Uno Orizzontale - Acuto e persistente senso di ripugnanza fisica e morale

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"Cosa. Diavolo. Ci fai. Qui."

Il ringhio di Tobia è carico di rancore.

Rabbia.

Il viso si infiamma, i muscoli si tendono.

"Devi prenderlo!"

Ma l'interlocutore è troppo occupato a guardarsi le spalle per cogliere l'assenza di una nota interrogativa.

Lo stato d'allarme muove parole e mani, che passano frenetiche nei capelli fino a far diventare i palmi lucidi e appiccicosi di brillantina.

"Senti, l'hanno arrestata e..."

"Non mi interessa!"

Un colpo secco alla porta.

Rimbalzo.

Lo scarponcino ne impedisce la chiusura.

"Dovrebbe, invece."

Il nervosismo abbandona d'un tratto il corpo dell'uomo che, raddrizzandosi, scrolla dalle spalle gli ultimi granelli d'agitazione.

Le sue parole puzzano d'avvertimento.

E a giudicare da quell'espressione nauseata, Tobia deve averne colto il sentore.

Gli sguardi si trovano.

"Non credo che sarebbe una bella pubblicità per te, non trovi? Il proprietario di una delle attività più proficue e benemerite del paese che si rifiuta di prendersi cura del povero nipote! Sarebbe proprio..."

Il monologo viene interrotto da una mano arpionata al colletto della polo.

La nuca cozza contro il muro.

Un rumore secco, poi, la pressione.

Tobia ghigna di fronte al vano tentativo di sottrarsi alla sua presa.

Il braccio preme sulla giugulare.

"Adesso sei meno spavaldo, vero Corrado?"

I nasi si sfiorano.

Sguardi assottigliati dal risentimento.

"Sai...

Sai bene che ho ragione..."

La presa non si allenta.

Corrado si aggrappa alle mani che lo imprigionano contro il muro.

"Mi stai soff... cando..."

Un sorrisetto compiaciuto.

Un temporeggiare calcolato.

La stretta si scioglie violenta, la caduta è scomposta.

"Silvia ha ragione.

Hai dei modi di merda!"

Corrado, a distanza di sicurezza, gonfia il petto e la bocca di spavalderia.

Ma le parole si afflosciano all'avvicinarsi di Tobia, mutando in rassicurazione.

"Uscirà presto.

E verrò a riprenderlo."

Tobia stringe la mascella fino a produrre uno scricchiolio.

Non può permettere che quella feccia getti ancora fango sul suo nome.

Non dopo tutto ciò che è successo.

La sua attività, il suo Orto Sociale, ha impiegato anni per tornare ad esser considerato per l'effettivo valore.

Il domatore di emozioniWhere stories live. Discover now