Capitolo 33

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Gemetti il suo nome quando una scarica di piacere mi attraversò il corpo.

Mi abbassai su di lui e mi nascosi nell'incavo tra il suo collo e la spalla, baciando la pelle calda del suo corpo.

Matt ribaltó la situazione facendomi rotolare sul materasso e con pochi movimenti decisi sentii i suoi muscoli irrigidirsi come avevano appena fatto i miei.

I nostri corpi si divisero, ma lui continuó a baciare e mordere giocosamente la pelle sensibile del mio collo.

«Sei perfetta.» Sussurrò poco sotto il mio orecchio.
Soffió dove aveva appena lasciato un bacio bagnato, procurandomi dei brividi, quindi piegai la testa ridendo.

Matt scese lungo il mio corpo e morse dolcemente il fianco del mio seno sinistro.

«Smettila.» Dissi ridendo, ma lui scese ancora, facendo lo stesso appena sotto il seno e poi vicino a l'ombelico, mentre con le mani iniziò a pizzicarmi in vita, facendomi il solletico.

Mi dimenai sotto il suo corpo per cessare quell'esilarante tortura, bloccai il suo busto tra le mie gambe, riuscii ad afferrare le sue mani e capovolsi le posizioni senza alcuno sforzo da parte sua per resistermi.

Stava ridendo, tirando dolcemente quelle labbra perfette, e i suoi occhi ambrati illuminavano la stanza. Era nudo, sotto di me, con i capelli spettinati e quella risata profonda che ogni volta ravvivava le farfalle nel mio stomaco.

Mi fu impossibile non baciarlo.

Mi spostò indietro i capelli che mi erano caduti sul viso e approfondì il contatto tra le nostre labbra, chiedendo con la lingua l'accesso alla mia bocca, che non esitai a dare.

«Pensi ancora che Trash sia il più bello?» Interruppe il bacio solo un momento prima di riprendere.

«Te la sei proprio legata al dito, eh?» Commentai ridendo. Incrociai il suo sguardo, anch'esso divertito, e qualcosa si accese dentro me.
Provai come un calore che mi prendeva il petto. Avvertii il mio corpo espandersi verso Matt, ma dall'interno. Era una sensazione mai provata, come se i nostri cuori fossero calamitati.

«Ti amo.» Sussurrai e piccoli brividi mi percorsero la schiena.

La sua espressione si fece seria in un momento. Mi accorsi di ciò che avevo detto con tanta leggerezza e il suo silenzio diede vita ad alcuni dubbi.
Poi, lentamente, i suoi occhi tornarono a risplendere e un grande sorriso gli tirò di nuovo gli angoli della bocca.

«Credo che il mio cuore stia per esplodere.» Disse. L'affermazione era seria, ma continuava a sorridere come un idiota, quindi mi prese una mano e se la mise sul petto. Sembrava davvero che stesse per fuggire dal suo corpo. «Ora non puoi più tirarti indietro.» Mi mise in guardia.

Si sedette in un istante, facendomi cadere tra le sue gambe, e mi baciò con impeto, nonostante i movimenti delle sue labbra non avessero abbandonato la delicatezza. Non credevo fosse possibile una simile combinazione di desiderio e premura.

Tornammo sdraiati, accostai l'orecchio al suo petto, per sentire come il suo cuore reagiva al tocco delicato delle mie dita, mentre seguivo le linee della sua pelle.

«Grazie.» Dissi piano. Non sapevo per cosa lo stessi ringraziando di preciso, ma sentivo di doverlo fare. «Grazie per non aver mollato.» Mi separai dal suono del suo cuore per raggiungerlo attraverso gli occhi. «Per avermi accompagnata a lavoro quando l'auto era rotta, per avermi abbracciata quando ne avevo bisogno senza aver preteso spiegazioni.» Ma più cose dicevo, più cose sapevo di dovergli. «Grazie per avermi portata alla prima festa dopo anni e per aver cercato di fermarmi dal fare danni.» Ripensai alla tremenda idea di ingurgitare litri di alcol e ciò che ne era conseguito.

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