«Tu stesso mi hai detto che non mi conosci più» incominciò Shirley, avvicinandosi. «E hai ragione. Non ti ho dato alcun motivo per fidarmi di me, non ti ho nemmeno spiegato come stanno veramente le cose. Sono diversa, hai ragione, ma in senso buono. Non sono più la Shirley tossica e irascibile di un tempo. Sto provando a cambiare, lo sto facendo per poter vivere meglio con la mia famiglia. Perché voglio essere felice» Prese un grosso respiro facendosi forza. «Ma non posso esserlo del tutto senza di te. Ci tengo a te, Drake, come tengo alla nostra amicizia. Quindi te lo chiederò un'altra volta: noi siamo ancora amici?»

Drake finì di mettere i muffin sui vassoi e alzò lo sguardo verso Shirley.

I suoi occhi di ghiaccio sembravano essersi sciolti, delle lacrime si erano addensate ai bordi.
Si era legata i capelli in una treccia non troppo stretta che si era appoggiata alla spalla sinistra, e per marcare il cambiamento si era messa dei vestiti normali come un maglioncino bianco e dei jeans chiari che la facevano apparire totalmente innocente.

Il cuore di Drake fece un balzo e le sue gote si infiammarono. Aveva quasi dimenticato la sensazione delle farfalle nello stomaco.

«Prima di rispondere alla tua domanda voglio esserne certo al cento percento» rispose, con la voce tremante ed emozionata. «Quindi dovrai...» Arrossì. «...passare più tempo con me. Ma solo perché devo esserne sicur-»

Shirley lo abbracciò. Era strano che fosse lei a fare il primo passo, ma piacevole. La strinse e le accarezzò la schiena sentendo la morbidezza del suo maglione.
Non era mai stato così felice di un abbraccio in vita sua.

«M-muffin?» chiese infine, rompendo l'abbraccio.

Lo sguardo della ragazza si accese e ne prese uno sorridendo. Era abituata ai dolci glassati e sofisticati che mangiava a cena a Villa Slave, si era dimenticata quanto fossero buoni quelli casalinghi, specialmente quelli di Drake.

Sapeva bene della sua passione.
Una volta all'Accademia erano riusciti di nascosto a fare dei biscotti e se li erano mangiati ridendo in camera loro. Adesso erano cresciuti e cambiati, ma la bontà dei dolci di Drake non era cambiata di una virgola.

Si sorrisero a vicenda, come se stessero pensando alla stessa cosa e rimasero in cucina tutta la sera, a chiacchierare come due vecchi amici, pronti a riscoprirsi e ricominciare.

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Entrai nello studio di Gregorio dove l'anziano direttore mi stava aspettando seduto sulla sua scrivania. Di fianco c'era Athariel, con le braccia conserte e lo sguardo celato dietro l'elmo.

Strinsi i pugni, non sopportavo la sua vista. Era passato un giorno da quando mi aveva sgridata e avevo cercato in tutti i modi di evitarlo. Sperai solo che non si mettesse a sgridarmi pure lì.

«Siediti pure» Gregorio mi indicò una sedia davanti alla sua scrivania.

Non sapevo dire se l'atmosfera era calma o tesa. Il direttore mi trasmetteva calma e sicurezza col suo sguardo gentile e saggio, ma la presenza di Athariel mi metteva in soggezione e mi faceva sentire uno straccio. Come al solito, anche senza parole, riusciva a farmi stare male. Ottimo lavoro, Athariel.

Presi posto davanti a lui, stringendomi nervosamente le maniche della felpa.

«Ci è arrivata una richiesta di aiuto. È da parte di un giovane midvam che avvisa di una possibile minaccia del Mondo Nascosto. Una nuova erede al trono di Incubia è apparsa e minaccia la stabilità dei quattro regni e della nostra alleanza con essi. Manderemo te, Paul e Viola a raccogliere informazioni. Quando gli altri due torneranno dalla loro missione vi illustrerò meglio il piano»

I Grandi 7Where stories live. Discover now