•Capitolo 6•

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Relù's pov
"È pronta la colazione" è la voce di Alex a svegliarmi.
Ho riposato bene questa notte sono tranquilla e riposata, stamattina non ho dovuto alzarmi presto perché ho il turno di pomeriggio a lavoro e le lezioni iniziano alle undici.
"Cosa? Non ho capito bene" dico entrando in cucina e prendendo posto a tavola.
È ben apparecchiata, ci sono persino i cornetti e i toast con nutella.
"Sei sicura di star bene? Non hai mai preparato la colazione da quando viviamo insieme" esclamo sorpresa.
"Dopo quello che ti è successo ieri meritavi un bel risveglio" mi bacia sulla guancia e si siede difronte a me.
"Grazie Alex sei un tesoro. Sai che non devi preoccuparti per me vero?".
"Come faccio a stare tranquilla? Marco non ti lascia in pace, per fortuna ieri c'era Lele" dice mentre entrambe iniziamo a mangiare.
"Si è stato carino e stasera dovrò andarci a cena" sussurro a voce bassa.
"Cosa?" urla entusiasta "ripeti, ripeti".
"Andrò a cena con lui stasera, non è niente di speciale e poi non mi fido di lui" esclamo decisa.
"Perché?" domanda mentre ingoia il suo ultimo boccone.
"Non so, sensazione".
La nostra conversazione viene interrotta dal suono del mio cellulare. Rispondo immediatamente senza darmi il tempo per capire chi mi cerca.
"Pronto"
"Ciao Relù sono Lele". Non mi aspettavo fosse lui, non gli ho dato il mio numero.
"Lele? È successo qualcosa?" dico spiazzata.
"Niente affatto, volevo solo ricordarti che stasera passo alle otto a prenderti ok?".
Il suo tono è così sereno e rilassato.
"Si va bene, io stacco alle sette da lavoro, il tempo di cambiarmi e ci sono".
"A stasera Relù" sussurra dolcemente.
"Ciao Lele".
Attacco e resto per un attimo senza respiro, non mi aspettavo una sua chiamata, mi ha mandato nel panico. Sento una leggera agitazione, il battito del mio cuore accelera senza spiegazione alcuna.
"Ehii, dai racconta" Alex mi riporta sulla terra.
"Niente, niente" dico alzandomi e cominciando a sparecchiare "mi ha solo comunicato l'orario di stasera".
"Allora perché ti sei agitata così?" domanda maliziosamente.
"Sono tranquilla ed infatti vado a prepararmi per andare a lezione" lascio subito la cucina per evitare ulteriori domande scomode di Alex.
Mi siedo per un attimo sul letto e provo a respirare regolarmente.

Sono stranamente in anticipo, sono già pronta e sto aspettando lui.
Avevo già deciso pomeriggio cosa indossare, nulla di speciale una semplice gonna nera, con sopra un maglioncino rosso, corto e  stivaletti.
Mi sono preparata con agitazione ed ho finito prima di quanto pensassi.
Credo di essere in un profondo stato di ansia e non mi spiego il motivo.
Tamburello con le mani sul tavolo aspettando un suo messaggio o una sua chiamata.
Ecco ci siamo mi ha appena scritto "Sono sotto, ti aspetto".
Prendo la borsa ed il cappotto e mi affretto a scendere.

Sono davanti il portone di casa e vorrei tornare indietro, sento un misto di emozioni, ansia, paura. Prendo un respiro profondo, mi armo di coraggio ed apro.
È proprio difronte a me, appoggiato ad una macchina, ha gli occhi fissi sullo schermo del cellulare così posso osservarlo per alcuni secondi. Indossa una camicia bianca ed un paio di jeans neri, carino ed elegante. Improvvisamente alza lo sguardo, nota che lo sto fissando e mi sorride. Imbarazzata come non mai richiudo la porta alle mie spalle e mi avvicino.
Ci salutiamo ed entriamo in quella che era la sua macchina.
Restiamo in silenzio per alcuni secondi, guardo fisso fuori dal finestrino per evitare di parlare.
Quando mi sento in imbarazzo impiego un po' di tempo per rilassarmi, così lentamente inizio ad osservare l'ambiente in cui mi trovo, la sua auto è un'utilitaria non molto grande ed anche pulita ed ordinata per appartenere ad un ragazzo.
"Che c'è? Non ti piace la mia auto?" interrompe il flusso dei miei pensieri.
"Mi chiedevo solo se usi questa anche per rimorchiare" rispondo stizzita.
"Non preoccuparti non mi servono questi mezzucci per avere la donna che voglio" dice con decisione e poi prosegue "forse sei tu che giudichi una persona da ciò che possiede".
"Come ti permetti a dire queste cose?" inizio ad innervosirmi, ha il potere di farmi perdere le staffe.
Lui continua a guidare senza mai staccare gli occhi dalla strada, visibilmente irritato da me.
"Sto cominciando a capire le parole di Marco tutto qua" esclama con aria arrogante.
"Fermati, fermati" urlo istintivamente "non voglio andare a cena con uno stronzo come te".
"Basta smettiamola, siamo partiti con il piede sbagliato" cerca di riportare un poco di calma ma io non ho nessuna intenzione di placare gli animi.
"Ti devi fermare è chiaro? Altrimenti mi butto di sotto" dico con decisione.
"Ok va bene, basta che ti calmi" accosta lentamente ma quando provo ad aprire la portiera lui la blocca e mi ritrovo così intrappolata.
Sbuffo vistosamente ed incrocio le braccia abbastanza innervosita.
"Credevi davvero che ti avrei fatto scendere?" esclama sorridendo.
Lo guardo e ritrovo i suoi occhi intensi e profondi.
"Scusami per quello che ti ho detto, ma non mi piace essere accusato ingiustamente" continuiamo a tenere fisso lo sguardo l'uno sull' altro.
"È stato quel Marco a mettermi strane idee in testa, hai dei problemi di soldi?" chiede stranito.
"È complicato, ma non è come sembra" stacco lo sguardo da lui ed inizio ad entrare nel panico, parlare di me mi fa star male.
"Ehi" sento le sue mani appoggiarsi sul mio volto, delicatamente lo sposta e lo avvicina a lui "se non mi racconti di te non potrò mai conoscerti a fondo".
Mi guarda dritto negli occhi, come se anche loro mi chiedessero di aprirmi a lui e così mi lascio andare "va bene, ti dico tutto".

"Io e Marco siamo stati insieme per un anno e mezzo, appena l' ho conosciuto era un ragazzo con la testa sulle spalle. Eravamo così complici, c'eravamo sempre l'uno per l'altra" mi interrompo un attimo, prendo fiato e riprendo a fissare un punto nel vuoto.
"Poi sono arrivati i miei problemi economici, divido casa con mia cugina ed entrambe eravamo senza lavoro così mi sono appoggiata a lui. Mi ha prestato dei soldi ed io ero felice di averlo al mio fianco mi sentivo fortunata" sospiro ripensando a quel periodo, a tutto quello che insieme abbiamo vissuto.
"Improvvisamente lui è cambiato, ha cominciato a frequentare compagnie sbagliate e sono iniziati i primi litigi. Come hai visto anche tu spesso beve e quando lo fa mi tratta male. L'ho lasciato mesi fa ed ora mi tormenta perché vuole i soldi indietro io ho chiesto solo il tempo di lavorare ma lui insiste, me lo trovo dappertutto, mi chiama, mi manda messaggi. Sta diventando difficile gestire tutto" mi fermo un attimo, non riesco ad andare avanti.
"Quindi ora sono costretta a vivere con il peso della sua presenza nella mia vita" dico triste e delusa.
"Relù se hai bisogno di aiuto puoi contare su di me" esclama tentando di rassicurarmi.
"Grazie Lele ma ho capito che nella vita devo farcela da sola, non ti puoi mai fidare di nessuno. Ce la farò anche questa volta, ce la farò..." un nodo mi stringe alla gola e le parole restano intrappolate.
Lui si avvicina a me, prende il mio viso tra le mani e con i pollici accarezza le mie guance. Arriva sotto gli occhi e si ferma "trattieni queste lacrime Relù, le cose andranno meglio" teneramente mi bacia sulla fronte ed io lo lascio fare.
"Non dovevamo andare a cena?" chiedo per cambiare argomento.
"Certo, andiamo subito signorina.
Altrimenti alle tue amiche racconterai che questo appuntamento è stato un fiasco ed  hai patito pure la fame" esclama ridacchiando.
"Sei proprio scemo sai?" dico sorridendo.
"Vedi ti ho fatto ridere, questo è un punto a mio favore".
"Hai ragione, te ne devi dare atto. Ora andiamo, ho una gran fame".

°Salve a tutti, sono tornata con un nuovo capitolo. Relù si è aperta con Lele ed ora il loro rapporto comincia ad intensificarsi. Cosa ne pensate? Cosa succederà alla cena?
A voi  commenti e pareri.
Kiss°

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