Presente e leggende

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Ansimante Draco si scostò da dosso alla moglie, scivolando di lato. Era appagato, nessuna donna gli aveva mai dato quelle sensazioni.

Quel suo darsi timoroso, quel tirarsi indietro, quei suoi gemiti soffocati, quelle sue piccole mani inesperte, l'avevano travolto come onde sugli scogli.

Si era perso più volte, quando aveva alzato lo sguardo, nell'oro fuso dei suoi occhi che anche languidi, non perdevano fierezza.

Supino, cercando di regolarizzare il respiro, rimase immobile a fissare il soffitto, quasi cercasse delle risposte nell'affresco dipinto che richiamava la sua casata.

Fare sesso con lei era stato esaltante, il migliore della sua vita.

Eppure si era innervosito, e non solo con lei, non poteva permettere che la grifona stringesse la serpe negli artigli, non una schiava.

Lei si rannicchiò, a parte il disagio iniziale dovuto alla penetrazione, quello che ne era seguito l'aveva spiazzata.

Avvolta in una spirale di calore, che si era trasformato in piacere, era stata catapultata in una dimensione fatta di sensi che fino a quel giorno aveva pressocchè ignorato, se non per i racconti delle amiche.

Non credeva di poter provare così tanto, non la prima volta almeno; e se quelli erano i presupposti, come sarebbe stato da allora in poi?

Sicuramente sconvolgente, e questo la spaventava, perchè il suo subconscio sembrava anelare ancora le emozioni provate.

Mentre la sua mente, le diceva tutt'altro. Non poteva farsi sconvolgere a tal punto da Draco Malfoy, non poteva permetterselo.

Ma non erano i soli ad essere perplessi.

A parecchie miglia di distanza, alla luce flebile di candele consumate che colavano la cera su antichi candelieri sospesi nell'aria, un uomo stava vivendo in prima persona quelle sensazioni travolgenti.

Stava leggendo un libro di antichi incantesimi oscuri, scovato in una remota libreria in Transilvania.

E poi ecco quell'onda, quel calore che aveva scordato, quelle emozioni che aveva messo a tacere molti anni prima.

Si sentiva come un piccolo naviglio in alto mare ed in piena tempesta.

Sbattuto sugli scogli, senza fiato. Investito in pieno, come se fosse lui l'artefice.

Sul viso impassibile si poteva leggere prima la sorpresa, poi la soddisfazione unita al compiacimento.

Ed infine l'appagamento.

Quando tutto scemò come era arrivato, un mezzo sorriso si allargò sul volto che fino a poco prima era contratto.

Avrebbe tenuto d'occhio personalmente, seguito quelli che riteneva i suoi jolly, le sue pedine sulla scacchiera, che avrebbe mosso a suo piacimento.


25 Aprile 630 A.D Britannia

In una vecchia capanna nascosta nel folto di un bosco, dimenticato dagli dei e dagli uomini, un vecchio mago osservava la primavera svegliare la natura intorno dalla soglia della sua dimora.
I suoi occhi, ancora stranamente vividi e giovani sul suo viso rugoso, si persero sulla via dei ricordi.
Rimembrò anni ormai lontani, quando il nome di un re celta faceva tremare gli invasori della Britannia, quei sassoni che ora ne erano i signori assoluti.
Un nome gli venne alla mente, ma non era il nome di una persona, Scramasax.

L'uomo fissò al di là della palizzata, dall'alto della collina fortificata il panorama spaziava intorno, prati verdi, fiori colorati, sulla sinistra il torrente che alimentava il loro fabbisogno di acqua, a destra un bosco ricco di prede per le loro cacce.
Accarezzò la daga che gli pendeva dal fianco distrattamente, mentre con una mano si grattava la barba scura con qualche filo bianco con aria pensierosa. La primavera era giunta in anticipo quell'anno, che secondo i cristiani era il cinquecentonovantacinquesimo dalla morte di Gesù.
Ma per lui, che seguiva la via dell'antica religione, l'unica cosa che importava era il pericolo che la primavera portava con se. Con la bella stagione gli eserciti degli invasori riprendevano la loro attività.

Serva di un solo padrone || dramioneWhere stories live. Discover now