12. Consapevolezza

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12.Consapevolezza

<E gli hai detto di sì?> chiese Darian seduto sul letto della mia vecchia camera. Io mi infilai un pantalone nero, osservandomi allo specchio appeso all'interno dell'armadio.

Dopo aver passato il pomeriggio a seguirmi mentre pulivo la sala del ristorante, Manuel mi aveva chiesto di uscire quella sera stessa e io avevo accettato.

<Si ma mi pare...strano?> gli risposi mentre infilavo la testa nel mobile alla ricerca di una maglietta. Ne tirai fuori una di color viola a maniche lunghe, leggermente scollata.

La indossai per poi fissare l'immagine che lo specchio rifletteva, non molto convinta.

<Questo perché?> chiese mio fratello in tono allusivo. Mi sentii arrossire mentre tiravo fuori un paio di vecchie converse.

<Ehm...diciamo che ci potrebbe essere un Alpha...un Alpha molto carino...che ha attirato il mio interesse di Omega> balbettai, non osando alzare gli occhi su Darian. Lui mi osservò per poi mettersi a ridere. Rise tanto che cadde steso sul letto, tenendosi la pancia con le mani.

<Hai trovato il tuo Alpha. Finalmente!> sentenziò tra una risata e l'altra. <Io e mamma cominciavamo a preoccuparci> disse poi asciugandosi le lacrime agli angoli degl'occhi.

<Non è il mio Alpha!> sbottai arrossendo furiosamente. <È solo un tipo che il mio istinto ha rilevato come possibile compagno> continuai la mia sviolinata. Darian mi ignorò, continuando a ridere. Mi voltai, dandogli le spalle, e frugai nella borsa alla ricerca dei soppressori. Una volta trovata la boccetta, feci per prendere una pasticca ma una mano, calda e ben più grande della mia, me lo impedì.

<Sai che devo prenderla> sbottai alzando gli occhi verso il mio interlocutore.

<Cami ti fanno male. Prima o poi dovrai affrontare la realtà. Sei un'Omega, una bellissima Omega e il tuo Alpha è la fuori. Devi solo accettarlo!> mi disse il mio fratellone. Lui era l'unico che sapeva, che aveva visto la mia crisi quando, a dodici anni, mi ero presentata come Omega.

Sentii gli occhi pizzicare, la gola stringersi in una morsa dolorosa e le labbra tremare. <Ha una compagna Darian...una bellissima compagna...io non ho speranza> gli risposi sull'orlo del pianto.

Lui mi accarezzò la guancia affettuoso.

<Nessuna sarà mai importante quanto te...sei la sua Omega...devi solo riconoscerlo> mi rispose, ricordandomi un po' i discorsi della mamma.

Sorrisi poggiando la medicina sul tavolo. Il campanello ruppe il silenzio nella casa.

<Vado ad accogliere il tuo cavaliere> mi disse Darian. Lo vidi uscire dalla camera. La porta si chiuse dietro le sue ampie spalle, lasciandomi sola. Io deglutii e mi recai in bagno. Passai un filo di lucido sulle labbra e una pennellata di mascara sulle ciglia. Presi la borsa, la giacca e scesi la scala.

Ai piedi della scalinata trovai Manuel, vestito con jeans, maglione e giubbotto scuri, che parlava con mio fratello. Non appena percepì il mio odore, non inibito dai soppressori, le sue pupille si dilatarono così come le narici.

<Camille...non hai i soppressori?> chiese senza salutare, voltando la testa verso di me. Il nodo alla gola si ripresentò più forte mentre le mani si stringevano alla tracolla della borsa.

<Visto. Ecco cosa succede se mi presento da Omega> sibilai a mio fratello per poi scappare in camera. Presi le pasticche senza acqua mentre le lacrime facevano colare il mascara. Il mio odore cambiò all'istante, facendosi tenue e appena zuccherino, anonimo come quello di una Beta.

Con un fazzoletto asciugai il trucco e ridiscesi la scala. Alla sua base Manuel mi guardava, la colpa riflessa nei suoi occhi verdi.

<Scusa Cami. Non so cosa mi sia preso> cominciò a dire con la testa bassa.

<Fa niente> lo fermai fredda. <Andiamo> continuai uscendo di casa.

E così ebbe inizio l'appuntamento.

Manuel si comportò da perfetto gentiluomo. Mi portò a cena in un locale molto carino situato in centro. Subito dopo andammo a passeggiare per le vie commerciali. Ridemmo e parlammo come una normalissima coppia d'amici che non si vede da un po'.

Al rientro a casa, dopo aver parcheggiato di fronte alla porta, scese con me.

<Mi sono divertita> gli dissi, cercando di sembrare sincera. In realtà ero stata a disagio per tutto il giro. Era come se il mio stesso corpo mi stesse dicendo che era sbagliato essere lì con lui.

Oh basta!

<Anche io> mi rispose. <Sai non è vero che passavo di qua per un saluto> continuò girandosi a guardare le stelle. Quella sera, complice la città lontana e la luna assente, si vedevano benissimo.

<Ah no?> chiesi stranita.

<No. Ero ad Harvard per una partita di pallavolo> mi spiegò continuando a contemplare il cielo notturno. <Ti ho vista sugli spalti della tribuna. All'inizio non ti ho riconosciuta ma i tuoi capelli sono unici> raccontò tranquillo posando gli occhi su di me.

Di riflesso passai una mano tra i miei ricci indomiti, arrossendo.

<Ma tu avevi gli occhi solo per lui> continuò Manuel, facendomi alzare la testa di scatto. <Uno schiacciatore di Harvard, un Alpha molto potente, aveva catturato tutta la tua attenzione> sospirò, quasi deluso.

<È il tuo compagno? O futuro compagno?> chiese a bruciapelo. Arrossii ancora di più. Abbassai la testa e la scossi.

<É un amico di amici> sussurrai.

<Quindi non è un problema se faccio questo...>.

La sua mano si posò delicatamente il mio mento. Non potei non sollevare il capo e guardarlo negli occhi. Il tempo di un battito di ciglia e le sue labbra si posarono sulle mie.

Rimasi di sale, troppo sconvolta per reagire a quel contatto inaspettato. Le labbra di Manuel erano calde, leggermente screpolate, e sapevano di salsa barbecue con cui aveva condito la bistecca presa a cena.

Quando il cervello, ripresosi dallo shock, registrò ciò che mi stava accadendo, mi mise in allarme. Era come se tutto il mio essere rifiutasse il bacio di quell'Alpha. Senza che io lo volessi, le mie mani si mossero fino ad appoggiarsi al petto del ragazzo. Lo spinsi via.

Manuel assecondò il mio movimento, quasi sapesse che lo avrei fatto. Poco prima di voltarsi per tornare alla macchina mi lanciò un sorriso che non seppi definire.

Che strana sensazione...

Rimasi lì, ferma sulla soglia di casa. Il cuore mi batteva impazzito, quasi volesse uscire dalla cassa toracica. Ci posai sopra una mano, nel tentativo di calmarlo mentre l'altra salì fino alle labbra. Spaesata, realizzai di aver appena ricevuto il mio primo bacio.

Lo volevo donare a Lucas.

Le lacrime presero a scendere, appannandomi la vista.

Dopo quella serata capii di essere persa. Persa per l'irraggiungibile Lucas Spinish.


Note dell'autrice

Eccolo qua!

Mancava giusto un rivale no? E la nostra protagonista fa, infine, i conti con i suoi sentimenti.

E adesso? Cosa succederà al suo rientro?

Restate con me per saperlo.

Alla prossima,

C.C.M.G.

Mi hai sconvolto la vitaWhere stories live. Discover now