Parte 3.

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Ethan entrò nella mia stanza, posando le sigarette ed il cellulare sulla scrivania, prima di lanciarsi sul divano. Sembrava turbato da qualcosa, quasi come me. Per un solo istante avevo pensato che fosse di nuovo Max a bussare alla mia porta, come sempre mi ero illusa.
Ethan si guardò in torno, poi il suo sguardo si posò sulla scatola di cioccolatini che Max mi aveva portato e sorrise.

«Sapevo che te li avrebbe portati.» commentò ironico, facendomi spalancare gli occhi. «Quando Lando mi ha detto che doveva fare il babbo natale segreto a Max, gli ho consigliato quei cioccolatini. Mi ricordavo fossero i tuoi preferiti ed ero sicuro che te li avrebbe dati.» spiegò poi. Mi sedetti al suo fianco, non sembrava arrabbiato, anzi sembrava quasi soddisfatto di aver indovinato. «Era qui ieri sera, giusto?» domandò poi.

Aprii per l'ennesima volta la porta della mia camera, chi se non Max?

«Non è il momento.» dissi semplicemente, chiudendo di nuovo la porta. Ovviamente, come il suo solito, non mi lasciò concludere la mia azione e posizionò una mano sulla porta per tenerla aperta. «Max, veramente. Non è il momento, non sono dell'umore giusto per battibeccare inutilmente con te, non ho il tempo da perdere mentre ti rigiri nella mia stanza senza rispondere ad una mia sola domanda. Quindi, per piacere, va via. Non hai altro da fare?» sbottai velocemente, quasi senza nemmeno respirare mentre parlavo. Lui rimase immobile ad ascoltarmi, poi deviando completamente ciò che avevo appena detto, mi spinse di poco ed aprì la porta entrando nella stanza. Esasperata, chiusi la porta alle mie spalle. «Prego, entra pure. Quando mai decido qualcosa io?» chiesi con tono ironico. Max tra le sue mani si rigirava un pacchetto con un fiocco rosso, che posò sul letto prima di sedersi sul divano. «Da quando mi fai regali?»

«Lando era il mio babbo natale segreto. Non posso mangiarli.» rispose atono, facendomi avvicinare curiosa. Trovai la carta semi aperta e la tirai via, scoprendo una scatola di dolci. «Sapevo che ti piacevano.» aggiunse, notando probabilmente il sorriso che mi era nato sul volto. «La tua dipendenza da cioccolato è abbastanza grave.»

«Dipendenza? Solo perché tu non ne mangi e devi dimagrire non significa che io ho una dipendenza!» ribattetti ironica, sedendomi al suo fianco. Mi allungai verso di lui e gli lasciai un bacio sulla guancia - giusto per dargli fastidio -, poi aprii il primo cioccolatino.

«Ecco perché non ti porto mai nulla.» commentò invece lui, pulendosi la guancia. Alzai gli occhi al cielo e riportai tutta la mia attenzione sulla mia cioccolata, l'unica cosa che poteva aiutarmi in quel caso. Tra Max che si presentava senza alcun valido motivo nella mia camera – oltre a quello di esaurirmi – ed Ethan... con cui le cose non andavano così come quando erano iniziate. Ed il perché lo sapevo abbastanza bene: non c'era quella scintilla. Quella scintilla che invece, con il biondo al mio fianco, era sicuramente scattata ma solo dal mio lato. A riprendermi dai miei pensieri fu il cellulare, sullo schermo il nome di Ethan. Spalancai gli occhi e sospirai, poi chiusi la chiamata. «Vuoi davvero trascorrere tutto il tempo senza dire niente?» mi domandò Max, allontanando il cellulare dalle mie mani quando la chiamata da parte di Ethan arrivò di nuovo.

«Dovrei rispondere.» dissi, cercando di recuperare il cellulare dalle sue mani, ma lui chiuse la chiamata. «Max!»

«Non hai risposto alla prima, non volevi rispondergli.» si giustificò semplicemente. Alzai gli occhi al cielo e afferrai un altro cioccolatino. «Vuoi trascorrere tutto il tempo senza dire niente?» chiese nuovamente.

«Cosa dovrei dire, Max? Se ti faccio domande cambi discorso, non mi rispondi.»

«Domande su cosa? Tu non ricordi cos'è successo quella sera.» ribatté lui, facendomi alzare di nuovo gli occhi al cielo. Parlare con Max era estenuante, sembrava quasi avere un discorso e girare intorno al solito argomento dove però non arrivava mai la risposta.

Paradise; Max Verstappen.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora