Come un Girasole

By _comewhatmay

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Louis si trasferisce a Londra per cominciare una nuova vita, grazie all'appoggio del suo amico Zayn che ci vi... More

Manchi solo tu
Il mondo è piccolo
Ti aspetto a casa
Super papà
Il ragazzo del G-A-Y Late
Devi solo dirmi sì
Rimani
Salvami
Ad occhi aperti
Ops, che sbadato
Giù il sipario
Già mi manchi
Camera 206
È quello che è
Fuori controllo
Buio
Lasciare andare
Next stop
Mi porti a casa?
Passi da gigante
Tu lo vuoi?
Epilogo
VERSIONE CARTACEA

Confidenze

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By _comewhatmay

Micol scende le scale in fretta come al solito, trascinandosi dietro la sua cartella e sorridendo entusiasta quando vede il suo papà. Gli da il buongiorno con un sonoro bacio sulla guancia ed Harry sorride, consapevole del fatto che sua figlia sia strana da un po' di giorni a questa parte. Improvvisamente sembra che le piaccia andare a scuola. "Cos'è tutto questo entusiasmo?" le chiede, scompigliandole i capelli prima di finire il suo caffè.

"Niente, papà. È soltanto una bellissima giornata" risponde Micol tranquillamente, prendendo posto sullo sgabello accanto al suo.

"Be' sì, certo. Louis dov'è? Tra poco deve accompagnarti a scuola" la butta lì Harry, desideroso di vedere Louis scendere quelle scale. Lo sa che è stupido, che oramai lo ha lasciato e non dovrebbe volerlo vedere così tanto, ma ne ha bisogno. Non riesce a rassegnarsi tanto facilmente.

"Sta finendo di prepararsi, ma tranquillo. Siamo in largo anticipo" gli dice Micol, aggrappandosi alla tazza di latte che suo padre le ha fatto trovare già sull'isola. "Papà, in realtà sono scesa prima per questo. Ti volevo parlare proprio di lui."

Harry scatta sull'attenti quando sente queste parole, alza subito lo sguardo e lo punta sulla sua bambina che sembra sinceramente provata da ciò che sta per dire. "Penso che Louis sia triste."

"Oh" sospira Harry, incredulo. O almeno così tanto. Semplicemente spesso tende a dimenticarsi che la sua bambina sta crescendo e che capisce più di quanto lui creda. "Cosa te lo fa pensare?"

Micol prende un altro sorso del suo latte e poi poggia la tazza sul bancone, guardando suo padre come se fosse un completo idiota per non essersene accorto insieme a lei. "Papà, Louis era... era felicissimo prima. Non quando è arrivato qui, quando è arrivato qui era triste quasi quanto lo è adesso, intendo dopo. C'è stato un periodo in cui lui era veramente felice. E lo so perché quando Louis è felice me ne accorgo subito, lui da me non si nasconde. Ride tanto, ha gli occhi che gli brillano e balla come uno scemo tutto il tempo, ora è già tanto che riesce a stare in piedi."

Harry sente davvero malissimo quando sua figlia gli dice tute queste cose, ma sa bene che deve stare attento a non essere troppo palese perché Micol è molto intelligente e sta facendo veramente del suo meglio per non farle accorgere che anche Louis non è l'unico ad essere triste. "Amore, può succedere. Soprattutto a Louis che è molto giovane ed è continuamente esposto alle delusioni e ai periodi bui. L'unica soluzione in certi casi è trovare qualcuno capace di alleviare il tuo dolore, e tu... tu dovresti davvero stargli vicino, sai? Se senti che è triste abbraccialo. Fagli sentire che ci sei. Sei importante per lui e sono sicuro che avrà piacere di sentire il tuo sostegno."

Micol sorride appena e annuisce, ringrazia suo padre del consiglio e poi torna a bere il suo latte. Dopo qualche minuto Louis scende le scale ed effettivamente Harry è costretto ad ammettere a se stesso che sua figlia non si sbaglia: questo Louis è soltanto il fantasma di quello che era quando stava insieme a lui.

"Oh, ecco il mio meraviglioso autista" sospira Micol, scivolando giù dallo sgabello e raggiungendo Louis. "Io sono prontissima per questo nuovo ed istruttivo giorno di scuola."

"Il tuo meraviglioso autista pensa che oggi sia una bella giornata ed è molto meglio fare una bella passeggiata" le dice Louis, dandole un bacio veloce tra i capelli e ignorando volutamente lo sguardo insistente di Harry su di lui. "Dai, prendi la tua cartella e andiamo."

"Papà, me la saluti tu mamma? Non capisco perché stia ancora dormendo. Dorme tantissimo in questo periodo" gli dice Micol, mentre si avvicina a lui per salutarlo con un bacio sulla guancia.

"Be' sì, è molto stanca ma non ti preoccupare, te la saluto io. Buona giornata e divertiti a scuola" le dice dolcemente, odiandosi tantissimo per doverle rifilare l'ennesima bugia. In realtà non sa perché Rachel non voglia dire a Micol che presto avrà un fratellino e se da una parte è d'accordo perché dirlo a Micol, dirlo alla persona più importante della sua vita, renderà questo incubo sempre più reale, d'altra parte è stanco di tutte queste bugie.

"Ho capito, sarà l'ennesima cosa che io non posso sapere perché sono troppo piccola. Che tristezza. Ciao papà" sospira Micol con aria melodrammatica, strappando un mezzo sorriso perfino a Louis. A Louis che, in un attimo di pura follia, solleva lo sguardo e osa ricambiare quello di Harry. Rimane incatenato ai suoi occhi per un momento, prima di imporsi di liberarsene e afferrare la mano di Micol.

"Buona giornata, signore" si limita a salutarlo così, come se fosse solo questo. Come se fosse soltanto il suo capo e niente più di questo.

"Buona giornata a te, Louis" risponde Harry, senza staccargli gli occhi di dosso. E poi manda giù il suo caffè tutto in una volta mentre lo guarda uscire, desiderando ardentemente di sentire questo caffè trasformarsi all'improvviso in qualcosa di più forte come un whisky.

***

Louis e Micol stanno camminando verso scuola da almeno qualche minuto, in silenzio ed entrambi persi nei loro pensieri, quando all'improvviso Micol decide di spezzare questa strana tensione che si è creata tra loro dicendogli la verità. Perché entrambi hanno qualcosa da dire per sentirsi più leggeri e Micol sa che Louis è troppo orgoglioso e testardo per fare lui il primo passo.

"Mi sono innamorata."

Glielo dice così, senza alcuna esitazione ma con la drammaticità di un'attrice di teatro. Louis si immobilizza e si gira a guardarla, incredulo e improvvisamente concentrato soltanto su di lei e non più su tutti quei pensieri che lo stanno torturando da giorni.

"Mic...?"

"Non l'ho detto a nessuno, tu sei il primo e ti prego di non prendermi in giro, Louis. Non voglio che la gente pensi che io sia una donna debole perché non lo sono, anche se... Matty è davvero un uomo molto affascinante" sospira Micol, puntando lo sguardo sulle sue scarpe con aria triste e affranta.

"Un uomo? Mic, ma chi è questo tizio? È più grande di te?" chiede Louis senza riuscire a trattenersi dall'ostentare la sua preoccupazione. Insomma, Micol ha sette anni e gli ha appena detto di essersi innamorata. Di un uomo, per giunta.

"Purtroppo sì, e di molto anche" mormora Micol e ok, adesso la preoccupazione di Louis sta raggiungendo livelli allucinanti. "Si chiama Matty e sta in quinta, Louis. Ha dieci anni, ti rendi conto?"

Louis si lascia andare ad un sospiro di sollievo quando Micol gli dice l'età di questo Matty. Certo, la situazione non si è del tutto risolta ma almeno non deve cercare di allontanare Micol da un probabile pedofilo. "E come lo hai conosciuto?"

"È il protagonista della recita di quelli grandi. Noi della seconda non partecipiamo, ma ogni tanto il maestro Thomas ci porta a guardare le prove e Louis, dovresti vederlo. È bellissimo. Ha gli occhi uguali ai miei e a quelli del mio papà."

"Speriamo che non sia pure lui suo figlio" si lascia scappare Louis a bassa voce, senza riuscire proprio a trattenere il sarcasmo. "Scusa, non ho detto niente. Ignorami. Be' quindi? Vi siete già parlati?"

"Sì ma ho bisogno di un consiglio da te. Non so cosa fare. Ieri ho chiesto a mamma e papà il permesso per invitare un mio amichetto oggi a casa, e mi hanno detto di sì. Oggi alla seconda ora lo rivedo e glielo volevo chiedere, ma non lo so, non è che corro troppo? Solo che non ci posso fare niente, ogni volta che lo vedo immagino il nostro matrimonio. E sai quanto saranno belli i nostri figli? Non so come comportarmi, se chiederglielo davvero o lasciare stare. Di solito non è l'uomo che deve fare il primo passo? Aiutami, ti prego."

Louis sorride intenerito quando Micol gli riversa addosso tutte le sue paure, e tutti i suoi sogni e i suoi progetti per il futuro. Vorrebbe dirle che ha tanto tempo per innamorarsi, per pensare a queste cose, ha tanto tempo per soffrire, ma sa anche che l'amore non ha tempo e non ha età e non vuole sembrare uno di quegli adulti petulanti che considerano ridicolo tutto questo. Sa che Micol crede davvero in quello che sta dicendo, anche se tra cinque anni probabilmente si ritroverà a ridere ripensandoci, ma non vuole farlo lui. Non adesso. Vuole davvero aiutarla e starle accanto.

"Non sono bravissimo in queste cose, io al tuo posto probabilmente non farei niente ma io sono di parte. Non sono bravo a mettermi in gioco. Quindi non ti dico cosa farei io, ma cosa dovresti fare tu. Il primo passo non deve farlo l'uomo, ma la persona che prova un interesse. Uomo o donna che sia. Ti piace? Be' allora invitalo a casa oggi. Buttati. Se dovesse andare male almeno saprai di averci provato."

Micol ci riflette su per qualche secondo, poi alla fine annuisce e gli rivolge un gran bel sorriso. "Hai proprio ragione. Grazie, Louis" sospira, stringendolo in un abbraccio impacciato. Louis le accarezza i capelli dolcemente e le augura buona fortuna, mentre oltrepassano il cancello della scuola.



***



Sono le quattro del pomeriggio quando Louis mette piede per la prima volta nella grandissima casa degli Styles. È un bambino davvero molto timido e riservato, ha i capelli corvini, la pelle molto chiara e dei gran bellissimi occhi verdi. Louis non si stupisce del fatto che Micol sia così tanto presa da lui. Louis impegna tantissimo per farle fare bella figura, preparano una torta al cioccolato e nomina loro due come suoi piccoli aiutanti. Quando la torta è pronta e si è raffreddata abbastanza da il permesso ad entrambi di mangiarla davanti alla televisione, mentre guardano una serie TV che Micol vuole assolutamente far conoscere al bambino.

Approfitta di questo momento di tranquillità per sistemare la cucina, quando all'improvviso sente qualcuno aprire la porta di casa con le chiavi. E non sa se sperare che non sia Rachel o che non sia Harry. Dalla porta della cucina vede Harry fermarsi un attimo a guardare il divano, dove Matty e Micol stanno guardando la TV. Non ci prova neanche ad annunciarsi, si limita a fissarli, prima di entrare nella cucina e guardare Louis con fare sospetto.

"Louis... è possibile che mia figlia non abbia invitato solo un amichetto a casa, ma una sua... possibile... cotta?" domanda Harry, pensieroso, entrando in cucina e lasciandosi alle spalle la scena a cui ha appena assistito. "Ovviamente a questa domanda puoi rispondermi soltanto con un no categorico."

Louis lascia andare ad un mezzo sorriso quando vede Harry così preoccupato nelle vesti di padre. "Avresti dovuto immaginarlo quando ieri ti ha chiesto, per la prima volta, se potesse invitare qualcuno a casa. Lo sai che non lo ha mai fatto."

"Be' non riesco ad essere molto lucido in questo periodo" confessa Harry, perché la verità è che quando ieri sua figlia gli ha fatto quella domanda non si è soffermato neanche un momento a chiedersi da quando Micol abbia amici da invitare a casa. Non è mai stato un tipo molto socievole, soprattutto con i suoi coetanei. Avrebbe dovuto pensarci. "Sei strano, più del solito. Qual è il tuo ruolo in tutto questo? Micol ti ha detto qualcosa?"

Louis abbassa lo sguardo, non sapendo cosa fare. Non vuole tradire la fiducia di Micol ma è palese che Harry abbia già capito tutto. "Mi ha soltanto chiesto un consiglio. Era molto preoccupata, non sapeva se chiedergli o no di venire qui e io l'ho spinta a farlo. Le ho detto di mettersi in gioco. Tutto qua."

Harry si mette a ridere dopo quest'affermazione, e non è una risata bella e contagiosa, per niente, è carica di sarcasmo e Louis quasi teme quello che gli sta passando per la testa quando lo vede avvicinarsi lentamente a lui. "Sul serio, Louis? Mi dispiace di averti ferito, ma per il futuro mi piacerebbe chiederti un favore. Se non riesci a metterti in gioco tu, evita di spronare mia figlia di soli sette anni a farlo."

Louis spalanca gli occhi, incredulo, e poggia le mani sul suo petto spingendolo via. "Come cazzo ti permetti di dire una cosa del genere? Pensi davvero che io possa fare questo a Micol? Be' se così fosse sappi che le avrei consigliato il contrario, non di mettersi in gioco, perché non si sa mai quale coglione ti può capitare durante la partita-"

Louis riesce a malapena a finire la frase quando Harry lo afferra per i fianchi e lo spinge contro il bancone della cucina. Prova a protestare, a spingerlo via ma Harry è indubbiamente più forte di lui e riesce a tenerlo in trappola, il respiro che si infrange sul suo collo e le dita che gli danzano sotto la maglietta. "Io penso soltanto che sto diventando matto, Louis. Me lo devi dire perché mi hai lasciato, mi merito una spiegazione e non rifilarmi quella scusa del cazzo che non ci credo. Non puoi dirmi che ti ho perso quando basta tenerti tra le braccia per farti tremare come una foglia."

"Harry, no, lasciami" gli chiede Louis, poggiando le mani contro le sue spalle per riuscire a spingerlo via ma in risposta Harry lo afferra per le cosce e se lo stringe addosso con più decisione. "Harry, ti prego. Non voglio."

"Ti ho già detto che non ti credo, lascio che sia il tuo corpo a rispondermi" impreca Harry contro le sue labbra, prima di farle sue con un bacio lungo, sporco, passionale. Carico di milioni di sentimenti a cui entrambi hanno paura di dare un nome.

Le loro lingue si intrecciano mentre Louis infila le dita nei suoi capelli, dimenticandosi totalmente dei bambini che sono a due metri da loro a guardare la televisione. Dimenticandosi della porta della cucina ancora aperta. Dimenticandosi del fatto che stare insieme a Harry lo fa sentire in colpa. Si dimentica di tutto mentre Harry lo solleva, tenendo le mani sotto il suo sedere, e inizia a vagare per la stanza fino a che non ha chiuso la porta e ci ha sbattuto contro la schiena di louis. Lo bacia come se avesse sete da morire e Louis fosse acqua, come se non riuscisse a respirare e lui fosse ossigeno e i loro baci cominciano a diventare sempre più confusi quando Harry si sfrega contro i suoi pantaloni della tuta.

Louis apre la bocca per rilasciare un gemito e Harry zittisce infilandoci la lingua e baciandolo di nuovo, con più enfasi. Lo bacia ed è come se in silenzio gli parlasse. Guarda quanto sei mio. Guarda come so ridurti in pezzi in un secondo. Guarda come non sai rinunciare a me.

Harry affonda la testa nel suo collo e continua a strusciarsi contro di lui, fino a che Louis non si lascia andare ad un gemito prolungato e soffocato, il suo corpo non si tende completamente fino ad ammorbidirsi contro il suo. Tra toccatine e sospiri, si ritrovano a raggiungere il culmine insieme. Lo accompagna nell'orgasmo mentre viene pure lui nei suoi pantaloni di quattrocento sterline ma sinceramente non gli importa. Gli importa solo del modo in cui Louis si lascia andare su di lui, le braccia sulle sue spalle e la testa contro la sua.

Harry sospira e ne approfitta per baciarlo un altro po', gioca con le sue labbra e si permette un po' di amare il modo in cui Louis si sta lasciando andare, si sta lasciando fare tutto ciò che gli passa per la testa. Passivamente. Affidandosi completamente a lui.

"Louis" gli sussurra pianissimo, la voce improvvisamente più dolce di poco fa. "Dimmi che succede. Ti prego, di qualsiasi cosa si tratti la risolveremo insieme. Io ci sto provando, ti giuro che ci sto provando a capire che cosa ti passa per la testa, ma non ci riesco. Aiutami a capirti, per favore."

E non è stato il sesso contro la porta a destabilizzarlo.

A destabilizzarlo è il modo in cui gli sta parlando e in cui lo sta guardando adesso. 

Si tratta del modo in cui i suoi occhi gli stanno urlando che per lui al mondo non esiste nulla di più importante. Che vuole solo lui. Che ci tiene veramente. A destabilizzarlo non è stata la rabbia, e la discussione, o è il sesso. È la dolcezza di questo momento a far risalire a galla i suoi sensi di colpa, uno ad uno. E se prima mentre Harry lo baciava, lo graffiava, lo mordeva contro questa porta, si è concesso il lusso di pensare che forse avrebbe potuto farlo, stare con lui e mentirgli allo stesso tempo, adesso si rende conto ancora di più che non avrebbe mai il coraggio. Fa fatica addirittura a guardarlo negli occhi.

"Devo andare a cambiarmi. S-scusami" mormora, spingendolo via appena e uscendo dalla cucina attraverso l'altra porta, quella che da sulle scale. Harry lo guarda andare via e con una sensazione terribile di impotenza sulle spalle, si ritrova a dare un pugno contro il muro che rimane fermo intatto com'è, mentre le sue nocche iniziano a fare decisamente male.

Il che rappresenta un po' la sua situazione in questo periodo: continua a colpire contro un muro che sembra non avere alcuna intenzione di cadere, e a subirne le conseguenze ed il dolore di non sapere cosa potrà esserci dall'altra parte è soltanto lui.



***



Eppure tutto stava andando meravigliosamente bene nella vita di Louis in quel periodo. E sì, forse non avrebbe dovuto essere così contento della sua vita quando non era altro che una bugia, ma ai suoi occhi era tutta verità. Certo, si nascondeva dai suoi genitori. Si nascondeva dal mondo. Ma non si nascondeva più da se stesso. E stava bene, ed era felice, e aveva un migliore amico meraviglioso con cui da un po' di settimane a quella parte aveva cominciato ad imparare l'arte del sesso. "Così quando ci innamoreremo veramente di qualcuno, farà meno paura" si dicevano ogni volta. Esperienza dopo esperienza. Lezione dopo lezione, se così le vogliamo chiamare.

E non lo sa come ci è arrivato a vedere suo padre prendere a pugni Zayn. Non lo sa come ci è arrivato a diventare lo zimbello di tutto il suo liceo.

Sa soltanto che sono passate due settimane dall'ultimo giorno in cui si era sentito veramente felice.

Aveva litigato con suo padre, ovviamente. Cosa che succedeva spesso. Era andato via sbattendo la porta e si era rifugiato a casa di Zayn, dove era sempre il benvenuto. La mamma di Zayn gli aveva aperto la porta prima che uscisse per andare a fare la spesa, e Louis annullò la distanza che lo separava dalla camera del suo amico correndo.

Zayn lo aveva abbracciato quando aveva finito di raccontargli cos'era successo, gli aveva lasciato un bacio sui capelli e poi si erano accoccolati sul letto. Come facevano sempre.

"Louis, prima o poi devi dire ai tuoi genitori che sei gay. Io ai miei l'ho detto, e mio padre non l'ha presa bene, ma almeno mi sono liberato di un gran bel peso. Ti sentirai meglio dopo. Forse farà male, ma solo un po'" gli aveva detto, mentre cercava di alleviare il suo dolore lasciandogli baci lungo la mascella.

"I nostri padri sono veramente due stronzi" si lamentava Louis, giocherellando con i capelli del suo amico. "Dovremmo fare qualcosa di assolutamente ribelle e geniale che li farebbe davvero impazzire. Altro che essere gay e basta. Qualcosa che loro non verrebbero mai a sapere, ovviamente."

"Sai che ci ho pensato anche io? Potremmo rapinare una banca."

"Sì, certo. Verremmo scoperti dopo cinque minuti per quanto siamo sfigati."

"Allora potremmo toglierci da scuola?"

"Questo lo verrebbero a sapere, e poi a pagarne le conseguenze saremmo soltanto noi. Zay mi deludi, di solito sei tu quello con più fantasia tra noi due."

Zayn si sentì profondamente offeso dopo quest'accusa, ci pensa su per qualche secondo e alla fine gli venne un'idea. "Potremmo filmarci."

"Potremmo fare... cosa?"

"Sì! È divertente e perfino eccitante."

"Girare un video porno" affermò Louis, come se fosse una cosa ridicola, ma già quando lo disse quest'idea cominciò a solleticarlo. Girare un video porno. Avere una cosa del genere in casa sotto al naso di suo padre, senza che lui lo venisse mai a sapere. "Zay, ce l'hai ancora la telecamera che hai portato in gita?"

Zayn annuì con vigore, prima di alzarsi dal letto e andare a recuperarla da una mensola. Guardò Louis per assicurarsi che fosse d'accordo, e quando lo vide sorridere sereno e anche divertito capì che lo era. In fondo non c'era niente di male. Facevano le cose di sempre, ma giocandoci. E filmandosi. Tanto erano amici, avevano confidenza l'uno con l'altro e non avrebbero provato alcun imbarazzo nel giocare un po'.

Posizionò la telecamera sulla scrivania, l'accese con appena un po' di esitazione e poi raggiunse Louis sul letto, che intanto aveva già cominciato a toccarsi da sopra i pantaloni. Gli venne da ridere mentre sostituiva la mano con la sua e si precipitò sulle sue labbra, baciandolo subito con la lingua.

"Non abbiamo mai fatto veramente sesso e stiamo girando un video porno, ti rendi conto?" gli sussurrò Louis pianissimo all'orecchio, mentre Zayn si stendeva sopra di lui e iniziava a baciargli il collo.

"Be' che ti importa? Tanto nessuno lo vedrà mai."

-

"Louis? Posso entrare?"

Louis si risveglia dai suoi pensieri quando sente la voce di Micol sulla soglia della porta, improvvisa un sorriso che non lo coinvolge per niente mentre annuisce a malapena. "Sì, certo. Vieni qui" le dice, facendole segno di sedersi sul letto accanto a lui.

Micol non se lo fa ripetere due volte, entra nella stanza e si arrampica sul letto di Louis. Siede accanto a lui lasciandosi andare tra le sue braccia, mentre sospira con aria affranta. È da quando Matty se n'è andato alle otto di stasera che sta così, ma non hanno ancora avuto modo di parlare perché c'erano Harry e Rachel a cena e non sarebbe stato il caso. Adesso però sono da soli, stanno per andare a dormire e non potrebbe esistere un momento migliore di questo per confidarsi.

"A Matty piace la mia compagna di banco" mormora Micol, dispiaciuta. "Me lo ha detto lui. Mi ha detto che le piace e che è troppo timido per chiederle di mettersi insieme a lei. In pratica è venuto qui soltanto per chiedermi aiuto."

Improvvisamente quel Matty comincia a stare antipatico a Louis, perché davvero, come si può? Come ha potuto non rendersi conto di quanto Micol sia bella, intelligente, simpatica e divertente?

"Mic... mi dispiace tanto."

"No, lo dovevo immaginare" risponde Micol, cercando di sembrare forte come sempre. "Sophie è più bella di me. Tutte sono più belle di me. Non potevo avere nessuna speranza con uno come lui."

"Micol, no, non dire così. Nessuna è più bella di te e poi, per favore. Quel Matty non ci capisce niente se non gli piaci e lo so che ti può sembrare una frase detta tanto per, ma dico sul serio. Ricordati sempre che i maschi sono un po' lenti a capire e scelgono sempre la strada più facile."

"Non lo so, Louis. Quello che stai dicendo sarà pure giusto ma io in questo momento so soltanto che sto male" mormora Micol, seriamente dispiaciuta.

Louis sospira, perché lo sa che questo dolore che sta provando adesso non è nulla in confronto a quello che proverà quando sarà più grande, ma resta comunque il suo primo dolore. E probabilmente se lo sentirà immenso sulle spalle.

"Mic, vuoi sapere perché in questo periodo sono così triste?"

Mic solleva la testa e lo guarda, improvvisamente curiosa. Certo che lo vuole sapere. Sono giorni che cerca di capire cosa gli stia passando per la testa.

"C'è... questo ragazzo che mi piace. E tanto. Anzi, se devo dirla tutta mi sono innamorato."

"Oh" esclama Micol, sorpresa. "E lui lo sa?"

"Sì, e gliel'ho detto nel modo più sbagliato di tutti. L'altro giorno, prima di lasciarlo gli ho detto di essermi innamorato. L'ho lasciato perché sta con un'altra persona, una persona che lui non può davvero permettersi di lasciare e sai, io capisco ogni motivo per cui non possa farlo ma io non ce la faccio più ad essere l'ultima scelta di tutti. Di non valere più di tutti quei motivi. Sono stanco, perché poi lo so come va a finire, sono io che ci sto male e sono davvero tanto stanco di soffrire. Quindi... niente. Ci siamo lasciati e questa è la ragione per cui sono così triste in questi giorni."

"Quindi... fammi capire bene. Lo hai lasciato per non stare male e adesso stai male lo stesso?" gli fa notare Micol, confusa.

"L'ho lasciato anche perché so qualcosa di lui che non posso assolutamente dirgli, è una cosa importante e mi sento in colpa a stargli vicino. Sai... è una storia molto lunga, e abbastanza pesante, ti volevo soltanto far capire che ti capisco benissimo. Che so cosa significa essere la seconda scelta di qualcuno. Ma... passerà, va bene?"

"Sei sicuro che passi?"

"Non lo so perché la prima volta anche per me, però di solito dicono così" gli dice Louis sincero, prima di scivolare sotto la coperta insieme a Micol. "Dai, ne parliamo meglio domani. Adesso dormi, dopo ti porto a letto io."

"Grazie, Louis. Non me la sentivo di addormentarmi da sola" gli confessa Micol e Louis sorride, tenendola stretta contro di lui e accarezzandole dolcemente i capelli. Micol chiude gli occhi e si accoccola nel suo abbraccio,

Louis continua a cullarla con le sue carezze e mentre Micol si addormenta, piano piano finisce per addormentarsi pure lui insieme a lei. Perché la verità è che anche lui non riesce a dormire da solo da un po' di notti a questa parte.

Quando Harry va in camera di sua figlia per darle la buonanotte e non la trova nel suo letto, capisce subito che l'unica cosa che gli tocca fare è andare in camera di Louis e liberarlo da quella piccola peste che è sua figlia che a quest'ora dovrebbe già essere a letto.

La porta della camera di Louis è socchiusa e non sente voci, bussa appena prima di aprire completamente la porta e rimanere meravigliato di quello che sta guardando: Micol e Louis stanno dormendo, Louis è steso su un fianco e Micol è accoccolata contro il suo petto mentre Louis la tiene stretta a sé.

Dicono che quando ti innamori non te ne accorgi. Che il processo dell'amore è molto lungo e travagliato e non esiste un momento preciso in cui ti innamori.

E invece ad Harry succede. Lo riconosce.

Ed è questo momento qui.

Mentre si appoggia allo stipite della porta, e guarda sua figlia e Louis dormire. Ed è l'immagine più bella a cui Harry abbia mai assistito in tutta la sua vita. Ed è con questa immagine nella testa che vuole andare a letto, è questa immagine nella testa che si vuole portare per tutta la vita. Anzi, è questo quello che vuole vedere per sempre. Perché è giusto così. Questa è l'immagine più giusta che sia mai esistita in questa casa. Louis è diventata la sua famiglia, la sua e quella di Micol. Loro tre lo sono. Lo sono così tanto che ha quasi voglia di raggiungerli e stendersi sul letto accanto a loro, ma non lo fa perché sa che con Louis la situazione è più complicata del previsto e anche perché è tutto troppo perfetto. Louis e Micol lo sono e lui non vuole sporcare tale meraviglia.

Però il bacio della buonanotte a sua figlia glielo vuole dare lo stesso.

Entra nella stanza cercando di fare meno rumore possibile, si sporge verso Micol e le lascia un bacio tra i capelli. Mentre si allontana si sofferma qualche secondo a guardare Louis, e non ce la fa proprio a resistere: si avvicina e lascia un bacio leggero tra i capelli pure a lui. Lo sente sussultare appena sotto al suo tocco, poi torna a rilassarsi e poggia la testa contro quella di Micol. E no. Harry non ce la fa più. È tutto talmente perfetto che fa male.

Spegne la luce sul comodino e poi esce dalla stanza e lo sa che dovrebbe salire al piano di sopra, andare in camera da letto e stendersi accanto alla donna che porta in grembo il suo secondo figlio. Sa che dovrebbe fare questo. Addormentarsi accanto a lei e a quella pancia che comincia a lievitare sempre un po' di più. Lo sa ma non ci riesce. Non è con questa immagine che si vuole addormentare.

Entra in camera di sua figlia, dove il letto è sfatto tanto quanto è vuoto, si infila sotto le coperte, chiude gli occhi e sogna.

Sogna un futuro come quello che ha visto poco prima di addormentarsi, dove Louis sarebbe un papà amorevole e perfetto. Dove potrebbero addormentarsi tutti e tre insieme, e accompagnare Micol a scuola la mattina, e fare tutte quelle piccole cose che di solito fanno i genitori. Sogna un futuro così. Proprio lui che di Micol è sempre stato geloso da morire, si ritrova a sognare proprio questo. Che Louis diventi il padre di sua figlia.

Quello buono, a tratti un po' severo ma anche giusto, quello consigliere, quel tipo di papà che sa essere anche un po' un amico ma che quando c'è da fare il padre lo fa senza esitazione. Forse solo con qualche senso di colpa in più. Sogna un futuro in cui lui e Louis possano crescere Micol assieme, fianco a fianco, insegnandosi l'un l'altro a fare il padre perché la verità è che non si smette mai di imparare, un futuro in cui Micol non senta più tutte queste mancanze che sente adesso a causa di sua madre ma soltanto presenza costante e tanto amore.

Un futuro in cui questo girasole triste, un po' appassito e rassegnato, possa trovare finalmente il suo tanto desiderato sole.

Sogna un futuro in cui la felicità esiste ed è vera, concreta e raggiungibile, e dove non esiste un prezzo caro da pagare per averla.




Aspetta qui per un minuto,
e stringi le mie mani fino all'infinito
che se ti guardo io non ci credo
che da domani sarà tutto cambiato
e non ci vedremo più
quando in fondo l'eternità
per me sei tu

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