Macchina

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Cosa c'era di meglio di una serata da passare sul divano ed una pizza  davanti alla televisione?
Nulla.
Ma cosa succedeva se il proprio stupido fratellino aveva deciso di passare quell'unica sera di ferie con il tedesco più crucco, bastardo, mangiapatate del mondo?

-Chillu strunz!-

Ecco, questo succedeva.
Romano era steso sul divano impegnato ad imprecare contro il sopranominato tedesco che, proprio quella sera, aveva deciso di portare Feliciano a cena fuori.
-Ma come si fa, come si fa!- ripeteva il Meridione in preda ad un attacco di nervi -Come fa quel crucco ad essere così crucco! Ah ma appena me lo trovo davanti solo lui lo sa quello che gli combino!- continuò stringendo un cuscino immaginando di replicare l'azione sul collo di Ludwig.
Una volta terminato lo sfogo, lanciò il cuscino a terra violentemente, per poi sbuffare.
Chiuse gli occhi, provando a scacciare la rabbia, ma improvvisamente il suo cellulare squillò. Spalancò gli occhi, tentato di scagliare l'oggetto contro il muro, ma lesse sul display che si trattava di Antonio. Un po' titubante e dopo essersi lasciato scappare un bastardo sotto voce, rispose.
-Pronto?- disse con un tono visibilmente annoiato.
-¡Hola mi querido!- rispose lo spagnolo solare come sempre.
-Cosa vuoi anche tu spagnolo bastardo?- gli chiese Romano, sentendo dall'altra parte la risata cristallina di Antonio, che gli diede ancora più i nervi.
-Anche io? C'é per caso stato qualcuno prima di me?- disse l'iberico fingendo un tono preoccupato.
-Sei un pessimo attore ed un imbecille Antonio, lo sai?- rispose l'italiano.
-Hai da fare?- domandò Spagna per cambiare argomento.
-Non più, ma a te che importa?- rispose Romano.
-Affacciati- disse solo Antonio.
-Senti Antonio se mi hai chiamato per rendermi partecipe di una delle tue stronzate puoi pure....- iniziò Romano dirigendosi verso la finestra che affacciava sulla strada obbedendogli, non riuscendo a terminare la frase quando si rese conto di quello che vide: Antonio sotto casa sua, con la macchina.
Italia de Sud rimase incredulo.
-Ti aspetto!- gli gridò lo spagnolo.
Romano si limitò ad annuire lentamente, per poi rientrare a prepararsi, nascondendo un piccolo sorriso.
Una volta pronto raggiunse Antonio, che lo catturò in un forte abbraccio, ma Romano lo colpì  per farlo allontanare.
-Non in pubblico- sibilò linciandolo con lo sguardo, entrando in macchina accomodandosi sul sedile del passeggero. Lo spagnolo lo seguì, sistemandosi alla guida e mettendo in moto la vettura.
-Dove andiamo?- chiese l'italiano aprendo il finestrino ed appoggiando un gomito sulla portiera.
-Vedrai- rispose Antonio sorridendo e la macchina partì.
Il viaggio fu piuttosto silenzioso, se non per la radio da cui partivano ripetutamente canzoni dei Leños, un gruppo rock spagnolo.
Improvvisamente Antonio cambiò stazione, distraendosi per un minuto dalla strada davanti a sé senza notare un'altra macchina che procedeva in senso inverso piuttosto velocemente.
-Antonio guarda avanti- gli disse Romano preoccupato.
-Sí mi amor, dammi solo un....-
La macchina lo sorpassò di striscio, accompagnata da un fortissimo clacson.
Quella di Antonio sbandò un attimo, finché questi non accostò, fermandosi.
Romano rimase pietrificato per un po', respirando velocemente per lo spavento, gli occhi chiusi e le braccia a proteggersi il viso. Poi, rendendosi conto che non era successo nulla, riaprì gli occhi.
-Siamo vi...-
-¡HIJO DE PUTA!- gridò Spagna fuori, in direzione della macchina che li aveva appena superati.
L'italiano lo guardò sorpreso e per qualche minuto, in silenzio.
Silenzio rotto dalla sua stessa risata, prima debole, poi sempre più forte, che iniziò a riecheggiare per l'abitacolo.
Antonio, sentendolo ridere in quel modo -cosa che accadeva così raramente- si calmò, ammirandolo.
Dopo poco Romano smise di ridere asciugandosi una lacrima, accorgendosi dello sguardo dello spagnolo su di lui.
-Che cazzo guardi stronzo? Ci hai quasi ucciso- disse incrociando le braccia al petto.
-È che sei così carino- affermò Spagna carezzandogli una guancia con una mano.
-Guarda avanti cretino- gli ordinò Italia del Sud prendendogli la mano e mettendogliela sul cambio, senza lasciarla.
Il viaggiò continuò abbastanza tranquillamente, finché dopo quasi mezz'ora Antonio non accostò su una strada che Romano non conosceva affatto.
-Siamo arrivati- annunciò sfilandosi la cintura di sicurezza ed uscendo dalla macchina.
-Vieni querido!- disse poi, esortando l'italiano a seguirlo.
Il Meridione era piuttosto confuso, ma uscì comunque.
Rimase a bocca aperta -di nuovo- quando vide il panorama davanti a loro: il tramonto sul mare.
Romano non sapeva che dire.
Improvvisamente l'iberico si ricordò di qualcosa e si avviò verso il cofano, aprendolo.
-Vieni!- disse chiamando l'italiano, che lo seguì, scoprendo che quel bastardo aveva anche portato del cibo d'asporto.
-Non hai fame?- chiese Spagna seduto all'interno del cofano e Romano si accomodò accanto a lui e, prima che questi potesse dire qualcosa, lo baciò.
-Grazie- sussurrò poi ed entrambi iniziarono a mangiare.
Un paio d'ore dopo i due erano seduti l'uno accanto all'altro. Romano si accese una sigaretta, offrendone una ad Antonio, che rifiutò.
-Stress?- gli chiese Spagna.
L'italiano scosse la testa, soffiando via del fumo.
-Feliciano mi controlla da quando lo sa- spiegò Romano facendo un altro tiro.
Antonio rise, per poi gettare un altro sguardo al mare ormai incorniciato di stelle.
Italia del Sud terminò la sigaretta e si parò davanti allo spagnolo, guardandolo con malizia.
-Sai cosa ci vorrebbe?- gli domandò con tono allusivo.
-Che cosa?- rispose Spagna distrattamente e prima che potesse realizzare cosa stesse succedendo, si ritrovò steso nel cofano con Romano a cavalcioni su di lui. Antonio lo baciò con foga, stringendogli il sedere tra le mani. Da lì tutto proseguì molto velocemente e, soprattutto, piacevolmente.
L'italiano, mentre strusciava il bacino contro quello di Spagna impegnato a lasciargli un succhiotto sul collo, si guardò intorno, assicurandosi che non ci fosse nessuno. La strada era perfettamente deserta, se non per una macchina parcheggiata poco avanti a loro, che sembrava addirittura vuota. Sarebbe stata la volta buona, finalmente.
Romano tirò via la maglietta di Antonio, disegnando con dei baci una via dal collo fino al basso ventre, sbottonando l'apertura dei pantaloni, iniziando ad armeggiare all'interno di essi. Presto sostituì le mani alla bocca, cogliendo di sorpresa lo spagnolo che gettò la testa all'indietro gemendo, accarezzando la testa dell'italiano. Dopo qualche minuto Spagna tirò Romano verso di sé e lo baciò, posizionandosi sopra di lui. Gli alzò la maglia, iniziando a stuzzicare i capezzoli con le dita, mentre una mano si premurò di denudarlo dei pantaloni. Abbassò leggermente i boxer per prepararlo a quello che sarebbe venuto molto presto, ma prima che potesse iniziare...

-Ah...mh...sì...-

-Mi amor, non ho neppure iniziato!- disse Antonio quasi divertito, ma il divertimento dal suo volto scomparve subito quando notò l'espressione di Romano.

-Oh God se continui così io....AH!-
-Vuoi che mi fermi Amerika, da?-

L'altra macchina.
Romano lanciò un lamento disperato.
Improvvisamente si sentì un gemito acuto, seguito da un altro, più profondo.
-Oh God, oh god- ripeteva America respirando affannosamente, cercando di riprendersi dall'orgasmo.
-Bravo America, complimenti-
-Who the hell is there?- chiese questi imbarazzato mettendosi gli occhiali.
-La nazione più potente del mondo sottomessa dal cazzo di un russo- rincarò la dose Romano battendo le mani -Ammirevole. Da vero eroe-
-Non è come sembra, pasta eater- provò a giustificarsi Alfred.
-Già, come Ivan dietro di te, ma vaffanculo-
-Come se il tuo programma con Antonio non prevedesse la stessa cosa- rispose l'americano sprezzante.
-Potrei ricattarti a vita- lo minacciò Romano.
-Cosa vuoi in cambio?-
-No ananas sulla pizza- disse l'italiano.
-Come vuoi tu, ma per favore non dirlo ad Arthur- supplicò Alfred.
-Si si. Goodbye- si dileguò Romano, andandosene.
-Lo dirai ad Inghilterra?- gli chiese Antonio una volta in macchina.
-Chi se ne fotte di quell'americano bastardo del cazzo- ripose Sud Italia nervoso -Voglio andare a casa- sentenziò poi.
-Mi querido, ma noi...- provò a dire Antonio.
-Antonio, per favore. Andiamo a casa-

-Y con esa ya son cinco...-










Angolino
Ciao a tutti!
Oh no! È lei!
Ma aggiorna ancora questa che fa copulare le nazioni?
Dato che la situazione covid ormai mi ha chiuso pure il teatro e non ho un cazzo da fare, ho deciso di terminare questa raccolta.
E poi ho saputo da alcuni rumors che Hetalia ricomincerà. Non è forse meraviglioso?
Comunque voglio essere buona e vi preannuncio che per questa settimana arriva pure l'ultima parte, il più uno.
Come al solito spero che vi piaccia e che vi strappi un sorriso.
E grazie ancora a chi continua a seguirmi, a votare e commentare! Siete l'amore.
Baci❤

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