«Non mi fido di come guida.» spiegò infatti, dopo pochi istanti. Quasi mi venne da ridere.

«Ma è un pilota di formula uno...»

«Proprio perché lo vedo guidare ti dico che te lo avrei vietato!» disse lui, ovvio. Scoppiai a ridere scuotendo il capo, poi lasciai cadere il discorso. «Io vado, non creare danni.» aggiunse poi, afferrando il suo cappotto. Mi salutò con un bacio sulla fronte, poi si chiuse la porta alle spalle. Trascorsi gran parte della mattinata a mangiare o guardare delle serie tv stesa sul divano, spesso controllavo il cellulare nella speranza di trovarci qualche messaggio da parte di Max, ma ciò ovviamente non capitò e forse avrei dovuto capire che non sarebbe successo per il resto dei mesi che ci tenevano lontani. E forse, quella volta dovevo seguire veramente il consiglio di Grace di lasciarlo perdere, e quello di Daniel di sfruttare quei mesi per dimenticarlo.
Quella era veramente la fine.

Quattro mesi trascorsero velocemente, tra l'università ed eventi a cui detestavo partecipare.
Quattro mesi in cui avevo avuto il tempo di riflettere, pensare, imparare a controllare le mie emozioni, a crescere.
Quasi mi sentivo più simile a Max, mentre mi sentivo pronta ad indossare una maschera di indifferenza prima di portarmi ai tornelli del circuito della prima gara.
Il sole illuminava il Circuito di Catalogna e il box Ferrari era gremito di persone che camminavano velocemente da un ufficio all'altro. Al mio fianco era seduto Carlos, il nuovo pilota Ferrari che aveva preso il posto quasi storico di Vettel. Anche se l'aria era quasi elettrizzante accanto a noi, lui sembrò calmo mentre beveva il suo cappuccino italiano. Una calma che però mi sembrò del tutto apparente. Per quanto poco ne capissi di formula uno, sapevo che tutti desideravano gareggiare in rosso, per il team storico. Era qualcosa di estremamente curioso di come – anche se non si trovasse al top delle sue forme – la Ferrari riuscisse ad attirare sempre nuovi tifosi. Probabilmente era dovuto al sogno che tutti ammettevano di riuscire a provare quando salivano su un podio con la tuta rossa, o forse dalle immagini e dagli audio del tema radio di Leclerc quando finalmente aveva vinto a Monza. E poi, il rosso sembrava donare a tutti. Soprattutto a me, quella mattina, quando la fidanzata di Charles mi aveva consigliato di indossare un rossetto rosso per rianimare il mio outfit nero.

«Dios mio, me la sto facendo sotto.» sbottò Carlos, posando la tazza vuota del caffè sul tavolino. Sorrisi, cercando di rassicurarlo, ma lui alzò le spalle e tornò a guardare tutte le persone della squadra muoversi davanti ai suoi occhi.

«Andrà bene.» dissi, ma lui alzò di nuovo le spalle. Decisi di non dargli ulteriormente fastidio e di abbandonare il team rosso per andare verso il nuovo team McLaren composto dal mio pilota preferito, Daniel, e Norris. I due ragazzi, come loro solito, si muovevano attraverso il paddock tra risate e sicuramente non passavano inosservati. «Dove andate tutti spavaldi?»

«Eravamo all'intervista.» rispose Lando, scoppiando poi a ridere.

«Sta ridendo per una battuta che ho fatto mentre Hamilton parlava di baffi.» spiegò Daniel, mentre Lando si piegava sulle sue gambe per ridere tenendosi lo stomaco. «Sei passata prima al team rosso che da me?» domandò poi.

«Che ne sai che sono passata da loro?»

«Questa mattina ho incontrato Charles e la sua ragazza al bar dell'hotel, lei parlava di un rossetto rosso e tu indossi un rossetto rosso.» rispose, portando un braccio sulle mie spalle.

«Va bene, Sherlock.» commentai ironica, poi aspettammo che Lando si asciugasse le lacrime per camminare verso il loro box. Al fianco del box arancione, c'era l'immancabile Red Bull. Max, come primo pilota, era lì, ad attendere probabilmente qualcuno. Aveva perso qualche chilo permettere su qualche muscolo decisamente in più, questo lo si poteva riconoscere. Era poggiato al muro mentre tra le mani teneva il suo cellulare, e quasi mi venne da ridere. In quattro mesi l'ipotesi che non avesse trovato qualche secondo per mandarmi un messaggio sembrava sempre più ridicola.

Paradise; Max Verstappen.Where stories live. Discover now