16|Una missione per la strega e il midvam

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Era ormai notte fonda quando la ragazza era stata rilasciata ed entrambi erano stanchi morti.
In missione ci sarebbero andati il giorno dopo, in quel momento dovevano occuparsi di riposare, specialmente Shirley.

Quando si calmò, Nicholas la appoggiò gentilmente sul suo letto spostandole una ciocca di capelli che era sfuggita alla treccia e le diede un bacio sulla fronte rimboccandole poi le coperte.

Quella ragazza aveva bisogno di amore, vero amore, e stava iniziando a dubitare che lui avrebbe potuto darglielo.
Erano una bella coppia, la passione non mancava... ma Shirley era davvero la ragazza con cui voleva passare il resto della sua vita insieme?

Stava iniziando a dubitarne ma non voleva darle ulteriori dispiaceri in quel periodo. Doveva meditarci su, proprio come doveva studiare un piano per portare a termine la missione che era stata assegnata a Shirley e, di conseguenza, anche a lui.

Si sdraiò con la ragazza cingendole le braccia attorno alla vita e si addormentò sereno.

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Il sole entrò prepotente nella stanza dove i due stavano dormendo.
Erano le otto e non era suonata alcun tipo di sveglia. Nemmeno i maggiordomi erano venuti a svegliarli.

La villa era immersa in un silenzio spettrale dove tutti stavano riposando eccetto Mr. Slave che si torturava le mani mordicchiandosele nervosamente mentre passeggiava avanti e indietro per il suo studio.

Stava silenziosamente pianificando ogni dettaglio della missione per sua figlia e ogni cinque minuti esatti cambiava azione: i primi cinque passeggiava pensando, quelli dopo scriveva quel che aveva pensato, quelli dopo ancora rileggeva la sua produzione e infine ritornava da capo.

Continuò così per un'ora o forse di più nella speranza di calmare il suo animo irrequieto. Scorci del suo passato lo avevano tormentato per tutta la notte e aveva dovuto prendere una delle sue pillole speciali che aveva brevettato su Drake, in grado si cancellare la memoria di un determinato lasso di tempo in base alla quantità che si assumeva.

Quelle pillole le metteva spesso nel cibo di sua figlia per farle dimenticare le parti inutili della sua vita.
Doveva concentrarsi sugli allenamenti, non sul suo passato. Quello che faceva era per il bene della sua cara, piccola e odiata Shirley.

Lei, il suo fallimento, doveva trasformarsi nella sua più grande vittoria e non gli importava se per farlo l'avrebbe dovuta trasformare in un mostro.
C'era in gioco il suo onore e su quello nessuno poteva dirgli nulla, nemmeno il Mezzosangue che però non si interessava affatto dei suoi disturbi mentali o dei suoi problemi familiari.

Quello era uno dei pochi casi in cui io e quell'idiota di un Madrigale eravamo simili. Non ci importava del passato degli altri a meno che non ci toccasse direttamente.

«Mr. Slave» lo chiamò Lidia ridestandolo dai suoi pensieri. «Il suo finanziatore vuole parlarle»
L'uomo alzò i suoi freddi occhi azzurri verso la strega. «E dov'è al momento?»

L'apparente diciassettenne fece il suo ingresso nello studio. Il suo cappotto nero appoggiato sulle spalle svolazzava come un mantello e il suo dolcevita aderente del medesimo colore lasciava intravedere il suo fisico perfettamente allenato.

Per quanto magro potesse essere quel ragazzo era la persona più potente della Terra e Slave lo sapeva bene.

Un sottile strato di fumo nero lo avvolgeva dandogli l'aspetto di un vero e proprio cattivo.
Quel ragazzo era il male puro e tutti ne erano terrorizzati, persino i guerrieri più valorosi come Athariel e Gadreel, il capo di tutti loro.

«Voglio che mi porti quella ragazza» ordinò il Madrigale passeggiando distrattamente per lo studio. «È necessaria per portare a termine il mio piano»

I Grandi 7Où les histoires vivent. Découvrez maintenant