Capitolo 15

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< Non so di che parli > rido nervosa tamponando la macchia.
Mi toglie il fazzoletto dalle mani e mi pulisce con una salvietta che tira fuori dalla sua borsa.
< Sai perfettamente di cosa sto parlando. Sembrava aveste visto un fantasma >.
Le racconto tutto, omettendo i particolari sessuali, e lei resta piuttosto stupita.
< Wow Chiara, non pensavo > commenta lei alzandosi, i jeans come nuovi.
< Che cosa? > mi sta dicendo che sono una facile?
< Che ti piacessero i bad boy. Comunque Alessandro è un gran figo. Bel colpo! > scherza dandomi una gomitata. Ridacchio arrossendo.
< E dicono anche che sia messo bene laggiù > bisbiglia muovendo le sopracciglia in modo eloquente.
< Smettila, torniamo dagli altri > taglio corto prendendola dal gomito. Lei ride di gusto e torniamo al tavolo dove ora si sono seduti anche i due nuovi arrivati.
Alessandro è esattamente di fronte a me, che l'abbia fatto apposta?
Non riesco a fare a meno di chiedermi se gli impegni che avesse riguardassero Noemi, ma ora che ci penso meglio, per forza riguardavano anche lei, o non sarebbero insieme. Tra tutte le ragazze del mondo proprio lei doveva portarsi?

Mi agito a disagio sulla sedia e cerco di non incrociare lo sguardo del ragazzo seduto di fronte a me. Edoardo di fianco a me mi sorride calorosamente. < Tutto a posto con i jeans? >, annuisco accennando un sorriso. Il suo cellulare si illumina e riesco solo a leggere la notifica da parte di "Mattia" prima che lui giri il cellulare a schermo in giù.
Sarà Mattia il coinquilino di Alessandro? Perché si scrivono? Saranno amici, mi convinco. D'altronde la festa l'hanno passata tutto il tempo insieme.
Mentre tutti sono indaffarati in una conversazione avvincente sento Alessandro battere due colpetti di tosse.
Solo una sbirciatina mi convinco e giro lo sguardo su di lui, che mi stava già fissando.
< Possiamo parlare? > mima con le labbra per non farsi sentire dagli altri. Non ho voglia di sentire le sue cazzate, quindi fingo di non sentire e scalzo un sorriso smagliante, buttandomi nella conversazione degli altri sebbene non sappia minimamente di cosa stiano parlando. Lui sbuffa sonoramente e si riappoggia allo schienale della sedia.
Luca si gira ad osservarlo, accigliato.
< Tutto okay? > chiede.
< Sì > risponde secco e monocorde lui.
< Come mai ieri non sei venuto alla festa? > continua ad indagare Luca.
Perché era con me vorrei smascherarlo qua davanti a tutti, così non potrebbe più nascondersi. Mi tira un'occhiata prima di dire < Avevo da fare >.
Luca pare ancora più confuso e Noemi si sente in dovere di aggiungere < Ti ho aspettato tutta la sera, hai detto che saresti venuto. E poi sai, con me saresti venuto un'altra volta > ridacchia da gallina quale è, facendogli l'occhiolino. Mi viene da vomitare al solo pensiero di lei che lo tocca.
Di lei che muove i fianchi su di lui, proprio come faccio io. Chissà se anche lei lo fa mugolare come me, chissà se- i miei pensieri inadeguati vengono interrotti da Alessandro < Sì, beh, ho avuto un contrattempo > dice agitandosi nervoso sulla sedia.
E così sarei un contrattempo? Mi viene la nausea, e provo un senso di schifo nei suoi confronti.
Sento ovattato mentre non riesco a distogliere lo sguardo da quei suoi occhi sfuggenti.
< Devo andare > annuncio all'improvviso, afferrando la mia borsa e andando a pagare il conto.
< Ma come? Così presto? > domanda subdola Noemi appoggiandosi sul gomito, le unghie placcate rosse.
< Sì, mi sono dimenticata che devo aiutare mia mamma > invento, tirando fuori la moneta da dare alla cameriera che mi guarda comprensiva.
Saluto tutti velocemente, mentre Anita mi guarda preoccupata. < Hey, come ci arrivi a casa? > domanda Edoardo mentre sto per uscire dalla porta.
< Prenderò il bus > faccio spallucce.
< Anch'io devo andare via, ti dò un passaggio > comincia ad alzarsi Alessandro.
È meschino. Sa che me ne sto andando per colpa sua, e vuole mettermi ancora più a disagio di quanto non sia già. Sbuffo leggermente < No, sono a posto grazie > taglio corto, uscendo dalla caffetteria.
Cammino veloce verso una direzione a caso, giusto per allontanarmi il più possibile dal bar. Da lui.
Mi sento afferrare per un braccio < Fatti dare un passaggio Rogato > esordisce scorbutico Alessandro.
< Ah ora siamo tornati al cognome, Leoni? > mi volto come una furia.
< Non fare scenate e sali in macchina con me > ringhia tenendomi ancora dal braccio. Mi strattono ma lui sembra non avere intenzione di lasciar andare. Lo guardo storto < Fai sul serio? > sbotto innervosita.
< Sali in macchina- per favore > si addolcisce un po'. Ci rinuncio e decido di andare in macchina con lui, ben sapendo che non me la darà vinta e, comunque, ci metto molto di più con il bus. Lo seguo, ma rimango a due metri da lui, a testa alta.
Raggiungiamo la sua macchina e quando fa per aprirmi la portiera lo fulmino con lo sguardo. Alza le mani in aria e sale dal posto del guidatore.

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