Golden 𝟚

By dyrneromance

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quando la morte mi prenderà per mano con l'altra stringerò te e ti prometto di trovarti in ogni vita - Rupi K... More

Disclaimer ⓘ
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Extra -
Nuova Storia.

Epilogo

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By dyrneromance

Il cuscino mi arriva dritto in faccia facendomi urlare dello spavento, è da almeno un quarto d'ora che questa battaglia va avanti ed io non ne posso più.

«Smettila!» Mi lamento togliendomi il cuscino dalla faccia, salendo su di Elijah e provando a soffocarlo. Lui continua a ridere sapendo che, con il solletico, la battaglia di cuscini è un'altra delle cose che non sopporto. «Se non la smetti di uccido.» Scherzo minacciandolo, lui finalmente smette di opporre resistenza lasciandomi riprendere fiato.

«La smetto ma non perché mi fai paura.» Precisa sorridendomi e attirandomi sul suo petto.

«Farò finta di crederti.»

«Sei una rompipalle.»

«Ho preso dal migliore.» Elijah mi stringe le braccia intorno alle spalle, incrocia le gambe alle mie e in un attimo mi incastona contro di sé. «Ma non mi fai respirare.» Mi lamento facendolo scoppiare a ridere così forte che sento il suo petto vibrare contro il mio.

«La smetto okay? Mi servi ancora.»

«Idiota.»

Dopo pranzo siamo crollati sul letto e sono ore che cerchiamo di alzarci ma senza buoni risultati. Stasera Elijah si esibirà con gli altri a Shoreditch in un locale chiamato Cargo, ci saranno tutti i nostri amici e lui sembra per nulla agitato.

«Ma non sei in ansia per stasera?»

«Perché dovrei?» Chiede posando la testa accanto alla mia sul cuscino. «Non è la prima volta che mi esibisco davanti a qualcuno.»

«Ma perché sento di non sapere cose che tutti sanno?» Gioco con le parole facendolo ridacchiare, io però sono sincera.

«Perché gli altri conoscono cose di me che sono superficiali.»

«Mi ritengo fortunata allora.» Roteo gli occhi stampandogli un bacio sopra il mento.

Sono le diciotto meno dieci quando decide che è ora di raggiungere gli altri, io però resterò a casa e lo raggiungerò solo stasera. La settimana scorsa ho fatto gli esami del sangue, logicamente ho chiesto ad Elijah di accompagnarmi ma comunque sarebbe venuto a prescindere, o così ha detto. È tutto okay, solito stress e solita influenza che sembro essere l'unica a prenderla ogni santa stagione. Mitchell ovviamente sa tutto, continuo a vederlo e le cose con lui vanno come sono sempre andate. Io parlo, ometto qualcosa, lui mi dice di sputare il rospo o restare zitta. So che Elijah non va più da lui così spesso, da due volte a settimana a una volta ogni tanto. Non è stato Mitchell a dirmelo, Elijah me l'ha fatto intendere in una di queste sere. Io non ho chiesto altro, sono solo felice di sapere che si fida abbastanza per parlarne con me. Ogni tanto lui mi racconta cosa gli passa per la testa, io lo ascolto e non parlo senza aver prima trovato le parole giuste. Poi, quando so che non trattano di pensieri invasivi, gli leggo qualche pagina di questo quaderno, fermandomi di tanto in tanto per capire se posso proseguire o se qualcosa lo mette in dubbio. Lui mi lascia parlare, sempre e comunque, sa che alcune volte salto qualche riga perché non riesco a parlarne liberamente; nonostante ciò riesce ad apprezzare questo sforzo perché ci siamo promessi di non nasconderci più grosse bugie.

Gli ho detto di quando scrivevo di lui ancor prima che ci mettessimo insieme, gli ho letto qualcosa e mentre lo facevo i suoi occhi luccicavano. Anche lui ricorda ogni singola cosa, dalla spiaggia di Abereiddy al parco di Chepstow, o di quando gli lasciai quel messaggio nella segreteria telefonica e lui poche ore dopo mi raggiunse a St Davids lasciando immediatamente il lavoro e mettendo in zaino le prime cose che gli erano capitate davanti. Mi ha detto che da quella sera, alla festa di William, le note di quella canzone dei Kodaline sono diventate le sue preferite; che quando lo riaccompagnai a Dalmwin e mi disse di cercare di stare bene, tornò in strada sperando di trovarmi ancora lì. Ci siamo parlati così tanto e mi stupisco di averlo fatto in così poco tempo.

Mentre passo da una stanza all'altra mi viene da precisare che di quei dipinti, gliene ho concessi solo tre: il primo è quello che gli regalai tempo fa ma che non ha mai affisso fino a qualche giorno fa, lo abbiamo posizionato nel suo ufficio e finalmente quella stanza sembra avere qualcosa che si avvicina di più al suo essere; il secondo dipinto è un'imitazione di quello che iniziai in questo appartamento ma che non ho avuto la possibilità di finire per via di quel che è successo, c'è sempre lui che suona la chitarra e gli stessi colori che scelsi tempo fa e che ora decorano questo corridoio. Il terzo e ultimo dipinto è quello che ha visto prima di tutti gli altri quella notte in Accademia; a detta di Elijah è uno dei suoi preferiti ma malgrado ciò, ancora siamo indecisi su dove posizionarlo e ci siamo limitati a conservarlo sulla scrivania dello studio.

Il tempo scorre e nel frattempo studio, controllo alcuni documenti di lavoro e faccio alcune faccende. Arrivo davanti al Cargo alle ventuno meno venti, dal parcheggio riesco a scorgere alcuni visi familiare. Metto chiavi e cellulare in borsa e mi assicuro di non sgualcire la giacca blu. Ho dei jeans chiari, una blusa bianca e le scarpe che mamma mi ha regalato per Natale. Elijah mi ha detto che sarà molto informale, tant'è che anche lui alla fine ha optato per dei pantaloni scuri e una camicia verde a tre quarti. Mentre guidavo mi ha scritto, gli ho rispondo solo ora dicendogli che sono appena arrivata e lo sto raggiungendo.

«Oralee!» Esclama Nathaniel quando sono davanti al loro gruppo. Saluto lui, Leon e Zayer che stanno fumando e riconosco Isabela, la ragazza di Nathaniel.

«Gli altri sono dentro?»

«Sono nel retro, infondo alla sala sulla destra, vai a recuperare il tuo ranocchio.» Scherza Zayer facendomi roteare gli occhi e ridere.

Entrando all'interno, una ragazza mi accoglie chiedendomi se voglio posare le mie cose, io la ringrazio e le porgo la giacca e la borsa assicurandomi di vederla chiudere tutto in uno degli armadietti. C'è molta gente, credo di aver visto anche Keith e Connor e mi chiedo se ci sia anche Emma. Elijah mi ha detto di non aver invitato i nostri genitori, giustificandosi dicendo che sono troppo vecchi per questo tipo di cose.

Mi faccio largo tra le persone, vado dritta infondo alla sala e giro in una stanza sulla destra. Sembra essere una sala relax, ci sono dei divanetti e vari strumenti che ipotizzo appartengano ad altri musicisti. William siede su una delle poltrone mentre accorda la sua chitarra in tutta la concentrazione possibile e nonostante Elijah gli stia letteralmente inveendo contro.

«Ciao..» attiro la loro attenzione chiudendomi la porta alle spalle e guardandoli curiosa.

«Santo cielo, finalmente.» Sbuffa Will guardandomi. «Prenditi questo rompicazzo o giuro che gli spacco la chitarra in testa.»

Ridacchio spostando lo sguardo su Elijah che nel frattempo si è avvicinato e mi sta tirando il braccio per portarmi non so dove.

«Che succede?» Non mi risponde ma letteralmente mi trascina in bagno chiudendo velocemente la porta. «Ma che ti prende?»

«Ascoltami..» inizia passandosi una mano tra i capelli, poi la porta sul fianco insieme all'altra e mi guarda in cerca di parole adatte. «Prima che ti dica qualsiasi cosa, sappi che non ne avevo la più pallida idea e non c'ho pensato due volte prima di mandarla via.»

«Che?» Scuoto la testa rivolgendogli un'occhiata interrogativa.

«Prima c'era Chrystal.» Resto ferma, immobile, senza proferire parola. Non so cosa dire, non so cosa provo e per ora posso solo limitarmi ad ascoltarlo. «Non so come abbia fatto a sapere che ero qui, però si è presentata ed è riuscita ad entrare senza biglietto.» Continuo a non rispondere, lo guardo con le mani lungo i fianchi e se non reagisco subito sento che scivolerò di nuovo in posti in cui non dovrei finire.

«Okay..» è l'unica cosa che mi viene da dire mentre in testa riesco a recuperare la scena di qualche tempo fa, messaggi e profondi occhi blu compresi.

«Oralee.»

«Che c'è?»

«Ti prego dimmi qualcosa.» Inarca le sopracciglia e mi prende il viso tra le mani.

«Cosa voleva?»

«Mi ha detto di volermi semplicemente salutare.»

«Ti ha semplicemente salutato?» Annuisce, lo imito e distolgo lo sguardo. «Nient'altro?» Continuo, lui mi guarda e poi sospira.

«Mi ha chiesto anche se potesse restare, io le ho detto di no.»

«Allora perché dirmelo?» Tolgo le sue mani dal mio viso allontanandolo un po'. Non lo capisce che così mi sento solo più a disagio? Ora non riesco a smettere di pensare, immaginare cosa abbia provato nel rivederla; qual è stata la sua reazione, che emozione o trattamento le abbia riservato.

«Ti ho detto che non voglio nasconderti più nulla.»

«Se succede ancora, ti prego di non dirmelo.»

«Perchè?»

«Davvero non capisci?» Alzo un po' il tono ma appena me ne accorgo cerco di non ripetermi. «Tu sei affezionato a lei, l'hai mandata via per colpa mia.»

«Non iniziare.» Mi ferma subito avvicinandosi di nuovo. «Quello che ha fatto è troppo, persino più grande dell'affetto che provavo nei suoi confronti. L'ha fatto apposta, è venuta di proposito sia quel pomeriggio a Londra e sia questa sera in questo fottuto locale perché sapeva che ci saresti stata anche tu.»

«Ascolta, io non voglio costringerti a chiudere ogni rapporto con lei anche perché io sono nessuno per farlo. Però non puoi pretendere di non vedere reazione da parte mia.»

«Non pretendo che te ne stia zitta a guardare o ascoltare senza fare nulla.»

«E allora cos'è che vuoi? Cosa ti aspettavi che pensassi una volta saputo che lei, per l'ennesima volta, ha cercato un contatto con te?»

«Oralee, io voglio che tu capisca che sei tu la persona che amo. Non m'importa di lei, né di qualsiasi altra persona. Se ti ho detto che è stata qui, è solo perché non voglio più avere segreti con te.»

Sbuffo un sospiro e mi passo le mani in viso. La serata non è ancora iniziata e già voglio andarmene.

«Sicuro che sia andata via? O avrò qualche sorpresa appena metterò piede fuori da qui?»

«Te lo assicuro.»

«Okay.» Dico semplicemente voltandomi verso la porta, lui però mi ferma sul punto di uscire.

«Sicura che è tutto okay?» Mi guarda con le sopracciglia alzate sui due occhi tondi e incerti.

«Non è mai tutto okay tra di noi, ma mi ci sono abituata.» Lui tira su un piccolo sorriso e mi bacia di punto in bianco prendendomi alla sprovvista. È un'idiota ma lo amo. «Ora lasciami andare prima che ti prenda a schiaffi.»

La sala principale e quella dove c'è un piccolo soppalco è ormai piena. Lungo le pareti ci sono alcune panche dove potersi sedere ma la maggioranza preferisce stare alzata e godersi la musica. Ci saranno vari artisti, oltre Will, Zayer e Elijah ma sembrano tutti seguire lo stesso genere musicale. Mi muovo tra le persone, non so neanch'io alla ricerca di chi o cosa e mi fermo solo quando riconosco Emma.

«Ti sei persa?» Le chiedo sorridendole quando incontro il suo sguardo vagante, lei mi riconosce e tira quasi un sospiro di sollievo.

«Stavo per impazzare!» Esclama abbracciandomi. «Sono appena arrivata e speravo di incontrare almeno Leon.»

«Non so dove siano però tuo fratello è nel retro con William se ti può essere utile.»

«No, cercavo solo qualcuno con cui trascorrere la serata e fortunatamente ho trovato te. Sarebbe stato imbarazzate trascorrere il tempo con i suoi amici.» Spiega bevendo un po' del suo drink, ora che mi guardo intorno tutti lo stanno facendo e credo che dopo andrò a prenderne uno anch'io.

«Strano, con loro mi trovo bene.» Ammetto guardandola poi ridere. «Che c'è?»

«Sarebbe stato imbarazzante perché Leon è il mio ex ragazzo.» Schiudo la bocca del tutto sorpresa, questa proprio non me l'aspettavo. «Elijah non te l'avrà detto perché è ancora arrabbiato con me.»

«L'hai lasciato tu?» Lei annuisce e beve ancora un po'.

«Sì, per la mia attuale ragazza.» Ride ancora guardando la mia faccia. «Ma Elijah non è arrabbiato per la mia pansessualità, mettiamolo in chiaro. È che Leon era troppo affezionato a me e gli è stato difficile rimettersi in gareggiata.»

«Quindi gli Stevens sono davvero dei rubacuori.» Noto scherzando e facendola annuire modestamente.

«Beh, se così la vogliamo mettere.»

D'un tratto la luce si fa più soffusa e altri artisti vengono presentati. Il secondo di questi è Zayer accompagnato dalla chitarra di William e dalla tastiera di Chad, che ovviamente non conosco. Sono davvero fantastici, un misto tra , e , generi musicali di cui non sapevo neanche i nomi prima di incontrare Elijah.

«Ti va un drink? Il mio è quasi finito.» Mi chiede Emma, annuisco e ci spostiamo verso il piano bar. Qui, seduti al bancone, riconosco mia sorella e Connor.

«Oralee, ti ho cercato ovunque.» Sorride Keith mentre mi abbraccia.

«Ero con Elijah e poi ho incontrato Emma, a proposito..» spiego guardando poi la ragazza alla mia destra, «..lei è la sorella di Elijah. Emma invece questa è Keith, mia sorella.»

Le due si presentano, ovviamente Connor e Emma non ne hanno bisogno quindi si salutano semplicemente con un abbraccio.

«Sono bravi, vero?»

«Già, Elijah però è unico.» Commenta Emma mentre ordino due Margarita.

«Tu sei di parte, è tuo fratello.» Rido alzando gli occhi al cielo.

«Ti ha fatto sentire come canta?» Chiede ed io logicamente nego. «Ecco, allora tra un po' capirai che non sono di parte.»

Tra varie chiacchiere, qualche battuta e vari drink, la serata scorre velocemente e senza che me ne accorga l'orologio del mio cellulare segna l'una inoltrata. Si sono esibiti all'incirca una ventina di artisti, alcuni erano semplici amici di Elijah mentre altri studiano all'Accademia. Emma e Keith continuano a consumare drink su drink come se fossero bicchieri d'acqua, Connor lascia fare sua moglie e anzi, sembra sereno nel vederla rilassarsi un po'. Ho incontrato James e Richard, mi sono fermata a parlare con loro e ne hanno approfittato per farmi sapere che si sposeranno. Sono sinceramente molto felice per loro, due ragazzi dal cuore d'oro e che meritano la mia stima. A proposito di incontri, c'è anche Mitchell accompagnato da sua moglie Lucy. Non ci siamo detti molto, un semplice saluto e qualche scambio di parola con la moglie. Poi ne parleremo alla seduta martedì. L'orologio punta quasi sulle due quando vedo Elijah salire finalmente sul palco, con il basso in spalla e seguito da William e Chad che riprendono i loro posti. Mi cerca un secondo tra la folla mentre sistema un auricolare nell'orecchio e tira all'altezza giusta il microfono.

«Grazie a tutti per essere qui e per aver contribuito a questo evento. I raccolti di questa serata andranno in donazione alla fondazione per la ricerca scientifica per la cura delle leucemie, dei linfomi e dei melanomi. Vorrei ringraziare il mio staff e tutti coloro che hanno lavorato per me, accettando e sopportando ogni mia richiesta.» Parla facendo ridere tutti per l'ultima affermazione.

«Almeno sa che è insopportabile.» Commenta Emma al mio fianco distraendomi per un secondo.

«Vorrei, come ultima cosa ma non per importanza, ringraziare una persona in particolare.» Lo guardo e vorrei così tanto non essermi resa conto di quello che sta dicendo mentre sento le guance andare in fiamme. «Il primo ottobre di due anni fa, causalmente o per destino questo non so dirvelo, ho conosciuto una persona che, nei suoi alti e bassi, mi ha stravolto completamente la vita. Sono sempre stato troppo buono con chi amo; chi mi conosce non fa altro che ripetermi che dovrei tirare qualche pugno ogni tanto.» Sorride guardandomi e sentendo le persone ridere. «Ma con questa persona in particolare, non sono stato del tutto buono. Ho fatto un casino, sono stato allontanato e me lo sono meritato. Però ci siamo mentiti a vicenda, credendo di fare del bene all'altro ma causando solo ferite su ferite, scavando e lacerandole sempre di più. È la mancanza a causare un dolore più grande di quello fisico.» Si ferma un attimo, prende un respiro e torna a guardarmi. «Starti lontano non è facile, non lo è non parlare, non discutere, non sorridere e non gridare. Con te le cose più difficili sembrano facili e quelle semplici sono impossibili. Hai un quaderno in cui scrivi tutto quello che ti passa per la testa e quando questo non succede mi racconti la tua giornata o di qualsiasi altra cosa apparentemente stupida ma che detta da te, sapendo quanto ti sia difficile farlo, ha un immenso valore. Poi la sera, prima di andare a letto, se ne hai voglia mi leggi ciò che hai scritto e la cosa che amo di più di quelle pagine è che, in un modo o nell'altro, finisci sempre col parlare di noi. Scrivi intere pagine su quello che diciamo, ipotizziamo, facciamo, anche quando non è così rilevante. Solo che poi, se devi parlare, pensare o descrivere te stessa, fai fatica a riempire mezza pagina. Amo sapere quanta considerazione hai di noi, ma voglio farti capire che se esiste un noi, è solo grazie a te. Ho passato un'infinità di tempo nel cercare un modo giusto per farti capire cos'è che sei, non solo per me ma per tutti noi. Vorrei che considerassi te stessa nello stesso modo in cui consideri me e quello che siamo insieme. Una poetessa che stimi particolarmente è Rupi Kaur, dici che un po' ti ci rivedi nelle sue parole e nella sua storia. Curiosando nella copia della sua raccolta, quella che lasci in giro per il nostro appartamento, ho trovato un estratto che mi sono scritto sulla mano perché ci tengo a dedicartelo. Non voglio averti per riempire i vuoti in me, voglio essere pieno già di mio, voglio essere così completo da poter illuminare una città intera e dopo voglio averti perché noi due, messi insieme, potremmo incendiarla. Il tuo nome significa luce, perfezione, armonia e credo non esista nome più adatto a descriverti. Credi di essere grigia, e tu odi il grigio quindi inevitabilmente disprezzi te stessa. Non sai che la luce, quella che tu emani, è l'unica cosa a cui mi sono aggrappato facendoti credere di essere tu quella in difficoltà. Mi hai insegnato ad amare, in ogni momento e in qualsiasi situazione e magari non sei stato il mio primo amore, ma sei stato l'amore che ha reso tutti gli altri amori marginali.»

Ho la testa vuota, completamente rasa al suolo e il cuore che batte così velocemente che lo sento battere fin dentro le orecchie. È lui, l'unico con cui voglio stare e ora come ora, dopo tutto questo tempo, forse il futuro non ha più così tanta incertezza.

«Questo brano è per te, s'intitola Golden

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