Samsara

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Blu afferrò la mano che Rosso, previdentemente, gli aveva già teso. La stretta forte e decise lo issò fuori dal fosso di neve fresca dove era caduto.

– Dovresti guardare dove metti i piedi. – fece Rosso con tono canzonatorio, mentre l'altro si scrollava di dosso i residui di neve dalle gambe.

Blu si limitò a guardarla perplesso tramite la maschera a rilevamento termico. Rosso non poteva vedere il suo sguardo - le maschere erano piuttosto scure - ma Blu si stava chiedendo come diavolo facessero gli altri due e vedere qualcosa con quella bufera.

– Potevano aspettare un po' invece che buttarci durante una tempesta di neve.

Il fascio di luce scaturito dalla torcia dell'elmetto del soldato nome in codice Blu tremava nel vento. – Di notte! Come se non bastasse...

– Ti hanno addestrato davvero bene, – disse Rosso aumentando sempre di più il tono della voce per sovrastare il frastuono della bufera tutt'intorno. – a lamentarti, intendo.

– Come se voi foste contenti.

Rosso non rispose. Nemmeno Verde, l'altro soldato che finora si era limitato a guardare e a camminare, disse una parola. In effetti, da quando erano atterrati nel luogo prestabilito, non aveva detto niente. Blu riprese a camminare, chiudendo la fila, mentre annaspava in cerca d'aria.

– Quando eravamo lassù, sul Carrier, credevo che non mi avrebbero scelta. Mi è arrivato questo messaggio nel sistema HUD oculare, diceva che dovevo buttarmi col paracadute. – Rosso aveva rotto la fila e si era avvicinata a Blu per farsi sentire. La radio, come qualsiasi altro marchingegno a onde lunghe o corte, era vietata.

– Anche a me è arrivato lo stesso messaggio. Era il mio quarto volo.

– Per me era il primo.

– Il primo? Quanti anni hai? – ma si pentì subito della domanda, contravveniva alle regole. – Scusami, nessuna informazione personale.

– Non preoccuparti. È difficile lavorare insieme senza sapere nulla l'uno dell'altro.

Una folata di vento li costrinse a piegarsi per non cadere. Rosso trattenne un pensiero tra le labbra, avrebbe voluto parlare e confidarsi con loro. Aveva visto morire più commilitoni di quanto le piacesse ricordare. Quanto sarebbero vissuti, questi due per ricordarla?

O tradirla.

Quando l'ultima raffica di vento cessò, Blu parlò nuovamente:

– Nel mio messaggio c'era scritto che avremmo trovato un villaggio a nord-est dal luogo di atterraggio. – aspettò per vedere se uno dei due avesse qualcosa da aggiungere – Bene, è l'unico indizio che abbiamo. 

Camminare nella tormenta, con la neve che arrivava alle ginocchia, era quanto di più difficile si potesse immaginare. Il loro addestramento, le loro missioni precedenti, si erano svolte sempre con l'ausilio delle tecnologie più avanzate che un soldato potesse usufruire, compresi esoscheletri robotici per facilitare l'attraversamento di grandi tratti a piedi o su sentieri perigliosi.

– Spero riusciamo a trovarlo il prima possibile questo villaggio, almeno magari potremo ripararci fino alla fine della bufera. – Blu aveva alzato la voce per farsi udire anche dall'altro soldato, ancora silenzioso.

– Potrebbe durare giorni. – fu la risposta di Rosso.

I tre continuarono ad arrancare nella tormenta per quasi un'ora con la bussola come unico ausilio per non perdere la meta. Le uniformi erano il solo ritrovato tecnologico di cui potessero usufruire, fatte di un materiale, il porfirio, - un ritrovato dell'industria chimico-tessile- che li isolava dal freddo più intenso, dalla pioggia, dai chicchi di neve e ghiaccio che li assalivano come proiettili. La luce tremolante delle loro torce veniva inghiottita dal vento mentre Blu, con metodica pazienza, controllava la direzione sulla bussola ad intervalli di dieci minuti.

SamsaraWhere stories live. Discover now