21. L'Incidente

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Nota dell'autrice:

Ciao a tutti,

allora da qui cominciano i pasticci, se così si può dire, ed entriamo nel ciclo finale della storia. Da questo particolare capitolo cambieremo punto di vista, alternandoci tra i due protagonisti. Questo è dal punto di vista del nostro Alpha, Lucas.

Spero sia di vostro gradimento, attendo commenti e voti.

E colgo l'occasione per ringraziare la mia migliore amica e affezionata lettrice che ha contribuito in parte a questa stesura, grazie tante.

Alla prossima,

C.C.M.G.

21. Incidente

Successe tutto in un attimo.

Eravamo usciti con gli altri ragazzi al pub dopo l'ennesimo esame di matematica finanziaria avanzata. Dato il periodo un po' frenetico, caratterizzato da esami e prove di metà anno, volevamo staccare la spina.

A fine serata, stavo riaccompagnando Camille, in sella alla mia moto, al campus. Arrivati a un incrocio, a pochi isolati dall'università, vidi il semaforo verde per noi dunque passai senza problemi.

Fu un momento. Appena passato l'incrocio, una luce abbagliante alla mia destra mi accecò.

Poi il tempo sembrò scorrere lentissimo. Il rumore dei freni mi rimbombò nelle orecchie. Il cuore si fermò appena sentì le braccia di lei lasciarmi.

Poi l'urto, il dolore che dalla spalla sinistra al fianco parve uccidermi. La strada sotto di me strusciava graffiandomi. Gli occhi appannati riuscivano a vedere solo due enormi occhi gialli.

Poi il silenzio...e infine buio.

...

*Tesoro mio...Fratellino svegliati...Su campione apri gli occhi...*

Sentivo delle voci. Voci famigliari che mi chiamavano, chiedendomi di svegliarmi. Riuscii ad aprire le palpebre di poco. Una luce bianca mi ferii all'istante. Strizzai gli occhi con un mugugno infastidito.

<Si sta svegliando> sentii la prima voce che aveva parlato, poi un'ombra si proiettò su di me.

<Lucas avanti riprova...con calma> chiamò.

Riprovai, sta volta la luce era soffusa, piacevole. Battei le palpebre per schiarirmi la vista e il viso di mia madre mi si parò davanti.

<Ciao...> balbettai. La mia voce era debole e un po' roca, segno che avevo dormito un po'. Avevo la gola secca. Il corpo tutto intorpidito e dolorante.

La mamma, tramite un telecomando, azionò il letto in cui ero steso, alzandomi la schiena. Così riuscii a vedere mia sorella e mio padre, entrambi con gli occhi rossi come quelli della mamma.

Michelle mi si avvicinò con un bicchiere d'acqua, aiutandomi a bere. Fu un sollievo immenso.

<Dove mi trovo?> chiesi guardandomi attorno. La stanza era bianca, odorava di disinfettante. Un letto vuoto accanto al mio. Un armadietto grigio a sinistra nell'angolo accanto alla finestra dove il sole si vedeva da uno spiraglio lasciato dalle tende indaco. La porta del bagno era posta accanto a quella d'ingresso a destra.

<In ospedale, al Mount Auburn Hospital> mi rispose papà.

<E da quanto sono qui?>.

<L'ambulanza è arrivata subito dopo l'incidente, chiamata da un passante. Abbiamo sporto denuncia contro il guidatore, un ragazzo dell'università ubriaco> rispose mia sorella.

<Sei qui da un giorno e mezzo circa> finii mia madre.

Un lieve bussare alla porta ci distrasse. Entrò un medico, a giudicare dal camice bianco, che sorrise non appena mi vide. Il mio naso captò un lieve odore dolce, biscotti credo, sicuramente una traccia di un paziente precedente.

Il medico credo che fosse un Beta. O così era scritto sul cartellino di riconoscimento appeso al camice.

<Bene ti sei svegliato vedo. Come ti senti ragazzo?> chiese prendendo dal fondo del letto una cartellina.

<Bene credo> risposi. Poi mi ricordai una cosa importante.

Non ero solo sulla moto!

L'istinto, risvegliatosi dall'intorpidimento del sonno, prese a suonarmi campanelli d'allarme nella testa, chiedendo a gran voce dove fosse la mia compagna.

<Come sta Camille?> chiesi frenetico, guardandomi attorno.

<Mmh...mi pare di capire che ricordi> borbottò il dottore. Scrisse qualcosa sulla cartellina per poi riappenderla al suo posto.

<Si è tutto un po' confuso ma ricordo> rispondo. <Ora voglio sapere dov'è Camille?> impongo, impaziente.

<Camille...oh sì l'Omega con te sulla moto> dice il medico. Alzo un sopracciglio, perplesso.

<No. Camille è una Beta, è la mia compagna> negai scuotendo la testa.

Ricordavo perfettamente l'odore della mia ragazza, quella lieve e dolce fragranza che mi aveva conquistato al primo incontro. Non nego che fosse strano come odore ma era di una Beta senza dubbio. Inoltre ci ero stato insieme e non avevo percepito niente, quella era una prova inconfutabile.

<No caro. La persona che era con te sulla moto al momento dell'incidente è un Omega Femmina di nome Camille Grendelf che al momento si trova in terapia intensiva> rispose asciutto il dottore.

Alle mie orecchie però non arrivò altro che 'Omega' e 'terapia intensiva'.

Alzai di colpo il busto, facendo spaventare mia madre, per poi prendere le coperte e scostarle bruscamente. E solo allora mi accorsi delle reali condizioni in cui versava il mio corpo. Avevo la caviglia destra ingessata. Il busto, il ginocchio, il fianco e la mano destra fasciati. La spalla destra, oltre alla fasciatura che prendeva anche il petto e tutto l'avambraccio, era avvolta in un tutore scuro.

<Devo vederla> imposi tentando di alzarmi. La testa mi girava come una trottola ma la ignorai, cercando delle stampelle per muovermi con il gesso. Il medico mi si parò subito di fronte.

<Escluso ragazzo> rispose. <Hai un piede rotto e una spalla appena rimesse in sede dopo una brutta slogatura per non parlare di contusioni varie su schiena, fianco e gambe. Non devi muoverti> mi disse, cercando di persuadermi a stare buono.

Un ringhio mi rimbombò nel petto, volevo vedere la mia compagna e quel Beta non mi avrebbe fermato per nulla al mondo.

Spostati subito o non rispondo delle mie azioni.

Il diretto interessato si ritirò un poco, spaventato dal mio profumo, scuro e aggressivo.

<Dottore la prego. Mio figlio è molto legato a quella ragazza> intervenne mio padre. <Dategli al possibilità di vederla e si calmerà>. 

Alla fine il medico mi lasciò andare, a patto che usassi una sedia a rotelle.

Michelle mi accompagnò nel reparto in cui si trovava la mia Beta.

Mi hai sconvolto la vitaWhere stories live. Discover now