Nella Grande Crepa (Tarsakh 1306 - Ches 1331)

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Fingiamo che ti interessi, va bene?

Nacqui nel primo giorno di Tarsakh del 1306, secondo il Calendario delle Valli. Mio padre Tygurn Thûlgram e mia madre Lysres Kramkum scelsero, con il consenso degli anziani, di chiamarmi Dalrak Thûlgram. Forse il 1306 DV non dice nulla a te, ma nella cultura nanica è noto come l'Anno del Tuono, l'anno della Benedizione del Martello di Moradin. La chiamano benedizione come se dovessimo esserne grati. Secondo i chierici del Morndinsamman le anime dei nani furono raddoppiate da Moradin in persona, quindi il nostro popolo vide la nascita del doppio degli infanti. Non ho memorie dei miei primi anni di vita, ma ho studiato la storia: migliaia di nuovi nani d'oro nella Grande Crepa, la sovrappopolazione che portò alla scarsità di risorse e di ricchezze: il primo esodo del mio popolo verso la superficie. Potremmo dire che io sono un prodotto di quegli anni. Ogni decisione nella mia famiglia era presa da Tharkohm Thûlgram, portatore del nome della casata, nonché mio bisnonno. Egli aveva il compito di scegliere la mia futura occupazione, consorte e vita nel momento del mio primo respiro. Essendo l'ultimogenito di una casata con oltre trenta nuovi infanti, mi furono assegnate le briciole: fui promesso a una certa Maernia Bunnum cosicché, da adulti, ci saremmo potuti sposare per ereditare una bottega da calzolaio nella bassa Underhome. Avrei dovuto rattoppare stivali per i minatori a vita. Non appena fui abbastanza grande da comprenderlo, lo odiai. Non travisare, fui cresciuto ed educato come tutti i miei fratelli, ma il mio destino era fare l'ultima ruota di un carretto da due soldi che a malapena stava tutto d'un pezzo. Il solo pensiero era insopportabile. Dal mio punto di vista, alle mie tre sorelle e due fratelli erano stati promessi dei futuri gloriosi, mentre a me sarebbe toccato rammendare scarpe.

Mio padre era un mercante di gioielli, mentre mia madre proveniva da una discendenza di cercatori e minatori d'oro. Ovviamente Anlinn, mia sorella primogenita, sarebbe andata a lavorare con loro, destinata a prendere le redini dell'impresa. Melrik, secondogenito, l'avrebbe aiutata, diventando un aiutante gioielliere. Nysras, terzogenita, avrebbe dovuto aprire una bottega in superficie dove avrebbe potuto rivendere la mercanzia di famiglia. Misri, quartogenita, avrebbe vissuto al tempio e avrebbe studiato per diventare una chierica di Moradin. Dulgron, quintogenito, si sarebbe dovuto unire alle legioni di Underhome per difendere gli accessi alle vie profonde. Io avrei rattoppato scarpe.

Crebbi diversamente dai miei fratelli: dove loro erano riflessivi, io ero impulsivo; dove loro erano rispettosi, io ero insolente; dove loro erano riservati, io avevo bisogno di farmi sentire. A quindici anni mi rasai la barba, a sedici bestemmiai Moradin di fronte a un chierico in visita alla famiglia. Entro i vent'anni ero stato trascinato di fronte a Tharkohm almeno una decina di volte e avevo collezionato più frustate di un nano ai lavori forzati. Tra i venti e i ventuno anni passai anche alcuni mesi di reclusione, per colpa dei miei comportamenti antitradizionalisti e offensivi. Ogni giorno un chierico anziano veniva a passare un'oretta a insultarmi per spiegarmi quanto io fossi sbagliato. Come conseguenza abbandonai il Morndinsamman nel modo più pubblico possibile non appena fui rilasciato e mi dichiarai un senza dio. A quel punto avevo quasi esaurito le idee per imbarazzare la mia famiglia. I miei fratelli smisero di parlarmi e i miei genitori mi cacciarono. Tharkohm venne personalmente ad accompagnarmi alla mia nuova casa: un porcile in disuso nella bassa periferia. Ricordo che il mio amato bisnonno mi fece pestare da due suoi dipendenti prima di lasciarmi sanguinante nel fango.

I quattro anni che seguirono furono duri. I quartieri poveri di Underhome sono freddi e inospitali, soprattutto per un nullatenente di ventun anni. Passai i primi mesi con un gruppetto di halfling senza tetto che furono abbastanza gentili da non cercare di uccidermi al primo incontro. Per sfamarci eravamo costretti a rubare ai piccoli negozianti o nei mercati. Fu il primo periodo della mia vita durante il quale agii per me stesso, per sopravvivere. Mai prima di allora mi ero trovato a credere in quello che facevo: essere spoglio di quella predestinazione sociale che per anni mi aveva pressato, dava all'aria un nuovo odore.

Divenni il capo e lo spirito del gruppo. Occupammo segretamente un caseggiato abbandonato e lo usammo come base. Quasi ogni notte saccheggiavamo un negozio o la casa di qualcuno.

La cosa durò per un paio di mesi, ma eravamo dilettanti, come bambini che giocano con l'argilla senza rendersi conto che sta solidificando. Una sera tornammo nella nostra tana per trovarvi cinque nani armati fino ai denti. Tennero in vita solo me, mentre i miei compagni halfling venivano appesi alle pareti a colpi di balestra. Chissà se li ha mai trovati qualcuno dentro quell'edificio abbandonato. Forse i loro scheletri sono ancora appesi là.

Comunque, i cinque sgherri mi portarono dal loro capo, un certo Hurnar il Guercio. Non apprezzava che qualcun altro commettesse crimini nel suo territorio, specialmente se si trattava di un gruppo di non-nani. Per mia fortuna gli risultai simpatico e mi offrì di unirmi alla sua Banda della Benda.

Lo so cosa stai pensando, ma Hurnar era fermamente convinto che il nome incutesse timore nei nostri nemici e nessuno nella banda aveva il coraggio di contraddirlo a riguardo.

Se pensi che la tua vita qui sia difficile, dovresti provare la carriera da ladro in una città della Grande Crepa: ogni nano d'oro che si rispetti è orgoglioso e incorruttibile fino al midollo, ogni serratura è di fattura nanica e le guardie non si comprano con un boccale di birra e un po' di carattere. Con Hurnar imparai a passare inosservato, a sparire nelle ombre e a scassinare lucchetti e serrature. Fu sotto il suo comando che uccisi per la prima volta. Era una guardia dell'Incudine e Martello, ricordo l'armatura in cuoio che indossava, sporca di fango umido della pozzanghera in cui era caduto. Non potevamo lasciarlo andare, perché aveva riconosciuto alcuni di noi e ci avrebbe sicuramente denunciati. Era inginocchiato a terra, disarmato e con un braccio visibilmente rotto. Dalle sue spalle gli afferrai la barba con la mano destra e la tirai verso l'alto, per scoprirgli il collo. Quando la lama del coltello toccò la sua gola, ebbe un sussulto. Lo sentii deglutire e poi trattenere il respiro in attesa. Morì in silenzio, senza grida o pianti, come un vero nano d'oro. I suoi genitori saranno stati molto fieri di averlo dovuto seppellire.

Per tre anni lavorai con la Banda della Benda. Eravamo poco più che ratti d'appartamento e occasionalmente mercenari. Qualche mese prima del mio venticinquesimo compleanno proposi a Hurnar un colpo fuori dall'ordinario: il rapimento dell'ultimogenita di Lord Mordar Krummond, Dimlen Krummond. Avevo avuto modo di osservare gli spostamenti della giovane a Underhome e avevo scoperto che frequentava una scuola bardica di nascosto, senza il permesso della famiglia. Senza scendere nei dettagli del piano, ti basti sapere che la riuscimmo a rapire durante una di queste scappatelle e che chiedemmo un riscatto di diverse migliaia di monete al padre. Nella settimana in cui la tenemmo reclusa, io la sorvegliai giorno e notte e restai con lei mentre i miei compagni andarono a ritirare il riscatto. Ovviamente Mordar non portò monete, né lingotti, ma un'intera legione armata. Ogni membro della Banda della Benda che si rifiutò di arrendersi fu ucciso senza troppe scuse, gli altri, tra cui Hurnar, furono imprigionati.

Non ci misero molto a trovare il luogo in cui stavo trattenendo Dimlen, ma sono anche abbastanza convinto che non si sarebbero mai aspettati di trovarci a letto insieme.

Dimlen era nata nel 1312 CV, seconda figlia di Mordar Krummond, Lord delle Profondità. La sorella maggiore Mysnia era destinata a prendere il posto del padre e forse a raggiungere il trono più alto di Underhome, mentre Dimlen sarebbe dovuta diventare sacerdotessa di Berronar per dedicare la propria vita alla salvaguardia della memoria degli eventi storici. L'idea le faceva schifo tanto quanto io disprezzavo l'idea di fare il ciabattino. Andammo d'accordo dal primo minuto che passammo a parlare. Aveva un carattere euforico, essere stata rapita non sembrava turbarla ed era quasi contenta di star creando dei casini per suo padre. Quando ci trovarono, lei mi salvò la vita, piazzandosi di fronte a me e facendomi da scudo contro l'ira di suo padre. Non aveva niente indosso. Dimlen, non il padre, ovviamente. A ricordare la scena mi viene quasi da ridere.

Mi sbatterono in cella senza neanche darmi un paio di pantaloni. Una guardia notturna mi prese per i fondelli poco prima di ricevere una manganellata in testa da Dimlen che era venuta per farmi evadere. Nessuno ci fermò e le poche guardie che incrociammo si voltarono dall'altra parte: quella notte imparai che tutti hanno un prezzo, anche i nani d'oro, solo che il loro deve essere un prezzo schifosamente alto. Fuggimmo dalla Grande Crepa insieme in una notte di Ches del 1331 CV. Abbandonammo Eartheart prima dell'alba in direzione di Khôltar. Fu l'ultima volta che vidi la Grande Crepa.

Dalrak ThûlgramDonde viven las historias. Descúbrelo ahora