~ Tales ~

By soloraccontifantasia

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In questa raccolta potete trovare tutti i racconti che ho scritto fin'ora. Spero che possano piacervi 😘🤎 More

Antieroe
28-06-14
Il film
Monologhi
Immaginazione
Il profumo della domenica
Scambio
Frequentarsi
The Demiourgia Project
Il cassetto
Panico
La terza Moira
Colpita
Un lavoro discutibile
Deja vu
Per sempre
So
Notte d'estate

Ibrido

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By soloraccontifantasia

Monika discendeva da una famiglia maledetta: per parte di padre era una bambola e per parte di madre un demone.

Le due parti erano perennemente in conflitto: facevano a gara tra chi dovesse prevalere e impossessarsi dell'anima della giovane donna. In quei casi, Monika non sapeva a chi dare ascolto e si limitava a sedersi con la testa tra le mani. Era così confusa, in bilico tra l'umano, il demone e la bambola.

Avrebbe tanto voluto che la sua anima frammentata e terribile formasse un'unità omogenea, che la guerra interiore che la tormentava da ventun'anni cessasse e la lasciasse vivere in pace.

Quando prevaleva il demone era costretta a compiere delitti orribili. Il demone, infatti, come tutti quelli della sua stirpe materna, si nutriva del sangue degli umani. Tuttavia, quello nel corpo della donna era più vorace, crudele, ma soprattutto, violento.

Donne, uomini, bambini, anziani, chiunque andava bene, l'importante era che il mostro, quello stesso mostro che era lei, si saziasse.

Più persone uccideva più lacrime di sangue versava: era il sangue delle sue vittime, che sgorgava dai suoi occhi senza sosta placandosi solo al mattino.

Non si saziava mai. Notti passate a uccidere non lo placavano, nessuna goccia di sangue versata era sufficiente.

Il demone era così famelico che Monika si feriva apposta pur di farlo tacere. Ma era tutto inutile.

Invece, quando a prevalere era la bambola, la sua pelle diventava porcellana bianca, finissima e fragile. Non riusciva a muovere un solo muscolo e spesso le era impossibile addirittura parlare.

Ma la cosa peggiore era il dolore lancinante che la affliggeva. Era inerme e sofferente e l'unica cosa che poteva fare era fissare il baldacchino scuro e pesante come la sua anima.

C'erano volte in cui il suo corpo si tramutava completamente, altre in cui solo alcune parti, come gli arti o il viso; in quei casi, la porcellana premeva sulla carne nelle vicinanze provocando un dolore ancora più intenso. Tuttavia, i crampi la costringevano sempre a letto, fino a quando la bambola non fosse ritornata al suo posto.

Purtroppo non riusciva a prevedere nè a tenere sotto controllo la trasformazione.

Due settimane fa si trovava incredibilmente al ballo dei suoi vicini, i signori Simshauser, quando sentì i gomiti irrigidirsi in seguito a un dolore intenso in quella zona.

Capì che la bambola stava uscendo allo scoperto e così scappò via, sgattaiolando tra le ombre del colonnato che circondava la magione, nascondendosi nella loro oscurità.

Era davvero raro che Monika andasse alle feste. Si sentiva sempre inadatta e inopportuna, come un pesce fuor d'acqua, Semplicemente si sentiva diversa.

Per questo evitava le grandi cerimonie, le occasioni di leggerezza e di svago, gli ambienti rumorosi e affollati, i suoi simili, in particolare Bart Simshauser, che quando la guardava la faceva sempre avvampare. Lei, però, non poteva metterlo in pericolo, non poteva condannarlo a condividere la sua tragedia.

Non si sentiva a suo agio neanche con i propri genitori, le uniche due persone che potevano capirla e compatirla. Al contrario, provava solo rancore verso di loro per aver generato un mostruoso e pericoloso ibrido come lei.

Chi avrebbe mai voluto nascere, sapendo quello che sarebbe stato per tutta la vita?

Era giunta la notte, con le sue insidie e le sue ombre, il momento in cui nessuna delle due parti prendeva il sopravvento ma si manifestavano insieme e mostravano la vera natura della ragazza.

La luna nuova riempiva il cielo con la sua figura, l'aria era ferma e le ombre stavano in agguato.

Monika era seduta in giardino, sotto un vecchio pesco malato che non produceva più frutti da quasi tre anni, e guardava le macchie di sangue sulla sua vestaglia con la testa tra le mani.

"Sto per mettere fine a un'altra vita. A più di una, Perchè sono condannata a subire questo?..."

Quella sera, la disgrazia si era abbattuta su una baracca. Genitori poverissimi, nove figli.

Li uccise tutti, tra le grida impaurite dei bambini e i tentativi impotenti dei genitori di salvarli.

Ma il demone non era soddisfatto.

"Di più...devi ucciderne di più...ancora di più, molti di più..."

Era la voce che le parlava ogni volta che poneva fine a una vita.

Monika si guardò intorno. Il suo sguardo si osò sul pugnale insanguinato, poi sul suo braccio. Lo guardò con enfasi, gli avvicinò la lama ma subito la scagliò contro il muro. Poi la raccolse e scappò in cerca di altro cibo.

La mattina seguente era di nuovo bloccata a letto, con lo sguardo fisso verso l'alto, terribilmente sofferente, ricoperta di porcellana dalle anche al collo.

"Dovevo proprio nascere? Proprio in questa famiglia? Eppure io non ho mai detto a nessuno di voler esistere. Questa non è vita, è soltanto un ciclo infinito di dolore"

Era notte fonda. L'eclissi era appena iniziata.

Una piccola ombra cominciava a oscurare la luna. Si alzò una leggera brezza e sembrava che il pesco stesse per vivere i suoi ultimi attimi. Le ombre erano inquiete.

Monika era ai piedi dell'albero. Si guardò la vestaglia insanguinata, respirò l'odore acre che emanava e restò con la testa tra le mani. Dopo alcuni minuti si alzò e, in preda al dissidio più totale, andò incontro al buio, a piedi scalzi, sempre più in fretta.

Dietro di sè lasciava solo uno strascico di sangue. Strisciava tra le colonne, sporcandole di morte, e si trovò davanti alla magione dei Simshauser. I coniugi avevano organizzato un evento per poter ammirare l'eclissi insieme a tutti i loro ospiti.

Un'altra festa, un altro banchetto per i presenti, ma soprattutto per lei.

Sorrise malignamente e sgattaiolò nelle segrete. Da lì, aiutata dalla complice oscurità, sarebbe risalita fino alla sala da ballo e poi sulla terrazza dove gli invitati avrebbero guardato il fenomeno lunare.

La luna si era oscurata per metà. Il vento aumentò, le frasche si agitarono nel tentativo di avvisare i presenti dell'imminente pericolo, mentre le ombre erano in fermento.

Bart guardava tutta quella gente che ballava spensierata.

Gli dispiaceva che la signorina Nieuwohf non era venuta neanche quella volta. Ripensò a qualche sera fa, quando era andata via nel bel mezzo della serata dicendo che le era venuta una forte emicrania.

Aveva lasciato in sospeso il loro valzer.

Sospirò sovrappensiero e non si accorse che sua sorella gli aveva tolto il cappello di testa. Dopo un po' se ne accorse e si voltò verso di lei, rimproverandola seccato.

"CRYSTAL!"

La ragazzina sorrise con un'aria da santarellina e gli porse il cappello. Bart stette per afferrarlo spazientito ma Crystal se lo mise dietro la schiena e gli porse la mano.

"Solo se prima mi concedi un ballo!"

L'uomo sorrise e allungò la mano, ma la sorella fu più veloce e corse nel mezzo della sala, confrontandosi tra gli ospiti.

Il fratello non fece in tempo a seguirla che la perse di vista. Si guardò intorno, muovendo la testa da tutte le parti. Nessuno l'aveva vista.

Passò accanto a uno dei corridoi e vide sul pavimento lucido il suo cappello. Lo raccolse e attraversò l'altro buio.

Più si addestrava più si sentiva addossa un'aria opprimente e nelle sue narici si insidiava un cattivo odore sempre più forte e persistente, simile a quello che emanava una ferita aperta.

Arrivò nella stanza e intravide una figura indefinita.

Fu a quel punto che l'ultimo raggio di luna entrò a illuminare quella scena terrificante, prima che fosse soffocato dall'oscurità.

Bart strabuzzò gli occhi e cadde a terra urlando terrorizzato.

Davanti alla finestra si stagliava un mostro. Non sapeva dire con esattezza che razza di creatura fosse. Sembrava una persona, o un demone, o una bambola, o tutte e tre le cose.

Indossava una vestaglia insanguinata e teneva in mano un pugnale altrettanto insanguinato.  La pelle era a tratti come quella di un essere umano e a tratti era rivestita do porcellana.

Gli occhi azzurri di vetro erano totalmente invasi dalla pazzia e piangevano sangue. I capelli lunghi e biondi erano sporchi e crespi e dalla fronte uscivano due corna di montone fatte di una sostanza scura e indefinita che usciva  anche dai punti di unione tra la pelle e la porcellana, stavolta in forma di fiamme.

Ai piedi del mostro il corpo di sua sorella giaceva immobile. Il vestito beige pieno di fronzoli era diventato rosso e gli occhi color cannella erano vuoti, fermi come i suoi arti lividi e sanguinanti.

Poi, però, il giovane uomo guardò meglio quella creatura. Aveva la sensazione di averla già vista. Si concentró sul suo viso e a quel punto la riconobbe.

No...

Era impossibile una cosa del genere.

Non poteva essere...Non lei...

L'uomo tremava sudando freddo.

"M-M...Monika?!" riuscì a dire.

La donna lo salutò mostrando i denti aguzzi.

"Ossequi"

L'eclissi era iniziata. I signori Simsahauser e tutti i loro ospiti assistevano a quello spettacolo esterrefatti.

All'improvviso si levarono delle forti raffiche di vento, il cielo si rannuvolò e in lontananza videro un fulmine. Gli alberi si agitarono più di prima cercando di convincere le persone a mettersi al sicuro. Come se li avessero sentiti, tutti si rifugiarono all'interno della magione mentre fuori infuriava la tempesta.

Il pesco malato fu bruciato dal fulmine, le ombre uscirono dai loro nascondigli e guizzarono in tutte le direzioni, oscurando ogni barlume di luce.

"Una famiglia maledetta?"

Bart non riusciva a credere alla storia che Monika gli aveva raccontato.

"Non devi lasciarlo andare...Devi ucciderlo...Ho fame..."

La donna lo guardò con enfasi e sibilò:"È stato davvero un peccato uccidere una ragazzina così piccola. Ma non ti preoccupare, potrai raggiungerla presto!" e si scagliò su di lui.

L'uomo scappò verso il balcone e gettò a terra una sedia per ostacolarla. Monika, però, la aggirò e lo raggiunse velocemente, prendendolo per la gola.

Bart cercò di liberarsi mentre Monika sollevò il pugnale. Era sul punto di ucciderlo ma si fermò con l'arma a mezz'aria.

Il demone voleva che lo uccidesse e anche la bambola cercava di convincerla, ma lei esitò.

Lei, Monika, la parte umana, non voleva farlo.

Non voleva fare del male a una persona a cui teneva e che, a sua volta, voleva bene a lei.

Non voleva continuare a uccidere delle persone innocenti, non lo aveva mai voluto.

Le due parti malvagie cercarono di farle cambiare idea, ma la donna tenne loro testa.

Era decisa a porre fine a quella storia per sempre.

La tempesta aumentò a dismisura, la luna era completamente oscurata dalle nuvole e i fulmini si avvicinavano sempre di più.

Monika scaraventò a terra l'uomo e si sedette per terra con la testa tra le mani.

"Di più...devi ucciderne di più...ancora di più, molti di più..."

"Devi uccidere quell'uomo.Devi nutrire il demone o soffrirai..."
"Non puoi resistere..."

"Questo è il tuo destino..."
"No...non lo è"

"NON LO È!"

Si alzò di scatto e si avvicinò il pugnale al petto, ma fu interrotta dall'urlo di Bart.

"NON PUOI FARLO!"

Non sapeva nemmeno lui perchè lo aveva detto.

Quella non era Monika, era solo una creatura del male. Tuttavia, dentro di lui, qualcosa gli diceva che in quel mostro c'era ancora una parte della donna di cui si era innamorato.

"Non puoi farlo..."

Monika lo guardò afflitta e urlò a gran voce:"È DA QUANDO SONO NATA CHE SONO CONDANNATA A UN'ESISTENZA MISERABILE!

SEMPRE IN BALIA DI VOCI MALEFICHE, SEMPRE IN CONFLITTO CON ME STESSA. A DIRE LA VERITÀ  NON SO NEMMENO CHI SIA ME STESSA!

SONO STANCA DI FARE DEL MALE SIA AGLI ALTRI CHE A ME.

DA QUESTA SERA, NON DOVRÒ PIU' AVERE A CHE FARE NÈ CON IL DEMONE, NÈ CON LA BAMBOLA, NÈ CON MONIKA, CON NESSUN ALTRO!"

Così si fece forza e con un movimento deciso si conficcò la lama nel petto, ignorando le urla di Bart.
Il demone e la bambola urlarono, il corpo di Monika cadde giù dal balcone e si schiantò al suolo.
L'uomo si alzò tremando e, dopo alcuni attimi di indecisione, andò verso il parapetto e si affacciò.

La tempesta cessò d'un tratto. L'aria era diventò tersa e le nuvole si dissiparono, lasciando la luna risplendere luminosa nel cielo.
L'eclissi era finita. Le ombre ritornarono strisciando nei loro nascondigli.
Dei raggi lunari illuminarono il punto in cui era caduta la donna.
Ma lì non c'era il suo corpo. C'erano solo la vestaglia e il pugnale che galleggiavano su un mare di sangue che si espandeva sul terreno.

Peter stava passeggiando il cane nei pressi di casa sua, accompagnato dal buio della sera e dalla musica trap che sentiva dalle airpods collegate al suo iphone.
A un tratto il cane si fermò e cominciò ad abbaiare rumorosamente. Il ragazzo si tolse gli auricolari e sgranò gli occhi.
Nella direzione verso cui stava abbaiando l'animale, un vecchio pesco malato, si ergeva una figura strana.
Non sapeva dire con esattezza che razza di creatura fosse. Sembrava una persona, o un demone, o una bambola, o tutte e tre le cose.
La creatura sorrise mostrando i denti aguzzi, poi si voltò e si allontanò inabissandosi nell'oscurità.

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