0.5. Il Sogno

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Cercai di fare meno rumore possibile

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Cercai di fare meno rumore possibile.

Non ero silenzioso come Alex, quindi dovevo fare attenzione a dove mettevo i piedi. Medusa era distratta da Grover e Annabeth, e se volevamo sconfiggerla era importantissimo che non mi sentisse. Per fortuna che avevo il suo berretto dell'invisibilità...

«E' colpa della maledetta Atena se il mio aspetto è questo, Annabeth Chase» sibilò Medusa «e mi assicurerò che paghi!»

Si stava pericolosamente avvicinando ad Annabeth, che la guardava attraverso il riflesso della sfera di vetro da giardino che teneva tra le mani. «Mia madre aveva tutte le ragioni per fare ciò che ha fatto!» urlò la mia amica di rimando.

Grover piombò giù dal cielo, gli occhi saldamente chiusi, cercando di colpire Medusa: il mostro, però, si abbassò e schivò il suo attacco. «Menzogne!» ruggì.

Arrivai finalmente alle sue spalle. Annabeth mi vide attraverso la sfera di vetro. «UCCIDILA!» gridò.

«UCCIDILA!» ripeté Grover dall'alto.

Sollevai Vortice e menai il fendente decisivo prima che Medusa avesse il tempo di girarsi, avendo cura di non guardarla. La sua testa rotolò ai miei piedi.

Ogni rumore cessò d'improvviso. Annabeth aveva abbassato la sfera, che cadde a terra con uno schianto. Si girò lentamente... e mi sorpresi di vederla piangere. «A-Annabeth...» balbettai «che succede? Perché stai piangendo? Abbiamo finalmente sconfitto Medusa! Dobbiamo finire l'Impresa!»

Annabeth singhiozzò, disperata. Le lacrime le colarono giù per il volto, lungo il mento, e le bagnarono la maglietta. Grover atterrò accanto a lei... e mi sorpresi di veder piangere anche lui. «Ragazzi, ma che cosa...»

Grover circondò le spalle di Annabeth con un braccio, stringendola a sé. Lo sguardo che mi lanciò mi fece gelare il sangue nelle vene: era rabbioso, disperato, come se... come se l'avessi tradito. «Come hai potuto, Percy?!» mi accusò.

Non capivo a che cosa si riferisse. Avevo ucciso un mostro che minacciava di ucciderci, no? Medusa ci avrebbe trasformato in statue come suo zio Ferdinand, e-

Un momento. Avevamo affrontato Medusa durante la nostra prima Impresa insieme. Quasi cinque anni prima. E quello che faceva da diversivo, con la palla di vetro, ero io. Medusa era stata decapitata da... «Alex» dissi. Mi guardai in giro, ma non la vidi da nessuna parte. Un'orribile sensazione mi attanagliò lo stomaco. «Dov'è Alex?»

Annabeth si mise a piangere più forte, addossandosi a Grover. Non avevo mai visto il mio amico satiro così arrabbiato. «L'hai tradita!» gridò «L'hai tradita! È tutta colpa tua! Come hai potuto farle questo? Come hai potuto?»

«Tradita? Io non l'ho-»

«L'HAI UCCISA!»

Quell'affermazione mi colpì come una mazzata in testa, lasciandomi completamente senza parole. Uccisa...? Io non... di che cosa stava parlando Grover? Avevo decapitato Medusa, non Alex. Non avrei mai potuto...

E feci l'errore di guardare in basso. Non c'era la testa mozzata del mostro che mi aspettavo di vedere.

C'era il corpo di una ragazza, sdraiata supina. La maglietta del Campo Mezzosangue che indossava era logora e lacera; i capelli corvini le coprivano parzialmente il volto, e tra le ciocche ne spuntava una completamente grigia. Conficcata al centro del suo petto, ad inchiodarla a terra, c'era una spada.

«No...»

Mi sentii esplodere il cuore in un milione di pezzi. Le gambe mi cedettero, e caddi in ginocchio di fronte a lei. Allungai la mano e le scostai i capelli dal volto, la vista offuscata dalle lacrime. I suoi occhi blu erano vitrei ed erano fissi su un punto che, ormai, non riusciva più a vedere. «N-no... A-Alex...» farfugliai «ti p-prego... ti prego... n-no... svegliati...»

Con le dita tremanti le afferrai il volto, scuotendo appena, ma lei rimase immobile. Un singhiozzo lasciò le mie labbra. Non poteva essere... non poteva lasciarmi così... non...

«L'hai uccisa, Percy Jackson» disse una voce da qualche parte dietro di me.

Scossi la testa. «N-no... no... io...»

La risata che mi arrivò alle orecchie era affilata come la lama di un coltello. «L'hai uccisa» ripetè la voce «guardala... non è forse la tua orrida lama, quella che le spunta dal petto?»

Alzai gli occhi sulla spada che le aveva tolto la vita, e mi sentii come se avesse trafitto anche me.

Vortice.

Mi allontanai di scatto da Alex come se mi avesse scottato, strisciando all'indietro. Mi guardai le mani: erano zuppe di sangue. Del suo sangue. «No... n-no... io...»

«Volevi essere il suo inizio» continuò maligna la voce «e invece sarai la sua fine, piccolo dio»

Chiusi gli occhi, strizzandoli. Era colpa mia. Io avevo ucciso Alex.

L'urlo disperato che mi uscì dalla gola fu l'ultima cosa che sentii. 

[5] 𝙐𝙣𝙗𝙤𝙪𝙣𝙙 » Percy JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora