Capitolo 1

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Giurai a me stesso di trovare colui che aveva deciso che la scuola doveva cominciare alle 8 di mattina e di staccargli la testa. Erano le 7:40 di mattina e il mio cervello non si decideva a svegliarsi dal coma che tutti gli studenti presentano dopo le vacanze estive.

La dannata sveglia, che si era messa ad annunciare l'inizio della tortura, mi aveva fatto fare un bruttissimo risveglio, riportandomi alla dura realtà.
Dopo aver deciso che non era il caso di alzarmi, la spensi con un pugno e come previsto la spaccai.

Non feci caso a quello che aveva provocato il mio pugno, visto il fatto che in quel momento il mio cervello è il mio corpo mi urlavano di tornare nel letargo estivo.

Purtroppo la sveglia che partì dopo non potei spaccarla, perché mia madre non mi avrebbe permesso di torcere anche un solo capello a quella peste di mio fratello.

Guardai svogliato il mio cappuccino che aspettava solo di essere bevuto. I miei occhi stanchi non si fecero neanche la briga di leggere il messaggio che mi aveva mandato mia madre in quel istante che mi augurava un buon primo giorno.

Finii il cappuccino e mi avviai verso la scuola che intanto si era affollata. Tra ragazze che si baciavano le guancie e nerd che si pulivano gli occhiali mi feci spazio dicendo semplicemente "aria".

Passando davanti ai miei coetanei parecchi occhi si puntarono su di me, facendo digrignare i denti ai ragazzi e sognare ad occhi aperti le ragazze.

Conoscevo benissimo il mio effetto sul sesso femminile. I sorrisi da oche che mi rivolgevano e i bisbigli, che si potevano sentire al mio passaggio mi facevano solo sentire ancora più desiderato di quanto non lo fossi già.

Arrivai con passo veloce al muretto davanti all'entrata sul quale salutai mezzo addormentato il mio migliore amico Alex e il solito gruppetto di ragazzi popolari con cui giravo.

"Amico! Che faccia hai? Tieni a bada la felicità di rivedermi dopo tre mesi" esclamò Alex ridendo.

"Ti prego di non rompere i coglioni di prima mattina perché ti giuro che ti ritrovi senza testa altrimenti" risposi io ringhiando ma con tono giocoso.

"Ohoooo non ti fa bene la scuola eh?!" Rispose lui facendo il finto sorpreso.

"Solo a me???" Chiesi ridendo anch'io in quel momento.

La voglia di ridere però mi passò quando vidi passare Allison e le sue ochette davanti a me.
Lei come sempre aveva una minigonna che le copriva a malapena il lato B e una maglietta, talmente stretta che le sue "ragazze" sembravano due bombe pronte ad esplodere.
La voglia di ridere mie era passata eccome, infatti mi misi a sbavare come un cane davanti ad una bistecca. Quando Allison decise che aveva attirato abbastanza l'attenzione venne verso di noi.

"A quanto pare quest'anno avrò di nuovo l'onore di poter ammirarti Tompson?" Disse con un sorriso a trentadue denti quest'ultima.

"Non ti negherei mai questi piacere" le risposi io regalandole un sorriso malizioso.

Sentii Alex vicino a me emettere uno sbuffo di disapprovazione e quando mi girai verso di lui, vidi che mi stava guardando male.

"Che c'è???" Gli chiesi con la voce da agnellino indifeso.

"Niente James. Niente di niente"

Sapevo che Alex non apprezzava il fatto che tutte le ragazze conoscessero il mio nome solo per il semplice fatto che avevano passato una notte con me. Ma a me non interessava tanto, visto che mi serviva il mio divertimento quotidiano e non avevo intenzione di procurarmelo da solo, come un 12enne in preda da un attacco di sbalzi ormonali.

"James indovina un po' chi è tornata." Mi disse Alex ad un certo punto catapultandomi di nuovo nel mondo reale.

"Alex cosa cazzo ne dovrei sapere io di chi è tornato?" Chiesi io cercando di stuzzicarlo un pochino.

Nel frattempo Allison si era seduta comodamente sulle mie gambe e mi stava passando la mano tra i capelli, cosa che io odiavo come la peste. Le scacciai la mano con un gesto poco gentile e lei mise il broncio facendo gli occhioni. La ignorai completamente visto che Alex con la sua precedente affermazione mi aveva incuriosito parecchio.

"Ti ricordi di Elena, mia sorella? Frequenterà questa scuola da oggi" mi rispose Alex alla mia domanda.

Si vedeva che gli era mancata la sorella minore negli ultimi 5 anni, in cui era stata costretta dai genitori di seguirli a San Francisco, mentre lui a causa degli studi dovette rimanere a New York, in collegio.

"Mi fa piacere per te. Sicuramente avrai qualcuno a cui badare che non sia io allora" gli risposi ridendo e pensando che se Elena era tornata io avrei potuto finalmente godermi la vita in santa pace, senza che Alex mi rovinasse sempre e comunque il divertimento.

Ma in fondo ero curioso di sapere che fine aveva fatto la piccola peste occhialuta, con cui giocavamo sempre a nascondino da piccoli. Mi apparve all'istante una perfetta copia della Elena bambina nell'occhio interiore solo con 5 anni in più. Le trecce alla Pippi Calzelunghe che le ricadevano sulle spalle, le lentiggini scure che le ricoprivano il volto e gli occhiali troppo grandi per la sua faccina tonda. A quel pensiero sorrisi, mi alzai per andare in classe, visto che aveva suonato la campanella, e senza pensarci più mi diedi alla sopravvivenza scolastica.

Ti odio, ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora