4. Distruggersi per non amarsi [II]

279 48 181
                                    


Però il pensiero di voler morire non se n'era andato dalla mente di Fleur. Perché non sarebbe finita mai, e ne era certa. Azael non l'avrebbe mai amata ed era troppo debole per andare avanti e superarla.

Desiderava con tutta se stessa che le cose fossero diverse.

Entrò in bagno, rovistando in un cassetto, alla ricerca di un rasoio. Aveva preso la sua decisione. Morire per una sua scelta, perché non voleva più vivere. Era stanca, distrutta, sola. Non aveva più nessuna voglia di lottare contro la sua testa e le sue stesse emozioni. Non voleva che la uccidesse Azael, voleva togliergli ogni possibilità di ferirla. 

Distruggersi per distruggerlo. 

Sanguinare per fare in modo che sanguinasse. 

Barlumi distorti, vendetta e lamenti. 

Si tirò su la manica della felpa e sfregò la lama contro la pelle candida senza pensarci due volte. Sapeva che per morire doveva tagliarsi in verticale, ma i primi tagli li aveva fatti in orizzontale, solo per prendere coraggio e per vedere il sangue scorrere, rosso e denso. Scivolò in goccioline tonde sul lavandino. Spostò gli occhi sulla porta, che non aveva chiuso. Perché una piccola, una minuscola parte di lei sperava che lui la salvasse e che vedendola in quel modo smettesse per sempre di farle male, donandole ciò di cui aveva bisogno: l'amore. L'affetto. Un abbraccio, e non un pugno sullo sterno. Niente lividi sulle costole, solo marchi di lussuria sul collo. 

Strinse i denti e tranciò la sua pelle dai polsi fino a quasi il gomito. E allora non ci fu altro che il rosso. 

Farsi male da sola, avere il controllo. Non è come quando sono gli altri a ferirti, dentro o fuori. Quando prendi una lama e sai che sei tu a gestirla non ci vedi niente di sbagliato. Quello è il tuo corpo e puoi fargli quello che vuoi. Non devi dar retta a nessuno per le tue cicatrici. Sono tue e basta, non fanno male a nessun altro. Sono segreti custoditi per anni e che bruciano nelle notti in cui i ricordi sono così logoranti che solo il dolore li può cancellare. 

Tagliarsi la pelle per cancellare il bianco e vedere il rosso.

Per sentirsi sporchi, per sopprimere quel falso candore che sa di neve. 

Graffi che si gonfiano come larve iniettate di sangue. Serpenti che strisciano per polsi distrutti dal masochismo e dalla lontana voglia di morire.

Dicono che l'autolesionismo non ha intenzioni suicide.

Generalizzano. Non sempre.

Alcuni ci sperano a ogni ferita.

Però non succede. Non è mai così semplice. Non è mai così veloce. 

Tagliarsi la pelle è diverso da tagliarsi le vene, anche se a volte il dolore è così tanto che ti amputeresti un braccio. 




Azael non era rimasto immobile troppo a lungo. Quando aveva realizzato ciò che era successo la sua mente si era domandata quale fosse la cosa giusta da fare.

L'aveva sempre trattata male, e un mostro non smette d'essere tale solo perché lo rifiuti, perché cerchi l'amore. Un mostro, quando diventa un essere tanto infido, non può più avere redenzione, non può riscattarsi e coltivare scintille di luce. Può solo bruciare tutto e ridurlo in cenere. E con Fleur non aveva finito – non avrebbe smesso mai.

Salì le scale, scosso da una brutta sensazione, quasi sentisse quei tagli bruciare sulla sua pelle. Il loro legame era tanto profondo che poteva sentirne il dolore. Collegati con un filo rosso, ma che non era niente di romantico. Era una linea aggrovigliata e fatta solo di sangue. Lo stesso sangue che aveva visto sulle mattonelle bianche del bagno, il corpo di sua sorella accovacciato su se stesso, riverso fra la parete e il pavimento; non aveva perso i sensi, impugnava ancora il rasoio fra le dita, e tutto quell'amaranto era dispersivo e soffocava. 

I peccati dei martiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora