Inside you [z.m.]

By Nourhen94

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Il buio era diventato mio amico. More

Inside you
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Avviso!!!
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Trailer!!
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
....... Zayn.......
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolato 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69

Capitolo 49

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By Nourhen94

Guardo le mie dita e poi abbasso il mio braccio lungo la vita. Che maleducato, poteva salutare come minimo!
Non so cosa fare, rimango ad aspettarlo o esco dall'ufficio? Mi guardo intorno. L'ufficio del direttore ha colori spenti rispetto ai colori accesi presenti nei corridoi o rispetto all'ufficio di Mr. Styles. Tutti i mobili sono in bianco e nero e anche le tende e i tappeti. Ci sono due cattedre identiche, hanno entrambe un computer portatile e un porta matite. L'unica differenza sono la sedie girevoli. Una delle due è più grande ed è fatta di pelle nera, invece l'altra è una semplice sedia girevole. Non c'è niente appeso al muro, né quadri nè foto.

Tiro fuori il cellulare e trovo due chiamate perse da Louis. Decido di chiamarlo intanto che aspetto, ma appena sto per schiacciare il pulsante chiama, la porta dietro alle mie spalle si apre. Il giovane direttore mi sorpassa. Si siede comodo sulla sua scrivania e tira fuori dei fogli dallo scaffale. Prende fra le mani una biro e si mette a scrivere. Io rimango ad osservalo in attesa che mi dicesse qualcosa.

" C'è qualche problema?" Mi azzardo a chiedere interrompendo quel silenzio fastidioso che c'è nella stanza.

" Domani, otto del mattino,la voglio puntuale nel mio ufficio." Dice in tono rude senza alzare lo sguardo dalla sua cattedra.

" Sarò puntuale." Dico. Mi aspetto che si alzi e mi stringa la mano o mi dica un arrivederci o qualcosa di simile, ma invece rimane con la sguardo basso. Mi giro ed esco dall'ufficio.

La ragazza dai capelli viola, sta ancora masticando un chewing gum e ha rimesso le gambe sulla cattedra. Vado verso le scale e le dico un arrivederci, ma lei non mi risponde.

" Beh come è andata?" Mi guarda Kel con occhi supplicanti. Mi siedo comoda e metto la cintura di sicurezza e cerco di avere un viso depresso tanto per farle credere che non mi hanno assunta.

" Lo sapevo che quei vestiti da 'so tutto io' non avrebbero funzionato." Commenta sbuffando. Singhiozzo mentre la guardo.

" Mi hanno presa" Saltello sulla sedia del passeggero.

" Fottuto cazzo" Dice lei buttandosi sopra di me.

" Così mi soffochi" Dico.

" Dobbiamo festeggiare con nutella e film horror." Dice allontanandosi da me per mettersi la cintura di sicurezza.

" Dimentichi i Pop Corn" Dico sorridente.

" Facciamo così, si festeggia nel tuo nuovo appartamento." Cambia marcia.

" Ok."

Mentre stiamo per arrivare a casa, sento la suoneria del mio cellulare.

" Demons inside" Canticchia Kel.

" Hey, ciao" Dico schiarendomi la voce.

" Ti ho chiamata cinque volte, perchè non rispondi al cellulare?" Urla Louis.

" Lo avevo messo silenzioso ed ero ad un colloquio e non potevo risponderti" Mi giustifico. Lo metto in vivavoce seccata dalla situazione.

" Amore sai che mi preoccupo." Kelsy mi guarda male e io alzo gli occhi al cielo.

" Ti ho detto che ti avrei chiamato appena avrei finito." Ribadisco.

" Scusa, ti sto assillando troppo. Beh allora ti hanno presa?" Chiede.

" Si, finalmente." Faccio un sospiro di gioia.

" E di cosa si occupa l'azienda?" Chiede. Kelsy gira il capo verso di me e con il dito fa segno di chiudere la chiamata.

" Louis non ti sento bene. Stiamo attraversando la galleria, ti richiamo dopo." Mento spudoratamente e chiudo la chiamata.

" Mi sento in colpa, non mi piace mentirgli così." Dico guardando lo schermo del mio smartphone.

" Non può continuare a chiamarti amore" Dice fissandomi con la coda dell'occhio.

" Lo so, ma lui non vuole chiamarmi in un'altro modo." Guardo la strada.

" Louis è un bel ragazzo è ha dimostrato molte volte di tenerci a te. Farebbe qualsiasi cosa per renderti felice." Ricomincia con l'argomento.

" Non mi sento ancora pronta per iniziare una relazione." Dico schietta.

" Se fossi pronta, ti metteresti con lui?" Chiede alzando un sopracciglio.

" Non lo so" Confesso.

" Io vi vedo troppo insieme e poi non ti costa niente provare. Lui ti ha confessato ciò che prova. Sai che ti ama. Questa volta non hai il dubbio che ti menta." Dice fermandosi ad un semaforo.

So cosa intende, so in che punto vuole arrivare, solo che io ho chiuso la porta del mio cuore già da tempo.

" Verresti domani ad aiutarmi con i bagagli? Ho già messo nei scatoloni tutta la roba per il trasferimento." Ci fermiamo davanti a casa mia.

" Quanto sei brava a cambiare subito argomento. Io lo dico per te. Poi tu fai come vuoi." Commenta irritata.

***

" Meyer" Legge mia madre la grande scritta in nero in caratteri cubitali sopra il grande portone del grattacielo.

" Inspira espira." Mi ripeto cercando di calmarmi.

" Andrà bene tesoro." Mi consola.

" E se sbagliassi qualcosa? E se mi licenziano già dal primo giorno?" Sono in stato di panico totale.

" Non ti avrebbero accettato se sapevano che non eri all'altezza del lavoro." Mi sorride dandomi un bacio nella guancia.

Guardo l'ora. Sono le sette e cinquanta minuti.

" Augurami buona fortuna." Le sorrido in modo agitato.

" In bocca al lupo!" Esclama. Chiudo la porta della macchina e comincio a correre verso il portone. Entrata dentro, cerco le scale. Il biondo ragazzo dagli occhi castani mi sorride e mi saluta con un salve. Ricambio il saluto mentre punto lo sguardo da una parte all'altra.

" Si è persa?" Sento una voce dietro alle mie spalle. Mi giro e trovo Mr... aspetta, non ricordo più il suo nome.

" Salve." Saluto cercando di non apparire un pesce fuor d'acqua.

" Buon giorno anche a lei." Sorride mostrando due fossette ai lati delle sue guance.

" Venga, l'ascensore è da quella parte." Me lo indica con un dito. Lui avanza e poi si gira e piega il capo incitandomi di seguirlo. Non posso. Non posso salire sull'ascensore. Che cazzo faccio ora?

Schiaccia il pulsante e rimango insieme a lui ad aspettare.

" Cosa le ha detto Mr. Mayer?" Chiede puntandomi le sue iridi verdi. Lo guardo confusa. Chi è Mayer?

" Il direttore, ti ho lasciato con lui ieri." Mi legge nel pensiero.

" Ah, Mr. Mayer." Dico sembrando ritardata. " Ha solo detto di venire oggi puntuale." Guardo i numeri sopra l'ascensore. A momenti si aprirà e io non posso entrarci e non voglio fargli capire che ho una fobia per i posti chiusi.

" Sono in ritardo. Non voglio far arrabbiare il signor Mayer già dal primo giorno. Salgo le scale." Dico fingendo un sorriso.

" Due minuti di ritardo non guastano." Dice calmo con il suo solito sorriso cordiale in volto.

" Almeno oggi voglio dare l'impressione di essere puntale." Lui ridacchia e io gli sorrido. Mi metto a correre sulle scale che sembrano non finire. Arrivata al quarto piano saluto con un sorriso la ragazza dietro al bancone, lei mi fa una smorfia di risposta. Ignoro il suo gesto maleducato verso i miei confronti e mi stiro la giacca e mi sistemo i capelli prima di bussare alla porta. Non sento nessuno rispondermi e non voglio dover chiedere a quella sotto specie di Braz versione Barbie malconcia se il capo è in ufficio o meno. Apro la porta e trovo il direttore seduto sulla sedia del suo ufficio con una sigaretta in mano.

Incrocia per un momento il mio sguardo, poi punta le sue iridi verso un'altra direzione.

" E' in ritardo." Dice con voce roca.

" Mi dispiace." Dico tenendomi stretta tra le mani la mia borsa.

" Come ha detto di chiamarsi." Chiede alzandosi dalla sedia girevole.

" Rory" La mi voce s'interrompe appena noto la vicinanza del suo corpo al mio.

" Evans." Continuo. Noto i suoi occhi color miele fissarmi attentamente. Si passa la mano piena di anelli sui capelli corti, sembra confuso.

" Bene, Miss Evans." Dice schiarendosi la voce. Sento qualcosa di strano accendersi dentro di me quando sento il mio cognome. Si gira e con passo slanciato torna a sedersi. Rimango in piedi, qualche metro lontana dalla sua cattedra. Lui alza lo sguardo e con il braccio mi indica di sedermi sulla sedia libera davanti a lui.

" Lei è esperta in arte?" Chiede con lo sguardo fisso sul suo portatile. Fisso le mie mani per qualche secondo. Se gli dico che non sono esperta forse mi licenzia, ma se gli dico che me ne intendo mentirei e mi scoprirà prima o poi.

Alzo lo sguardo e lo vedo fissarmi in modo strano. " Ha studiato storia dell'arte?" Chiede lasciandomi appesa ad un filo.

" Veramente io..." Sento fortunatamente la porta spalancarsi dietro le mie spalle.

" Ma..Mr. Mayer." Dice l'uomo dagli occhi verdi.

" Quante volte ti devo dire di bussare alla porta prima di entrare?" Urla l'uomo davanti a me. Mr. Occhi verdi si gratta la nuca e fa un sorrisetto beffardo.

" Miss Evans non conosce l'edificio e visto che ho così tanto tempo libero al momento..." Fa una pausa, come se volesse il suo consenso.

" Non vedi che sto parlando con la signorina in questo momento?" Incalza Mr. Mayer.

" Bene allora le farò fare il giro nella pausa." Mi fa l'occhiolino ed esce chiudendo la porta. Mr. Mayer sbuffa riportando lo sguardo verso di me.

" La cattedra alla sua destra è sua. Nel computer ci sono scritti tutti i colloqui e appuntamenti con varie aziende. Voglio che se li annoti tutti, che mi informi i giorni e le ore di chi entra e di chi esce." Fisso la sigaretta accesa sul posacenere, il suo odore è così fastidioso, che mi provoca un leggero mal di testa.

" Miss Evans, ha sentito cosa le ho appena detto?" Mi chiede.

" Si, appunterò tutto." Dico mentre assumo una postura seria.

" Bene, vada a sedersi e cominci il suo lavoro." Mi alzo e vado a sedermi dietro alla mia nuova cattedra. E' bellissima la sensazione di avere un proprio posto di lavoro. Un proprio computer sedia e cattedra, è un sogno che si avvera. Ripenso a qualche anno fa, quando la possibilità di essere qui sembrava essere lontanissima, ma cerco di schiacciare subito il pensiero.

Il computer è già acceso con la lista di tutti gli appuntamenti della settimana. Tiro fuori il block notes dalla mia borsa e mi metto a scrivere le ore e i giorni seguiti dai nomi delle persone con cui si deve incontrare il capo. Alzo per un momento lo sguardo e guardo per qualche secondo Mr. Mayer.

Ho solo quindici minuti di pausa. Il direttore è uscito senza dirmi niente se non fosse arrivato Mr. Occhi verdi ad avvertimi della piccola pausa che abbiamo sarei rimasta ancora nell'ufficio a lottare contro l'istinto di non tossire per colpa del fumo. Non ci doveva essere un cartello con scritto ' non fumare'?

" Qui s'impara a disegnare, a fare qualche ritratto o dipingere su tela." Fisso le persone impegnate a disegnare.

" Se vuoi imparare a fare un ritratto o uno schizzo d'arte, c'è Mrs. Pink che è l'insegnate di disegno." Mi presenta la donna dai capelli ricci arancioni. Lei mi sorride e mi stringe la mano.

" Ben venuta tra noi" Dice.

" Le sto accendo fare un giro, così ha un'idea di come è diviso l'edificio." Dice lui sempre sorridente.

" E' una buona idea Harry, ma non ti farebbe male andare a studiare un po' di storia dell'arte." Commenta lei mentre lo guarda divertita. Lui si gratta la nuca e mi fa segno di seguirlo.

" Qui fanno anche una lezione di storia dell'arte?" Chiedo.

" Si, una rottura di palle." Dice poi arriccia le labbra. " Mi scusa ho usato un termine non appropriato." Dice poi.

" Non piace neanche a me l'arte. Io non la capisco." Confesso.

" Le possa dare del tu?" Mi domanda.

" Si, glielo volevo chiedere anch'io." Dico è un leggero rossore mi compare in viso.

" Bene, Rory." Dice sorridente. " Qui abbiamo il nostro artista Bruno." Dice Harry aprendo la porta di legno davanti a me. Ci sono molte tele dentro, oltre a scolature e quadri appesi.

" Bruno!" Chiama il mio collega. Un ciuffo rosso compare da dietro una tela.

" Harry mon collègue." Esce da dietro il dipinto.

" Impegnato con una nuova tela?" Domanda Harry.

" Oui, bella arte." Dice. E' un uomo sulla quarantina, veste una strana maglia lunga di vari colori e dei pantaloni alla Hippy. Ha molte lentiggini vicino al viso e porta dei baffi con un ricciolo nella punta.

" Ti presento Rory, una nostra nuova collega."

" c'est un honneur conoscerla." Dice con uno strano accento. Gli stringo la mano sorridente.

" Bruno è francese, precisamente di Parigi." Mi spiega Harry.

" C'est ça" Risponde.

" Noi ti lasciamo, hai sicuramente molto lavoro da fare." Dice Mr. Occhi verdi.

" E' un piacere conoscerla" Dico timidamente.

" Piacere mio tutto." Risponde indietreggiando, solo che inciampa su uno sgabello dietro di lui e la tela che stava dipingendo gli cade in testa centrando il disegno. Cerco di trattenere una risata, quando Harry scoppia improvvisamente a ridere in un modo esagerato facendomi ridere a mia volta.

Usciamo dalla stanza con un mal di pancia incredibile.

" Bruno è un matto, però i suoi dipinti sono unici." Dice lui cercando di riprendere fiato.

" Peccato per il suo ultimo dipinto." Rido.

" Si" Ride. " Cazzo, non la smetto più." Continua. Sono felice di avere un collega con il senso dell'uomorismo, sembra che ci conoscessimo da una vita. La cosa buffa, che entrambi non nè sappiamo niente d'arte.

" E' già finita la pausa." Dice lui alzando un po' la manica della sua camicia.

" Già" Dico pressando le labbra. " Vado prima che entri il direttore nel suo ufficio." Dico.

" No, aspetta un secondo. Devo avvertirti su una cosa." Dice facendomi segno di seguirlo. Si ferma davanti ad una porta rossa.

" Puoi entrare in qualsiasi stanza di questo piano o anche degli altri piani." Dice in tono serio. " Ma vedi questa stanza..." Me la indica.

" Qui non puoi entrare, in teoria nessuno può entrarci."

" Perchè?" Mi viene da chiedere.

" E' la stanza privata del direttore e lui vieta qualsiasi addetto ad entrarci." Dice.

" Ah" Riesco solo a dire mentre fisso la porta.

" Bene per oggi ho finito. Ci si vede Rory." Mi saluta allontanandosi.

Trovo Mr. Mayer impegnato a lavorare nel suo ufficio. Entro e dico un salve e mi siedo nella mia cattedra.

" Ha scritto ciò che gli ho chiesto, Miss Evans?" Domanda alzando un sopracciglio.

" Si, infatti le volevo chiedere cosa devo fare dopo che ho appuntato tutto." Chiedo un po' intimorita dal suo sguardo.

" Mi faccia vedere." Dice. Prendo il mio block notes e lo metto nella sua cattedra. Lui lo prende fra le mani e scorre velocemente le scritte con lo sguardo.

" Bene." Mugola porgendomi il block notes. Quando sto per prenderelo però, noto una rondine tatuata nel dorso della sua mano. La rimango a fissare a lungo.

" Miss Evans." Dice mentre avvicina di più il quaderno.

" Mi scusa." Dico afferando velocemente il Block notes.

" Ora riscriva tutto sul computer." Dice e riporta lo sguardo sul lavoro che stava facendo prima.

Spazio Autrice#

Io non so più in che modo dirvi grazie, voi state realizzando uno dei miei sogni. Non pensavo di arrivare fino a questo punto e nemmeno di avere così tante lettrici. Ho letto tutti i 300 commenti e alcuni mi hanno fatto crepare dalle risate. Non ho mai ricevuto così tanti commenti nemmeno in I meet you in my dreams. Spero che vi piaccia questo capitolo penoso. L'ho scritto di fretta e il computer mi ha giocato brutti scherzi. Mi si sono cancellate tutte le correzioni che mi ha fatto la mia amica. Spero sia lo stesso leggibile e abbiate pazienza lo correggerò quando ciò voglia. ahaha Ho un mal d'occhi allucinante.

Se avete qualche domanda sarò felice di rispondervi. Non posso rispondere ad alcune cose se no rivelo tutto, ma rispondo a ciò che posso.

Se mi volete seguire su instagram mi chiamo _Nourhen94_

Volevo fare gli auguri di buon compleanno in ritardo a una lettrice accanita @LauraMurru

Un bacione

Nory_

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