Contento lui a crederci.
Mi diressi verso la porta d'ingresso quando sentii chiamare il mio nome.

"James aspettami"

Mi voltai con la faccia scocciata e chiesi un po' troppo seccato

"Cosa vuoi?" a mio fratello George che in quel momento mi correva incontro.

George è mio fratello minore. Frequenta la terza liceo e quindi era 2 anni più giovane di me. I suoi capelli neri gli ricadevano sempre sugli occhi castani e gli facevano sembrare la faccia un anguria con parrucca, visto che era un pochino grassottelo.

Pie essendo fratelli non ci assomigliavamo per niente. Lui piccolo e grassottelo io alto e palestrato. Lui gentile e bravo a scuola, io sempre annoiato e il contrario esatto di un secchione.
I suoi occhi marroni non si abbinavano per niente ai miei color cielo e i suoi capelli neri sempre scompigliati l'esatto opposto dei miei castani e con la cresta sempre perfetta.

"Mi puoi portare a casa? La mamma lavora e papà deve andare a prendere Louis" mi disse lui con il fiatone per la corsa di prima.

Sbuffai svogliato e seccato del fatto che dovevo sempre essere io a scarrozzare George.

"Va bene. Vieni!" gli ordinai io con voce ferma.

Arrivammo alla Ferrari fiammante ovvero mio regalo di compleanno e senza aspettare un altro secondo misi in moto.

Passarono solamente 10 minuti finché non mi ritrovai in camera mia a telefonare con Alex.

"Dove cazzo sei finito dopo la scuola??" Mi chiese lui con tono accusatorio.

"Ho fatto da tassista a George" gli risposi seccato e annoiato.

"Hahaha che sfigato" mi prese in giro lui.

"Ma sta zitto coglione"

"Lasciamo stare. Che ne dici di passare fra un' ora a casa mia che andiamo in palestra insieme?"

"Si certo. Va benissimo"

"Perfetto. Ah e James sabato ti voglio alle 8 in punto a casa mia per andare alla festa di Zoey. Chiaro?"

"A sua disposizione signore" risposi con tono militare.

"Cretino! Bene a dopo James"

"A dopo Alex"

Chiusi la chiamata di mala voglia sapendo che non avevo niente da fare.
In quel momento sentii la porta principale chiudersi con un botto e seppi che erano tornati mio padre e Louis.

Scesi le scale velocemente e andai a salutare il piccolo prendendolo in braccio e facendolo girare. A quanto pareva gli piaceva il movimento visto che si mise a ridere e urlare dalla gioia.

Louis aveva soltanto due anni e un sorriso storto ma quei dentini che gli spuntavano dalle gengive erano troppo carini.
Pur avendo 2 anni passati non sapeva ancora parlare bene e quindi quando gli chiesi come stava lui mi rispose con la sua voce squillante

"Tato bene"

Mi misi a ridere a quella affermazione e lo portai in camera sua saltellando come un canguro.

Passai la mezz'ora che seguì a guardare mio fratello che si divertiva con le figurine di Spongebob e di tanto in tanto lo guardavo invidioso del fatto che lui non avesse niente a cui pensare.
Era felice e sorridente.

Stavo per andarmene perché non volevo rischiare di arrivare tardi da Alex che lui mi guardò con quegli occhioni e mi chiese

"Me o dai bachino?"

Lo guardai con tenerezza e gli schioccai un bacio sulla guancia prima di alzarmi e andare in bagno per sistemarmi e cambiarmi velocemente.

Alle 15:30 in punto ero davanti a casa Craigs. Aprii la porta e senza dire un granché mi spaparanzai sul divano in soggiorno vicino ad un Alex ancora profondamente addormentato.

Vederlo dormire era una cosa inquietante visto che dormiva a bocca aperta e russava peggio di mio padre.

Mi avvicinai al suo orecchio e urlai a pieni polmoni

"Buongiorno principessina è ora di svegliarsi. Il sole è alto"

La sua reazione fu immediata e soprattutto inaspettata visto che svegliandosi di colpo mi diede una gomitata fortissima nella pancia e io per lo spavento caddi dal divano.
Con i dolori alla pancia sentii Alex che rideva come un matto sbellicandosi dalle risate ancora seduto sul divano.

"Ben ti sta cretino" riuscì a dire tra una risata e l'altra.

"Cosa cazzo ridi?" Gli risposi io con voce dolorante.

Fu in quel momento che la porta d'entrata si aprì e sbattè con violenza.

"Sono a casaaaa" urlò una voce femminile e poco dopo si sentrono i passi veloci correre su le scale e un leggero "clack" in lontananza mi fece capire che Elena si era chiusa in camera.

Ti odio, ma ti amoWhere stories live. Discover now