Capitolo 6

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< Perdonalo, è il suo carattere > dice Mattia, riaccompagnandomi a sedere sullo sgabello.
< È stata colpa mia... >
< Diciamo che entrambi avete dato del vostro. Ma non ti preoccupare, gli passerà presto >
< Gli ho tirato uno schiaffo > sussurro, guardando la mia mano arrossata.
< Sì, ho notato >
<Non avevo mai tirato uno schiaffo a nessuno>
< E lui non ne aveva mai ricevuti da una ragazza >
< Mi sento dannatamente in colpa >, una lacrima mi solca il viso, mentre abbasso lo sguardo, vergognandomi del mio gesto.
< Hey hey- inizia, avvicinandosi a me- vedrai che lunedì si sarà già dimenticato di tutto >
< Non so neanche che classe faccia... >
< Ma come? -inizia ridendo- fa la 4 C, scientifico. Ma in realtà dovrebbe fare 5, ma ha iniziato un anno dopo la scuola ma non so il motivo >
< Eh, non ne abbiamo mai parlato e non l'ho mai sentito dire da qualcuno. E tu? Che classe fai? >
< Io? - domanda stupito, indicandosi - io ho 22 anni, Chiara, finisco l'università quest'anno > dice, sorridendo. Questa non me l'aspettavo
< Oh, scusa, pensavo avessi l'età di Alessandro >
< No, mi ospita qui e non mi fa neanche pagare l'affitto, però mi fa fare la spesa, le lavatrici e mi fa stendere, ma non mi lamento >
< Non ti fa pagare l'affitto? > strano.
< No, a quanto ho capito gliel'ha regalato suo padre >. Ah, poi sarei io la viziatina.
< Ma lui vive da solo a 18 anni? > mi salta in mente.
< Lui è di Roma -ecco quell'accento che gli esce quando è arrabbiato! - ha vissuto lì con i nonni ma ora è venuto qua perchè i suoi volevano passare del tempo con lui; anche se, sai, dopo 18 anni è un po' inutile cercare di riallacciare un rapporto > chissà come mai non ha vissuto con i suoi e chissà come sono.
< Ah >
< Senti, li hai dei vestiti? >
< Ho il vestito di ieri sera, ma non credo sia molto adatto per il giorno... >
< Ah si, l'ho visto entrando sulla sedia. Se vuoi ti do qualcosa io, a meno che tu non voglia uscire con i vestiti di Alessandro > offre, senza insinuare niente, totalmente sincero.
< Nono, meglio che glieli ridia >
< Come vuoi, allora seguimi > si avvia verso il corridoio e, quando inizio a temere che voglia entrare in camera di Alessandro, che ho capito essere l'ultima in fondo a sinistra, si ferma prima, a metà corridoio. Apre la porta e mi invita ad entrare.
< Entra pure, siediti dove vuoi > dice, aprendo l'armadio e frugando nel cassetto in basso. Mi siedo sulla sedia della scrivania e mi guardo attorno.
È tutto incredibilmente ordinato.
< Ecco, spero ti vadano > mi porge una maglietta bianca a maniche corte, per lui troppo piccola, e mi chiedo come faccia ad averla. Dato il mio sguardo confuso fa
< Risultato della prima lavatrice, mi ha ristretto tutto > ride con quella risata bellissima. Mi porge anche dei pantaloncini neri da calcio che, nonostante siano piccoli, mi saranno comunque grandi, data la mia vita sottile, sproporzionata ai miei fianchi larghi.
< Grazie mille > lo ringrazio, afferrandoli sorridendo.
< Ma stai tranquilla! Vai pure in bagno, io ti aspetto qua. Sotto al lavandino ci dovrebbe essere una spazzola e uno spazzolino nuovo >.
Mi avvio in bagno e mi cambio velocemente, cercando di non notare il buon profumo nella maglia che mi sto togliendo.
Trovo la spazzola e lo spazzolino, trovando una spiacevole sorpresa nel cassetto sotto all'armadietto contenente le cose che mi servivano. Perché hanno una spazzola? Anzi no, non voglio saperlo...
Trovo un cassetto pieno, e quando dico pieno intendo con almeno 15 confezioni, di preservativi. Chiudo immediatamente il cassetto, notando che una scatola è aperta.
Mi lavo i denti velocemente e cerco inutilmente di sistemare i capelli, finendo poi per legarli in una coda alta.
Torno in camera di Mattia e piego i vestiti che ho usato come pigiama.
< Ti ha prestato i suoi boxer? > domanda stralunato il ragazzo.
< Boxer? Nono, sono pantaloncini questi > dico sicura sollevando l'indumento in questione.
< Chiara - dice afferrandoli e mostrandomi le strane cuciture sul davanti e l'etichetta - questi sono boxer > in effetti sull'etichetta c'é proprio scritto così.
< Oh >
< Non dà mai i propri vestiti alle ragazze, già mi ero stupito per la maglia, ma pure i boxer...>
< Probabilmente gli ho fatto pena > banalizzo con un movimento della mano. Lui alza le spalle e si siede sul letto.
< Io credo sia meglio che vada >
< Così presto? >
< Alessandro mi ha cacciata, e mia mamma credo mi stia aspettando > in realtà sono due banali scuse perché 1. se volessi rimanere rimarrei nonostante il padrone di casa mi abbia cacciata e 2. mia mamma sa che sono da Anita a qualche metro da casa, quindi non si preoccuperebbe minimamente.
Tutte queste scuse per un semplice motivo: non voglio passare un minuto in più in questa casa, nonostante la compagnia di Mattia sia piacevole, ma pensare che quello stronzo è a qualche stanza da me, mi mette a disagio.
< Ti ci porto io se mi dici l'indirizzo >dice alzandosi, mettendo il cellulare nella tasca posteriore dei suoi jeans neri.
Mi dà una borsa di nylon per metterci il vestito e, preso il cellulare, usciamo di casa. Non si prende neanche la briga di salutare il suo coinquilino scorbutico. Arrivati in macchina gli porgo il cellulare con l'indirizzo scritto, e ci arriva velocemente.
La sua macchina è bellissima, pulita e spaziosa.
< Ah Chiara, senti -rompe il silenzio dopo qualche minuto passato ad ascoltare la radio senza spiaccicare parola- venerdì faccio un aperitivo con qualche compagno di università, ti va di venire? Porta anche un amico se vuoi > mi offre.
< Non lo so.. non vorrei mettervi a disagio siccome sarete tutti più grandi > spiego quando in realtà la mia preoccupazione è ben un'altra.
< Ma che disagio! E, comunque, se lo vuoi sapere, Alessandro non ci sarà, ha detto che troverà qualcosa da fare, ora non hai più scuse > scherza, fermandosi davanti a casa mia.
< Allora ci sarò! E porterò qualcuno; a che ora? >
< Alle 18. Allora ci vediamo venerdì. Lasciami il tuo numero, così ti mando l'indirizzo > mi porge il telefono e velocemente mi salvo in rubrica. Mi sorride e mi saluta ripartendo.
Mentre entro in casa, cercando di fare il più silenziosamente possibile, scrivo ad Anita.
Tutto bene?
E subito dopo, senza aspettare una risposta, digito anche
Venerdì in serata hai da fare?
Metto via il cellulare e salgo in camera, cercando di fare il più piano possibile siccome tutti dormono.
Sento il telefono vibrare.
Ho un post-sbornia assurdo, tu? (Tra l'altro, ce l'hai fatta ad arrivare a casa? Tua mamma se ne é accorta? Mi dispiace, non avevo in programma di ubriacarmi)
Quindi Anita e Luca non sanno che ho dormito da Alessandro. Meglio non dirglielo.
E nel messaggio dopo
Ho una cena per conoscere i genitori di Luca, perché? Avevi qualcosa in mente?
Cazzo, e ora chi invito?
Mia mamma non si é accorta di nulla. Nulla di che, volevo fare ape, ma non importa facciamo un'altra volta😘
Non mi piace mentire, ma come le spiegherei di Mattia senza menzionare il fatto di aver dormito da Alessandro? Spero solo che lui tenga la bocca cucita e non riveli a nessuno che abbiamo dormito insieme.
Ah, mi dispiace.
Tra. Quindi conoscerai i genitori di Luca..!
Sìì, sono agitatissima
Ma stai scialla, gli piacerai di sicuro! Poi Luca è perso per te!
Speriamo😂🤞🏻
Ahah chiudo così la conversazione, e comincio a scervellarmi su chi invitare, poi un'idea mi balena in testa.
Faccio scorrere le chat e trovo il contatto salvato "Edoardo🥐", l'emoji perché ogni mattina fa colazione in classe con un cornetto e spesso me lo offre.
La chat non è molto lunga e neppure interessante, solo qualche messaggio per chiedere i compiti o gli appunti. 
Ei scrivo, inviando.
Oi risponde immediatamente.
Come va?
Bene, tu? So che sei andata alla festa con Anita, pensavo veniste a dormire qua ma non ho visto nessuna delle due🤔
Bene, grazie.
Sì, c'è stato un contrattempo, diciamo.
Comunque, tu venerdì sera hai da fare? mando tutti i messaggi di fila, per fare in modo che non mi chieda informazioni sull'imprevisto.
Liberissimo, cos'hai in mente? 😏
Un aperitivo a casa di un mio amico, ci stai?
Si, dai. Chi è questo amico? Viene a scuola con noi?
Nono, è più grande, fa l'università. Alle 18, se vuoi prendiamo il tram, o il pullman.
Ah capito, ma come l'hai conosciuto ahah?
Comunque se ti va bene andiamo in metro, se mi dici l'indirizzo guardiamo se c'è una fermata lì vicino, altrimenti tram.
Evito di rispondere alla sua domanda; faccio per scrivere che non so ancora l'indirizzo, quando mi arriva un messaggio da un numero non salvato. Apro la chat e vedo che è stata inviata una posizione e, guardando la foto profilo, capisco che è Mattia. Tempismo perfetto; gli mando l'emoji del bacino e inoltro la posizione a Edoardo.
Troviamo una fermata della metro proprio lì di fianco, allora decidiamo di prenderla alle 17:36.
< Dove sei stata tutta la notte? > domanda inquisitorio e severo Andrea, entrando in camera mia senza neanche bussare.
< Non sono affari tuoi. Ed esci da questa camera, devi bussareee > lo rimprovero, alzandomi per spingerlo fuori dalla mia stanza.
< Sì che sono affari miei! Ed entro qua dentro quando voglio > punta i piedi lui.
< Ho dormito da Anita > sospiro.
< E come mai non vi ho viste rientrare? > incrocia le braccia, sfidandomi. Cazzo, ora che dico?
< Siamo rientrate tardi. Te ne vai? > ricomincio a spingerlo.
< Chiara. Se vengo a sapere che sei stata da un ragazzo ti recludo in casa per un anno. E non scherzo > mi minaccia, incutendomi timore.
Annaspo e faccio una risatina veloce.
< Ma ti pare che sia stata da un ragazzo? Figurati > improvviso. Mi guarda con un sopracciglio alzato. In un momento di distrazione riesco a spingerlo fuori e a sbattergli la porta in faccia.
< Vergine fino al matrimonio! > urla da dietro la porta. Arrossisco terribilmente e sbuffo a tono alto.

Lunedì
Il lunedì arriva presto, e l'ora di andare a scuola ancora prima. Mi preparo velocemente ed esco di casa, aspettando Edoardo, Anita e Luca che, come tutti i giorni, mi passano a prendere alle 7:40.
Salgo in macchina e li saluto, sedendomi dietro accanto ad Edoardo.
< Studiato per l'interrogazione di inglese? > mi chiede Edoardo, ripassando sul libro.
< Cazzo! Me ne ero totalmente dimenticata > esclamo, battendomi una mano in fronte. Inglese, grazie al cielo, è la mia materia preferita, e anche quella che mi viene più facile quindi, se sarà sulla grammatica, sarà una passeggiata.
< Davvero? È un'interrogazione di grammatica> dice Edoardo, strabuzzando gli occhi.
Sospiro di sollievo.
< Stai tranquilla, di solito la Rovi non ci va giù pesante con i nuovi arrivati, e di solito non li interroga al primo giro > cerca di confortarmi, facendo riferimento alla nostra professoressa di inglese.
Sto cazzo. La sorte non sembra essere dalla mia parte.
La professoressa, volendo evitare discussioni per la prima interrogazione, ha deciso di tirare a sorte e indovinate un po' chi ha pescato per prima? Me.
Mi avvio alla cattedra.
< Introduce yourself, because I don't know you very well, and to test your english level is not enough testing your grammar > (presentati, perché non ti conosco molto bene e per vedere il tuo livello di inglese non è abbastanza testare la tua grammatica) mi dice con un sorriso rassicurante.
Mi presento velocemente e lei sembra soddisfatta, e i compagni stupiti dal mio livello di inglese.
Hey! Le vacanze studio servono a questo. Ogni anno vado in vacanza studio qualche settimana d'estate, con una borsa di studio vinta grazie ai miei buoni voti.
Mi fa qualche domanda di grammatica e, se lo volete sapere no, non c'è andata giù leggera.
Mi tartassa con domande su domande ed esercizi su esercizi per almeno 25 minuti poi, soddisfatta, mi rimanda a posto con un 9+, facendomi i complimenti. Edoardo mi alza i pollici, mentre i compagni mi guardano invidiosi.
Ecco, una cosa che non ho mai sopportato, è l'essere tristi per i successi degli altri. Mi ha sempre dato sui nervi.
Anche Edoardo viene interrogato e si barcamena come può, tornando a posto con un tiratissimo 6 1/2, di cui però sembra andare fiero.

La mattinata passa in fretta e l'intervallo lo passo in classe per non rischiare di incontrare Federico o, ancora peggio, Luca.
Ora che ci penso non so che classe faccia neanche Federico. Di sicuro è più grande di me, fa quarta forse, non ha l'aria di uno di quinta.
All'uscita incontro Anita e, tornando a casa, racconta di un'interrogazione in cui si aspettava di aver preso 8 ma il professore le ha messo 7+ per mancanza di sicurezza.
Tamburella le sue dita smaltate sulle ginocchia, innervosita.
Luca le afferra la mano e la stringe.
Si sorridono, e Luca le stringe la coscia. Distolgo lo sguardo, non sono mai stata a mio agio con le coppie che fanno gesti dolci in pubblico, forse perché non ho mai avuto un ragazzo; ma questa coppia sembra sempre pronta a scambiarsi effusioni, quindi credo che mi ci dovrò abituare.
Presto arrivo a casa e pranzo con mia sorella, arrivata a casa qualche minuto dopo di me con lo scuolabus. Andrea è in palestra, come sempre. È fissato con lo sport e l'aspetto fisico, tutto il contrario di me.
Preparo una pasta al pomodoro, siccome mia madre è al lavoro e non ha potuto prepararcene lei.
Come al solito Arianna si lamenta del mio cibo.
Stronzetta. So che é buonissima.
Il cibo è l'unica cosa che mi ha insegnato mio padre, prima di essere troppo impegnato con il lavoro per stare dietro alla famiglia. Ha un'azienda che ha avviato in una città vicino alla mia vecchia, ma poi si è spostato qua a Milano qualche settimana fa.
Ecco svelato il motivo per cui ho lasciato il mio bellissimo paesino di campagna piemontese e sono venuta a vivere in quest'immensa città che non sa di casa, per stare anche con papà. In questi giorni è via per una convention, tornerà a fine mese.
La mando a fare i compiti mentre io cazzeggio su instagram.
Vedo la storia di una mia compagna totalmente senza cervello. Si chiama Elisa, la classica biondona deficiente.
La foto che ha postato è un letto sfatto con delle gambe attorcigliate. Gambe maschili e femminili. Scritto in bianco "with my lovely boy". Nell'angolo, taggato in nero, c'è un nome.
Cerco di decifrarlo.
Resto a bocca aperta.
Taggato, c'è Alessandro.

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