Capitolo 21

1.8K 132 152
                                    

C'è una parte di me che vorrebbe ribellarsi, scrollarsi di dosso la mano di Moony e tornare in piedi sulla sedia per gridare al mondo che Sirius bacia da Dio, Peter è ancora vergine, Remus ha una rivista di uomini nudi sotto al letto, e che io sono irrecuperabilmente innamorato di una ragazza che non mi vorrà mai. Ma al tempo stesso, c'è l'altra parte di me, quella dotata di istinto di autoconservazione, che mi suggerisce di non sfidare la pazienza di Moony, perché potrebbe tirami un pugno in faccia e spaccare il mio bellissimo naso. Quest'ultima ha la meglio.

Ignoro i sussurri cospiratori che si scambiano lui e Dorcas — che a quanto pare non vede l'ora di farmela pagare per avere rivelato a tutti la sua paura dei calzini fatti a maglia. Quando mi afferra per un braccio e mi trascina lontano dalla folla, provo a ricordarle chi sono, siccome è evidente che si sia dimentica del mio essere Caposcuola e Capitano, e che posso farle fare un centinaio di giri di campo se ne ho voglia.

Non appena apro la bocca, lei esordisce così: «Non dire una parola, altrimenti giuro che stacco la lingua a Black, il tuo ragazzo, e te la faccio mangiare»

«Sirius non è il mio ragazzo» ci tengo a puntualizzare. «A me piacciono le teste di carota, non le teste di cazzo»

Dorcas prova a lanciarmi un'occhiata furiosa, ma il sorriso che le incurva le labbra la tradisce. La bocca di Moony, invece, nonostante sia contornata da uno spesso strato di cioccolata, mi incute un certo timore: sembra quella di uno che non vede l'ora di sbranarmi e costruirsi un poggiapiedi con le mie ossa.

«Mi hai fatto alzare dalla poltrona e ora Alice si è seduta al mio posto!» sbotta, soffermandosi ad osservare la fidanzata di Frank. Capisco di essere nei guai non appena inizia a borbottare imprecazioni in gallese, massaggiandosi le tempie con esasperazione.

Se c'è una cosa che noi Malandrini sappiamo, è che non bisogna mai rubare il posto a sedere di Moony, perché l'ottantenne che è in lui lo rivendicherà con le unghie e con i denti. Le sue, sono chiappe abitudinarie e si rifiutano categoricamente di poggiarsi su una sedia diversa da quella che usano di solito.

Vorrei replicare con qualcosa di arguto e intelligente che mi faccia passare dalla parte della ragione, ma al momento la mia testa è un disastro totale. Ci sono avverbi esponenzialmente lunghi che mi ronzano nelle orecchie, ma che se usati da soli non hanno senso, e non è come se io potessi dire a Moony «acrimoniosamente» e uscirne vincitore.

Inoltre, sono appena un po' distratto dalla figura fiammeggiante e sinuosa di Lily che balla con Sirius e Frank. Ride mentre il vestito le svolazza attorno alle cosce, i capelli rossi che le ricadono sulla schiena e i fianchi fasciati dal tessuto blu che vorrei sentire sotto i palmi delle mani.

Il sorriso che mi rivolge non appena si accorge che la sto guardando mi scombussola lo stomaco più di quanto sia socialmente accettabile.

***

I professori credono che io sia una studentessa modello: studiosa, pacata, rispettosa. In poche parole, l'angelo del focolare di Hogwarts. A me non dispiace che loro mi idealizzino, a patto che questo mi garantisca il posto come prima della classe a vita. Se mi vedono come il simbolo di perfezione a cui tutti nel castello dovrebbero aspirare, chi sono io per contraddirli?

Per me studiare e leggere sono valvole di sfogo, il posto in cui posso rifugiarmi quando il mondo mi soffoca. Inoltre, trovo soddisfacente essere presa come esempio, anche solo per dimostrare che le mie origini non contano e che posso eccellere anche se il mio sangue non è puro. Mi piace dare batoste ai purosangue razzisti, insomma.

Ma se c'è una cosa che detesto, è quando i mei compagni arricciano il naso e mi fissano increduli non appena mostro loro una Lily un po' diversa, una a cui piace ridere, ballare sulle note dei Beatles, scuotere i capelli e spettegolare di frivolezze.

Moonwalkers | The Marauders Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora