Aiuto inaspettato

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Si svegliò di soprassalto, qualcuno la stava scrollando con delicatezza mentre la chiamava

- Granger, Granger, svegliati, è solo un brutto sogno - le diceva quasi materna Daphne preoccupata. Ma bisognava solo stabilire quale dei due mali era il peggiore, se quel incubo o la vita ed il futuro che si prospettava per lei.

A fatica riemerse, balbettando delle scuse per averli svegliati.

- Tranquilla. - Poi scostandole una ciocca di capelli dalla fronte imperlata di sudore, chiese

- Era quel sogno? Oppure ..-

Cercando di mettersi seduta, bisbigliò

- Era quel sogno... - Poi mordendosi il labbro, come se stesse riflettendo sul confidarsi o no, d'un fiato riprese - Ho visto il luogo... -

Daphne si sedette sul bordo del letto e, prendendole una mano come se stesse parlando con una bambina, disse

- Senti, io credo che non devi dare molta importanza a questi sogni. Sono solo evasioni della mente, non fissarti. Invece credo che dobbiamo pensare a come convincere quell'idiota di Draco e venire fuori da questa situazione.. Dobbiamo ragionare in termini più concreti... E poi forse hai ragione tu, siamo tutti coinvolti in questa orrenda faccenda. Ora cerca di riposare, domani penseremo al da farsi. -

Lei annuì e nello sdraiarsi nuovamente mormorò

- Grazie. – Daphne, con la mano poggiata sullo stipite della porta, si girò e le sorrise, scomparendo così come era arrivata, in silenzio.


Non solo lei combatteva dei "fantasmi", ma anche il biondo e gelido marito, che, tornato nella sua stanza, ora seminudo nel letto con le braccia dietro il capo fissava il soffitto, cercando di dare un senso a quello che era accaduto.

La mascella si muoveva ritmicamente, segno evidente di quel nervosismo, che era dovuto non solo alle parole di suo padre, ma al ricordo vivido degli occhi di lei carichi di rabbia e dolore. Di una cosa era certo, lei lo odiava e, se solo ne avesse la possibilità, la sua "dolce mogliettina" l'avrebbe ucciso .

Era inutile che i suoi genitori continuassero a rimarcare il fatto che era sua moglie, per lui lo erano sulla carta e forse nel letto, ma anche lì con ogni suo gesto le aveva chiarito, che per lui era e rimaneva un oggetto atto a soddisfarlo, nulla di più.
Dopotutto era un essere inferiore, una insopportabile mezzosangue che aveva osato ergersi loro pari, una strega senza alcun diritto di essere tale. Un abominio del mondo magico.

Ma una vocetta interiore alquanto fastidiosa si faceva sentire, dandogli il tormento da diverso tempo e anche questa volta non fu diverso.

"E' proprio vero?" Gli chiese pungente?

"Che vuoi dire? E' la mezzosangue, la so tutto io, quella nata babbana che mi irritava a scuola e mi irrita adesso."

"Ma è, che tu lo voglia o no, la madre di tuo figlio, e questo è un dato di fatto."

"Taci, se per questo, potrei aver bissato."

"Complimenti coglione!"

Già, non solo le menzogne che lei gli aveva sputato in faccia lo avevano fatto innervosire, ma anche quel piccolo imprevisto, quell'altro tarlo di nome Pansy Parkinson, tanto da procurargli un fastidioso mal di testa.

Ma di quello si sarebbe occupato poi, per ora per quanto per nulla convinto delle parole di una visionaria, disposta a tutto pur di essere, secondo la sua opinione , al centro del mondo, doveva occuparsi della sua servetta ribelle e delle sue fantasiose accuse.

Sicuramente la poveretta si sentiva parte di un complotto.
Tutti contro di lei?! E questo sicuramente solo perchè lui non aveva nessun interesse nei suoi confronti.

Serva di un solo padrone || dramioneWhere stories live. Discover now