32- Ho bisogno de te, na carbonara e un bicchiere de vino rosso.

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''Che cazzo hai detto?'' Ovviamente il moro non ci mise molto a capire esattamente a che cosa mi stessi riferendo, anche se sapevo che dentro di lui sperava con tutto il cuore di sbagliarsi. Io abbassai lo sguardo, sapevo quanto fosse incazzato il mio ragazzo in quel momento, tanto che reggere il suo sguardo per me era impossibile, e sapevo che in parte era colpa mia per aver permesso tutto, ma faceva parte del passato e in quel momento non potevo tornare indietro, anche se, con il senno poi, il mio più grande errore fu proprio quello di passare sopra all'errore di Marco.

''Sara guardami e dimmi che quel verme non ti ha messo le mani addosso'' Io rimasi ferma nella mia posizione, tenendo comunque lo sguardo basso. Niccolò sembrava parecchio agitato e io non avevo nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia o di dire una parola. Era successo anni prima e nessuno aveva mai saputo niente, nemmeno Gaia e Priscilla. Il moro era quella persona che non si era nemmeno mai permesso di fare un gesto scherzosamente verso una donna, non avrebbe mai toccato una donna nemmeno con una piuma e non accettava quegli uomini che lo facevano. Se avesse saputo che Marco lo aveva fatto a me, la donna che aveva amato, la madre di sua figlia, si sarebbe fatto Roma- Milano in poco tempo, anche se quella che era la sua ragazza al tempo lo stava aspettando a casa.

''Porca puttana, io gli spacco la faccia a quello'' Niccolò si alzò da quella panchina, notai dal suo tono di voce tutta la sua agitazione e soltanto quando spostai lo sguardo verso di lui ebbi la conferma di ciò che pensavo. Il moro passeggiava avanti e dietro su quel terrazzino, a pochi passi da me, mentre aveva le mani tra i capelli. Stava cercando di mantenere tutto l'autocontrollo che aveva per non rientrare all'interno di quell'ospedale e prendere a pugni Marco.

''Niccolò è successo una volta sola e non era niente di che'' Il mio tono era talmente basso che se lui non fosse stato così vicino a me non sarebbe nemmeno riuscito a sentirmi. Cercai in qualche modo di provare a placare Niccolò o alleggerire la situazione, ma ovviamente, ottenni l'effetto opposto. Niccolò si fermò improvvisamente, voltandosi verso di me. Aveva indossato di nuovo gli occhiali da sole e questo significava soltanto che non voleva mostrarmi ciò che provava in quel momento, probabilmente era un misto tra rabbia verso di Marco, per avermi messo le mani addosso, e delusione nei miei confronti, per aver permesso tutto ciò e averglielo anche perdonato.

''Lo difendi anche adesso? Che cazzo significa niente di che?'' il suo tono era ancora più arrabbiato, tanto da farmi abbassare di nuovo lo sguardo. Accanto a Niccolò ero la persona più forte, tanto che mi sentivo di poter affrontare qualsiasi cosa, eppure il moro conosceva ogni mia debolezza, ogni mio punto debole e questo mi faceva sentire così spoglia dai miei muri e dalla mia corazza tanto da farmi sentire debole.

''Mi ha dato uno schiaffo, una volta. Ma..'' il mio sguardo era di nuovo fisso sul mio ragazzo che in risposta chiuse gli occhi sentendo quelle parole, alzando una mano facendomi capire che aveva sentito già fin troppo. Sospirai, quella giornata era stata fin troppo pesante e sembrava non avere nessuna intenzione di alleggerirsi.

''Non dire altro, non voglio sentire nessun ma'' Io non risposi, tra di noi ormai regnava soltanto un silenzio che ci portava ad allontanarci sempre di più. Di solito, non fumavo molto durante la giornata, ma in quel momento non riuscì a non accendermi un altra sigaretta. Alla mia mente riaffioravano i ricordi di quel giorno, io e Marco stavamo litigando per la sua solita gelosia e, dato che a lui non era andata molto a genio una mia espressione, mi aveva tirato uno schiaffo, tanto che la mia guancia diventò subito rossa.

''Va tutto bene piccolè, ci sono io adesso'' In quel momento, a causa dei ricordi che riaffioravano di nuovo nella mia mente, avevo la sensaione di sentir bruciare di nuovo la mia guancia, come quel giorno, tanto che non mi accorsi nemmeno che una lacrima solitaria era scivolata lungo la mia guancia, almeno fino a che non sentì il tocco leggero di Niccolò che la asciugò mentre mi strinse tra le sua braccia. E finalmente in quel momento mi sentì davvero protetta, sapevo che accanto a lui non mi sarebbe successo mai nulla di male.

Te dimmi dove sei, mi faccio tutta Roma a piedi. - UltimoWhere stories live. Discover now