prologo

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Tre anni erano trascorsi da quella notte nella Foresta proibita.

Tre anni da quando il corpo esanime di Harry Potter era caduto con gli occhi sbarrati, sotto la maledizione del signore Oscuro.

Se chiudeva gli occhi, poteva ancora sentire l'odore acre di foglie marce misto alla terra umida. Mentre una lieve cortina fumogena proveniente dai resti del castello sembrava avvolgere la zona, come un velo pietoso calava sui corpi senza vita di quelli che sarebbero poi ricordati come giovani eroi, morti nello strenuo tentativo di difendere degli ideali di eguaglianza e giustizia, dove il bene doveva prevalere sul male, dove tutti i maghi sarebbero stati uguali.

Di quegli eroi non rimaneva che uno sparuto manipolo di disperati.

Oramai senza guida, allo sbaraglio, cadevano come mosche catturati nella tela di un ragno.

Molte cose erano cambiate, i traditori del proprio sangue ed i maghi nati babbani, dopo essersi visti spezzare le bacchette venivano venduti come schiavi, bestie da soma.

Non erano umani, ma solo oggetti di proprietà.

Chi non veniva giustiziato sul posto, poteva solo pregare di morire alla svelta, per porre fine a quello che era uno stillicidio, una morte lenta dove prima si piegava l'orgoglio uccidendo l'anima, poi la mente ed infine si spezzava il corpo.

Svuotando l'essere privandolo della dignità, facendo si che il padrone fosse il burattinaio che poteva tagliare i fili in qualsiasi momento, per poi buttarli nel "fuoco" come marionette "rotte", pupazzi ormai inutili e senza valore.

Servi di un solo padrone, che disponeva delle loro vite come meglio credeva.

Solo i più forti sopravvivevano, erano in pochi quelli che superavano il primo anno, per così dire, un "servizio".
Le terribili condizioni di vita unite alle punizioni stavano assottigliando sempre di più le fila di questi nuovi "servi della gleba" o meglio schiavi, rendendo necessarie nuove catture, e spesso le giovani servette venivano ingravidate dagli stessi padroni, in modo che potessero fornire esse stesse mano d'opera.


"Sogna come se dovessi vivere per sempre; vivi come dovessi morire oggi"
(Oscar Wilde)


Ed era quello che facevano i pochi superstiti, vivevano un giorno alla volta, pregando che Merlino avesse pietà per loro.

La vita, come in ogni società, non era uguale per tutti.

C'erano i vari gradini sociali, e l'élite era quella che esercitava il potere, che godeva di tutti i privilegi ad essa riservati e che viveva sulla fatica ed il sacrificio di coloro che erano stati asserviti.



Wiltshire, Manor Malfoy

Quella notte nell'antica magione c'era un grande andirivieni, il signore Oscuro stava tenendo una riunione a porte chiuse.

Solo la sua cerchia ristretta ed i suoi più fidi seguaci erano stati ammessi.

Una figura alta, dalla camminata elegante e sicura avvolta in un mantello fece il suo ingresso nell'androne poco illuminato, i marmi pregiati riflettevano la luce delle candele, dandogli così un alone di mistero.

Parve indifferente a quello che lo circondava, affatto colpito dall'atmosfera del posto, anche se doveva ammettere che il maniero era già spettrale di suo.
Ma per lui era "casa", abituato sin da piccolo ad aggirarsi tra quelle mura, conosceva ogni più piccolo angolo remoto, che andava dai sotterranei alle polverose soffitte.

Serva di un solo padrone || dramioneWhere stories live. Discover now