Ricordi

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Zulema's pov
"Ti voglio bene, mamma" queste parole mi riecheggiano in mente per tutto il giorno. Ho sognato per anni di sentirmele dire, e non potrei esserne più felice. Appena ho visto Miriam tirarle uno schiaffo, la rabbia mi ha accecato, e non ci ho visto più. Ho premuto sul grilletto e ho sparato, e non me me pento. Nessuno può permettersi di toccare mia figlia, perché ne ha già passate tante, e non voglio che soffra, non più. Mentre dormiva, ho trascinato il corpo di Miriam fuori dal camper e l'ho portato in mezzo a un bosco, non lontano da dove stavamo. Ho scavato una fossa profonda e l'ho buttata lì, per poi ricoprirla con il terreno. Sono abituata a uccidere, e non ci ho pensato due volte con lei. Era completamente pazza, e pensare che Fatima abbia passato molti anni con lei mi fa salire i brividi. Ora stiamo in viaggio, e ci stiamo dirigendo verso Nord. La nostra meta è raggiungere Léon, una città che si trova al nord della Spagna, e da lì partire per gli Stati Uniti, e ricominciare daccapo. Non era previsto che venisse anche Fatima, ma ora stiamo insieme, formiamo una squadra perfetta, e non la abbandoneró più, per nessuna ragione al mondo. Fatima è silenziosa per tutto il viaggio, e so che una marea di pensieri ruotano attorno alla sua mente, l'ho capito da come si mangia le unghie. Non mi aveva mai visto uccidere nessuno, e temo sia stato uno shock per lei, alla fine Miriam ha fatto parte della sua vita per molti anni, che mi piaccia o no. Ci fermiamo a un parcheggio di un autogrill e decido di parlarle.
:"stai bene?" Ha lo sguardo fisso davanti a sé, e osservo il suo profilo. È una bellissima ragazza, e solo ora mi viene in mente se abbia mai avuto un ragazzo o addirittura fatto sesso.
:"si, certo" risponde con voce fievole, e il suo sguardo si intenerisce quando di fronte al camper vediamo una madre con una bambina di circa 6 anni, mano nella mano. A un certo punto la figlia inciampa e inizia a piangere a dirotto, e la madre la prende in braccio e la culla. Distolgo lo sguardo. Mi fa male vedere scene di questo tipo, dato che io e lei non abbiamo mai avuto un momento del genere.
:"sei sicura? Lo sai che con me ti puoi confidare." La mia voce ha assunto una forma di gentilezza, e non mi era mai capitato con nessuno.
:"si, lo so." Non mi guarda e io decido di lasciar perdere. Non voglio insistere, ha il suo tempo e quando vorrà si potrà confidare con me.
Arriviamo a un paesino di montagna nel primo pomeriggio, e decido di fermarci vicino un supermercato.
:"vado a fare un po' di spesa, mi aspetti qui?" Le dico scendendo dal camper. Annuisce e io mi incammino verso il supermercato, coprendomi con il cappuccio e indossando degli occhiali da sole neri. Ad un certo punto, non so per quale strano motivo, mi giro, sentendomi osservata. Il parcheggio è mezzo vuoto, apparte il camper e qualche macchina. Perlustro attentamente la zona, ma non c'è nessuno. "Ma, che strano". Entro ma quella sensazione rimane con me per tutto il tempo.

Fatima's pov
Frammenti di ricordi si fanno spazio nella mia testa. È da quando mi sono svegliata che l'immagine del corpo di Miriam ai piedi del letto non mi lascia. Non so se essere triste o felice, d'altronde lei si è occupata di me per tanto tempo, e sapere che ora è morta, mi fa strano. Solo grazie a mia madre ho capito che non stava bene, che era una donna pericolosa, instabile, e mi sale la nausea se penso che ho vissuto con lei per gran parte della mia vita, senza accorgermi di nulla. Durante il viaggio mia madre si accorge che non parlo molto, cosa rara dato che chiacchieriamo sempre, ma oggi non ce la faccio a stamparmi un sorriso sulla faccia e far finta che vada tutto bene, perché non è così. Voglio dire, ho visto mia madre sparare a una persona. Non è cosa da tutti i giorni, e devo ancora metabolizzare il fatto. Mentre mia madre sta dentro il supermercato, i ricordi affiorano. Avrò avuto all'incirca 12 o 13 anni, non ricordo bene, e stavo a una festa. Era la prima volta che venivo invitata da qualche parte, ed ero felice. C'erano tutti i miei compagni di scuola, e anche gente grande, dell'università. D'un tratto un ragazzo più grande di me si è avvicinato e mi ha sussurrato :"piccola, andiamo di sopra." Da quel momento, le mie esperienze con i ragazzi sono state parecchie. Quando andavo a una festa o in discoteca, finivo sempre per scoparmi i ragazzi più popolari e carini della scuola. Le ragazze mi odiavano e mi ripudiavano una puttana, ma io me ne fregavo, mi sentivo come una specie di regina, che aveva tutti i ragazzi del mondo ai suoi piedi. Non mi sono mai trovata carina, anche se molti ragazzi me lo ripetevano in continuazione, e questo mi ha dato la spinta a continuare ad usarli solo per una botta e via. Una voce mi riporta alla realtà.
:"Scusami, credo ti sia caduto questo." Sono scesa dal camper per fumare una sigaretta, e mi volto in direzione della voce. Un ragazzo in piedi davanti a me mi fissa, e io rimango paralizzata per un attimo. È alto, con la pelle olivasta, i capelli scuri mossi dal vento freddo e gli occhi più azzurri che abbia mai visto. "Merda, non rimanere immobile come una scema, dì qualcosa." Mi riscuoto e vedo che mi porge l'accendino.
:"oh.. grazie" gli sorrido, e lui ricambia. Un silenzio imbarazzato cala tra noi, e io non so cosa fare. Non ho mai parlato con un ragazzo troppo a lungo, dato che l'unico scopo era quello di fare sesso.
:"mi chiamo Carlos, piacere" mi tende la mano, e io gliela stringo. Ha un tocco caldo e gentile.
:"io sono... Michelle." Improvviso. Non posso svelare la mia identità, sarebbe pericoloso sia per me che per mia madre. Il pensiero di mia madre mi fa girare verso il supermercato, e sta uscendo proprio ora con le buste della spesa.
:"be, io vado, ci si vede in giro." Gli dico sorridendo.
:"certo, ci vediamo." Mi guarda per un po' e si gira, e io vado da mia madre, rossa come un peperone.
:"chi era quello?" Mi chiede affannata, posando la roba sul camper.
:"uno, non lo conosco." Rispondo indifferente. Ma il suo viso rimane impresso nella mia testa per tutto il giorno.

La mia dolce metà Where stories live. Discover now