16. You Deserve It

Start from the beginning
                                    

«Mh. Beh, comunque sia, comunque vada, questa è l'ultima volta che ci vediamo. Felice, vero?»

Gerard alzò lo sguardo sorpreso, «Oh. E perché?»

«Perché? Dovresti essere trasferito domani. Non lo sapevi?»

Con uno scatto, Gerard si alzò dal letto tenendo strette le coperte nelle mani. La sua espressione si era tramutata in una di confusione e dolore. Come? Trasferito?

«Ma che dice... non può essere» Si mise le mani nei capelli, disperato. «No, no, no che ne sarà di me? Cosa farò? Senza-»

«Senza?»

«Senza-» Il paziente sospirò pesantemente, poi prese a mordersi le unghie delle mani. «MI LASCI! Via, vada via»

«Okay. Sta' tranquillo, Gerard» Lo psicoterapeuta provò a mettere una mano sulla sua spalla, per confortarlo, ma Gerard con uno scatto lo fece voltare e, perdendo l'equilibrio, Byron cadette sul pavimento.

«Dannazione, ho detto sta' calmo! Sembri un animale. Sei un animale. Fanno bene a trasferirti, magari in una struttura un po' più seria.» Disse col volto arrabbiato, pulendosi le mani sui pantaloni per poi cominciare ad alzarsi.

Il paziente lo fissò con uno sguardo indecifrabile, lo raggiunse e, mettendosi a cavalcioni su di lui, alzò un pugno all'altezza del suo viso. «Come mi hai chiamato?»

Byron sorrise, gli piacevano le sfide, anche se sfidare un paziente psichiatrico non era una mossa del tutto intelligente. «Animale»

Gerard digrignò i denti lasciando uscire dalle labbra un verso simile a un ringhio, la mano cominciò a tremargli e osservandola, si rese conto di quanto fosse patetico.
«Io... io voglio solo... essere libero»

«Lo so» Rispose lo psicoterapeuta alzandosi, e prendendo un braccio di Gerard per aiutarlo a fare lo stesso. «Io potevo aiutarti, volevo farlo, ma devi scoprire perché hanno deciso di cambiare i piani.»

Gerard alzò lo sguardo su di lui e annuì, anche se ancora confuso, e dopo che Byron lasciò la stanza, corse ad afferrare la cornetta del telefono. Doveva parlare con l'assistente Iero.

«Ehi, ehm... Gerard, volevi qualcosa?» Frank entrò nella stanza chiudendo la porta, e si guardò intorno. Era un po' imbarazzato da come Way lo guardava, insistentemente, ma cercò di non farci caso.

«Mi trasferiscono?» Chiese con un filo di voce. «Dimmi che non è vero, ti prego»

Frank spalancò gli occhi e, gesticolando, si avvicinò a lui. «No no no! Cavolo, scusa, avrei dovuto pensare che Byron lo avrebbe detto. Uhm, vedi, io so che tu odi tutto questo, parlare con uno psicoterapeuta, e quindi mi sentivo in dovere di levarti quel peso che io stesso ti ho addossato e perciò-»

«Non... non era così male» Lo interruppe Gerard.

Frank alzò lo sguardo su di lui, ancora con la bocca aperta per parlare, e prese una lunga pausa dove entrambi sentivano soltanto il respiro dell'altro.

«Ah no?... Vuoi dire che ho sbagliato ancora?» L'assistente sollevò un sopracciglio e sorrise spontaneamente in modo sarcastico. «Oh dio, non ci credo, non ne faccio una giusta»

Patient 102   |   FrerardWhere stories live. Discover now