«Io non capisco perché ti comporti così. Te lo avevo detto Edith. Ti avevo avvisato che non sono-»

«Va bene, Max! Ho capito, è colpa mia. Sono stata io quella sera a- ho fatto tutto da sola. Va bene, mi va bene che mi dai la colpa, ma non mi va bene che mi tratti come una cretina e poi vieni qui, ogni sera come prima, come quando tra di noi c'era solo un'amicizia. Dimmi perché ancora vieni qui ogni sera!» chiesi di nuovo, ma lui scosse il capo e tornò a camminare lungo la camera.

«Sai perché sto con lei? Perché lei ha capito quando le ho detto che non sono il tipo della storia romantica, che se una ragazza mi interessa me la porto a letto senza nessun problema! Tu, invece, non hai capito. Eppure, te l'ho detto mille volte. Mille volte

«Va bene, Max. Vattene adesso, sono stanca.» lo interruppi di nuovo, stanca di sentire quelle solite parole. «Non capisco nemmeno perché continui a venire qui ogni volta che hai un momento libero, non ho più intenzione di parlare con te. Non sono più disposta ad ascoltarti o dirti nulla dopo la sera al locale.» gli feci notare per l'ennesima volta. Lui quasi sorrise, poi alzò gli occhi al cielo.

«Perché quello che avevamo prima di quel bacio mi piaceva.» rispose, finalmente. 

«Sei stato tu a baciarmi.» lo accusai, ovvia. «Ti avevo avvisato che mi piacevi. Avevamo concordato che non sarebbe accaduto, avremmo dimenticato quanto io avevo ammesso e sarebbe stato tutto come prima. Invece, tu pochi giorni dopo ti sei preso la libertà di baciarmi.» gli ricordai poi e lui annuì alzando le spalle, scrollandosi la colpa da dosso.

«Ed io ti avevo avvisato che non poteva succedere nulla tra noi.» disse semplicemente. 

«E poi la sera dopo mi hai baciato.» lo accusai di nuovo.

«Perché mi piaci.» ammise tranquillo. Mi voltai verso di lui e mi concentrai su quelle poche parole, quella era probabilmente la prima volta che me lo ammetteva a voce alta.

«Perché...»

«Non mi chiedere di nuovo di provarci ad avere una relazione con te, Edith!» mi interruppe subito, pizzicandosi poi la parte alta del naso come se volesse calmare anche lui il mal di testa.

«Perché no? Io ti piaccio, tu mi piaci. Non sono come le tue ex, lo sai che non ti tradirei-»

«Io lo farei.» interruppe ancora, convinto delle sue poche parole. Alzai gli occhi al cielo ed incrociai le braccia al petto.

«Non ti credo.»

«Dovresti. L'altra sera sono venuto da te, lasciando una ragazza nella mia camera che era pronta a-»

«E allora perché continui a venire qui? Lo sai che... tu mi stai ancora illudendo, Max. Cosa credi di fare? Ogni volta che ti vedo fuori la porta di camera mia, anche se la sera prima abbiamo litigato, io ci spero che tu dica qualcosa che possa cambiare questa situazione. Ma invece litighiamo di nuovo, poi ti presenti un'altra volta ed io ci spero. È un circolo vizioso che deve terminare.»

«Terminerà, non ci vedremo per quattro mesi. E ti dimenticherai, forse quando ci rivedremo riusciremo ad essere amici di nuovo come prima.»

«Amici, Max? Tu... tu lo pensi davvero che io possa dimenticarmi di quella sera, metterla da parte e scordare come mi hai toccato, come mi hai baciato. E no, questa volta lasciami finire! Era da mesi che aspettavo che tu facessi un passo, un solo passo! Quella sera avevo ogni buon proposito per andare avanti, dato che proprio il giorno prima mi avevi ribadito che le cose tra di noi non avrebbero mai funzionato. Ero pronta a mettere da parte quello che provavo per te ma tu... tu ti sei immischiato mentre ballavo con quel ragazzo, tu hai ballato con me, tu mi hai baciata, tu mi hai portata su quel divano e... Max, se non ci avessero interrotto io sarei venuta a letto con te, perché ci credevo.. quando mi hai chiesto di tornare in camera io ti ho detto di sì!» gettai via quelle parole velocemente, eliminando – almeno dalle mie spalle – quel peso di dovergli dire come erano andate le cose, per me. «In quel preciso momento ero sicura che qualcosa era cambiato, invece poi mi hai scaricato fuori l'hotel senza dire una sola parola. Io pensavo tu fossi maturo abbastanza da capire come stavano le cose, ma sembri solo un bambino che cerca in ogni modo di ottenere quello che vuole senza poi subirne le conseguenze. Allora, questa volta voglio essere io l'adulta della situazione e mi assumo io la responsabilità di dirti che non voglio più vederti, parlarti, non voglio nemmeno che mi guardi se ci troviamo in una stessa stanza. Adesso vattene.» Max mi guardò per un po', con il suo solito sguardo freddo, poi finalmente uscì dalla mia stanza chiudendosi la porta alle spalle. Alzai gli occhi al cielo e mi infilai sotto le coperte, lasciandomi avvolgere dalle coperte. 

Paradise; Max Verstappen.Where stories live. Discover now