Capitolo 3

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Inspiro profondamente, impiego ogni singola fibra del mio corpo in quella semplice azione normalmente involontaria e che, è scientificamente provato, diventa volontaria nell'esatto istante in cui ti rendi conto che stai pensando a respirare. E perciò, di conseguenza, inizi ad annaspare fino a che non focalizzi il cervello su qualcos'altro, ma decidere di smettere di pensare a qualcosa, equivale a pensarla, quindi, ad un circolo vizioso che non ha fine. O meglio, dopo un determinato periodo di tempo in cui chi ti sta attorno ti fissa perplesso finisce, ma solo a causa della voce di Sirius - e si, è sempre Sirius quello che non perde occasione di mettermi in imbarazzo, perché anche se sto solo svolgendo una semplice funzione vitale, lui probabilmente trova divertente come le mie narici si allargano quando l'aria mi entra nei polmoni, e perciò se Sirius lo trova divertente, il mondo deve saperlo e, parola di Malandrino, il mondo lo saprà.

È infatti la sua risata esagerata, simile ad un latrato a riempire l'abitacolo. Lo fa senza un briciolo di senso di colpa, e continua imperterrito a tenersi lo stomaco scosso dalla ridarella, nonostante non ci sia un bel niente di anche solo vagamente esilarante nella mia espressione rammaricata. Ma il mio migliore amico è quel genere di persona in grado di ridere e compiacersi delle sue stesse battute squallide, quindi non importa, incasso e porto a casa. «La tua faccia Prongs, dovresti vederla» annaspa, mentre Peter sorride contagiato da Sirius, e Remus lo fissa con un sopracciglio inarcato in attesa che la smetta. «Sei proprio un idiota!»

«Hai finito?» chiedo scocciato, trafiggendolo con una delle peggiori occhiate del mio repertorio, ottenendo in risposta solamente un maggiore incremento delle sue risate. Incrocio le braccia al petto indignato, e fisso fuori dal vetro appannato della carrozza.

L'enorme ombra che si staglia nel cielo nero è Hogwarts, che appare in lontananza nascosta dalla nebbia.

«Forza Cornuto, non fare l'offeso. Non sei la persona più idiota di questo pianeta» Sirius mi assesta una forte pacca su una spalla, ed anche se non lo sto guardando posso benissimo immaginare il suo sogghigno. «Però faresti bene a sperare che quella non muoia»

Chiudo gli occhi esasperato e decido che ne ho abbastanza. Lo colpisco dove fa più male: in testa, scompigliandogli i capelli.

***

I suoi capelli rossi sono appena spariti nell'ultima carrozza libera, lo sportello si chiude e guardare indietro non ha più senso. Lascio ricadere la tenda scura davanti al finestrino.

«Forza Severus, non tenerci sulle spine, dicci come l'hai chiamata» Avery sogghigna, gli occhi liquidi di eccitazione puntati sul mio libro di pozioni.

Mulciber concorda. «Qualsiasi sia la sua funzione, dobbiamo provarla al più presto. Sulla McDonald magari, l'anno scorso è stato divertente» la sua risata bassa, maligna, riempie l'abitacolo ma non è in grado di far sollevare la testa a Regulus, che continua a guardare per terra, assente.

«Non ancora» dico, le pagine ingiallite che mi sfiorano le dita, fantasticando sulla sensazione appagante che proverò quando la maledizione di mia invenzione sarà capace di piegare ai miei piedi il ripudiato, l'ibrido, la palla di lardo, ma soprattutto quell'idiota filobabbano di Potter. Fuori Hogwarts quei palloni gonfiati non hanno speranze, cadranno, e sarà per mano mia.

***

Varco l'ingresso del portone principale ed è proprio in quel momento, ormai con il viso non più sotto al cielo senza stelle, che le parole settimo e anno diventano improvvisamente più concrete, pesanti. Ed è colpa della consapevolezza di non avere la più pallida idea di cosa ne sarà della mia vita dopo la scuola, che si insinua lentamente tra i mei pensieri.

Moonwalkers | The Marauders Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora