18|Ti odio più di quanto odi me stessa

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Ecco perché odiava pensare a lui ed essere chiamata "regina". Quella ferita era ancora aperta e in quel momento stava sanguinando facendola stare peggio di quanto non lo fosse già.

«Che succede?» le chiese abbassando lo sguardo, ferito.
«Nulla. Voglio stare sola» rispose apatica.

Nicholas provò ad accarezzarla ma la sua mano venne afferrata dalla ragazza che gliela strinse nella speranza di fargli male ma non ebbe alcuna sua reazione, nemmeno una smorfia.

«Ho detto che voglio stare sola. Sei sordo per caso?»
Il ragazzo si fece improvvisamente serio. «Non mi vuoi più? Fino a qualche giorno fa ti confidavi e tutto e ora non mi degni più nemmeno di uno sguardo. Ma cosa è successo tra noi?»

«Nulla, Nick. Non è successo nulla perché non c'è mai stato nulla. Lo sai anche tu» Si mise le mani tra i capelli. «Oddio quanto mi sento infantile. Questo discorso, questa situazione, tutto quanto è assurdamente infantile»

«A me non lo sembra. Dimmi perché credi che non ci sia mai stato nulla»

«Perché ti ho usato, Nicholas, come ho usato Drake, Bryn, Oliver e tante altre persone in passato. Non faccio altro che sfruttare gli altri e ferirli»

«Ma non mi hai ferito»

«Non è questo il punto!» Passeggiò per la stanza mordicchiandosi le unghie. Poi smise e continuò: «Ti ho usato per avere un po' di consolazione. Ho perso l'unica persona che mi amava veramente nonostante sapesse com'ero fatta e per colmare questo vuoto ho cercato te, ma ho sbagliato. Tu non sei Drake, tu non sei quello che mi serve e ti ho illuso di essere innamorata...» Si fermò di fronte allo specchio e vide la sua immagine riflessa. «E ora mi odierai per questo. Perché sono una maledetta manipolatrice e... e mi odio

Chiuse la mano destra in un pugno e lo scagliò contro il vetro che si infranse frammentando la sua immagine in cento parti.

Allontanò il pugno sanguinante da lì e non ebbe il coraggio di voltarsi verso il ragazzo che la stava ascoltando.

«Ora che conosci la verità... puoi anche andartene e lasciarmi sola come hanno fatto tutti quelli che credevo miei amici»

Si aspettò di sentire la porta aprirsi e richiudersi con un tonfo, invece venne avvolta dalle braccia allenate del ragazzo.
Riusciva a sentire il suo respiro caldo che sapeva di gelatina alla fragola e le scappò un sorriso rincuorato.

«Ormai mi conosci, non faccio mai quello che mi si dice» La ruotò lentamente in modo che lo guardasse negli occhi. «Shirley... smettila di odiarti. Ognuno di noi ha delle imperfezioni fisiche o morali ma è proprio questo a renderci unici. Tu sei Shirley Slave, e che tu lo voglia o meno questa è la tua vita e se vuoi cambiarla rimboccati le maniche e fallo, ma non ti lascerò pensare nemmeno per un istante che dovrai cavartela da sola» Le sistemò una ciocca di capelli che era sfuggita alla sua coda alta perfettamente stretta. «Io sarò sempre al tuo fianco, nella buona e nella cattiva sorte, come tuo ragazzo e migliore amico. Non ti abbandonerò mai... mai»

Shirley sorrise sentendo le lacrime scenderle lungo le guance. Non era riuscita a trattenerle, ma non si vergognava di mostrare le sue emozioni di fronte al ragazzo.

Tum. Tum. Tum.

Se le asciugò con la manica e provò a ricomporsi velocemente. Aveva sentito dal corridoio i passi decisi e frettolosi di suo padre che presto avrebbe varcato la soglia della sua stanza.

La maniglia circolare girò e si aprì con uno scatto rivelando la figura snella e slanciata di Mr. Slave.
Una ciocca era sfuggita alla sua acconciatura perfetta mentre si era precipitato dalla figlia dopo aver sentito il rumore dello specchio infranto.

I Grandi 7Where stories live. Discover now