Libertà!

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Era una notte piacevole e particolarmente tranquilla, era molto rilassante e in più un leggero venticello entrava dalle finestre per rinfrescare le grandi stanze reali. Harry era sul suo letto e dormiva tranquillamente, una parte del suo corpo era sotto le lenzuola e l'altra metà no. I capelli erano disordinatamente sparsi sul cuscino e le sue labbra erano socchiuse, ogni tanto qualche sbuffo fuoriusciva e gli spostava in continuazione una ciocca arruffata.

Un rumore frastornante, alle sue orecchie spaventoso, lo fece cadere letteralmente giù dal letto, di colpo. Sbatté violentemente il mento contro il pavimento e, come se non bastasse, si schiacciò anche la lingua. Un gemito roco di dolore rilasciò le sue labbra e dovette sdraiarsi a pancia in su per 'attutire' il dolore, gli occhi serrati e la mascella spalancata.

Solo pochi minuti dopo si alzò a sedere e si guardò attorno. Qualcuno stava attentando alla sua vita? Era in pericolo?

L'attimo dopo guardò fuori dalla grande finestra e vide mille luci nel cielo, solo in quel momento si rese conto che erano dei semplici fuochi d'artificio. Rimase a fissarli fino a quando non finirono di esplodere. Sul serio?

Si era sfracellato il mento e la lingua per dei semplici fuochi d'artificio? Se lo sarebbe dovuto aspettare. Lui non li aveva mai sopportati.

Sbuffò e si alzò dal pavimento, andò a rinfrescarsi un po' la bocca e decise di vestirsi, indossò una maglia larga e un semplice pantalone di pelle, il classico abbigliamento di un normale compaesano. Come avrebbe potuto tornare a dormire tranquillamente dopo lo spavento che si era preso?

Passò i successivi dieci minuti a sbuffare e a sbadigliare, improvvisamente gli venne voglia di farsi una passeggiata. Si coprì le spalle con il suo mantello nero e uscì dalle stanze reali. Appena varcò la porta si rivolse subito ad Alexander che si trovava lì di guardia.

«Alex, pss.» Bisbigliò.

L'uomo voltò immediatamente il viso verso il suo Re e chinò lievemente il capo.
«Vi serve aiuto, sire?»

Harry annuì leggermente con la testa. «Voglio andare giù al villaggio.»

La guardia spalancò gli occhi«A quest'ora?» il riccio in tutta risposta annuì.-«Ma c'è un matrimonio in corso, il villaggio sta festeggiando e voi non passerete di certo inosservato.»

«Non preoccuparti, Alex. Voglio solo fare una passeggiata che non sia nel giardino di casa mia. Laggiù sarò invisibile, te lo prometto.»


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Quando fu da solo in mezzo ad una stradina isolata finalmente riuscì a respirare liberamente. Non si sentiva più il fiato di tutti sul collo, ora sarebbe potuto essere libero, anche se lo sarebbe stato per poco dato che all'alba dovrà fare ritorno al castello.

Non lasciava la sua dimora da fin troppo tempo, forse mesi. All'inizio non ci faceva neanche caso perché era talmente grande che poteva correre in a lungo e in largo, ma ora cominciava a stargli tutto troppo stretto.

Si coprì per bene il capo e uscì da quella stretta stradina e cominciò a percorrere le strade larghe e piene di sassolini che non calpestava da tanto. Quanto gli era mancata quella sensazione sotto i piedi.

Credeva di trovare molta più gente in giro in vista dei festeggiamenti, ma in realtà incontrò si e no una decina di persone, perlopiù ubriache o piene di cibo fin sopra i capelli. Ridacchiò vedendo un giovane ragazzo vomitare dietro ad un cassonetto, gli ricordò quel sabato sera, la sera del suo diciannovesimo compleanno.




«Corri Harry, corri! Steve è completamente ubriaco!» Urlò Oscar attirando l'attenzione del suo amcio.

Colpa delle fiabe;『l.s』Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora