Come un Girasole

By _comewhatmay

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Louis si trasferisce a Londra per cominciare una nuova vita, grazie all'appoggio del suo amico Zayn che ci vi... More

Manchi solo tu
Il mondo è piccolo
Super papà
Il ragazzo del G-A-Y Late
Devi solo dirmi sì
Rimani
Salvami
Ad occhi aperti
Ops, che sbadato
Giù il sipario
Già mi manchi
Camera 206
È quello che è
Fuori controllo
Confidenze
Buio
Lasciare andare
Next stop
Mi porti a casa?
Passi da gigante
Tu lo vuoi?
Epilogo
VERSIONE CARTACEA

Ti aspetto a casa

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By _comewhatmay

La macchina di Harry è così bella che Louis non sa dove mettere le mani perché teme davvero di sporcarla in qualche modo, anche solo guardandola.

Ha paura di mettersi comodo, di sedersi come una persona normale, ha paura addirittura di respirare ed Harry sorride quando si siede al posto di guida e vede Louis così agitato accanto a sé. Gli fa quasi tenerezza.

"Che c'è? Guarda che non ti mangio" lo rassicura, guardandolo con aria furba. "O almeno credo."

Louis sospira, sedendosi perbene e cercando ricordarsi com'è che si respira correttamente e soprattutto com'è che si vive dieci minuti di fila senza fare la figura del coglione. Si ritiene una persona abbastanza normale, grazie tante, eppure ogni volta che si ritrova Harry nei dintorni fa la figura del coglione. "Ha una bella macchina" si complimenta, guardandosi intorno.

"Sì, devo ammettere che ci tengo molto... ma tengo molto di più all'incolumità dei passeggeri" gli dice e Louis in un primo momento non capisce, non si sforza neanche di provarci quando vede Harry sporgersi pericolosamente verso di lui, poggiare causalmente la guancia contro la sua e... un attimo. Che diavolo sta facendo? Louis rimane così tanto stordito dal suo profumo, che è davvero molto buono, che quando Harry afferra qualcosa alle sue spalle non ci fa caso fino a quando non lo dice. "La cintura, Louis."

Louis trattiene il fiato quando Harry fa scivolare lentamente la cintura sul suo corpo, stando bene attento ad accompagnarla con estrema precisione, toccandolo dalle spalle, passando per le clavicole, il petto, i fianchi e l'esterno coscia e chiude gli occhi e torna a respirare solo quando sente il click familiare della cintura. "Grazie" gli sussurra stupidamente, rendendosi poi conto che avrebbe fatto meglio a stare zitto. Tutta questa situazione lo sta facendo sentire ridicolo. Ed eccitato. Soprattutto eccitato.

Non è colpa sua se Harry dice Louis in quel modo - è imbarazzante il modo in cui vorrebbe registrarlo e ascoltarlo in ripetizione per masturbarsi la sera quando è da solo a letto - e se lo tocca come se a casa non avesse una moglie.

"Allora, Louis, parlami un po' di te. Ti sei appena trasferito, giusto?" gli chiede, quando mette in moto la macchina e comincia a guidare.

"Sì, è così" conferma Louis, schiarendosi la voce e ok, va bene, stanno facendo conversazione. Può smetterla di comportarsi come un completo idiota e cominciare a sembrare perlomeno una persona abbastanza normale. "Sono di Doncaster e mi sono trasferito una decina di giorni fa qui a Londra. Studio psicologia al college e... non penso ci sia molto altro da dire su di me."

"Niall mi ha detto che sei amico di Zayn? Ti chiedo conferma perché quel cretino sta sempre con la testa tra le nuvole, non mi aveva neanche detto che fossi tu. Il ragazzo del G-A-Y Late."

"Sì, Zayn è il mio migliore amico" sussurra Louis, cercando di scacciare via il pensiero che pure Harry lo abbia pensato. Che pure Harry ha pensato a lui come Il ragazzo del G-A-Y Late. "Perché, lo conosce? Ho capito un po' come Zayn conosce Niall, ma non ho ben capito se conosce pure lei o..."

"Frequento la palestra in cui lavorano lui e Liam, quindi sì, diciamo che lo conosco" gli dice, continuando a tenere lo sguardo fisso sulla strada. Louis ne approfitta per guardarlo, per ammirarlo e nonostante ci sia l'aria condizionata accesa, non riesce a fare a meno di chiedersi una cosa. "Quindi studi psicologia? Cos'è che ti interessa, Louis?" gli domanda Harry, rubandolo così dai suoi pensieri. E destabilizzandolo un'altra volta, perché Louis impazzisce per come Harry pronuncia il suo nome. Nel caso non si fosse capito.

"Psicologia infantile, mi piacciono i bambini e soprattutto il pensiero di immedesimarmi, tornare ad avere quell'età e sentirmi per un po' di nuovo come loro. E poi i piccoli hanno così tanta fantasia, signore, dietro ai loro gesti più semplici c'è un significato grande quanto il mondo e questo mi ha sempre affascinato" gli dice Louis, senza la minima esitazione. Ha sempre saputo di voler fare questo nella vita e non ha dovuto pensarci poi così tanto per dargli una risposta.

"Be', mi sembra di capire che tu sappia decisamente cosa vuoi fare da grande."

"Senta, non vorrei essere indiscreto, ma... non ha caldo?" gli chiede Louis, sentendosi immediatamente uno stupido per essersi fatto scappare davvero una domanda del genere. Solo che davvero non è riuscito a farne a meno. È appena fine settembre, fa così caldo che si potrebbe andare al mare ed Harry va in giro con un completo elegante che sì, per quanto possa sembrare leggero e adatto alla stagione, si tratta comunque di una camicia e di una giacca. Lui invece per questo colloquio oggi ha scelto una t-shirt nera per essere un tantino più elegante e in confronto al suo nuovo capo sembra un senzatetto.

"Con te in macchina? Molto" risponde Harry a tono, approfittando del semaforo per sfilarsi la giacca di dosso e poggiarla sui sedili posteriori. Si sistema i polsini e guarda l'ora sul suo rolex, probabilmente per assicurarsi di non essere in ritardo. Louis in tutta onestà si sente di svenire quando guarda le sue braccia coperte solo da una misera camicia, forse è il caso che torni a mettersi la giacca nonostante i venticinque gradi. "Quindi ti piacciono i bambini?" gli domanda Harry, tornando al discorso di prima appena il semaforo diventa verde.

"Molto" sussurra Louis, anche se in realtà non sta rispondendo alla sua domanda. Lo sta imitando. Sta ripetendo la parola che gli ha detto un secondo fa. Perché? Perché mai Harry dovrebbe fare delle simili insinuazioni?

"Sono convinto che a Micol piacerai tantissimo" riflette Harry tra sé e sé, dopodiché seguono almeno cinque minuti di silenzio e Louis si ritrova praticamente a sospirare di sollievo quando Harry ferma la macchina in prossimità della scuola di sua figlia, perché stava impazzendo a stare da solo con lui.

Si slaccia la cintura con la mano che gli trema per l'ansia e cerca di fare un respiro profondo, mentre scende dalla macchina e si dice di stare calmo, di non pensare ad Harry come l'uomo che gli ha mandato in tilt il cervello ma come il suo nuovo datore di lavoro. Il padre della bambina con cui dovrà passare le sue giornate da ora in poi.

Arrivano all'uscita della scuola proprio nel momento in cui suona la campanella, le porte si aprono e una marea di bambini invadono il cortile, cercando e correndo dai loro genitori. Louis resta in silenzio a guardare Harry che allunga il collo mentre cerca sua figlia, quando all'improvviso lo vede sorridere appena una voce nelle loro vicinanze lo chiama. "Papà!"

Louis si gira di scatto a guardare nella stessa direzione in cui sta guardando Harry e vede una bambina che corre verso di loro, e Louis rimane sconvolto, scioccato dalla sua somiglianza con Harry. Con i suoi capelli castani e mossi, il sorriso dolcissimo e gli occhioni verdi, è praticamente suo padre in miniatura. "Amore mio, eccoti qui!" esclama Harry, piegandosi quel tanto che basta per abbracciare forte sua figlia.

"Non pensavo di vederti, papà" confessa Micol, stringendolo forte con le sue braccia minuscole. Poi lancia un'occhiata a Louis da sopra la sua spalla e si stacca lentamente da suo padre, continuando a tenere lo sguardo fisso su di lui. "Ciao, scusa se non ti ho salutato. Tu sei un nuovo collega di papà? Sei molto carino."

"Micol" la rimprovera suo padre, divertito. "No, non è un mio collega."

"Sono Louis, piacere di conoscerti Micol" si presenta il più giovane, sorridendo e allungando una mano verso di lei. Micol rimane piacevolmente colpita dall'attenzione che Louis le riserva, e dopo aver stretto la sua mano guarda curiosa suo padre che alza gli occhi al cielo, sospirando.

"Amore, Louis starà con noi a casa. Si occuperà di te quando io e la mamma saremo a lavoro, sei contenta? Avevi detto che non ti piacciono le femmine."

"No, in effetti no" risponde Micol, continuando a guardare Louis come se fissarlo bastasse a scoprire in un secondo tutto di lui. "Non mi piacciono le ragazze, pensano sempre a giocare con le barbie, ai cartoni delle principesse, ai trucchi e ai vestiti. Sono una noia tremenda."

Louis sorride, mentre tutti e tre insieme cominciano a camminare verso la macchina. "Già mi sei simpatica, lo sai? Non ho mai conosciuto una bambina a cui non piacciono le barbie e le principesse."

"A lei piacciono gli horror e le serie TV" lo informa Harry, mentre prende per mano sua figlia e attraversano la strada.

"Gli horror non mi fanno impazzire ma le serie TV sono tutta la mia vita" risponde Louis entusiasta, e Harry si perde totalmente quando entrano in macchina e Louis rimane tutto il tempo girato verso i sedili posteriori, per commentare insieme a sua figlia una serie di Netflix che seguono entrambi.

Harry se ne sta in silenzio a guidare ma sorride, perché ama la naturalezza con cui Louis si sta approcciando a sua figlia. E non lo sta facendo per tenersi il lavoro, per starle simpatico, lo vede perché Louis è piuttosto timido, trema ogni volta che lo guarda, eppure Micol sembra averlo messo a suo agio al punto tale da fargli dimenticare dell'imbarazzo quando sta insieme a lui. Gli piace davvero vederli insieme ad interagire l'uno con l'altro.

Casa Styles è davvero vicinissima alla scuola ed entrambe le cose sono appena un po' più in periferia, rispetto all'ufficio di Harry che è al centro esatto di Londra - con una incredibile vista sul London Eye - e Louis rimane sbalordito quando Harry apre il cancello di una grande villa con un telecomando. "Vivete qui? Insomma, avete un appartamento qua dentro..."

"No, è tutto nostro" risponde Harry, come se vivere in un posto così grande fosse la cosa più normale del mondo. Parcheggia la macchina in un garage sotterraneo e poi prendono l'ascensore, con Micol in mezzo a loro che parla tutto il tempo risparmiandoli da lunghi e imbarazzanti silenzi.

"Papà, Holly mi ha invitata a casa sua alle quattro, posso andarci?"

"Certo amore, tanto Louis oggi non sta lavorando. È nostro ospite" la rassicura dolcemente, mentre infila le chiavi nella toppa e apre la porta di casa. Micol entra dentro correndo e Harry rimane per un attimo fermo sulla soglia, ad ammirare la meraviglia di questa casa.

"Oh mio dio, è bellissima" sussurra, guardando il soffitto alto e l'atrio che sembra grande quanto la hall di un hotel.

"E non hai ancora visto niente" gli sussurra Harry, sorridendo nel vederlo così tanto sorpreso. Insieme a sua figlia mostra a Louis ogni stanza della casa, poi salgono al piano di sopra e gli fanno vedere lo studio di Harry, una piccola palestra, la camera di Micol (dove poi lei si ferma per posare lo zaino) e infine la camera degli ospiti dove potrà stare Louis da ora in poi.

"Hai un bagno privato, la stanza è abbastanza asettica ma potrai arredarla come vuoi in modo da sentirti più a tuo agio. Nei week-end almeno io non lavoro, posso stare io con Micol e tu puoi pure andare a Doncaster per qualche giorno, o non lo so, semplicemente... dormire fuori. Sai. Non ti sto impedendo di portare ragazzi a casa, sia chiaro, ma - "

"Non c'è nessun tipo problema" risponde Louis immediatamente, con le guance che gli vanno a fuoco per l'imbarazzo. Non può credere di star facendo davvero una conversazione simile con il suo capo. "Questo week-end non ho da fare quindi posso cominciare anche domani che è sabato, così inizio a sistemarmi prima dell'inizio della settimana. Sempre che la cosa non le dia fastidio."

"Per me puoi cominciare e stare in questa casa quando vuoi, Louis. Mi piace averti intorno" gli dice Harry, fissandolo e chiedendosi come mai un uomo così bello non abbia nulla di meglio da fare nei week-end piuttosto che stare in una casa che non conosce ancora a fare compagnia ad una bambina. Se lui non fosse sposato e non avesse una figlia, andrebbe sicuramente in giro a divertirsi. "Mia moglie più tardi deve partire per un viaggio d'affari, saremo da soli."

Louis deglutisce, aggrappandosi allo stipite della porta con la mano. "E Micol."

"Certo. E Micol."

"Mi avete chiamata?" domanda Micol, spuntando alle loro spalle all'improvviso e cogliendoli di sorpresa. "Papà, il piano di sopra e la piscina interna gliela facciamo vedere dopo, vero? Adesso ho fame."

Piscina interna. Louis è un po' sotto shock per la grandezza di questo posto.

"Va bene peste, andiamo a cucinare."

"Posso cucinare io" mormora Louis, desideroso di sentirsi utile.

"No, Louis, oggi sei nostro ospite. Hai detto che cominci lunedì, no?"

"Comincio lunedì ma non mi piace stare senza far niente" ribatte Louis, chiedendosi da dove stia trovando tutto questo coraggio di parlare senza balbettare neanche un attimo. Questo sì che è un progresso, ma d'altronde essere sempre così tanto in imbarazzo con Harry nei dintorni non ha più senso. Deve smetterla di pensare a lui come un ragazzo con cui vorrebbe fare sesso, ma semplicemente come il suo capo sposato e padre di famiglia. "Posso cucinare qualche mia specialità, sì? Se ci sono gli ingredienti so fare un fare un pollo con prosciutto e mozzarella che non è niente male."

"Papà, lascia cucinare Louis che tu sei un disastro" interviene Micol, facendo una smorfia disgustata al pensiero di dover pranzare con qualcosa di cucinato da suo padre.

"Vi siete già alleati contro di me voi due, eh?"

"Così tanto che Micol sarà l'aiuto cuoco" conferma con aria orgogliosa Louis, prendendo per mano la bambina che felicissima lo segue lungo il corridoio e poi giù per le scale.

Harry scuote la testa divertito nel vederli allontanarsi assieme, e che nel frattempo si sofferma un po' di più a guardare il sedere di Louis... be', questo non è qualcosa che bisogna necessariamente confessare ad alta voce.

Louis e Micol si divertono come matti a cucinare insieme, o meglio... Louis che cucina e Micol che si limita a passargli gli ingredienti, tenendo in testa un buffissimo cappello da cuoco che Harry non sapeva nemmeno di avere in casa. Louis spiega la procedura a Micol che ascolta, entusiasta di essere coinvolta in qualcosa che la fa sentire sullo stesso piano di loro che sono degli adulti. Harry osserva la scena tutto il tempo, mentre apparecchia e sorride nel vedere sua figlia così felice di essere al centro dell'attenzione di qualcuno. Bastava solo questo per farla contenta e lui lo sta capendo solo adesso.

Prova più volte ad avvicinarsi alla cucina ma Micol lo manda via, costringendolo a sedersi e ad aspettare a tavola che questo famoso pollo con il prosciutto e mozzarella sia pronto.

Alla fine pranzano tutti e tre insieme, Harry e Micol apprezzano tantissimo le doti culinarie di Louis e lo riempiono di complimenti tra un boccone e l'altro. Dopo mangiato Harry va a lavare i piatti e Micol e Louis intanto stanno sul divano a guardare su Netflix spezzoni di quella serie di cui parlavano in macchina, ed Harry fa una smorfia quando li raggiunge e vede le immagini sullo schermo. Ovviamente, non prima di essersi preso una abbondante dose di prese in giro da sua figlia, che apparentemente non lo ha mai visto lavare qualcosa prima d'ora.

"Ma cos'è sta roba?"

"Stranger Things" mormora Micol, scocciata, come se glielo avesse già ripetuto minimo un centinaio di volte.

"E posso sapere di che parla?" domanda Harry, sbuffando quando Micol mette pausa pur di non farglielo vedere.

"Non lo vuoi sapere davvero, papà."

Harry alza gli occhi al cielo e fa per dirgli qualcosa, quando all'improvviso sentono le chiavi girare nella toppa della porta di casa e dopo qualche istante una donna fare il suo ingresso in casa. Louis si alza di scatto dal divano, capendo già di chi si tratta e non fa in tempo nemmeno a presentarsi che Rachel inizia a parlare. O meglio... ad urlare.

"Harry, è possibile che ogni volta che ti lascio nostra figlia la trovo davanti a una televisione?" sbotta, spostandosi i capelli chiari dal viso. Louis la osserva, osserva i suoi occhi chiari e gelidi, le labbra marcate da un rossetto rosso scuro, la matita nera che le contorna gli occhi. Sembra un'antagonista delle favole.

Si dimentica delle buone maniere e della sua intenzione di presentarsi quando vede Micol abbassare lo sguardo, dispiaciuta, mentre spegne la televisione. Le accarezza i capelli e le sorride lievemente per confortarla da una madre che non l'ha nemmeno salutata.

"Rachel, quanto la fai lunga" sospira Harry con un sorrisetto sarcastico, prima di voltarsi verso di lui. "Louis, ti presento mia moglie... Rachel, lui è Louis. Si occuperà lui di Micol da ora in poi."

Rachel lo guarda, come se fosse diventato improvvisamente pazzo. "Harry, vieni un attimo con me?" gli chiede, indicandogli la cucina. Harry sospira di nuovo rassegnato e la segue nell'altra stanza, mentre Louis e Micol che rimangono da soli in soggiorno non sapendo cosa fare e come comportarsi.

"Hai assunto un uomo, Louis? Sul serio? Hai messo un uomo vicino a mia figlia? Non hai saputo trovare di meglio?"

"E qual è il problema? Il curriculum di Louis è perfetto ed è il primo che mi abbia ispirato fiducia da quando ho cominciato i colloqui. Se ti fosse importato davvero di avere l'ultima parola su questa decisione, perlomeno avresti fatto tu personalmente qualche ricerca."

"Io sono impegnata, Harry! Lavoro!"

"Io gestisco l'azienda di tuo padre e riesco a trovare più tempo di quanto ci riesca tu! Che cazzo è questo viaggio d'affari che devi fare oggi? È davvero più importante di tua figlia?"

"Oh perché tu sei bravissimo con lei, vero? Tu sì che sei un padre eccezionale!"

"Non sono un padre eccezionale ma almeno ci provo! Io la sera torno a casa, io la metto a letto, io le preparo la colazione e l'accompagno e vado a prenderla da scuola se riesco, ogni secondo che passo fuori dal mio ufficio lo dedico a lei, tu invece? I tuoi viaggi durano settimane, Rachel. Io dopo una cena fuori Londra torno di notte a casa pur di non lasciarla sola troppo tempo."

Louis guarda Micol, che se ne sta seduta sul divano a guardarsi la punta delle scarpe in silenzio. Sta ascoltando attentamente i suoi genitori che stanno litigando nell'altra stanza e stanno volando davvero parole troppo forti per una bambina di sette anni. Non dovrebbe sentire certe cose, non dovrebbe sapere di sua madre che si arrampica sugli specchi pur di trovare scuse per non stare con lei, o di suo padre che al contrario elenca tutto quello che fa per lei.

"Micol... che ne dici di andare di sopra a prepararci? Tra poco sono le quattro, non devi andare a casa della tua amica?" le propone, pur di allontanarla da questo caos che la sta facendo stare così male.

Micol accenna un piccolo sorriso e annuisce, seguendo Louis verso le scale. Salgono sopra lasciandosi alle spalle Rachel e Harry che discutono animatamente in cucina, e quando arrivano in camera Louis si ritrova a pensare di non aver mai apprezzato così tanto il silenzio.

"Ok, allora, devi portarti i libri per studiare o già li hai nello zaino?"

Micol scuote la testa e si avvicina alla libreria per prendere quello di cui ha bisogno. "Non serve che mi porti via, sono abituata ai loro litigi. Però grazie per avermi risparmiato questo."

Harry aveva proprio ragione quando gli ha detto che Micol è una bambina spaventosamente intelligente. Il modo in cui si sta sentendo in colpa e in cui sta cercando di fare finta di niente, è ammirevole.

"Litigano spesso?" le chiede, senza riuscire a fare a meno di farsi gli affari suoi. Lui sa che cosa significa. I suoi genitori hanno passato la vita a stare insieme e a litigare senza mai avere il coraggio di lasciarsi e fare la cosa giusta.

"Quando sono insieme litigano sempre. Non credo che si vogliano bene come dovrebbero fare una mamma ed un papà" mormora Micol, mentre infila i libri nello zaino. Louis non riesce a fare a meno di guardarla con aria dispiaciuta, perché lo sa, ci è passato, sa cosa si prova. Ed è terribile vedere una bambina di sette anni vivere questa situazione.

"Micol, se c'è qualcosa che ti turba lo puoi dire a papà. Lo sai, vero? Lui ti ascolta" le ricorda, facendosi più vicino a lei e guardandola in quegli occhi verdi che le ricordano tanto quelli del padre.

In realtà non potrebbe dirlo con così tanta certezza che Harry la ascolta, è la prima volta che viene qui ed è la prima volta che vede Harry con sua figlia, ma può dire con assoluta certezza che Harry con Micol sembra una persona completamente diversa da quel provocatore che ha conosciuto fuori dal G-A-Y Late. È dolce, premuroso e soprattutto consapevole di lavorare molto e trascurarla spesso. A differenza di Rachel che gli ha dato l'impressione di essere una mamma fredda, superficiale e menefreghista.

"Sono grande ormai, e ci sono abituata. Posso sopportare, davvero" gli dice, guardandolo attentamente. Come se volesse assicurarsi con i propri occhi che Louis non andrà a fare la spia.

E no, non è vero che è grande. Ha solo sette anni, dovrebbe comportarsi come tutti gli altri bambini. Piangere e puntare i piedi a terra se qualcosa non le va bene. E a Louis sembra evidente che ci sia tanto che non va bene in questa casa.

"Almeno a me lo dici, vero?" si arrende alla fine Louis, con un sospiro e la speranza di poterle essere d'aiuto in qualche modo. "Da ora in poi passeremo molto tempo insieme."

"A te sì" gli concede Micol, con un piccolo sorriso. Louis sorride accarezzandole i capelli e poi la aiuta a finire di preparare lo zaino.

"Ragazzi, siete pronti?" chiede dopo un po' di minuti Harry, spuntando sulla soglia della camera di sua figlia. Sembra leggermente scosso, ma in un modo così impercettibile che Micol non se ne accorge nemmeno.

"Sì papà, andiamo" risponde, sistemandosi lo zaino sulle spalle e raggiungendolo. "Ma la mamma dov'è?"

"Amore... è andata via. Doveva partire, andava veramente di fretta. Però ti saluta tanto, ok?" mormora Harry, come per giustificare il fatto che non si sia nemmeno preoccupata di andarla a salutare. Micol annuisce, abbassando lo sguardo dispiaciuta e accennando un piccolo sorriso quando Harry si piega per darle un bacio sulla fronte. "Dai, andiamo che Holly ti sta aspettando."

Il viaggio in macchina verso casa di Holly è tranquillo, Micol e Louis parlano tutto il tempo e Harry è davvero grato al ragazzo per distrarre sua figlia da una madre troppo assente che non si preoccupa per lei. Quando arrivano a casa dell'amica Micol saluta Louis con un bacio sulla guancia e poi lascia che Harry la accompagni dentro.

Louis aspetta in macchina e quando Harry torna e mette in moto, tra loro cala il silenzio. Louis non sa come comportarsi, cosa dire, ha sentito qualcosa della conversazione tra lui e sua moglie e onestamente non sa nemmeno che cosa pensare. Harry del resto asseconda il suo silenzio e quando arrivano sotto casa di Zayn, Louis si sente improvvisamente in dovere di dire qualcosa.

"Grazie" sussurra, mentre si slaccia la cintura. "Senta... io... capisco se sua moglie non è d'accordo. Davvero. Mi chiedevo dunque... non so, volevo dirle che se lei avesse cambiato idea riguardo la mia assunzione lo capirei-"

"Louis" lo interrompe Harry, la sua voce bassa e roca che gli provoca sempre un milione di sensazioni. Si sporge pericolosamente verso di lui, poggia la guancia contro la sua e Louis ha un déjà-vu di questa mattina, è la stessa e identica scena e di nuovo non ha nemmeno la lucidità di chiedersi che cosa stia facendo, perché il profumo di Harry e questa vicinanza gli stanno mandando completamente in tilt il cervello. "Ti aspetto a casa domani" gli sussurra lascivamente vicino all'orecchio provocandogli un brivido che lo fa tremare da capo a piedi, un attimo prima di sbloccare la sicura, aprirgli la portiera e tornare al suo posto. Louis è costretto ad aggrapparsi al sedile per un attimo per non rischiare di scendere da questa macchina cadendo.

"Va- va bene, a domani allora. Grazie" mormora, per poi scendere in fretta dalla macchina e chiudere la portiera. Vede Harry salutarlo con un cenno, prima di mettere in moto la sua lussuosissima macchina e ripartire. Louis intanto raggiunge il portone praticamente barcollando.

Ad aprirgli la porta è un Zayn casalingo, praticamente mezzo nudo e con addosso solo un grembiule. Dal cucchiaio sporco di cioccolata Louis intuisce che l'amico sta preparando un dolce per il suo compagno. "Ohi Lou! Com'è andata con Styles?" gli chiede curioso, ma non ha nemmeno il tempo di guardarlo in faccia che Louis appena mette piede in casa lo sorpassa e corre verso la camera che lo ha ospitato negli ultimi dieci giorni.

"Zay un attimo solo e ti racconto tutto!" lo rassicura, prima di entrare nella stanza, lasciare che le ginocchia cedano e scivolare contro la porta chiusa.

Ha il respiro corto, il cuore che gli batte ad un ritmo allarmante nel petto e il profumo di Harry ovunque che lo stordisce, lo confonde, lo manda fuori di testa.

Sta davvero rischiando di essere coinvolto in qualcosa di troppo grande che non sarà mai in grado di gestire. Eppure non ha né la voglia né l'intenzione di scappare.

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