Brawlers

Par CollinsUniversity

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Per la matricola universitaria Kyah è inevitabile non diventare popolare per via dei suoi fratelli. Due di lo... Plus

- UNO - Matricole
- DUE - Jed
- TRE - Combattimento
- QUATTRO - È una mazza da baseball quella?
- CINQUE - Cerchio della fiducia
- SEI - Jake Parker
- SETTE - Oh fratelli
- OTTO - Non dormirò in quel puttanaio
- NOVE - Autolavaggio
- DIECI - Sei vergine?
- UNDICI - Lo abbiamo fatto, ma siamo ancora amici
- DODICI- Lui sa
- QUATTORDICI- Dannate ovaie!
- QUINDICI- Sorpresa!
- SEDICI- Blackout
DICIASSETTE - Ecco, tutti sanno il mio segreto
- DICIOTTO - Bipolarismo
-DICIANNOVE - Pel di carota
Avviso
Personaggi
- VENTI - Oltre il danno anche la beffa
- VENTUNO - Slashed
- VENTIDUE - Infermiera Anna
- VENTITRÈ - Solo amici
- VENTIQUATTRO - Cani da guardia
- VENTICINQUE - Amici
- VENTISEI - Ma che diavolo?
~Una dormita con i pesci.~
~Le rotture fanno schifo.~
~Macchina del vomito~
~Sta lontano dal mio migliore amico!~
~Il momento è andato~
~Foot Loose.. più rotto.~
~E' un appuntamento!~
Avviso
~Momento della missione.~
~Tu vieni con me.~
Non è un capitolo
Leggetemi
Storie
Angel Face

- TREDICI- Dannato autocorrettore

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Par CollinsUniversity


«Ti fa male, non è vero?» Gridò contro di me.
«Harley» sospirai prendendo un profondo respiro. «Ho diciotto anni, posso-»
«Con chi l'hai fatto? Con Jake?» Mi interruppe gridando. Jackson e Dante si pietrificarono.
«Hai fatto sesso?» Chiese Dante mettendo insieme i pezzi.
«Mi sento male, come se mi avessero dato un pugno nello stomaco.» Jackson nascose il viso tra le mani. Mi morsi il labbro per impedirmi di ridere. Dio, ti prego, aiuta le loro future figlie.
«Non ho fatto sesso.» Riprovai sperando di essere sincera, ma non ci cascarono.
«Non mentirmi.» Mi avvertì Jackson e mi immobilizzai. Il suo essere sei anni più grande di me mi faceva davvero sentire come la sua sorellina.
«Okay» sospirai. «L'ho fatto.» Dissi in un sussurro.
«Lo uccido. Lo uccido cazzo!» Gridò Harley. Andai in panico.
«Non è stato con Jake!» Esclamai. «Ascolta, non c'è bisogno di sapere con chi l'ho fatto, ma ti giuro che non era con Jake.»
«Con chi allora?» Chiese Dante infastidito.
«Perché volete saperlo?» Chiesi nervosa.
«Perché stai male!» Replicò Jackson.
«Non è vero. È solo perché era la mia prima volta- non voglio parlarne con voi tre.» Gemetti.
«È come se la mia bambina fosse stata appena uccisa.» Esclamò Harley e senza volerlo, scoppiai a ridere.
«State ingigantendo la cosa.» Continuai a ridere, ma mi fermai quando Harley mi guardò infuriato.
«Chiederò a Justin con chi lo hai fatto. Ti è venuto dietro quando sei uscita dicendo... che ti avrebbe... riportato a casa.» Intervenne Harley, scandendo con lentezza le ultime parole. Sgranai gli occhi. «Justin?» Chiese e quando non risposi, sia Harley che Jackson corsero nella caffetteria. Dante ci impiegò un minuto in più a realizzare il tutto, ma quando lo capì, li seguì. Corsi dietro di loro in modo goffo, ma vidi Justin correre a tutta velocità fuori dalla caffetteria con al seguito i miei fratelli. Stava gridando loro di lasciarlo spiegare, ma senza alcun risultato, soprattutto Harley.
«Che cos'è successo?» Chiesero Rayne e Baila venendo verso di me. Tutti nella caffetteria cominciarono a fissarci, così le trascinai fuori dove nessuno avrebbe potuto sentirci. Anche Harry ci raggiunse.
«Credo che uccideranno Justin.» Risposi mordendomi il labbro.
«Che? Perché?» Chiese Harry.
«Non fate come loro, vi prego. Soprattutto tu Rayne.» Presi un lungo respiro. «Ho fatto sesso con Justin ieri sera.» Dissi molto velocemente.
«Altro che semplici amici.» Mi stuzzicò Harry.
«Non è quello il problema. Siamo amici ed è successo. Ne abbiamo parlato ieri e lui era d'accordo sul fatto che le cose non sarebbero cambiate. Gli voglio molto bene e mi ha messa a mio agio» mormorai stringendomi nelle spalle. «Ma i miei fratelli sono incazzati per via di come Justin tratta le ragazze. Credo.» Aggiunsi.
«Non posso credere che tu abbia fatto sesso. Finalmente!» Esclamò Rayne abbracciandomi.
«Prima che mi dimentichi: mi dispiace di averti spinto l'altra sera.» Dissi, ma lei scosse la testa.
«Dimenticatelo. Hai fatto sesso!» Esclamò di nuovo. Scoppiai a ridere.
«Zitta, ti prego. Non ho bisogno di altri pettegolezzi sul mio conto.» Dissi e tutti e tre annuirono, promettendo che non avrebbero detto nulla a nessuno.
«Saltiamo il resto delle lezioni?» Propose Baila e mi fece ridere.
«Certo. Non ho fatto altro che studiare per tutto il giorno.» Risposi stringendomi nelle spalle. Andammo nel parcheggio dove c'era la mia auto, ma non avevo pensato al fatto che Justin e i miei fratelli erano lì anche loro.
«L'hanno preso!» Sussultai correndo verso di loro. Harley lo teneva per la maglietta ed era di schiena contro la Range Rover di Jackson, in modo che nessuno vedesse nulla. Riuscì ad assestare un pugno sul viso di Justin prima che potessi fermarlo.
«Smettila!» gridai spingendo Harley via da lui e mettendomi davanti a Justin come per proteggerlo. «È stata una mia scelta, non vostra!» Gridai.
«Lo avevo avvertito di non farti del male. Tutti e tre lo abbiamo avvertito!» Esclamò Harley sovrastandomi. So che stava usando la scusa del mio dolore per non pensare al fatto che avessi fatto sesso con lui.
«Non mi ha fatto del male, lo giuro. Sto bene Harley, è successo, non l'abbiamo programmato. Ne abbiamo parlato ieri sera, non lasceremo che questo rovini la nostra amicizia. Non vogliamo che le cose diventino strane, quindi per favore, non farlo nemmeno tu. Per favore. Per me?» Chiesi e la sua espressione si rilassò.
«La mia sorellina. Cazzo Justin!» Gridò dando un pugno sulla portiera della Range Rover.
«Mi dispiace amico, giuro. Non l'avevo programmato.» Supplicò Justin. Sapevo che Justin ed Harley avrebbero potuto picchiarsi a vicenda, ma Justin non avrebbe reagito. Aveva fatto sesso con me e sapeva che questo faceva male ad Harley più di un pugno.
«Se la ignori o pensi a lei come una delle tue puttane, ti giuro, ti sfiguro.» Intervenne Jackson e alzai gli occhi al cielo. Le sue minacce erano sempre troppo dettagliate.
«Non lo farò amico, lo giuro. Non è stato come le altre volte. Lei è diversa.» Disse Justin, così mi voltai verso di lui. I suoi occhi incontrarono i miei e dovetti resistere all'impulso di abbracciarlo o, peggio, baciarlo.
«Rimane tra di noi, okay?» Dissi voltandomi di nuovo. «Non ho bisogno di altri pettegolezzi.» Aggiunsi in tono piatto.
«Non c'è bisogno di dirlo cazzo! Nessuno stronzo deve sapere che tu abbia fatto- non riesco nemmeno a dirlo, ma sì, nessuno dirà nulla.» Esclamò Harley. «Ti avverto fratello, ho voglia di prenderti a pugni adesso, ma ti salvi solo perché ti considero come un fratello. Lei viene prima di tutto, chiaro?» Aggiunse rivolgendosi a Justin, che annuì.
«Un giorno ricorderemo questo episodio e ne rideremo.» Dissi sorridendo, ma gli altri ragazzi non ricambiarono. «Troppo presto per le battute?» Chiesi.
«Anche quando avrai quarant'anni sarà troppo presto per le battute.» Ribatté Jackson e scoppiai a ridere tornando verso la mia auto. Qualcuno mi prese per un braccio e quando mi voltai, vidi Justin.
«Possiamo avere un minuto?» Chiesi agli altri. I miei fratelli mormorarono qualche altra minaccia, ma salirono sulle loro auto, mentre Rayne, Baila ed Harry salirono sulla mia BMW.
«Stai bene?» Chiese Justin. Annuii.
«Sì. Un po' dolorante, ma va tutto bene.» Sorrisi. Si accigliò.
«Cammini come un pinguino. Mi sento male per averti ferita.»
«Passerà. Non mi hai fatto male ieri sera. Non per molto tempo, comunque.» Ridacchiai.
«Come va la testa?» Chiese massaggiandola delicatamente. So che si riferiva a quello che era successo con la puttana, Jessie.
«Avrò bisogno di un massaggio da Dante, ma sto bene per ora. Non posso credere di aver reagito in quel modo, ma mi ha provocata e sono-»
«Scoppiata.» Finì Justin al mio posto e annuii. «Beh, sai difenderti con i fiocchi, Bambolina, non c'è dubbio.» Disse scoppiando a ridere. Lo abbracciai.
«Vado a casa. Ho bisogno di dormire.»
«Certo. Torniamo a casa anche noi. Andiamo.» Disse dandomi una leggera pacca sul sedere, facendomi sobbalzare.
«Stronzo.» Esclamai salendo in macchina. Mi regalò un sorriso e salì sulla sua moto. Sì, le cose erano già tornate alla normalità.

«Pronto?» Disse Harley rispondendo al cellulare. Avevo la testa appoggiata alle gambe di Harry mentre guardavamo una partita di Hockey che Justin voleva vedere a tutti i costi. Il suo essere Canadese implicava tutto questo. «Perfetto. Sì, va bene. Sono soldi facili. Okay a dopo.» Continuò Harley prima di chiudere la chiamata.
«Chi era?» Chiesi.
«Jamie.» Rispose.
«Contro chi combatti?» Chiese Justin e scattai a sedere aspettando una risposta.
«Toner.» Rispose Harley scoppiando a ridere.
«Cazzo fratello, sono soldi facili.» Rise anche Justin.
«Combatti stasera?» Chiesi ad Harley, che annuì. Tornai a guardare la televisione cercando di non farmi prendere dal panico. Avevo visto Justin combattere due volte, ma Harley mai. Non volevo vederlo dentro quella gabbia.
«Kiki» tossicchiò Harley. «Sei preoccupata per me?» Chiese.
«Perché fai una domanda del genere? Sai che lo sono.» Dissi e Harry sorrise pensando a quanto fossimo carini io e mio fratello in quel momento.
«Sarà una passeggiata. Troppo facile.» Borbottò Harley e sorrisi. Ero felice del fatto che sarebbe stata una passeggiata per lui perché significava che non si sarebbe fatto male. Peggio per l'altro ragazzo, ma mio fratello veniva prima. Il mio cellulare vibrò, così lo tirai fuori dalla tasca e vidi un messaggio. Era Jake. Sorrisi e lo aprii.
Da Jake:
«Hey bellissima. Passo a prenderti alle otto? Ti porto fuori a cena.»

«Vieni da Jed stasera?» Mi chiese Rayne. Scossi la testa rispondendo a Jake dicendogli di venire a prendermi a casa di mio fratello, sapeva dove abitava.
«Vado a cena con Jake.» Risposi stringendomi nelle spalle. Annuì, ma non mi voltai verso di lei o i ragazzi. Sapevo che stavano squadrando sia me che Justin perché ora sapevano che eravamo andati a letto insieme.
«Vuoi che venga?» Chiesi poi ad Harley. Scosse la testa.
«No. Ci vorranno neanche due minuti. Esci pure con il tuo ragazzo.» Mi stuzzicò e Justin strinse i pugni.
«Non è il mio ragazzo Harley. Mi hai appena dato della puttana. Sai quello che è successo tra me e Justin e ora chiami Jake il mio ragazzo.» Esclamai. Appoggiò i gomiti sul bancone della cucina.
«Non intendevo dire quello Kyah.» Disse e annuii semplicemente tornando a guardare la televisione. Poco dopo Harry dovette andare, così come Baila. Jackson baciò la sua guancia e le disse che sarebbe passato a prenderla una volta pronta per andare da Jed.
«Mi piace.» Sorrisi a Jackson quando tornò da noi.
«Bene.» Replicò. Cercava di fare il figo. Una volta sentii Dante dire che se non mi piacessero le ragazze con cui uscivano sarebbe stato strano, quindi supposi fosse solo sollevato dal fatto che Baila mi piacesse davvero.
«Cosa ci trova in te va oltre il mio pensiero però.» Ribattei sorridendogli.
«Te la sei cercata.» Disse Dante scoppiando a ridere e Jackson sorrise perfido.
«Stavo scherzando Jackson!» Gridai quando si sdraiò sopra di me. Iniziò a farmi il solletico e scoppiai a ridere cercando di colpirlo o allontanarlo con le gambe. Sentii gli altri ridere di noi, ma fortunatamente, dopo pochi minuti Jackson si fermò perché il mio telefono squillò.
«Pronto?» Risposi senza fiato.
«Kyah?»
«Mamma?» Dissi e i miei fratelli mi guardarono tutti. Nostra madre era fantastica, ma non la vedevamo molto. Era sempre sommersa di lavoro.
«Sono io. Come stai? E i ragazzi?» Chiese.
«Tutto bene, sono con loro adesso, da Harley.» Spiegai.
«Ho creato una nuova linea maschile e ho tonnellate di roba per loro.» Esclamò al telefono.
«Mamma ha nuovi vestiti per voi tre.» Ripetei ai miei fratelli. Dante alzò il pugno in segno di vittoria. Adorava i nuovi vestiti, soprattutto perché mamma, avendo una linea propria, i vestiti erano molto cari e di alto profilo. Prendeva spunto da come si vestivano i miei fratelli: cappellini, cuffie, jeans, magliette e molto altro. Erano come la sua ispirazione.
«Ringraziala.» Disse Harley a bassa voce.
«Harley dice grazie. E anche Dante e Jackson.» Aggiunsi.
«Oh, prima che mi dimentichi, dì ad Harley che ho disegnato una cuffia che potrebbe piacergli. Ho fatto aggiungere il suo nome alla collezione.» Esclamò eccitata. Sorrisi felice, mamma ed Harley non andavano molto d'accordo. Ripetei quello che mi aveva appena detto e Harley spalancò la bocca sorpreso.
«L'ha fatto?» Chiese. Annuii e gli passai il telefono. Lo prese e parlò con mamma per qualche minuto. Lo sentii persino dire "ti voglio bene" e battei le mani felice.
«Avete sentito?» Chiesi dando una spinta sia a Dante che a Jackson. Scoppiarono a ridere e annuirono. «Hai sentito Rayne?» Chiesi e anche lei ridacchiò annuendo. Quando Harley finì di parlare con mamma, mi ripassò il telefono sorridendo. Per una volta non avevano litigato.
«Vuole parlarti di qualcosa che hai fatto.» Disse e smisi di ridere. Chiesi che cosa volesse, ma si strinse nelle spalle.
«Hey, ci sono.» Dissi nervosamente al telefono.
«Tuo padre mi ha chiamato oggi. Signorina, come hai potuto litigare in quel modo al campus?» Mi pietrificai.
«Mamma. Non volevo-»
«Aspetta fino a che non ho finito di parlare.» Gridò tanto forte che anche i miei fratelli sentirono. Mamma diventava cattiva quando si arrabbiava.
«Sì, mamma.» Risposi a bassa voce sentendo le lacrime appannarmi gli occhi.
«Come stavo dicendo» disse schiarendosi la voce. «Lo sai meglio di me che saranno guai seri adesso. Come diavolo hai potuto? Non va bene quello che hai fatto. Sei fortunata che tuo padre sia riuscito a calmare quella ragazza e a convincerla a non sporgere denuncia.» Sbottò mamma. Che cosa? Quando era successo?
«Voleva sporgere denuncia?» Sussultai. I miei fratelli si alzarono, così come Justin, infuriato come non mai.
«Tuo padre ha risolto tutto. Devi vederlo domani mattina. Kyah non puoi metterti nei guai, né tu, né i tuoi fratelli. Come figlia del preside devi dare il buon esempio.» Sospirò. «Sono molto delusa da te Kyah.» Mi morsi il labbro.
«Mi dispiace mamma, non succederà più, promesso. Ti prego.» Dissi piangendo, ma aveva già chiuso la chiamata. «Ha detto che è delusa da me.» Mormorai. Harley fu il primo a venire accanto a me. Sapeva benissimo come mi sentivo. Mamma era praticamente spostata con il suo lavoro e io non avevo mai le attenzioni che avrei voluto. Sentire quello fu come un pugno nello stomaco.
«Non voleva dirlo Kyah.» Sussurrò Harley abbracciandomi.
«Sì invece. Non l'avrebbe detto altrimenti.» Ribattei piangendo. Mi abbracciò più forte.
«È solo perché sei la principessa di casa e si aspetta che tu sia perfetta, ma non devi cercare di essere perfetta per lei. Non devi farlo per nessuno a dire il vero. Sii solo Kyah.» Mormorò. Annuii.
«Devo vedere papà domani. Ci credi che ha dovuto convincere quella ragazza a non sporgere denuncia? Quella puttana.» Gemetti e Rayne scoppiò a ridere. Tutti la guardammo.
«Mi dispiace, ma è divertente. Davvero non hai idea di quanto sei simile ai tuoi fratelli.» Sorrise.
«Credo tu abbia ragione.» Risposi stringendomi nelle spalle. Justin si sedette accanto a me e mi fece cenno verso la televisione.
«Ti va di giocare a Need For Speed?» Chiese e io sorrisi asciugandomi le guance.
«Solo se posso usare la macchina argento.» Ribattei con un ghigno.
«D'accordo. Sceglierò qualcos'altro allora.» Ai stuzzicò sedendosi sul pavimento con me, fianco a fianco. Potei sentire Rayne che diceva quando fossimo carini in quel momento, ma la ignorai. Giocare a questo video gioco o fare conti... beh, era il mio territorio.


«Che ha detto Jake per quello che è successo con Jessie?» Chiese Rayne come andammo al campus. Mi strinsi nelle spalle.
«La stessa cosa che hanno detto i miei fratelli. Se lo meritava, ma non avrei dovuto colpirla. Sono d'accordo anche io ora che sono calma, ma non me ne sono pentita.» Risposi.
«Com'è andato l'appuntamento?» Chiese. Mi strinsi di nuovo nelle spalle.
«È stato... non lo so, diverso. Voglio dire, mi piace, ma... Dio, non lo so.» Risposi e lei sorrise senza dire altro. Era per caso felice del fatto che non sapevo che fare con Jake?
«Sei nervosa per l'incontro con tuo padre?» Chiese e io gemetti.
«Certo che lo sono. Questa mattina mi ha detto di non portare Harley, Jackson o Dante con me. Non vuole che possano difendermi in qualche modo.» Aggiunsi mordendomi il labbro e Rayne scoppiò a ridere entrando nella caffetteria. Vidi Jessie e andai verso di lei.
«Jessie?» La chiamai. Si voltò e mi fulminò con lo sguardo. Aveva un labbro gonfio, un occhio nero e qualche graffio sul viso. «Mi dispiace per averti colpito ieri.» Mentii. Non aspettai una risposta, così mi voltai e andai verso il solito tavolo. Almeno potevo dire a mio padre di essermi scusata.
«Che le hai detto?» Chiese Justin.
«Che mi dispiaceva.» Risposi sorridendogli.
«Davvero?» Chiese.
«Sì. Solo per dire a mio padre che l'ho già fatto quando mi dirà di scusarmi con lei più tardi.» Risposi stringendomi nelle spalle e lui ridacchiò.
«Ho un regalo per te.» Disse Harley comparendo dietro di me.
«Per me?» Chiesi voltandomi.
«Sì, per te.» Rispose ridendo e porgendomi una scatolina nera. Battei le mani e la presi. Aprendola trovai un bracciale con un ciondolo d'argento a forma di "K" e un piccolo cuore, sempre d'argento, con scritto "Little Sister".
«Lo adoro!» Esclamai abbracciandolo forte. «Grazie davvero Harley, mi piace un sacco.» Dissi come lo allacciò al mio polso. «Okay, ora sappiamo chi sarà il fratello del mese.» Ridacchiai.
«Un mese intero? Per un braccialetto? È una cosa stupida!» Si lamentò Dante facendomi ridere.
«Perché me lo hai comprato?» Chiesi ad Harley, che si strinse nelle spalle.
«L'ho visto in un negozio. È praticamente fatto apposta per te. Voglio dire, un ciondolo con la lettera "K" e "Little Sister", una coincidenza? Non credo.» Sorrise e scoppiai a ridere di nuovo. «In più, l'ho comprato con la vincita di ieri sera.» Aggiunse. Grazie al cielo aveva vinto.
«Spero non ti sia costato troppo.» Mormorai.
«No, tranquilla.» Mi rassicurò.
«Dobbiamo comprarle qualcosa adesso.» Intervenne Dante alzando gli occhi al cielo a Jackson. Rayne si schiarì la voce. «E anche per Rayne. Come potrei dimenticarmi della mia mamacita?» Aggiunse facendo sorridere Rayne.
«Non c'è bisogno che mi compriate nulla, ma questo è davvero bello.» Dissi.
«Tesoro, sono quasi le nove.» Mi ricordò Dante.
«Non mi sento molto bene.» Mormorai.
«Andiamo, vengo con te.» Disse Dante alzandosi. Scossi la testa.
«Ha detto di andare da sola. Ci andrà meno pesante se voi veniste con me.» Sospirai.
«Andrà tutto bene.» mi rassicurò Jackson.
«Ho paura.» Sussurrai prima di andarmene. Li sentii ridere e poi gridarmi buona fortuna. Camminai lentamente fino ad arrivare al suo ufficio e bussai alla porta.
«Sì?» Chiese attraverso un piccolo citofono. Alzai gli occhi al cielo.
«Sono io... Signore.» Mormorai cercando di essere educata.
«Entra Kyah.» Rispose. Aprii la porta e andai verso il suo ufficio. Era seduto dietro la sua scrivania. Il suo ufficio sembrava una mini biblioteca per via di tutti quei libri.
«Ciao papà.» Dissi sedendomi sulla sedia, di fronte a lui.
«Ciao piccola.» Rispose sorridendo. Rimanemmo in silenzio per circa due minuti e iniziavo a sentirmi in imbarazzo. Sentivo i suoi occhi fissarmi, così cedetti.
«Mi dispiace di averla picchiata, non avrei dovuto lasciare che mi provocasse in quel modo. Avrei dovuto comportarmi da persona matura e andarmene, ma papà, ha insultato il mio amico per via dei suoi gusti sessuali e non mi andava giù che l'avesse fatto. Odio la violenza, giuro. La odio davvero, ma non più così tanto da quando ho scoperto quello che fa Harley - cosa per cui sono arrabbiata per il fatto che tu non me l'abbia detto. Onestamente la sto gestendo meglio ora, più di quanto non abbia fatto in tutti questi anni. Non reagisco più come prima... non troppo. Il punto è che non avrei dovuto comportarmi come invece ho fatto. Mi sono scusata con lei questa mattina. Quindi... mi dispiace.» Conclusi guardando fissa i miei piedi. Lo sentii sbuffare.
«Tuo fratello mi deve venti dollari.» Disse ridacchiando. Alzai lo sguardo.
«Come scusa?» Chiesi.
«Io e Jackson abbiamo scommesso venti dollari. Ha detto che ci sarebbero voluti almeno cinque minuti prima che mi raccontassi tutta la storia, ma l'hai fatto in meno di tre minuti.» Rispose ridendo. Lo guardai arrabbiata e tirai fuori il mio cellulare.
A Jackson:
«Sei uno stronzo. Non posso credere che tu abbia scommetto con papà! Hai visto quanto fossi spaventata, avresti potuto avvertirmi che voleva solo sapere quello che era successo. Papà ha detto che gli devi venti dollari. Sono contenta che tu debba pagarlo, stronzo!»

«Messaggio minatorio per Jackson?» Chiese sorridendo.
«Sì» risposi mettendo via il telefono. «Davvero voleva sporgere denuncia?» Chiesi e lui annuì.
«Sì, ma le ho parlato. Ho anche guardato le registrazioni della caffetteria. Ha fatto apposta a farti rovesciare la bibita, chiaramente per provocarti. Non approvo il modo in cui hai reagito, ma quello che è fatto, è fatto.» Disse e io sospirai.
«Qual è la mia punizione? Sono espulsa?» Chiesi.
«Cielo, no. E non perché sei mia figlia. È solo una cosa tra ragazze. Non è abbastanza per essere espulse dato che le hai chiesto scusa.» Rispose e sbuffai. Ovviamente.
«D'accordo» sospirai. «Che mi dici dei combattimenti di Harley allora?» Mormorai.
«Sapevo che l'avresti presa male se l'avessi saputo. Non fa male a nessuno, tranne che agli idioti che vi partecipano. Tuo fratello e i suoi avversari si allenano costantemente per questi combattimenti e devono seguire delle regole quindi non è pericoloso.» Continuò. Sapevo già tutto, ma ascoltai lo stesso. «Ad Harley piace e il proprietario di Jed è consapevole che sia illegale, ma è ben protetto. È un uomo a cui piace il denaro e quel tipo di persona sa come tenere segreto quello che fa, quindi non c'è bisogno che ti preoccupi di quello che può succedere. Nessuno scoprirà nulla.» Sospirai, quella era una delle mie preoccupazioni.
«Ho accettato il fatto che combatta, ma non mi piace.»
«Sono d'accordo, ma è molto bravo. Mi ha fatto vincere parecchio una volta.» Sorrise papà e io scoppiai a ridere.
«Oh tesoro, prima che mi dimentichi, il tuo appartamento sarà pronto per il week-end. Tutte le tubature sono state sostituite. Ho fatto anche controllare l'intero appartamento. È costato parecchio, ma ho deciso di comprarlo direttamente invece che affittarlo.» Sorrise.
«Oddio, davvero?» Chiesi sorpresa.
«Sì, hai bisogno di un posto dove stare tranquilla e l'appartamento è vicino al campus e ai tuoi fratelli.»
«E la sua parte iper protettiva ricompare.» Lo stuzzicai.
«Non posso farci niente piccola. Mamma ti ha chiamato?» Chiese e mi accigliai. «Che succede? Che ti ha detto?» Chiese contraendo la mascella.
«È delusa da me.» Risposi a bassa voce. Mormorò qualche parolaccia.
«Le parlo io. Non sa tutti i dettagli ed è saltata alle conclusioni sbagliate. Dannata donna.» Disse scuotendo la testa. Annuii e mi alzai. Fece il giro e mi baciò la guancia abbracciandomi. «Bel bracciale.» Sorrise.
«Me l'ha regalato Harley» dissi mostrandolo fiera. «Non è bellissimo?» Esclamai.
«Sì, lo è. Proprio come te, mia piccola zucca.» Ridacchiò.
«Papà, ho diciotto anni e sono all'università. Non sono più la tua piccola zucca.» Sorrisi andando verso la porta.
«Sarai sempre la mia piccola zucca, non importa quanti anni tu abbia, in quale università tu sia o quanti tatuaggi tu abbia.» Replicò.
«Papà!» Esclamai rossa di imbarazzo. Scoppiò a ridere e mi salutò. «Ti voglio bene.» Dissi.
«Ti voglio bene anche io piccola zucca.» Gridò e scoppiai a ridere chiudendo la porta dietro di me. Una studentessa era fuori e come mi vide mi fulminò. «È mio padre.» Dissi pensando a quello che poteva sembrare.
Oh, grazie a Dio.» disse prima di bussare alla porta di mio padre. Le disse di entrare e lasciare la porta aperta. Doveva farlo quando rimaneva solo con qualche studente, tranne che con me perché era mio padre. Corsi dritta alla mia lezione, matematica avanzata.
«Bambolina.» Mi chiamò Justin facendomi segno con la mano. Mi aveva tenuto il posto accanto a lui. Molte ragazze e intendo molte, mi fulminarono con lo sguardo sentendo quel nomignolo. «Sei ancora viva allora.» Ridacchiò.
«Così sembra» sorrisi. «Papà e Jackson avevano scommesso su di me. Stronzi.» Mormorai e Justin trattenne le risate. Sbadigliai posando la mia testa sulla sua spalla e sentii alcune persone sussurrare qualcosa. «Stanno sparlando di noi, ancora.» Sospirai. «Dio, ma non hanno nient'altro da fare che guardare quello che fanno due amici? Non hanno delle loro vite o altro?» Dissi ad alta voce così tutti potessero sentire. I mormorii si fermarono e sorrisi.
«Oh, la voce da cattiva.» Sussurrò Justin al mio orecchio facendomi ridere. «Com'è andato l'appuntamento di ieri?» Chiese irrigidendosi leggermente.
«Bene. Ci siamo divertiti» risposi tranquilla. «Mi ha portato fuori a cena e poi a casa. Tipico appuntamento.» Aggiunsi e lui annuì.
«Bene.» Mormorò totalmente disinteressato. Sentii il mio telefono vibrare così controllai e vidi un messaggio di Dante. Era più facile parlare con il mio iPhone, così finalmente iniziai ad usarlo:
Da Dante:
«Sembri colpevole sorellina! Hai mangiato il pene di Rayne a colazione?»

«Che cosa? Che schifo, certo che no!»

«Il suo pene al cioccolato?»

«Rayne è messicana Dante!»

«Pane* volevo dire il suo pane al cioccolato, non pene!»

«Oddio, mi sento male! Ma no, non ho mangiato il suo PANE.»

«Auto correttore del cazzo.»

«Questa è la migliore di sempre. Lo faccio leggere a Justin.»

Scoppiai a ridere dopo avergli risposto. Justin sorrise.
«Che c'è di così divertente?» Chiese. Gli diedi il mio iPhone e lesse la conversazione e scoppiò a ridere anche lui.
«Divertente.» Disse ridacchiando.
«Il suo pene al cioccolato. Credevo me lo stesse davvero chiedendo!» Replicai continuando a ridere. Justin rideva con me, ma si interruppe quando la ragazza, seduta accanto a lui, gli sussurrò qualcosa all'orecchio.
«Bambolina, a quanto pare tutta la classe pensa che usciamo insieme.» Ridacchiò.
«Oh mio Dio no! Io e Justin siamo amici. Capite il significato della parola amici? Stupidi ignoranti.» Borbottai. Alcuni studenti sorrisero, altri mi fulminarono sentendosi chiamare in quel modo.
«Adesso?» Chiese Justin alla ragazza che stava ancora sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Cercai di ignorarli, ma il fatto che stesse provando a sedurlo mi fece infuriare.
«Sono le nove e trenta del mattino. Mi sento in imbarazzo per te.» Dissi. La ragazza si allontanò da Justin e mi squadrò un secondo, poi si voltò. Justin mi guardò e mi strinsi nelle spalle. «Puoi fare di meglio.» Dissi sincera. Sorrise e scosse la testa. «Che c'è?» Chiesi prima di tornare a guardare la ragazza. «Sì, puoi fare di meglio.» Conclusi convinta. Annuì continuando a sorridere. «Se vuoi portarti a letto quella ragazza sta solo attento che non tocchi la mia roba.» Mormorai mettendo le cuffie nelle orecchie. Il mio telefono vibrò. Alzai gli occhi al cielo leggendo da chi arrivava il messaggio.

Da Justin:
«Sei gelosa? *»

«No, ovviamente. Dove hai imparato il mio simbolo? *»

«Sicura? Perché non devi esserlo. Dante me l'ha detto. *»

«Ma figurati. Non sono gelosa. Cosa dovrebbe significare? *»

«Credo che sia ovvio a tutti tranne che a te. **»

Guardai il telefono e poi Justin, togliendomi le cuffie come il professore entrò.
«Non capisco.» Dissi a Justin. Sospirò.
«Non importa Bambolina.» Mi rassicurò prima di concentrarsi sul professore. Tornai al mio cellulare e mandai l'intera conversazione a Rayne chiedendole se aveva idea di quello che poteva significare. Mi rispose immediatamente.
Da Rayne:
«Scusa tesoro, non ne ho idea. *»

Gemetti silenziosamente, quando Justin si avvicinò.
«È il tuo compleanno tra poco, vero?» Sussurrò. Annuii.
«Tra meno di due settimane. Penso che i ragazzi e Rayne porteranno me e Dante a cena fuori. Ovviamente sei invitato anche tu.» Sorrisi.
«Bene, ci sono.» Sorrise ricambiando. E come se la conversazione non fosse mai accaduta, la tensione tra di noi scomparve. Grazie al cielo.

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"Dahlia ti scava affondo penetrandoti con la sua semplicità e leggerezza"