capitolo 3

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«Hey.»

Era proprio affianco a me che camminava all'indietro per potermi guardare.
«Ciao.»

Notando però che non avevo intenzione di aprire una conversazione con lui, mi si parò davanti quando fummo a pochi passi dal parcheggio.
«Io sono Matthew Prismore, ma puoi chiamarmi Matt.» Disse porgendomi la mano che io dovetti afferrare per non cadere a terra quando inciampai in una piastrella rialzata. Un paio di libri finirono per terra  e mi piegai per raccoglierli mentre il ragazzo mi osservava riproducendo lo stesso tipo di risata che aveva fatto poco prima nello scappare dal professore.

«Elsa» mi presentai e tornai in piedi.

«Bene, Elsa, allora, vieni con me?» Disse come se ci fossimo dati appuntamento e me ne fossi scordata. La fece sembrare una cosa scontata e io non capivo a cosa si stesse riferendo.

«Dove?» domandai confusa.

«Vieni con me e ti farò toccare il cielo così tante volte che crederai di essere in paradiso.» Aveva un sorriso malizioso sulle labbra, i capelli marroni arruffati in un perfetto disordine e due occhi color nocciola che stavano scavando nei miei, il che mi mise un po' soggezione, quindi interruppi quel contatto per guardare un'auto parcheggiata dietro di lui e fare un piccolo passo indietro in modo che la sua vicinanza non mi desse più fastidio. Fu in quel momento che capii che lui era lo stesso ragazzo accanto al quale ero stata quella mattina, durante matematica. Ed ero anche piuttosto sicura facesse parte del gruppetto di amici di quel decerebrato di Trash. Nonostante quello che era appena uscito dalla sua bocca e lo sguardo da "io posso fare tutto e non puoi dirmi no", probabilmente solo una facciata, non mi parve che avesse una deficienza di neuroni come l'amico. 

Mi aveva appena proposto di fare sesso? Non ne ero sicura.

«Questa dovrebbe essere una frase da rimorchio?» domandai cercando di non fare vedere che ero nervosa. 

Lui mi guardò stranito. «Generalmente funziona.»

«Parli seriamente?» Mi stupiva davvero che una ragazza sobria ci potesse cascare con uno sconosciuto. 

«Almeno dammi una seconda possibilità dato che so di aver sprecato la prima dicendo una cazzata.» Da come pronunciò quella che sarebbe dovuto essere una scusa sembrava essere il piano B per attaccare bottone.

«In realtà la prima l'hai sprecata dandomi della secchiona con Trash.» Mi ricordai di come si era divertito, quella mattina, a guardare la scenetta da lontano.
«Ti interessa Trash?» chiese corrugando la fronte.

«Cosa? No!» esclamai subito. Il solo pensiero mi faceva ridere.

«Allora non ti dovrebbe importare quello che pensa.» Disse con una scrollata di spalle. «Ascolta» continuò, «lui è un coglione e dopo che ho visto come hai messo a porto il prof. Train, in classe, ho pensato di farmi due risate mandandoti quel cretino.» Si spiegò. «Non credevo te la saresti presa.»

«Parli sempre così male dei tuoi amici?»

«Lui non è un mio amico.» Rispose velocemente con un'altra scrollata di spalle. «Me la dai questa seconda possibilità o no?»

Forse prese il mio silenzio come assenso perché si mise a parlare di una festa e delle varie attrattive di questa per cui sarei dovuta andarci con lui mentre io cercavo in ogni modo di non guardarlo in faccia. Dentro di me sapevo benissimo che essere invitata a una festa come una normale ragazza della mia età mi stava dando una gioia immensa, anche se a farlo era uno che ci aveva appena provato con una frase così squallida da farmi sorgere il dubbio che avesse cercato su internet "frasi da rimorchio", ma non avrei mai potuto andarci. Guardai ovunque per evitare la sua faccia fino a quando una Range Rover nera si fermò in un angolo libero del parcheggio sulla destra.
Conoscevo quell'auto.
Tentai di vedere l'interno senza riuscirci a causa del riflesso del sole e a quel punto smisi completamente di ascoltare Matt.
L'uomo uscì dalla macchina dandomi la schiena e vidi solo i suoi capelli biondi che a causa del taglio corto si avvicinavano a un colore biancastro. Fecero crescere in me la speranza. Conoscevo quei capelli. L'uomo si voltò e io mi dimenticai completamente di Matt abbandonandolo sul posto per correre verso l'uomo del quale sentivo la mancanza da ormai sei mesi. Quando mi vide spalancò le braccia ed io gli saltai letteralmente addosso, facendo cadere a terra i miei libri, stringendolo più forte che potessi in un abbraccio.

Profumo di stelle #wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora