voltarci le spalle nel bel mezzo di una discussione!"

Ma niente, Micol sale al piano di sopra e dopo pochi istanti sentono la porta della sua stanza sbattere con forza.

"Fermo" gli dice Louis, quando lo vede pronto a salire le scale pure lui. "Stai fermo qua, lasciale il tempo di sbollire o finirete per scannarvi" gli suggerisce poi, prendendolo per mano e trascinandolo via dalla rampa di scale.

Micol non scende giù neanche per mangiare e la cena si rivela un completo disastro, mangiano entrambi anche se hanno perso l'appetito e finiscono per stare in silenzio quasi tutto il tempo perché ogni volta che parlano si ritrovano a parlare di quello che è successo.

Dopo mangiato Louis prende un vassoio e comincia a metterci sopra la cena per Micol, Harry se ne accorge e prova subito a fermarlo. "No, Louis, se ha fame scende e mangia a tavola con noi."

"Non scenderà neanche se stesse morendo perché tua figlia è più testarda di te e lo sai benissimo, e dovrai passare sul mio cadavere se ti aspetti che io la lasci andare a letto senza cena" gli dice Louis, lanciandogli un'occhiataccia e lo sa, lo sa che Harry in fondo, molto in fondo, la pensa come lui. Ma sa anche che sia lui che Micol sono due bambini quando ci si mettono e sono davvero molto bravi a fare i dispettosi.

Louis ci impiega qualche istante e una buona dose di dolcezza, per ottenere il permesso da Micol di entrare quando bussa alla sua porta.

La trova rannicchiata sul letto, tiene stretto un fazzoletto in una mano e tiene gli occhi gonfi e rossi. E non è per niente sorpreso di questo. Fanno tanto i duri, quando litigano, si dicono le cose peggiori del mondo e poi uno si ritrova al piano di sotto con lo stomaco chiuso e l'altra a letto che piange tutte le sue lacrime.

"Ti ho portato da mangiare" le dice, posando il vassoio sul comodino e sedendosi sul letto accanto a lei. Le accarezza le schiena e poi le sposta i capelli dal viso, scoprendole il viso dolcemente. E ha ragione Harry quando dice che è bellissima, perché lo è. Lo è davvero. Ed è la fotocopia spiaccicata di suo padre.

Louis l'ha sempre trattata con i guanti bianchi e se è possibile con lei è quasi più protettivo di Harry. Micol è la sua bambina, la sua migliore amica, la sua fedele compagnia di telefilm e soprattutto è la donna della sua vita. L'unica donna della sua vita, e nessuno deve azzardarsi a sfiorarla neanche con un dito.

Però è vero che Micol gli ha parlato di Luke, ieri sera. Ed è vero che Louis si è sentito malissimo al pensiero che stia davvero crescendo e quando si è messo a letto e Harry già dormiva si è rifugiato tra le sue braccia lo stesso perché ne aveva bisogno, perché si sentiva terrorizzato e non sapeva cosa fare. Ma allo stesso tempo sapeva di non poter fare niente. Di non poter fermare questa giostra.

"È ancora arrabbiato?" gli domanda Micol, ingoiando il nodo che ha alla gola.

"Un po', ma dopo cerco di fargliela passare" la rassicura Louis, continuando ad accarezzarle i capelli. "Mi dispiace di aver alzato la voce prima, ma cerca di metterti nei nostri panni: hai detto a papà che uscivi con la tua amica e sei tornata a casa con un ragazzo ed una moto."

"Sono davvero uscita con Zoe" mormora Micol, asciugandosi le lacrime e mettendosi seduta sul letto. "Luke mi ha fatto una sorpresa, mi ha raggiunta al centro commerciale e mi ha portata a fare un giro. E mi sono fatta anche accompagnare a casa perché ero già stufa di nascondere a papà questa cosa, ma poi siamo arrivati e mi sono resa conto che Luca è il mio primo ragazzo, ho quattordici anni e probabilmente a te e papà non sarebbe piaciuto vedermi su una moto."

"Diciamo che abbiamo rischiato un infarto" ci scherza su Louis. "Quindi... a questo Luke devi piacere proprio tanto se ora ti fa pure le sorprese."

"E lui piace a me" risponde Micol, senza alcuna esitazione e con un sorriso leggero sulle labbra. "Io e lui parliamo tanto. Ci piacciono gli stessi libri e abbiamo entrambi una madre stronza che ci ha abbandonati. Solo che lui non è stato fortunato come me, che ho perso una mamma e ho trovato due papà. Lui di padre ne ha soltanto uno e fa abbastanza schifo e te lo giuro, non volevo fare le cose di nascosto. Proprio oggi gli ho detto che non vedevo l'ora di fargli conoscere voi. Ma poi sono tornato a casa e... papà ha rovinato tutto. Forse lo abbiamo fatto entrambi."

"Ecco, brava" gli dice Louis, cercando di ignorare il cuore che ha cominciato a battergli più forte quando Micol lo ha definito come padre. Non è la prima volta che succede, ma ogni volta è sempre un colpo. "Senti, facciamo che mangi e poi ci dormi su, va bene? Io parlo con papà e ti prometto che domani mattina a colazione riuscirete a parlare senza uccidervi."

"Sarebbe bello" mormora Micol, speranzosa. "Grazie, Lou. Ti voglio bene un sacco, lo sai vero?"

"Lo so, amore" sussurra Louis, dandole un bacio sulla fronte e sistemandole i capelli. "Vado giù da papà. Se hai bisogno chiama" le ricorda, prima di alzarsi dal letto e uscire dalla sua stanza. E anche questo è fatta.

Adesso ha un altro di bambino da affrontare: quel musone di suo marito che sta al piano di sotto.



***



Incredibilmente Harry è davvero più bambino/adolescente di Micol e appena Louis scende giù e prova a sfiorare l'argomento, il vulcano torna ad esplodere e si ritrova a dover sopportare Harry che per due ore ininterrotte si lamenta di Micol, del suo ragazzo, della moto e le bugie che gli ha detto.

La conversazione prosegue pure sopra in camera da letto, mentre si spogliano per andare a dormire e Louis davvero, ci prova ad ascoltarlo sempre, ma finisce per perdersi perché Harry quando ci si mette sa davvero essere ripetitivo e petulante.

Si perde nei suoi pensieri e in un attimo decide che è questo il momento giusto per mettere Harry al corrente di quello che gli passa per la testa. Sono un po' di mesi che ci pensa, ma prima Micol glielo ha ricordato e quel chiodo è tornato nella sua testa più fisso che mai.

"Voglio essere il padre di tua figlia."

E, finalmente, Harry si zittisce. Smette di lamentarsi e lo guarda, un po' confuso e un po' spiazzato. "Louis... già lo sei."

"Lo so. So di esserlo. L'accompagno a scuola, la aiuto con i compiti, la ascolto quando mi parla della sua vita e le do i consigli sui ragazzi e sugli amici. E quando è caduta dalla bici qualche anno fa... ti ricordi? Ho rischiato un infarto quando mi hai chiamato dall'ospedale e sono stato al suo capezzale tutta la notte, a guardarla, senza chiudere occhio. È stata la notte peggiore della mia vita. Ma ti ricordi pure che successe quella sera? Quando arrivai tu eri già in stanza con lei e non volevano farmi entrare perché non ero nessuno, e io litigai con quell'infermiere del cazzo perché non aveva la minima idea di quanto fosse importante per me quella bambina e mi sentii malissimo, perché voi eravate in quella stanza e io non potevo raggiungervi. Sono già il padre di tua figlia, lo sono da tanto tempo ormai e lei lo sa, e lo sai anche tu. Ma se in futuro dovesse succedere qualcos'altro, e spero di no, ma se a Micol dovesse capitare di cadere di nuovo dalla bicicletta io ho bisogno che in ospedale mi facciano entrare perché sanno che sono pure io suo padre."

"Louis... va bene" risponde Harry senza alcuna esitazione, anche se ha bisogno di tempo per metabolizzare tutto ciò che gli ha detto Louis nel tempo di un respiro. "Va bene, hai ragione, renderemo le cose ufficiali. Devi essere importante per nostra figlia anche agli occhi della legge" gli dice sperando che queste parole servano a farlo calmare, ma succede solo in parte e capisce che non è solo questo che gli sta passando per la testa. "Mi dispiace, sei tornato da lavoro che eri a pezzi e non ti ho neanche chiesto cos'è successo. Volevo farlo ma poi è arrivata Micol e... scusa. Avrei dovuto trovare il tempo per parlare e invece ti ho soltanto vomitato addosso la mia rabbia. Mi dici che è successo?" gli chiede, mentre si siede sul bordo del letto e lo prende per mano, trascinandolo sulle sue gambe.

Louis si morde il labbro e poi si passa una mano sul viso, frustato. "Oliver ha avuto una crisi" sussurra, stendendo il cuore nel petto stringersi improvvisamente al ricordo di stamattina. "Dopo che ti ho portato in ufficio mi hanno telefonato perché continuava a chiedere di me, infatti non gli è passata fino a quando non sono arrivato io. E lo so, lo so benissimo che questo è il mio lavoro e non dovrei essere così sentimentale ma io non- non riesco a dormire, al pensiero che lui dovrà stare solo e senza di me anche stanotte."

E Harry finalmente capisce.

Perché Louis gli parla di Oliver continuamente, e qualche volta ci ha pensato pure, ma adesso è così palese. Glielo legge negli occhi, lo capisce da come si sta torturando le mani e il labbro e tutto quanto. Lo capisce e va bene, vuole stargli accanto, vuole sostenerlo e dargli tutto il suo appoggio.

"Amore..." lo chiama dolcemente, intrecciando le dita di una mano con le sue. "Domani mi porti a conoscerlo?"

Louis improvvisamente si blocca, si perde a guardare il vuoto e poi piano piano riesce a voltarsi e guardare Harry, guardarlo negli occhi e capire se sta facendo sul serio o sta scherzando. E non c'è nessuna traccia di ironia nel suo sguardo. "Non devi farlo se non vuoi" gli dice lentamente, dandogli la possibilità fermarlo. Di impedirglielo. Di scappare.

"Voglio farlo" gli risponde senza alcuna esitazione. E con queste due parole gli dice così tanto che Louis potrebbe esplodere a momenti. E gli viene da piangere e da ridere e e da fare entrambe le cose nello stesso tempo, ma si limita ad abbracciare Harry e a dirgli grazie. Grazie per essere l'amore della sua vita. Per essere il suo migliore amico, il suo compagno, suo marito. "E sai cosa?"

"Cosa?"

"Voglio fare anche un'altra cosa adesso. Mi aspetti sveglio? Quando torno voglio fare l'amore con te."

Ed eccolo qui di nuovo l'uomo di cui si è innamorato, che lo fa tremare da capo a piedi con una semplice frase ma che lo molla in questo modo perché deve andare a parlare con sua figlia. E lo ama così tanto per essere... così, che non saprebbe mai spiegarlo a parole. Gli prende il viso tra le mani e gli stampa un bacio sulla fronte, prima di alzarsi dalle sue gambe e lasciarlo libero di andare.

Harry torna dopo un quarto d'ora e con un sorriso enorme sulle labbra gli dice che è pronto per fare l'amore.

Ed è sempre così.

Le loro giornate non sono mai noiose, ma non esiste giorno in cui la rabbia e le discussioni affrontino la notte.


***



"Vi abbiamo trovati! Vi abbiamo trovati e ora corriamo a fare... tana!"esclama Harry a gran voce, mentre corre per il campo di girasoli e intanto tiene per le mani il piccolo Oliver che se ne sta seduto sulle sue spalle. Louis e Micol provano a rincorrerli ma stranamente i loro uomini sono più veloci di loro, perché arrivano all'albero in un batter d'occhio e finiscono per esultare come matti.

"Non è giusto, avrete sicuramente sbirciato!"protesta Louis, mettendosi a braccia conserte.

"Già, Oliver sbircia sempre" conferma la sua tesi Micol, affiancandolo.

"Siete due mostri, ma che cosa volete da noi? Non abbiamo sbirciato. Vero Oli?" gli chiede Harry, mentre fa scivolare a terra il suo bambino.

Oliver si porta il ditino alla bocca e fa finta di pensarci su, prima di assumere una terribile aria da colpevole. "In realtà sì, papà. Abbiamo sbirciato eccome. Non meritiamo la vittoria" mormora, con la saggezza che un bambino di sei anni non dovrebbe assolutamente avere.

"Dio mio, Oliver. Sei tutto tua sorella, vieni qua" mormora Micol con aria orgogliosa, prendendo il suo fratellino e stritolandoselo tra le sue braccia.

"Hai cercato di spingere nostro figlio a mentire?" domanda Louis ad Harry, incredulo. "Soltanto perché volevi vincere a nascondino? Io ti ammazzo!"

Ed è così che Louis, cercando di accusare suo marito di essere un bambino, si ritrova a rincorrerlo per tutto il campo di girasoli. Mentre Micol ed Oliver se ne stanno fermi in un punto ben preciso a guardarli, a ridere di loro e ad esultare. Per chi stanno tifando tra di due non lo sanno neanche loro, ma come potrebbero scegliere? Sono i loro papà e li amano entrambi allo stesso modo.

A un certo punto li perdono di vista e decidono di raggiungerli: li trovano che la rincorsa è appena finita, Louis sta steso a terra sfinito e Harry è seduto accanto a lui, con aria vittoriosa.

"Guardate, il mio girasole tra tanti girasoli" lo prende in giro parlando ai ragazzi, ma un attimo dopo Louis lo afferra per il polso e trascina pure lui per terra. Oliver e Micol scoppiano a ridere e dopo averli guardati per un po', si lasciano cadere sul campo vicino a loro. Micol stesa dalla parte di Louis e Oliver da quella di Harry.

"Queste domeniche così sono troppo stancanti" mormora Louis, mentre guarda il cielo e gioca con le dita della mano che Harry tiene intrecciata alla sua.

"Io ed Oli siamo d'accordo" risponde Micol, con aria alquanto seria. "Con due papà come voi è meno stressante andare a scuola."

"Non è colpa mia se qui qualcuno bara" risponde Louis, lanciando un'occhiata a suo marito.

"Allora facciamo che mentre io ed Oliver stiamo qui a contare, voi vi andate a nascondere insieme così vi tenete d'occhio a vicenda però vi prego, non fate come l'ultima volta" li avverte Micol, ricordando quella volta di tanti anni fa quando vennero con i nonni e trovò Harry e Louis nascosti e appartati dietro a quel grande albero. A distanza di così tanto tempo si rende conto che probabilmente dietro quell'albero si saranno appartati per davvero.

"Non sappiamo di cosa stai parlando, tesoro" risponde Harry, mentre si alza e aiuta Louis a fare lo stesso. "Su, chiudete gli occhi e cominciate a contare."

Micol e Leo fanno come richiesto, e appena sono arrivati a dieci si permettono di aprire appena gli occhi per sbirciare.

"Mic, perché corrono tenendosi per mano?" domanda ingenuamente Oliver, non capendo l'esigenza.

Micol scoppia a ridere e lo invita ad abbassare la voce. "Ssh piccolo, abbassa la voce o capiranno che stiamo sbirciando" gli dice, mentre lo solleva per farlo sedere sulle sue gambe.

"Ma Mic, li abbiamo visti! Sappiamo dove sono, andiamoli a prendere!" esclama Oliver, non capendo perché sua sorella sia esitando così tanto. Insomma, stanno giocando, li hanno trovati e stanno fermi come degli scemi a guardarli da lontano. "Cosa stiamo aspettando?"

"La parte in cui papà Harry mette a papà Louis un girasole tra i capelli" lo informa Micol e un attimo dopo succede esattamente quello che aveva previsto: Harry e Louis sono contro quel grande albero di tanti anni fa a giocare con i girasoli. Come se non fosse mai passato tutto questo tempo. "Ecco, appunto" aggiunge, un po' divertita e un po' intenerita.

"E ora cosa facciamo, Mic? Mic!"

"Sogniamo un amore come il loro" gli confessa Micol, senza distogliere lo sguardo dai suoi genitori.

Oliver è troppo piccolo per capire cosa significhi questa frase, ma sente che si tratta di qualcosa di importante e così fa esattamente quello che sta facendo Micol: si ferma a guardare i suoi papà, abbracciati contro quel grande albero, e inizia finalmente un po' a capire cosa sia l'amore.


The end

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