14 CAPITOLO

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" Non puoi pretendere che lo faccia".
Lily era in piedi davanti ad Albus e lo stava guardando con rabbia.
Erano ormai passate tre settimane dalla loro riconciliazione e lei aveva cercato di essere sempre civile con lui e di provare a trovare di nuovo dentro di sé quell' amore spropositato che aveva verso di lui.
Ma ogni volta che le sembrava di essersi avvicinata ad avere di nuovo quel rapporto di fiducia e di affetto fraterno, succedeva qualcosa che le faceva capire che ancora non era pronta.
Che non si sentiva affatto sicura di provare fiducia verso di lui.
" Lily, non te lo chiederei se non fosse necessario" affermò stancamente " ho aspettato quanto più possibile, volevo davvero che ricominciassi a fidarti di me prima, ma ora il tempo stringe e Rose ha detto che dobbiamo farlo al più presto" continuò, poi la studiò e i suoi occhi verdi si fissarono in quelli castani di sua sorella " non vuoi aiutare la mamma?" le chiese in un sussurro.
Lily si morse il labbro con tutta la forza che aveva per non scoppiare a piangere come una bambina.
Non sapeva come uscire da quella situazione.
Certo che voleva aiutare sua madre, certo che voleva fare quanto necessario per ritrovarla.
Lily era convinta che a nessuno mancasse quanto a lei, la sua mamma, la sua confidente, l' unica che l' avrebbe sempre capita.
Contemporaneamente però non riusciva a pensare di aprirsi, non poteva ricordare di nuovo.
" Neanche io vorrei ricordare quei momenti...soprattutto perché molti dei miei ricordi sono falsi" commentò Albus.
Lily lo guardò in tralice, ci mancava solo che le ricordasse quello che le aveva fatto passare per un anno e mezzo.
" E sia" disse in un sussurro " per la mamma, ma solo io e Rose, nessun altro" stabilì.
Albus aprì la bocca per protestare, ma Lily scosse la testa " solo io e Rose" ripeté nervosamente e Albus annuì.
Non riusciva a pretendere di più da lei, ma gli faceva molto male vedere che non si fidava di lui, constatare che non si apriva più con lui.
D' altronde, però, come poteva fargliene una colpa?
Prima di tutto quello che era successo, Lily si confidava sempre con lui, forse al pari di Alice, amava chiedergli pareri e consigli e lui era sempre stato felice di quel loro rapporto.
Se non poteva essere il fratello giocherellone e protettivo come James, poteva almeno essere quello riflessivo, la roccia su cui poter sempre contare.
Per troppo tempo però non era più stato così. Troppe volte, per troppi giorni, lui si era negato a lei, ogni volta che lei era corsa da lui, Albus aveva cambiato direzione.
Quelle notti che l' aveva sentita urlare nel sonno, si era messo un cuscino sulla testa cercando d' isolare le sue grida.
E adesso non urlava più, non lo cercava più e lui avrebbe tanto voluto poter tornare indietro.
" Vieni a mangiare?" le chiese distogliendosi a forza dai suoi pensieri.
Lily scosse la testa " non ho fame" rispose e se ne andò dandogli le spalle.
Uscì fuori dal palazzo e si sedette su una panchina con il viso rivolto verso di esso.
Sospirò e appoggiò gli avambracci sulle sue gambe, infilandosi le mani dentro ai capelli.
Non riusciva a credere a quello che stava per fare.
Si era detta che avrebbe relegato tutto in un angolo remoto della sua testa, si era imposta di dimenticare, anche se con scarsa riuscita, e adesso le stavano chiedendo di riaprire testa e cuore ai ricordi?
Eppure non poteva scappare, lo doveva a sua madre e a suo padre.
Se davvero, come diceva Albus, poteva servire alle indagini, allora doveva farlo.
Sentì un fruscio di carta e la presenza di una persona accanto a sé e alzò il viso, incontrando un paio di occhi grigi.
Sorrise, anche se non erano quelli che la ossessionavano continuamente.
" Continui a fare l' angelo misericordioso?" scherzò e Pegasus rispose spontaneamente al sorriso.
Ormai dopo tre mesi che faceva parte di quel gruppo, si era accorto di non riuscire a fare a meno di sua madre.
Mentre con suo padre i rapporti non erano che peggiorati, quelli con sua madre erano diventati sempre più amichevoli e Pegasus si rendeva sempre più conto che le sue difese verso di lei stavano cedendo sempre di più.
Si rese conto che anelava il suo sorriso ed il suo tocco; si rese conto che una parte di lui, piuttosto grande in realtà, non riusciva più a fare a meno di lei.
Gli sembrava di aver ritrovato sua madre, o almeno quella che avrebbe voluto, nei suoi atteggiamenti affettuosi e nelle sue maniere dolci, in tutti quegli aspetti da madre che lui non aveva mai conosciuto.
Si stava sciogliendo con lei e nonostante sapesse che era sbagliato, nonostante si rendesse conto che in questo modo il distacco per tornare dalla vera Lily Potter della sua epoca, lo avrebbe praticamente ucciso; contemporaneamente non riusciva a smettere, era come una droga: Una droga chiamata amore materno.
" Ho pensato che potessi avere fame" le disse porgendogli un sacchettino di carta con dentro un toast e una bottiglietta d' acqua.
" Te l' ha preparata Astoria?" chiese Lily, guardando il toast, non era il mangiare della mensa.
Pegasus rise " Draco" rispose bevendo un sorso del succo di zucca che si era portato dietro " sembra pensare che non mangi abbastanza" scherzò toccandosi lo stomaco con la mano libera.
Lily sorrise " sai Draco con te, sembra proprio come i racconti di mio padre su mia nonna Molly... ti sta facendo da madre" affermò stando allo scherzo.
Pegasus si rabbuiò un secondo. Lei non si rendeva neanche conto di quanto si era avvicinata alla verità.
Harry e Draco erano stati più che dei nonni per lui: erano stati la sua salvezza.
" Scusa" disse Lily, sicuramente notando i suoi occhi incupiti " non so neanche cosa sia successo a tua madre" si giustificò.
Pegasus chiuse gli occhi un secondo e per un attimo si ritrovò bambino.
Le sue gambe fasciate per gli incantesimi che sua madre aveva scagliato su di lui.
I suoi occhi pieni di lacrime che guardavano Lily come cercando una spiegazione; un motivo per il quale sua madre continuava a fargli del male, un motivo che lui, un bambino, non riusciva a capire.
Scosse la testa e si riconcentrò sugli occhi di questa Lily Potter.
Quegli occhi così trasparenti, così puri. Dolci e rassicuranti, come lui avrebbe voluto fossero stati anche nella sua infanzia.
" Mia madre" disse, senza smettere di guardarla negli occhi, come se volesse ricordare a se stesso, che lei non era la stessa persona.
" Non parlo volentieri di mia madre" affermò " gli Apocalittici me l' hanno portata via".
Ed era quasi la verità.
" Mi dispiace" disse Lily, il panino che era immobile e dimenticato tra le sue mani.
Aveva capito dal primo giorno che quel ragazzo doveva aver sofferto tantissimo, glielo poteva leggere negli occhi.
" Non devi" disse " lei era crudele e cattiva, era..."
Si fermò prima di sbilanciarsi troppo " scusa" disse alzandosi di scatto.
" Alexander" lo richiamò Lily, ma lui non si voltò.
Forse aveva premuto troppo, forse non avrebbe dovuto, ma era così curiosa di sapere qualcosa di più su quel misterioso ragazzo.
Sentì un moto di tenerezza verso di lui, a quanto pareva molta della sua sofferenza era causata da sua madre.
Era ingiusto che non avesse mai avuto amore da lei. Doveva essere davvero cattiva.
Decise che non doveva pensarci.
Non poteva certo risolvere tutti i mali del mondo. Non spettava a lei. Non poteva ereditare la mania di salvare tutti che aveva suo padre.
" Un Penny per i tuoi pensieri" .
Lily sorrise istintivamente reprimendo un brivido.
Scorpius le era apparso alle spalle e aveva pronunciato quelle parole ad un centimetro dalla sua nuca.
Si voltò verso di lui " certo che qua non si può pensare in pace" scherzò e Scorpius inarcò un sopracciglio " non vorresti mica paragonare la mia presenza a quella di Alexander, vero?" e per ribadire il concetto le poggiò le labbra sul collo facendola rabbrividire di eccitazione.
Lily si scostò, ma gli sorrise " mi è abbastanza chiara la differenza, grazie" scherzò e Scorpius sorrise soddisfatto e con un piccolo salto si sedette sulla spalliera della panchina.
" Uhm, è un complimento?" le chiese malizioso.
Lily diede un morso al suo panino " affatto" rispose " tra l' altro tuo padre fa dei toast niente male, li prepara anche a te?" lo provocò.
Scorpius storse la bocca " no, solo al povero piccolo e sfortunato Alexander" rispose.
Lily si alzò e buttò nel cestino la carta che conteneva il toast, poi guardò Scorpius con divertimento " oh, povero principino" lo prese in giro.
Scorpius sollevò leggermente il labbro superiore.
Voleva la guerra? Non si sarebbe mai potuto tirare indietro da una sfida, soprattutto se a lanciarla era Lily.
Balzò a terra e Lily indietreggiò di un passo leggendo le sue intenzioni nei suoi occhi.
" Paura, Potter?" la provocò e Lily racchiuse le sue labbra dentro la sua bocca per non mostrare quanto la cosa la stesse divertendo.
" Ti piacerebbe" rispose avanzando di un passo per dimostrare la sua teoria.
Scorpius non aspettava altro. Le mise le mani intorno alla vita e l' attirò a sé in un bacio pieno di passione.
Lily non provò neanche ad opporsi. Ormai non riusciva più a ragionare quando era con lui.
Lo desiderava troppo e lo amava troppo e dopo il discorso con Alice si era resa conto che forse doveva smettere davvero di fare la super donna ed affrontare tutto da sola, forse poteva appoggiarsi a qualcuno, forse poteva farsi amare da qualcuno.
Le mani di Scorpius risalirono sui suoi fianchi attirandola ancora di più verso di lei, come se volesse fondersi con lei, come se anche la distanza di pochi centimetri fosse insopportabile.
Lily si lasciò stringere e portò le sue mani a circondare il suo collo, a giocherellare con i capelli che ribelli scendevano su di esso.
" Sai, credo che dovremo smettere" le disse staccandosi da lei, la sua voce ancora vibrante di desiderio " almeno che tu non voglia dare spettacolo sul cortile dell' Accademia" la provocò.
" Un' altra volta" rispose scherzosa " e magari con qualcun altro" lo provocò a sua volta.
" Non credo proprio, Potter" l' ammonì " e anzi, parlando di questo che voleva Alexander da te?" le chiese.
Lily sbuffò vedendo il suo viso di nuovo serio.
" Non rovinare tutto" lo avvertì, ma Scorpius scosse il capo caparbio " ti sta un po' troppo intorno"
Lily roteò gli occhi " Sei insopportabile quando fai il bambino geloso e comunque siamo solo amici".
Scorpius assottigliò gli occhi " non mi piace quel ragazzo e non mi piace che siate amici" affermò.
" Quel ragazzo è tuo cugino e comunque a me piace e non credo di aver mai chiesto il tuo parere" rispose Lily impuntandosi.
Neanche stavano insieme e lui si permetteva di farle la morale.
La mascella di Scorpius s' indurì. Aveva detto che le piaceva.
La rabbia gli crebbe in un secondo " quel ragazzo ha qualcosa che non va e tu non dovresti metterti a fare la stupida con lui"
Lily divenne rossa come i suoi capelli e credette che la rabbia le avrebbe fatto uscire il fuoco dagli occhi.
" Se pensi che sia stupida sei pregato di smettere di baciarmi o di...io... io non lo farei mai con uno che considero stupido" sentì la rabbia continuare a crescere dentro di lei. Ma come si permetteva di trattarla così e proprio quando lei aveva cominciato ad appoggiarsi a lui.
Aveva sbagliato di nuovo.
" Oltretutto tu non sei nessuno per dirmi cosa fare e non fare" concluse il suo sfogo senza smettere di guardarlo negli occhi.
La determinazione in quegli occhi castani e il fiato grosso per la rabbia.
Scorpius la osservò e per assurdo l' unica cosa che gli venne in mente fu di attirarla a sé e dimostrarle che lui non era " nessuno", che lei nelle sue braccia si scioglieva, che lei tornava a vivere. Che poteva dire quello che voleva, ma che lei tornava a provare dei sentimenti, tornava ad amare.
Strinse i pugni per cercare di controllarsi.
" Sì, non sono nessuno" convenne con voce dura " è meglio se torno dentro" disse ed i suoi occhi sembravano del colore della tempesta che infuria tanto erano cupi.
La guardò ancora un secondo ed entrò dentro l' Accademia senza aspettarla.
***
Zoe si guardò intorno nervosamente strusciandosi le mani l' una con l' altra.
Le sentiva sudate, ma non sapeva se era solo per la paura e l' angoscia o anche per il nervosismo.
" Sai che Pegasus ci ucciderà, vero?" le chiese J.J. risvegliandola dai suoi pensieri.
" E' l' ultimo dei miei pensieri adesso" rispose, poi si voltò verso di lui trafiggendolo con i suoi occhi azzurri " mia sorella è scomparsa" continuò " non scrive più e non risponde più...io non so cosa fare" concluse con una nota di sconforto nella voce.
J.J. la guardò sentendosi vagamente in colpa, era stato sciocco, anche se continuava a pensare che Pegasus non avrebbe reagito affatto bene.
Non era solo il fatto che Cris fosse scomparsa, ma anche il fatto che gli avevano tenuto nascosto tutto quello che aveva fatto fino ad adesso.
" Comunque sì, credo che ci farà a pezzettini molto fini e poi andrà a prendere Cris e farà lo stesso con lei"
J.J. sorrise, nonostante la battuta il suo tono restava preoccupato e non poteva darle torto.
Lui non aveva fratelli, per lui la figura più vicina ad un fratello era proprio Pegasus, seppur si fossero conosciuti a sei anni, avevano legato subito e non si erano più lasciati.
E Pegasus e i guai andavano così spesso di pari passo che Harry, il loro nonno, gli diceva sempre che doveva essere la sua parte Potter che li attirava.
Quindi, in fondo, sapeva cosa voleva dire avere un fratello ed essere preoccupato per lui.
Senza smettere di camminare, mise un braccio intorno alle spalle di Zoe e lei alzò la testa verso di lui e gli sorrise debolmente.
Aveva capito che lui la comprendeva.
" Ci siamo" disse fermandosi davanti ad un palazzo un po' malandato.
" Vorresti dire che il Ministero della Magia è questo?" chiese J.J. e Zoe alzò gli occhi al cielo " ma i racconti di tua zia Rose li ascolto solo io?"
J.J. la guardò come a sottintendere che fosse vero e Zoe sorrise " quasi, quasi ti lascio qua, così impari" lo schernì " scusa se io vado a salvare il mondo" si arrabbiò e Zoe rise " quello della profezia è Pegasus non tu" gli ricordò e J.J. sorrise " lo so, ma ha bisogno di qualcuno che gli guardi le spalle" affermò e Zoe alzò le spalle " ok, te lo concedo, andiamo" disse prendendolo velocemente per la mano e J.J. sentì il suo cuore mancare un battito.
Gli sembrava di essere un ragazzino, ma forse era davvero così.
Con la guerra, con tutte quelle morti e con tutte quelle persone da mettere in salvo, spesso dimenticavano di essere solo dei ragazzi e la loro vita amorosa era sempre stato l' ultimo dei loro pensieri.
Certo, c' erano state ragazze che lo avevano attratto o che gli avevano fatto battere il cuore, ma non aveva mai avuto tempo di soffermarsi ad amare nessuno.
Invece adesso, in questo tempo, in quest' epoca dove non erano neanche ancora nati, la situazione era leggermente più tranquilla e lui si era ritrovato più volte a pensare alla bellezza di Zoe, al suo coraggio e alla sua determinazione e soprattutto, alle sue labbra chiedendosi se sarebbero state morbide da baciare, proprio come sembrava.
" Che c' è?" gli chiese Zoe e J.J. la mise a fuoco accorgendosi che si era fermato " scusa, io...pensavo" si giustificò cercando di non arrossire e Zoe rise scuotendo la testa " è proprio vero che voi uomini non riuscite a fare più cose contemporaneamente" lo prese in giro.
J.J. la guardò storto, ma non fece in tempo a replicare che si ritrovarono davanti ad una porta con la scritta toilette.
Si guardò in giro e vide che c' era nessuno " vuoi andare in bagno?" le chiese, ma Zoe per tutta risposta aprì la porta " se avessi ascoltato Rose, sapresti che è una vecchia entrata per il ministero. E' ormai in disuso, ma ancora funzionante...almeno così afferma" disse pensierosa aprendo la porta nera che dava sul cubicolo.
" Allora, ascoltami bene, tu adesso entri dentro, ti posizioni dentro al Wc e tiri la catena e dovremo apparire direttamente nell' Atrium, ok?"
J.J. la guardò inarcando le sopracciglia " davvero?" le chiese e Zoe alzò gli occhi al cielo " certo, questo metodo l' ha usato quasi tutta la tua famiglia...ma cosa ti raccontavano prima di dormire?" domandò esasperata.
" Com' era bello il mondo prima degli Apocalittici" rispose amareggiato e i suoi occhi si oscurarono un attimo.
Zoe storse le labbra a disagio " dai, andiamo" gli disse ed entrò per prima.
J.J. la guardò posizionarsi dentro al water ed allungarsi per tirare la catena, pochi secondi dopo era sparita.
La imitò immediatamente, guardò con meraviglia i suoi piedi entrare nell' acqua e non bagnarsi, poi allungò leggermente la mano per afferrare la catenella e sparì a sua volta.
Rotolò letteralmente fuori dal camino e ringraziò mentalmente tutti i maghi defunti che conosceva che il camino da dove era sbucato fosse in fondo all' Atrium poiché le poche persone che erano vicine a lui lo guardarono subito con occhi incuriositi.
" Somigli troppo a tuo padre".
Una mano si allungò davanti a lui. Se non avesse riconosciuto la sua voce, non avrebbe mai capito che dietro quei lunghi capelli neri e quegli occhi dello stesso colore si nascondeva Zoe.
" Bè, non tutti hanno la tua fortuna" osservò innervosito, senza accettare la sua mano per rialzarsi.
Ci poteva scommettere che con la grazia innata che possedeva lei si era rialzata senza cadere goffamente come lui. E questo lo faceva arrabbiare.
" Tieni" gli disse tirando fuori un pezzo di stoffa da dentro la sua borsa.
J.J. la guardò " hai ricordato il mantello?" si stupì e Zoe sbuffò " per chi mi hai preso?" scherzò.
" Per me" rispose lui stando allo scherzo. Lei rise e si avviò con lui verso la palestra dove si allenavano gli Auror. Sapeva che era comunicante con quella dell' Accademia.
" Sono un po' nervoso" affermò J.J. da sotto il mantello mentre si avvicinavano alla palestra. Zoe sospirò " affronti gli Apocalittici ed hai paura di un gruppetto di Auror?" si voltò verso di lui come se potesse vederlo " ricordati che loro sono il bene".
" Visto che in questa epoca Lily Potter fa parte degli Auror, permettimi di dissentire" si oppose.
Zoe prese un respiro, non poteva dargli torto " dai, pensa che il capo è ancora tuo nonno e che il Ministero non è ancora stato conquistato".
Percorsero il resto del tragitto in silenzio. Superarono la palestra degli Auror e spuntarono in un vicolo esterno al Ministero, ma irraggiungibile senza passare all' interno di esso.
" Ok, è fatta" disse Zoe con un sorriso e J.J. trattenne il fiato " porta malissimo" la rimproverò " mai dire che è fatta prima che..."
" Chi sei?"
Zoe trasalì e si voltò lentamente. Caspita per una volta J.J. aveva avuto decisamente ragione.
Credeva di riuscire a raggiungere la palestra e parlare con Pegasus senza che nessuno la notasse particolarmente ed invece era stata fermata. E proprio dalla madre di Pegasus.
L' essenza del male in persona.
Sentì il sudore cominciare a percorrerle la schiena. Avrebbe tanto voluto poter stringere la mano a J.J. per infondersi coraggio.
Era completamente immobilizzata dalla paura. Quella davanti a lei era la donna che aveva ucciso i suoi genitori, era la donna che stava terrorizzando tutti nella loro epoca, era la donna che non si era fatta problemi a torturare il proprio figlio.
La vide avvicinarsi ed emise un gemito di gola. Zoe non si era mai trovata così vicino a lei.
Lei poteva essere una parte della mente di tutti i loro piani, ma l' azione la lasciava sempre a Pegasus e J.J.
Lily la guardò attentamente: il suo volto non le era familiare, ma sembrava terrorizzata, forse aveva bisogno di aiuto.
" Non volevo spaventarti" le disse avvicinandosi ancora e la vide fare un passo indietro.
" Hai paura di me o hai qualche problema?" le chiese fermandosi sul posto, ma senza smettere di guardarla incuriosita.
Zoe prese un respiro e cercò di trovare il coraggio. La sua famiglia doveva essere orgogliosa di lei e non poteva fare la figura della stupida.
" Vorrei parlare con Harry Potter" inventò sul momento e Lily si accigliò ancora di più " e perché ?" le chiese.
Zoe sentì la sua voce diffidente. Doveva valutare attentamente quello che avrebbe detto.
" Ho bisogno di aiuto. Mi serve un aiuto degli Auror di ferro" .
Zoe pensò di non essere riuscita a convincere Lily perché la vide aggrottare vistosamente le sopracciglia, ma poi il suo viso si rilassò e Zoe prese un respiro per il sollievo.
" Ti ci porto io" le disse cominciando a camminare " grazie" rispose Zoe, cercando di apparire rilassata " questo posto è un labirinto".
Lily annuì distrattamente e continuò a camminare.
Zoe restò indietro di un passo e si sentì afferrare leggermente per la manica; non poteva vedere J.J. ma da come continuava a tormentarla, Zoe capì che doveva essere qualcosa d' importante.
" Altrimenti potrei tornare..." azzardò e Lily si fermò voltandosi verso di lei e tirando fuori la bacchetta.
Fu un movimento talmente veloce e fluido che Zoe si bloccò mentre ancora stava finendo di parlare.
" Ma...ma..."
Lily le puntò la bacchetta dritta nel viso e si avvicinò. Aveva sperato di riuscire a condurla fino dentro, dove avrebbe trovato suo padre e gli altri, dove avrebbe potuto essere aiutata, ma lei doveva averlo capito e non poteva certo farsi sfuggire un Apocalittico.
" Sei un Apocalittico?" chiese, anche se era sicura che fosse così.
Quando vide che la ragazza non rispondeva si avvicinò ancora " non ho creduto un solo secondo alla tua storia e nessuno...nessuno sa degli Auror di ferro" la sua voce era di una freddezza tale che Zoe fu percorsa dai brividi.
" Come fai a saperlo? Chi ti ha parlato di noi?" la subissò di domande e Zoe sentì il panico impossessarsi di lei-
E adesso?
" Lily, giù"
Lily si abbassò di scatto all' ordine perentorio di Alice e vide un incantesimo passarle sopra alla testa.
Si voltò e Alice ed Albus erano sulla porta e si stavano precipitando da lei.
Zoe guardò automaticamente dove avrebbe dovuto trovarsi J.J. e vide che aveva la bacchetta sguainata, ma che la stava rimettendo sotto il mantello.
Sapeva che non avrebbe mai colpito i suoi genitori e il problema era che non lo avrebbe mai fatto neanche lei.
" Andiamo".
J.J. le tirò il braccio e Zoe cominciò a correre con lui, pochi passi dopo però delle corde si formarono intorno alle sue braccia e gambe e cadde malamente.
Provò ad alzarsi a sedere, ma la legatura la costringeva a restare distesa sul fianco, per cui si voltò strusciando il fianco sul selciato.
J.J. vide che erano vicinissimi e che ne stavano arrivando altri, e decise in un secondo.
Prese la sua passaporta personale dalla tasca, ma non si accorse di aver fatto troppi movimenti e di aver fatto capire che c' era qualcuno nascosto.
Una persona lo afferrò per le spalle scoprendolo dal mantello e lui puntò la bacchetta pronunciando l' incantesimo revulsivo.
La persona che gli era addosso volò indietro e lui guardò con orrore il corpo di sua madre cadere sul selciato.
Per un solo secondo incrociò lo sguardo di suo padre e lo vide dilatare gli occhi.
Si impose di riscuotersi e nell' attimo prima di sparire, mentre le sue dita si chiudevano attorno al polso di Zoe, vide Pegasus correre verso di loro.
***
Alice si risvegliò nel letto dell' infermeria dell' Accademia con Jennifer, l' infermiera dell' Accademia, che la stava visitando.
Si guardò intorno e vide Lily seduta accanto a lei che si alzò immediatamente appena vide i suoi occhi aperti.
" Avevi ragione a dirmi che mi avresti guardato le spalle" le disse sedendosi accanto a lei e Alice sorrise.
" Albus?" le chiese.
" E' con mio padre e gli altri...quando hai scoperto quel ragazzo, gli hai tolto quel mantello dell' invisibilità, il problema è che è uguale a quello di papà".
Diede un' occhiata a Jennifer, ma poi convenne che dato il trambusto che era successo, queste cose si sarebbero sapute ugualmente.
Alice fece un mezzo scatto con la testa " che cosa?" chiese incredula " ma mio padre mi ha sempre raccontato che non esistono due esemplari di quel mantello"
Lily annuì " infatti, ed è questo il problema. Il nostro mantello è al sicuro in casa eppure questi Apocalittici hanno un mantello uguale al nostro e chissà quante altre cose di cui ignoriamo l' esistenza".
" Mi viene da vomitare" disse Alice, lasciandosi ricadere sui cuscini.
Era un modo di dire, ma in realtà era davvero nauseata.
Jennifer si mise tra loro e sollevò la bacchetta, sembrava comparsa dal nulla, ma Lily sapeva che era la sua discrezione.
" Bè, un motivo per la nausea c' è" affermò e Alice si sollevò a sedere con un pessimo presentimento.
Improvvisamente come guidata da un sesto senso si mise la mano sul ventre " non è possibile...noi mai... forse solo una volta..."
L' infermiera rise " una volta può bastare" affermò.
Alice impallidì e Lily spostò gli occhi da lei all' infermiera che non riusciva a togliersi il sorriso dal viso.
" Oddio" disse portandosi le mani a coprire la bocca " Aly, è bellissimo" affermò abbracciandola, ma Alice la scostò da sé e la guardò disperata " tu credi?" le chiese " non penso che Albus la riterrà una bella notizia"
Lily rise " sei così sciocca a volte e anche un po' ottusa" le disse ripetendo le stesse parole che Alice aveva usato con lei " certo che ne sarà felice, è Albus e ti ama alla follia"
Alice la guardò offesa, ma dopo pochi secondi un sorriso fece capolino sul suo viso " lo pensi davvero?" le chiese.
" Credo che tu ti stia fasciando la testa prima di averla battuta e credo che mio fratello farà i salti che arriveranno al soffitto".
" Solo una cosa" l' avvertì e Alice la guardò di nuovo preoccupata " diglielo davanti a me, voglio vedere i suoi occhi".
Alice scosse la testa " sei tremenda" le disse e Lily l' assalì circondandola con un abbraccio " sarò zia, sarò zia" ripeté più volte, facendo sentire Alice un po' più rilassata.
Era l' effetto che l' amicizia con Lily le faceva sempre.
" Congratulazioni" disse Jennifer, capendo che il peggio era passato e che adesso potevano essere felici del bambino in arrivo.
Alice si portò le mani al ventre e sorrise " grazie" rispose ancora incerta.
Jennifer si voltò e appoggiò una mano sulla spalla di Lily, come a dimostrare la sua approvazione per tutto quello che aveva fatto per l' amica.
Lily le sorrise di rimando, ma il suo sorriso si spense subito quando vide gli occhi di Jennifer farsi vacui.
Un senso di paura s' impossessò di lei appena Jennifer cadde a terra intirizzita come se l' avessero legata con delle corde invisibili.
" Jennifer" urlò Lily chinandosi su di lei. Anche Alice scese dal letto e prese la bacchetta per curare le ferite.
Non erano Guaritrici, ma avevano comunque delle basi di primo soccorso.
" Che cosa sta succedendo?" chiese Alice guardando Lily, la paura nei suoi occhi " io... io non lo so" rispose Lily.
La porta si spalancò, ma Lily e Alice non si voltarono neanche per vedere chi era entrato troppo impegnate a cercare di spostarla su un lato.
Il suo corpo però non rispondeva neanche ai loro solleciti, era intirizzito come una trave di legno.
Poi ad un tratto, gli occhi di Jennifer si spalancarono.
" Jen.."
Lily venne interrotta dalla sua voce.
Il tono era grave e metteva i brividi, i suoi occhi erano fissi nel vuoto, come se non potesse vederle e immobili, senza neanche un battito di ciglia.
" La luna ed il sole congiungeranno nel quarto giorno del quarto mese dell' anno.
Nel giorno che rifletterà la sua luce nelle acque rosse di sangue.
Colui che verrà alla vita sarà marchiato con la luce e quando la vita lo abbandonerà, l' Apocalisse fermarsi potrà "
Poi gli occhi le si chiusero di nuovo ed il suo corpo ebbe uno spasmo violento come se fosse stata scossa dall' interno.
Lily ansimò per l' agitazione e guardò Alice " era...era..." non riusciva a trovare le parole, ma Alice la capì ugualmente ed annuì " credo che dovremo parlarne con tuo padre e non dirlo a nessuno" sentenziò.
" Certo" assentì Lily sovrappensiero, le era venuto in mente il rumore della porta che si spalancava, ma quando voltò la testa e vide che era aperta non c' era più nessuno.
Forse lo aveva immaginato, ma c' era qualcosa che le diceva che non era affatto così.
" Non credi che sia un' altra profezia su tuo padre, vero?" chiese ancora Alice, cercando di riordinare le idee.
Lily pensò alle parole dette da Jennifer " colui che vedrà la luce..." rifletté " è qualcuno che deve nascere".
Nascere... ancora nascere...la vita lo abbandonerà.
Il suo sguardo si alzò sul viso dell' amica e dai suoi occhi spaventati capì che anche lei aveva collegato le cose.
Istintivamente Alice si portò le mani alla pancia " no" sussurrò indietreggiando e sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.
Lily adagiò la testa di Jennifer, ancora incosciente, a terra e corse da lei. Le prese le mani " non ti far prendere dal panico" le disse " potresti non essere te e anche se fosse...io non permetterò che succeda niente...le profezie non sono mai certe" la tranquillizzò " mio padre non lo permetterà... non suo nipote... lui è stato condannato per una profezia... ma stavolta non succederà... nessuno lo saprà" era così agitata che nonostante cercasse di tranquillizzare Alice, sentiva la sua voce tremare e le sue parole scorrerle fuori come un fiume in piena. Erano confuse e insicure.
Vide il volto di Alice segnato dalle lacrime " te lo prometto, Aly, nessuno lo saprà" disse abbracciandola riportando lo sguardo sulla porta aperta e sperando che fosse davvero così.

E se domani...Where stories live. Discover now