47. Barchette di carta

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La rabbia di Bergljót venne momentaneamente placata dalle suppliche di Lór

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La rabbia di Bergljót venne momentaneamente placata dalle suppliche di Lór. Ma ciò non le impedì di sfoderare il dono che, codice morale o meno, sembrava fare gola addirittura a Johanna in persona: costringere chiunque a dire-fare-assecondare ogni suo capriccio con uno sguardo soltanto. Così fece.

Con una mano a circondargli la bocca quasi fosse sul punto di vomitare –o ridere senza ritegno– e le sopracciglia stirate sulla fronte, Gaël fissava la pecora nera della Cerchia di sottecchi. Ma se sottoposto a un'analisi caratteriale più approfondita e preso anche atto dell'antipatia che fomentava in chiunque gli ronzasse intorno, qualsiasi spettatore esterno avrebbe potuto dire di lui che guardava con spassionata goduria il secondo capello bianco apparso tra la folta chioma di Ber, nell'esatto momento in cui aveva pronunciato le parole io dico che sei uno stronzo patentato e che non sai il nome dello spettro.

A quanto sembrava, essere precipitose e non ragionare su ciò che si chiedeva di dire-fare, non mettendo in conto la volontà oppure l'essere a conoscenza dell'esistenza del gjöf da parte del manipolato, era già di per sé un fallimento in piena regola. Ecco un'altra falla che rendeva il dono di Ber un castello di sabbia costruito sul bagno asciuga: aveva controllo sulle onde che tentavano di travolgerlo e la loro intensità d'impatto, ma non sull'imprevedibilità della marea, ad esempio. Quando aveva costretto l'agente Ögrisson a lasciarle sole durante l'interrogatorio alla centrale, lui era stato colto di sorpresa e l'ordine era stato scandito con cura. A questi fattori si erano poi aggiunti il tocco, il contatto visivo e la presunzione di riuscire a mandarlo via. Tutto si era svolto con una ritualità tale da essere necessaria per l'attivazione del gjöf. Se uno di questi gesti veniva a mancare, ecco quindi lo scatenarsi della penalità fissa.

Eppure perché non aveva sortito alcun effetto su Lór?

"Beh, puoi sempre..."

"Non posso toglierlo, Lór. Se ci provo, ricresce. Anzi: ricrescono".

"Te l'avevo detto che non sarebbe stato necessario".

"Gaël" soffiò la mora contro lo specchio, mentre scrutava il misfatto con attenzione maniacale. "Falla finita o giuro che la tua giugulare avrà un tête-à-tête con i miei canini".

Lór era ancora accartocciata su se stessa di fianco alla scrivania, le spalle tuttora contratte e lo stomaco che brontolava con la stessa intensità di una moto accesa. Se si fosse alzata di scatto nel vano tentativo di salvare Gaël dalla brutale aggressione, sarebbe collassata a terra tra gli appunti macroeconomici prima ancora di vedere la parete imbrattata da una simpatica e grottesca riproduzione di un Pollock fatto di sangue. Perciò non si mosse nonostante il mal di schiena e pregò, in maniera del tutto irrazionale e fuori luogo, di non assistere a un tentato omicidio.

Bergljót si stirò i capelli ai lati della fronte, deglutendo per ingoiare un sospiro esasperato, e si voltò in direzione dei due imputati con le braccia allacciate al petto. Il capello bianco era ancora visibile assieme al suo orgoglio ferito, nonostante la ciocca incriminata fosse stata tirata dietro l'orecchio.

Litlaus - Incolore {COMPLETA}حيث تعيش القصص. اكتشف الآن