Ben rise. L'idea della moglie di Dan che lo cazziava per le sigarette lo divertiva e non poco. Una donna autorevole, Abbie, uno di quei tipetti so-tutto-io che puoi solo amare o odiare.

Il momento sacro di inizio giornata si spense insieme alle sigarette dei due uomini, riportandoli bruscamente al lavoro. Tutto era pronto per accogliere gli organizzatori della mostra: la grande sala conferenze era stata svuotata delle sedie e del grande tavolo ovale in legno, restando del tutto spoglia, pronta ad ospitare l'esposizione. Esposizione che, scoprì Ben solo quella mattina, si rivelò essere una mostra fotografica di sfilate vecchie e nuove, con un percorso interattivo non ancora ben delineato.

Per maggiori delucidazioni dovette aspettare l'arrivo del direttore creativo, Nesbitt, e il suo team di designer, e quando Ben li vide attraversare la porta d'ingresso del suo hotel avvertì un mix di entusiasmo inaspettato e nervosismo.

«Che piacere, che piacere, signor Barnes!» lo salutò calorosamente il signor Nesbitt, come un vecchio amico, mentre alle sue spalle i suoi dipendenti restavano immobili in attesa di un suo comando. Ben mandò qualcuno dei suoi a recuperare i bagagli degli ospiti, mentre loro si avviarono alla sala conferenze per dare subito inizio ai preparativi.

«Signor Barnes, mi permetta di presentarle il mio braccio destro, Deva Thompson» iniziò Nesbitt, afferrando una delle ragazze del suo gruppetto, «questo è un osso duro, sa? È lei che comanda in pratica, non io» continuò sorridente, mentre la ragazza dai capelli castani mossi accennò un sorriso imbarazzato e strinse la mano di Ben.

«Beh, in ogni squadra che si rispetti c'è sempre il braccio e la mente, no?» rispose Ben, già intento a congedarsi, quando la signorina Thompson ribatté.

«E lei, signor Barnes, è il braccio o la mente?».

Ben si prese giusto qualche secondo per studiarla e giurò di aver visto un insolito guizzo negli occhi verdi della ragazza. Con un sorriso lievemente malizioso strinse il nodo della cravatta e alzò il braccio destro fingendo di mostrare un bicipite allenato.

«Sicuramente non la mente, non crede?» replicò, provocando una finta risata del signor Nesbitt, per poi congedarsi.

Si fece strada stra il gruppo di lavoratori che perlustravano ogni angolo della grande sala, mentre iniziavano ad arrivare i pannelli espositivi, alla ricerca di Daniel. La sua attenzione venne catturata da diversi tubolari metallici neri che venivano trasportati, seguiti da grossi scatoloni di cartone dall'aria pesante. Si avvicinò di soppiatto alle scatole, scoprendo una grossa quantità di stoffa bianca satinata da un lato e luci natalizie dall'altro. Trattenne a malapena una risata per non rischiare di offendere gli organizzatori, quando sentì qualcuno bussare sulla sua spalla.

«Cos'è che la diverte tanto, signor Barnes?» chiese allegramente la voce squillante della signorina Thompson, facendolo trasalire. Ben si sentì quasi come improvvisamente colto con le mani nel sacco, ma subito tornò alla realtà.

«Nulla, solo pensavo che magari per le decorazioni natalizie dell'hotel quest'anno potete pensarci voi, vi vedo... portati». Vide una piccola ruga spuntare al centro della fronte della ragazza che cercava di trattenere una smorfia, al che Ben rispose con un occhiolino.

«Grazie per la supervisione, ma non abbiamo bisogno del suo aiuto qui, signor Barnes» rispose con un sorriso antipatico, «può andare adesso».

Ben rimase piacevolmente stizzito. Con quanta audacia quella sconosciuta lo stava cacciando dalla sua sala conferenze, del suo albergo? Le sorrise, mentre lei soddisfatta gli voltava le spalle e si metteva al lavoro con i suoi colleghi. "Forse", pensò Ben, "il signor Nesbitt più che osso duro intendeva rompicoglioni".

Bittersweet Hotel || Ben Barnes #ilsaporeditecontestOnde as histórias ganham vida. Descobre agora