Uno

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Dedicata a Relie,

che mi ha spinta così fortemente in questo mondo.


LEGAMI

Uno.



È l'odore del caffè a svegliarlo.

L apre gli occhi, rendendosi conto che il letto a fianco al suo è vuoto. La manetta è ancora al suo polso, ma dall'altra parte della catena non c'è nessuno.
Per la prima volta da molto tempo, L ha paura.
Scosta in fretta il lenzuolo e posa i piedi sul pavimento freddo della sua stanza. Della loro stanza. Perché ormai da settimane trascorrono insieme ogni notte. Lui e Light...

Non stava più dormendo, non da quando il caso Kira si è infiltrato nei suoi pensieri. Passava le ore a leggere documenti sul caso, mentre Light riposava tranquillo lì vicino.
Quei fogli sono ora sparsi per terra, e L non ha tempo per raccoglierli. Raggiunge la porta, da cui entra una lama di luce, e si lascia abbagliare dal sole che arriva dritto dalla finestra della cucina. La catena striscia dietro di lui come una coda.

«Buongiorno, Ryuzaki. Ho fatto il caffè.»

L solleva un braccio a coprirsi gli occhi.
«Tieni.» Light posa sul tavolo una tazza di caffè ricolma di cubetti di zucchero.

«Dov'è lo zucchero?»
«È già zuccherato.»

L prende un altro cubetto e lo mette in cima alla pila nella sua tazzina. Poi sorride a Light.

«Ne mancava uno.»
Light solleva gli occhi al cielo. «Si dice grazie, Ryuzaki.»

L lo osserva sorseggiare il suo caffè. Nota gli abiti diversi e nessun orologio al polso. Grazie, Watari, pensa.
«Non vuoi sapere come ho fatto?» Light alza una mano, indicando la mancanza delle manette.

«Oh, Light Yagami... so benissimo com'è andata.»


***



Light aprì gli occhi in piena notte. Solo guardando l'ora si rese conto che mancava poco all'alba.
Sbadigliò, si stiracchiò e voltò la testa verso il letto di L. Pensava di sorprenderlo a leggere montagne di documenti, invece lo trovò addormentato.

Era la prima volta che lo vedeva dormire.
Non era mai successo, in quelle settimane da quando erano legati, che L chiudesse gli occhi. Non quando lui era sveglio, almeno.

Portava gli stessi vestiti che indossava durante il giorno, e teneva i piedi oltre il bordo del letto, come se fosse stato pronto ad alzarsi da un momento all'altro.
Eppure, guardandolo meglio, Light capì che aveva freddo.
Non c'era una spiegazione: lo sapeva e basta.
Forse l'espressione corrucciata, forse il modo in cui si stringeva il corpo. Forse, ancora, quella leggera pelle d'oca che L aveva sul collo.

Light si alzò cercando di non far rumore.
Sentì solo il suono della catena che picchiò prima contro il comodino, poi sul pavimento.

Le palpebre di L tremarono appena.

Light prese la pila di fogli e la impilò ordinatamente sul lato dove L non dormiva. Poi gli prese le gambe tra le braccia e le spostò sopra al materasso.
Strappò via il lenzuolo dal suo letto e lo usò per coprire il corpo di L. Si assicurò che i piedi fossero bendati dal cotone morbido, poi, senza sapere nemmeno lui il perché, gli rimboccò le coperte.

LegamiWhere stories live. Discover now